La storia della medicina
di Piero Marcialis
59. Le donne in medicina.
Parlando della medicina nel XIX secolo non si può trascurare di parlare dell’ingresso delle donne in campo medico, che finalmente si realizza in quest’epoca.
Non che non ci fossero precedenti storici.
Abbiamo accennato alla figura di Trotula e altre dottoresse nella scuola di Salerno (vedi in Aladinpensiero del 18 luglio scorso), ma restano fatti isolati nella storia.
Fino a metà ‘800 e oltre, le donne sono relegate a fare le assistenti, come capita ad alcune di loro nel rapporto col marito.
L’ingresso a pieno titolo, ottenuto non senza fatica, delle donne nella disciplina avviene negli Stati Uniti: per la prima volta una donna si laurea in medicina.
È il 1849.
Elisabeth Blackwell (1821-1910), inglese di nascita, emigrata con la famiglia negli Stati Uniti, dopo una prima giovinezza di sacrifici, in seguito alla morte del padre, si dedica allo studio della medicina quando una amica malata le confida che avrebbe sofferto meno di quanto ha subito se a curarla fosse stata una donna. [segue]
Non è un’impresa facile. Già essere ammessa a una scuola è impossibile.
Studia privatamente, senza smettere di chiedere a numerose scuole di essere ammessa. Finalmente nel 1847 viene ammessa a New York ed è tirocinante a Philadelphia.
Si laurea il 23 gennaio 1849. Subito in Europa per continuare a studiare e fare pratica. Torna a New York nel ‘51 e lavora nell’ospedale dell’Università.
Nel ‘54, seguendo le sue orme, si laurea la sorella Emily (1826-1910).
Con la sorella e poi con la Dott. tedesca Mary Elisabeth Zakrsewska (1829-1902j negli Stati Uniti e con Elisabeth Garrett (1836-1917), prima laureata in Gran Bretagna, in Inghilterra, crea un movimento per lo sviluppo della presenza femminile in campo medico.
Si aprono scuole e ospedali femminili.
Anche a Edimburgo, con le solite difficoltà, si ammettono le donne nell’esercizio della professione, grazie anche all’iniziativa di Sophia Jex-Blake (1840-1913).
Grazie a queste donne e a quante proseguirono in quest’impresa, ormai nessuno, sano di mente, discute più il valore della presenza femminile in medicina.
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