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Università di Sassari: inaugurato il 453° anno accademico. Il Rettore parla di “Università della Sardegna” e si appella alla Regione per la costruzione di “un’unica struttura” con i centri di ricerca
Questa mattina si è svolta la cerimonia di apertura del nuovo anno accademico dell’Università di Sassari. La registrazione audio/video della manifestazione, curata da Tele Sassari, è disponibile sul sito della stessa emittente, su quello dell’Ateneo o direttamente su youtube.
Daremo spazio nei prossimi giorni a commenti e riflessioni sulla cerimonia e sul contenuto dei diversi interventi, anche stabilendo correlazioni con la campagna elettorale (ormai decisamente in corso) per il rinnovo del rettore dell’Università di Cagliari. Come si sa il nostro obbiettivo è che si parli di Università, da noi (insieme a tanta buona compagnia) considerata un soggetto imprescindibile e fondamentale per qualsiasi progetto di sviluppo della Sardegna. Parliamo ovviamente di un’Università che vogliamo migliore di quella attuale, con il contributo e l’impegno di tutti i sardi, noi per primi. In questa direzione parliamo di Università della Sardegna, ancora ostacolata nella sua realizzazione effettiva da eccessiva… prudenza, comprensibile ma non più accettabile rispetto alle esigenze della Sardegna e deprecabile quando dovuta a calcoli di potere (soprattutto di mantenimento di posizioni di privilegio).
Per ora della manifestazione di Sassari ci limitiamo a segnalare positivamente la sua sobrietà, sebbene in un clima di entusiastica e corale partecipazione del mondo accademico e del territorio sassarese, gli ottimi contenuti, tra i quali la interessantissima e appassionata relazione della senatrice Elena Cattaneo. Tutti gli interventi sono stati decisamente di ottimo livello e dunque apprezzabili. L’esordiente Rettore Massimo Carpinelli, che se pur ha contenuto la sua relazione in 16 minuti (in un lodevole “stile papa Francesco”), ha detto cose assai importanti e, a parer nostro, impegnative rispetto al dibattito sul ruolo dell’Università in Sardegna. Almeno così le leggiamo. Ecco un passo che lo dimostra (posto che la nostra lettura sia quella giusta e non condizionata dai nostri desiderata), che riguarda l’Università della Sardegna, ancora da costruire al di là delle intenzioni.
(…) [per quanto riguarda] l’offerta formativa del nostro Ateneo e l’investimento in conoscenza che noi proponiamo ai nostri studenti, al nostro territorio e a tutti quelli che con noi vogliono crescere e migliorarsi, io credo, soprattutto in un momento di risorse limitate, che il nostro sforzo debba muoversi nella direzione di arricchirla e potenziarla. Sono altresì convinto che questo non potrà realizzarsi senza un confronto e una collaborazione tra i due Atenei sardi, in un progetto capace di promuovere l’Università della Sardegna e che preservi le specificità dei due Atenei, la loro storia e la loro tradizione. Per questo mi appello particolarmente alla Regione Sardegna, che deve dialogare con gli Atenei e i centri di ricerca [per] costruire un’unica struttura che possa far crescere la formazione, la scienza e la cultura nella nostra Regione (…)
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Ora solo alcune altre brevi annotazioni:
- Benissimo l’inno sardo “Procurade ‘e moderare” eseguito dopo quello italiano. Annotiamo che ci sarebbe stato bene anche l’Inno alla gioia di Beethoven, che, come è noto, è l’inno dell’Unione Europea, sebbene forse non ufficiale, come peraltro non è ufficiale l’inno sardo.
- Benissimo la riproposizione del Gadeamus Igitur, inno glorioso degli universitari europei.
- Incomprensibile l’assenza del Presidente della Giunta regionale o di un suo delegato (se c’era non si è visto nel video ne è stato menzionato dallo speaker).
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