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in giro con la ìampada di aladin…
Presentato uno studio della CNA su dinamiche demografiche e situazione economica della Sardegna. Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionali della CNA: (…) «Il calo delle nascite e la crescita del numero dei morti sta provocando un inesorabile processo di invecchiamento della nostra struttura demografica. In appena un decennio la Sardegna ha registrato un calo del 9% della popolazione in età feconda (75mila abitanti in meno nella classe 15 e 49 anni tra 2003 e 2013) e a un incremento del 31% degli ultrasessantacinquenni (oltre 83mila in più nello stesso periodo). Questo fenomeno, determinato dall’evoluzione della struttura demografica, ha trovato in Sardegna un fattore di accelerazione nella crisi economica che ha portato a un riacutizzarsi del drammatico fenomeno dell’emigrazione: oltre al calo demografico tra il 2009 ed il 2013 sono stati infatti registrati in Sardegna oltre 11mila residenti in meno per cambio di residenza, in gran parte giovani in cerca di lavoro. Occorre che la Regione prenda finalmente atto di queste dinamiche e si adoperi per rilanciare la crescita economica e lo sviluppo, unica condizione per poter offrire ai nostri giovani opportunità di lavoro e formazione>>.
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Nella ricerca di soluzioni occorre osare di più. Ecco al riguardo una proposta del direttore .
Non credo vi sia sufficiente diffusa consapevolezza della questione “spopolamento e desertificazione” di grandi parti della Sardegna. Eppure gli studi degli esperti ne segnalano la gravità e le conseguenze disastrose proiettando i dati sui prossimi (non lontani) anni. Nella convegnistica e nei singoli interventi di intellettuali e politici (pochi) sono state avanzate proposte di intervento, assai differenziate, ma comunque serie e meritevoli di discussione e, una volta trovate quelle migliori, di traduzione operativa. Personalmente sono convinto che tra le risposte debba esserci una diversa “politica di accoglienza e integrazione”, soprattutto dei migranti del nord Africa, che non deve essere connotata come “buonista”, ma inserita in un robusto programma economico, che riguardi soprattutto l’agricoltura (in senso lato, quindi anche pastorizia, allevamento, etc). E’ una problematica complessa e delicata, tuttavia particolarmente urgente da affrontare. Una proposta che mi convince è che il Consiglio regionale affronti di petto la questione, anche attraverso un’apposita legge regionale che istituisca una commissione di indagine su detta problematica, fissando finalità, modalità e tempi precisi di svolgimento (tre mesi prorogabili a sei, per es.). Si dovrebbe cominciare, come d’obbligo, con una rilevazione dello “stato dell’arte”, già ricco di studi e proposte, per poi arrivare a concretizzare linee di intervento, sostenibili, condivise dalla maggioranza delle parti sociali e dalle istituzioni territoriali e, ovviamente, finanziabili, anche con l’utilizzo dei fondi europei (diretti e indiretti) della programmazione 2014-2020. Una legge regionale, così come proposta, costringerebbe il Consiglio a un forte coinvolgimento, come è indispensabile sia, ma la cosa più importante è che la maggioranza dei sardi venga attivamente coinvolta.