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Il Sud per l’Italia e l’Europa. Un obiettivo strategico nel PNRR?
Quaderno della Svimez.
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Intervento. slides del Prof. Gianfranco Viesti.
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Documentazione fornita da Mauro Beschi del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale.
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Allego, come ulteriore contributo informativo dopo la videoconferenza del 16 giugno 2021, il Quaderno della Svimez cui ha fatto riferimento la relazione del Presidente Adriano Giannola e le slides del Prof. Gianfranco Viesti.
Ricordo che la registrazione della riunione è fruibile anche sul Profilo facebook del CDC:
incontro promosso da Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, Svimez, Osservatorio sul regionalismo differenziato. Introduce il Presidente nazionale del CDC professor Massimo Villone. https://www.facebook.com/referendumiovotono/?ref=bookmarks
Saluti
Mauro Beschi
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Per il Comitato d’Iniziativa Costituzionale e Statutaria (CoStat) è intervenuto il coordinatore Andrea Pubusa.
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ALTRI DOCUMENTI DI INTERESSE
Documento di Democrazia Solidale Sardegna.
PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE E L’ECOLOGIA INTEGRALE
DELLA SARDEGNA
«Passavamo sulla terra leggeri come acqua, disse Antonio Setzu, come acqua che scorre, salta, giù dalla conca piena della fonte, scivola e serpeggia fra muschi e felci, fino alle radici delle sughere e dei mandorli o scende scivolando sulle pietre, per i monti e i colli fino al piano, dai torrenti al fiume, a farsi lenta verso le paludi e il mare, chiamata in vapore dal sole a diventare nube dominata dai venti e pioggia benedetta. A parte la follia di ucciderci l’un l’altro per motivi irrilevanti, eravamo felici.» (Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri).
Queste parole senza tempo del compianto scrittore sardo dovrebbero ispirare chi, tra i Sardi, è chiamato a costruire il futuro per le prossime generazioni: Istituzioni, Partiti, Forze Sociali, che hanno il dovere di progettare uno sviluppo sociale, economico e culturale che ci faccia camminare sulla nostra terra “Leggeri”, per l’appunto, senza calpestarla. Un altro modo di pensare e descrivere una Sardegna sostenibile e prospera…
GLI OSTACOLI PER IL FUTURO DELLA SARDEGNA
La Sardegna sconta anni di mancata o inadeguata programmazione e di sottovalutazione di fenomeni e dinamiche di dimensioni storiche: la globalizzazione dei mercati, l’avanzata di nuove potenze politiche e economiche mondiali come la Cina, il cambiamento climatico, il colossale fenomeno migratorio, l’aumento del divario sociale conseguente all’accumulo di enormi ricchezze da parte di pochissimi. Occorre inoltre includere i travagli dell’Europa e le dinamiche geopolitiche mediterranee e globali e, soprattutto, il cambiamento delle società che vedono nascere, nonostante le resistenze sovraniste e neo nazionaliste, un nuovo melting pot globale, favorito dall’accesso all’informazione, alla mobilità, all’istruzione, alle lingue.
La Sardegna, in altre parole, ha visto progressivamente ridursi, dal dopoguerra ad oggi, la capacità della classe dirigente sarda nel capire o interpretare il cambiamento, la modernità e le sfide che si presentavano con il nuovo millennio.
Non è quindi un caso se la Sardegna si è trovata impreparata ad affrontare la pandemia Covid-19 e, oggi, ad elaborare progetti adeguati alla ripartenza dopo la pandemia, entro il quadro dello sviluppo sostenibile e nell’orizzonte dell’ecologia integrale.
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L’attuale giunta regionale ha grandi responsabilità nell’essersi concentrata su riforme tanto inutili quanto fuori contesto, come quella della sanità o degli enti locali (le 8 provincie), e nel non aver mai affrontato “di petto” i grandi problemi strutturali dell’isola, come la continuità territoriale e i trasporti, la crisi produttiva e l’assenza di modello di sviluppo di riferimento. È tuttavia doveroso riconoscere che l’impreparazione della politica sarda proviene da oltre tre decenni di assenza di visione, di consuetudine metodologica e di adagiamento sul portato ideale dei padri della Sardegna autonoma.
La Sardegna è in forte ritardo perché il 2030 è domani, il punto di non ritorno ecologico è prossimo (se non forse superato) e i diciassette obiettivi stabiliti dall’”Agenda per lo Sviluppo Sostenibile”, in Sardegna, sono ben lontani dall’essere raggiunti; su alcuni, paradossalmente, tende all’arretramento.
La nostra isola è in drammatico ritardo su povertà, salute, istruzione, parità di genere, energia sostenibile, crescita economica e lavoro dignitoso, infrastrutture, comunità sostenibili, cambiamento climatico, come dimostrano i dati ISTAT sul monitoraggio dell’Agenda 2030. Solo partendo da questa consapevolezza, dalla misurazione di questo ritardo si potrà recuperare, progettare il futuro e consegnare la Sardegna alle prossime generazioni migliore di come la abbiamo ricevuta.
Le responsabilità stanno oltre mare, in uno Stato spesso lontano e in una Unione Europea incompiuta, ma molte delle responsabilità sono locali, a partire da come negli ultimi anni è stata interpretata (male) l’Autonomia sarda, lasciata scadere e invecchiare senza adeguarla ai tempi e reinterpretarla; da come si è generato un centralismo regionale, peggiore di quello nazionale, ancor più burocratico, inefficiente e umiliante per le Autonomie Locali, i Comuni, le comunità.
Ma occorre anche riconoscere le responsabilità sarde nell’aver alimentato una nuova, diffusa e provinciale resistività identitaria, avvolta nei Quattro Mori in difesa da inesistenti “nuovi invasori”, come nel caso dei migranti, piuttosto che aprirsi al mondo e alla contaminazione, partecipando, appunto, alla costruzione di una nuova comunità globale.
Con questo documento noi, donne e uomini di DEMOCRAZIA SOLIDALE SARDEGNA, vogliamo contribuire al risveglio, usando volutamente il plurale nel richiamare alle responsabilità e senza lanciare accuse, per chiamare tutti all’impegno per il futuro, perché domani sarà troppo tardi.
LE PROPOSTE PER LA RIPRESA E LA RESILIENZA DELLA SARDEGNA UNA NUOVA REGIONE, LE NOSTRE RIFORME
L’Unione Europea, nel varare l’insieme delle misure per la ripartenza dopo la pandemia Covid-19, a partire dal Next Generation Fund, è stata netta nel definire le giuste condizioni per l’accesso alle colossali risorse economiche messe a disposizione. La principale, tra queste, è quella della attuazione di riforme vere, dettagliate e funzionali allo sviluppo.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), in conseguenza, prevede tre livelli di riforme da attuare: orizzontali e strutturali (pubblica amministrazione, giustizia); abilitanti (semplificazione e razionalizzazione della legislazione, promozione della concorrenza); settoriali (fisco, ammortizzatori sociali, ambiente). Si tratta di riforme funzionali al buon utilizzo delle risorse, alla loro finalizzazione
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in tempi certi e brevi, al monitoraggio dei processi ed alla rendicontazione, rafforzate da una governance esercitata da una “cabina di regia” dotata di forza di legge.
Del pari, se la Sardegna vuole essere altrettanto adeguata nel gestire la parte di PNRR che le spetta (e progettare il proprio futuro) deve abbandonare la logica della mera rivendicazione e elencazione delle “doglianze” e partire da una profonda autoriforma ripensando/aggiornando l’Autonomia regionale e con riforme locali strutturali, abilitanti e settoriali. Non è più rimandabile, infatti, procedere su:
- Nuovo Statuto, per rinegoziare un rapporto “speciale” con lo Stato Nazionale e l’Unione Europea, superare il centralismo regionale, attuare la partecipazione attiva delle autonomie locali e della società organizzata (rappresentanze sociali e terzo settore), decentrare poteri ai Comuni, semplificare/razionalizzare gli enti intermedi quali, ad esempio, le Provincie.
- Semplificazione e sburocratizzazione, con particolare riferimento al sistema regionale, all’efficientamento/potenziamento delle amministrazioni comunali, al miglioramento dei servizi di prossimità ai cittadini e alle imprese, allo snellimento dei processi autorizzativi ambientali, paesaggistici, …
- Nuovo Piano energetico e ambientale, con l’orizzonte al 2050 per raggiungere quanto prima la “neutralità carbonica” al 2050, favorendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la sicurezza energetica e la tutela del territorio e dell’ambiente.
- Sanità pubblica e Servizi Socio – Assistenziali, per dare stabilità organizzativa e un assetto territoriale efficace e al servizio delle persone, per risanare le ferite inferte dalla pandemia e recuperare i troppi deficit e fragilità sociali
- Formazione professionale e istruzione pubblica, per renderle prossime e funzionali alla affermazione del lavoro dignitoso, dell’aggiornamento delle competenze per il far acquisire a tutti la pienezza della cittadinanza globale
- Piano per lo “Sviluppo Sostenibile e l’Ecologia Integrale”, per affermare un nuovo modello di sviluppo funzionale alla crescita economica e sociale, attraverso l’evoluzione celere del sistema produttivo nelle dimensioni “green” e blue economy”.
Insieme alle riforme strutturali e settoriali, segnatamente alla gestione del PNRR, andrà istituita, come per il livello nazionale, una cabina di regia coerente con il ripensamento dell’Autonomia regionale, la partecipazione territoriale/sociale e il decentramento ai Comuni, nonché l’adozione di moderni sistemi di monitoraggio e controllo dei progetti finanziati con il PNRR, con altri Fondi europei, nazionali e privati.
IL PIANO NAZIONALE DI RINASCITA E RESILIENZA PER LA SARDEGNA
L’insieme delle misure adottate dall’Unione Europea e il PNRR nazionale sono un’occasione storica e irripetibile che la Sardegna non può sprecare.
I 187 progetti presentati dall’attuale giunta regionale al governo e ai ministeri competenti, per un totale di oltre 6,5 miliardi di Euro, nel loro complesso, appaiono come il frutto di un frettoloso lavoro di recupero di vecchi progetti, richieste inevase, risposte a bisogni particolari e privo di un modello di riferimento, di una programmazione adeguata e, soprattutto, elaborati senza il coinvolgimento della società civile e dei Comuni.
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[segue]