SARDEGNA, INQUINAMENTO AMBIENTALE E SALUTE DEI SARDI: ORA BASTA!
“Ora Basta: la salute dei Sardi prima di tutto”
Il titolo di giornale più efficace è stato quello dell’Unione Sarda: “Ora basta”. Ora basta deve essere lo slogan dei Sardi per rivendicare il proprio diritto alla difesa della salute ed al recupero dell’integrità ambientale. Il Sulcis, Ottana, Portotorres, Sarroch e altre zone ancora sono diventate delle vere e proprie “bombe ecologiche”. Crescono i tumori fra la gente, crescono oltre le medie numerose gravissime patologie, gli indicatori statistici dell’inquinamento raggiungono, per determinati prodotti, valori impressionanti. Le bonifiche sono soltanto uno slogan elettorale per partiti e politici incapaci. Chi inquina non paga e utilizza tutte le possibilità di leggi molto permissive per guadagnare assoluzioni formali che non cancellano le colpe reali. Proponiamo ai sardi di dare vita ad una mobilitazione straordinaria per la difesa della salute e dell’ambiente. “Ora Basta: la salute dei Sardi prima di tutto”. Deve essere questo l’obiettivo assolutamente prioritario nell’azione della nuova Giunta regionale e del Governo. Non è più tempo di parlarsi addosso, di finanziare nuovi studi e ricerche da confinare nei cassetti, è vera emergenza sanitaria per la Sardegna. “Ora basta”.
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8 MARZO
8 marzo 2014 - non è la giornata della donna se non passerà la parità di genere nella legge elettorale. Non si può perdere questa opportunità di emancipazione della società.
Parliamo della legge italiana, ma, ovviamente, anche della legge elettorale sarda. Al riguardo ecco il punto sul sito Democraziaoggi.
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L’8 marzo con Bomeluzo
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La Nuova Sardegna sabato 8 marzo 2014
Delitto senza castigo, le vere colpe della politica
di GIORGIO TODDE
I VELENI DI PORTO TORRES
Gli imputati non sono stati prosciolti ma salvati da una prescrizione scandalosamente breve Le leggi non le fanno i giudici ma il Parlamento
La prescrizione per i reati dei quali erano accusati gli imputati del processo Vinyls è scandalosamente breve. Breve come i reati d’ingiuria. Insomma, un vaffanculo cade in prescrizione più tardi dei reati di avvelenamento e disastro ambientali colposi. Vinyls era sotto processo a Sassari per aver scaricato nelle acque del golfo dell’Asinara, dal 2005 al 2009, una varietà e quantità di sostanze tossiche in concentrazioni eccezionalmente elevate con l’accusa di disastro ambientale e di avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione. Colposi. Gli imputati del processo Vinyls non sono stati prosciolti, no. C’è stato un inevitabile non luogo a procedere perché è intervenuta una salvifica prescrizione. E il giudice non ha fatto altro che applicare la legge, non poteva fare altrimenti. Una roba molto, molto diversa dall’assoluzione. Ma le leggi, si sa, non le fanno i giudici. Le leggi si fanno in Parlamento. A chi crede di poter allontanare da sé la politica come un bambino fa con un giocattolo che non gli piace più, ricordiamo i fatti di Porto Torres. Ricordiamo la storia di Vinyls dal 1986 – la politica ne era entusiasta – ricordiamo l’incontro con Ineos nel 2001, il dolore degli operai sulla torre aragonese e l’occupazione dell’Asinara nel 2010. Ricordiamo le vicende amare derivate sino a oggi da una feroce visione industrialista del mondo che in Sardegna iniziò con il sorriso scintillante del petroliere Rovelli. Ricordiamo che la politica entra così profondamente nella vita di ciascuno di noi da essere capace di determinare perfino la salute o la malattia, sino alla morte. Sì, perché quelle sofferenze, il lavoro che va e viene, va e poi non torna più, quelle malattie e anche le morti sono la conseguenza di un modo brutale e cinico di intendere il mondo e la funzione dell’uomo nel creato. È stata la politica che ha scelto il destino di Porto Torres e perfino una parte degli abitanti di quella cittadina, che un tempo era bella e oggi è devastata e avvelenata, ha creduto di poter affidare la propria vita a chi poi avrebbe trasferito lontano i propri interessi secondo cinica convenienza. SENTIERI, l’indagine dell’Istituto Superiore della Sanità, ha fornito dati drammatici sull’area di Porto Torres, un sito contaminato di importanza nazionale. Lo abbreviano con l’acronimo SIN. Non una parola da parte della politica regionale su questo “vanto isolano” e locale. Anzi, anzi. A Porto Torres si moltiplica la follia. La nostra finis terrae si specchia nel suo mare intossicato e cosa inventa? Con il pieno appoggio della politica locale, con l’approvazione in extremis dell’ex presidente della giunta regionale, con le trombe squillanti di alcuni cronisti che dopo qualche giorno fanno gli sdegnati e aizzano i lettori, con il sostanziale appoggio di una buona parte dell’opinione pubblica, con un’avventurosa valutazione di impatto ambientale rilasciata dagli uffici regionali del SAVI, si vara il progetto surreale di fabbricare sacchetti di plastica biodegradabile a partire dalla coltivazione del cardo per centinaia e centinaia di ettari. E si destina a questo malsano disegno – malsano anche nel senso proprio del termine – uno spazio all’interno di un’area più grande profondamente degradata. Altre tossine e altro veleno. E le bonifiche? E il principio “chi inquina paga”? Ancora la politica. A febbraio, con la conversione di un decreto legge, il Governo nazionale tenta di abolire l’obbligo di pagare per gli inquinatori tramite il solito mezzo Accordo di Programma. Proprio come se quello del piano di sopra non pagasse il danno se allaga il piano di sotto. E ci hanno provato proprio con le aree dette SIN, le più inquinate d’Italia. Come Porto Torres. Meno male che il rischio delle sanzioni europee e le proteste hanno fermato questo ennesimo condono. E poi dicono che i controlli da lontano non servono e che dobbiamo controllarci e amministrarci da soli.