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Punti franchi doganali. Quello di Cagliari sembrava quasi fatto, poi tutto si è fermato… Cerchiamo di capire a che punto siamo

porto panape innovativadi Franco Meloni
Tre mesi fa, precisamente il 30 giugno scorso, la Giunta regionale approvava con propria delibera il “Piano operativo della Zona Franca di Cagliari”. L’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras sottolineava l’importanza del provvedimento, così dichiarando: “Ci consente di individuare e studiare un modello di Zona franca che vorremmo estendere, come previsto dal nostro Statuto, agli altri cinque punti franchi della Sardegna: Olbia, Porto Torres, Oristano, Arbatax e Portovesme. Il punto di Cagliari, insomma, sarà una sorta di «laboratorio» che permetterà alla Regione di capire come integrare le Zone franche con modelli di sviluppo coerenti con le esigenze dei diversi territori”. “La deliberariportava una nota stampa della Giuntaconsentirà alla società Cagliari Free Zone di realizzare gli interventi inseriti nel progetto, che ha già ottenuto il nulla osta dell’Autorità doganale di Cagliari. Il Piano Operativo prevede la realizzazione dei servizi comuni e la collocazione logistica degli spazi da adibire a servizi generali. Si tratta di infrastrutture che consentiranno l’avvio delle prime attività. Il Progetto di massima di Cagliari Free Zone individua un lotto di 6 ettari all’interno della zona attualmente recintata nella parte posteriore del piazzale di banchina del molo di Levante del Porto Canale. Il lotto sarà recintato su quattro lati e vi saranno due accessi. I costi di massima per le opere da realizzare ammontano a poco meno di un milione e 100 mila euro. In particolare, saranno costruite le palazzine e sarà sistemata la viabilità. Interventi anche sui servizi tecnologici, il telecontrollo, l’illuminazione e l’impiantistica”. Bene, commentavamo in tale occasione nella nostra news, rammentando i ripetuti interventi sulla questione, che datano dall’esordio on line della stessa: aspettiamo i fatti! Ma, allo stato, questi fatti non si top secretvedono proprio. Non troviamo alcuna informazione sul sito web della Regione, doverosa sulla base della normativa sulla trasparenza. Ma, ci diciamo: andando oltre i noti “difetti di comunicazione” della Regione, non è detto che non si stia facendo nulla… Certo è che se qualcosa si sta facendo è «top-secret». Non solo per noi, ma perfino per uno dei più diretti interessati, cioè l’attuale presidente della Società consortile SpA Zona Franca di Cagliari, Piergiorgio Massidda, il quale in un articolo-intervista (apparso il 13 ottobre nel suo blog ufficiale) informa di aver partecipato il 6 ottobre a una riunione con l’assessore all’industria della Regione Sardegna. In quella sede, dichiara Massidda: “ho ribadito di aver raccolto in giro per il mondo l’adesione di tanti investitori internazionali che stanno aspettando dalla Sardegna una risposta; mi è stato detto che avremo delucidazioni entro poche settimane; è già passata una decina di giorni; l’impressione avuta durante i vari incontri con assessori e dirigenti è che si vogliano rimandare queste decisioni senza spiegarne il perché; spero che l’assessore si renda conto dell’importanza del suo interessamento e delle potenzialità della Zona Franca Portuale Doganale”. Massidda esprime poi una serie di altre considerazioni, che quantunque influenzate dalla sua probabile candidatura a Sindaco di Cagliari nell’imminente tornata elettorale, sono interessanti e in certa parte coincidenti con le posizioni di Aladinews su Zona franca e dintorni, assunte in tempi non sospetti. Ad esempio, dice Massidda: “(…) l’Ente maggiormente interessato [alla Zona Franca] dovrebbe essere il Comune di Cagliari in quanto azionista sia del CACIP che membro del comitato dell’Autorità Portuale, al pari della Regione, ma l’attuale Sindaco di Cagliari ha già fatto intendere che non ritiene che sia compito del Comune investire per la creazione di posti di lavoro a Cagliari. La Regione ha tuttavia facoltà statutaria di entrare nella ZFD con capitale proprio come azionista considerato che è anche l’istituzione con la maggiore solidità finanziaria; più volte si è prospettata l’ipotesi dell’ingresso della regione attraverso la SFIRS ma anche questa soluzione è rimasta sulla carta. Davvero inspiegabile. Secondo alcune voci ciò accade perché ci sono io alla Presidenza e quindi c’è la certezza che il lavoro si crei per davvero, mettendo fuorigioco chi vorrebbe trasformare la Zona Franca in una fabbrica di poltrone (…) Sarebbe bene che tutti ragionassero su come restituire al Comune di Cagliari il suo ruolo centrale nello sviluppo economico, sociale e politico dell’isola, arrestando e invertendo questo palpabile decadimento e rivitalizzando le sue naturali direttrici di sviluppo.”. Infatti, al netto della componente strumentale elettoralistica (peraltro legittima) del suo discorso, le sue considerazioni sono condivisibili. In uno dei richiamati interventi di Aladinews, precisamente del 9 giugno 2014, mentre si dava atto di significativi passi avanti nella realizzazione del punto franco di Cagliari – anche per la meritoria attività di Piergiorgio Massidda quando ricopriva la carica di Autorità portuale di Cagliari – con il rafforzamento della compagine sociale della Società “Cagliari free zone” attraverso gli ingressi della Camera di Commercio e del Comune di Cagliari (già deliberati dai rispettivi organi di governo), si constatava come il modello per il punto franco di Cagliari fosse sostanzialmente quello di Barcellona (città méta di numerose visite/vacanze-studio dei nostri amministratori). La situazione di Barcellona è paragonabile (mutatis mutandis) a quella di Cagliari, non solo per quanto riguarda lo strumento “punto franco doganale”, ma per le analogie del contesto barcellonese che potrebbero in certa misura consentire una replica dell’esperienza su Cagliari. Per esempio con il “naturale” insediamento accanto alla zona franca di centri universitari e aziende utili alle attività di trasformazione consentite nella stessa zona franca. In un non lontano convegno della Camera di Commercio di Cagliari (4 maggio 2012) l’esperienza di Barcellona era stata ben illustrata (purtroppo gli atti del convegno, in particolare l’ottima relazione di Iolanda Conte, esperto di Unioncamere, non risultano più reperibili nel sito istituzionale della Camera).
E allora? Avevamo salutato con favore la decisione della Giunta regionale del 30 giugno scorso e aspettiamo i fatti, che purtroppo, come detto, non si vedono ancora. Per ora non abbiamo null’altro da aggiungere, se non ribadire ancora una volta un concetto a noi caro: per fare una zona franca di successo occorre la costituzione di una compagine di gestione efficiente, fortemente integrata e unita. E’ una condizione realizzabile? Cioè: è possibile che Francesco Pigliaru o l’assessore competente (Regione), Massimo Zedda (Comune), Paola Piras (Camera di Commercio), Vincenzo Di Marco (Autorità portuale), il presidente del Cacip, ma anche Maria Del Zompo (Università) e pochi altri, trovino la formula magica della compattezza nella predisposizione e realizzazione di un comune progetto? Per come fino ad ora dette Istituzioni e i rispettivi responsabili si sono comportati in questa o analoghe circostanze si può essere solo pessimisti. Speriamo arrivino tempi migliori.