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Elezioni sarde; c’è ancora tempo? C’è ancora tempo!
di Marcello su vitobiolchini.it
Credo che mai come a queste elezioni il risultato sia incerto: in passato la regola dell’alternanza ha funzionato, non tanto per la bravura di chi ha vinto, probabilmente, ma per le promesse non mantenute da chi governava e poi ha perso.
Credo sarebbe successo anche a questo giro: davvero troppo imbarazzante questo centrodestra, poco capace di garantire anche l’agibilità amministrativa. Cosa mai capitata in passato. E quando mai si sono visti tanti indagati tutti assieme fra alti dirigenti regionali e politici e, addirittura, un’ex assessora arrestata?
Il centrodestra quindi non riuscirebbe mai a vincere queste elezioni. L’elemento di incertezza lo dà il centrosinistra, che invece le elezioni potrebbe perderle…
Così si sostiene la candidatura di Cagliari capitale europea della cultura?
Distrutto il murale “le tre pietre” realizzato da Pinuccio Sciola nel 1985 sul frontone di un palazzo in piazza Repubblica a Cagliari. La denuncia di Vito Biolchini
Le foto sono tratte dal sito vitobiolchini e da google
DIBATTITO sulla città a partire dal Carnevale a Cagliari: come muore una tradizione. Cancioffali non brucia più. Perché?
Dal suo sito, riprendiamo una riflessione di Vito Biolchini che parte dalla morte del tradizionale carnevale cagliaritano per proporre temi di più ampia portata: “Nel Carnevale si rispecchia l’anima popolare di questa città. Far morire il carnevale vuol dire sottrarre senso, impoverire Cagliari. Non alimentare una tradizione significa rompere quel filo che lega il passato al futuro. Il centro storico si salva anche preservando le sue tradizioni, e il Carnevale lo è. Nella decisione dell’amministrazione Zedda di azzerare di fatto tutte le manifestazioni legate al carnevale si intuisce un deficit preoccupante di “cagliaritanità”. Sto esagerando? Ognuno tiene al suo mondo e cerca di proteggerlo. La morte del carnevale cagliaritano come espressione di una cultura popolare cittadina per me è una pessima notizia. Cagliari ha bisogno di riflettere su se stessa e di salvare la sua anima popolare più autentica. Bisogna riprendere a studiare questa città, a coglierne i nessi più profondi. Ripartiamo da Alziator, da Romagnino, da Giuseppe Podda, da Sergio Atzeni. Cagliari ha bisogno di riprendere a produrre un’elaborazione culturale su di sé e di trasformarla in atti di governo, ha bisogno di riscoprire la sua antica identità di città con 2500 anni di storia alle spalle, ha bisogno di ricucire quella trama spezzata da quasi vent’anni di centrodestra berlusconiano. Altrimenti si corre il rischio di far morire una tradizione o di snaturare un luogo, e poi di vantarsi pure di averlo fatto, magari low cost. Ed è chiaro non stiamo parlando di soldi, ma di cultura”.
Il Carnevale a Cagliari: come muore una tradizione. Niente “cambara e maccioni”, Cancioffali non brucia più. Perché?
di Vito Biolchini
(dal sito, 10 febbraio 2013 alle 11:06)
Dopo una lunga agonia, il Carnevale a Cagliari è morto. Quest’anno niente sfilate, niente carri allegorici, niente di niente. Un giro per le strade di Castello, un ritrovo in piazza del Carmine e poi tutti a casa (ecco lo scarno programma). A Stampace non risuona più il grido “cambara e maccioni!”, Cancioffali non brucia più. Perché?