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Pratica dell’obbiettivo. Le donne di Sant’Elia avanguardia delle lotte per i centri di aggregazione socio-culturali

La lotta delle donne di Sant’Elia per riappropriarsi degli spazi socio-culturali.
Non di solo pane e non di sole case vivono le persone… Le donne di Sant’Elia vogliono il centro di aggregazione sociale, strumento contro la disgregazione e per l’inclusione sociale, contro la dispersione scolastica… W le donne di Sant’Elia, avanguardia di una lotta che deve coinvolgere tutti i quartieri popolari per la rivendicazione degli spazi socio-culturali pubblici. In questa stessa direzione la lotta per il ricupero della ScuolaPopolareIsMirrionis.
- Il servizio su L’Unione Sarda.
- Il servizio su CagliariPad.
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microlamapadaaladinDa Aladinews. I Centri di aggregazione sociale peseranno nelle contese elettorali municipali, soprattutto nelle elezioni per il comune di Cagliari.
coord-cdq-cagliari-manifestazioneA volte ritornano…
CENTRI DI AGGREGAZIONE SOCIO-CULTURALI A S.ELIA COME A IS MIRRIONIS E IN TUTTI I QUARTIERI DELLA CITTA’ E NEI PAESI (…) l’esigenza di disporre di dette strutture resta ed anzi è cresciuta in questi anni. Dunque proponiamo che si intervenga subito e bene. In questa direzione impegniamo la nostra news per quanto possiamo fare. A cominciare dalla “vertenza della Scuola Popolare dei Lavoratori di Is Mirrionis”. In quel quartiere, il più popoloso di Cagliari, sono assolutamente carenti le strutture di aggregazione sociale, necessarie per affrontare concretamente i problemi della disgregazione sociale (e quello strettamente correlato della dispersione scolastica) che lo affliggono in misura maggiore rispetto ad altre aree cittadine, certo congiuntamente con altre misure [a tal proposito non possiamo esimerci di citare le opportunità del programma ITI finanziato dall’Unione Europea con i fondi strutturali, che riguarda Olbia, Sassari (San Donato) e Cagliari (Is Mirrionis)]. A parole quasi tutti sono d’accordo, nei fatti le scelte delle amministrazioni locali, a cui compete la titolarità degli interventi in argomento, vanno in direzione contraria. Il direttore dell’Azienda Area, in un recente incontro, di cui abbiamo dato ampio resoconto, ha sostenuto che il Comune di Cagliari, così come tanti altri Comuni italiani, sta adottando una politica di dismissione dei centri sociali come di altre strutture consimili, nella logica dello spending review. Ha sostenuto, infatti, che l’Azienda Area può costruire bellissimi centri, ma poi i Comuni (non solo quello di Cagliari) non li prendono in carica, seppure ceduti ad essi gratuitamente, perché non hanno soldi per poterli gestire in proprio e non trovano chi lo possa fare a titolo oneroso, tanto da non creare ulteriori costi per le finanze comunali. Le eccezioni di cui ogni Comune può fare vanto non spostano la realtà della inadeguatezza degli interventi rispetto alle esigenze richiamate. Al riguardo è lecito pensare che le descritte politiche municipali non rispondano solo a logiche di risparmio quanto a un’impostazione antidemocratica che vede con fastidio la partecipazione popolare, considerata una minaccia alla stabilità del potere nelle mani degli attuali suoi gestori. Vale per la destra e purtroppo in misura eguale per la sinistra al governo, a tutti i livelli. Non disturbate il manovratore: questa è la regola prevalentemente adottata, a cui dobbiamo opporci senza alcuna esitazione. Contrastiamo pertanto le decisioni comunali di dismettere scuole e centri sociali magari per costruirvi al loro posto case popolari, nonostante esista un vasto patrimonio abitativo inutilizzato e aree già nella disponibilità pubblica per costruire abitazioni ex novo. La scelta politica impostata dalla destra e continuata dalla sinistra di contrapposizione tra le due esigenze primarie del diritto alla casa e del diritto ai centri di socialità porta solo ad accentuare i problemi di disgregazione sociale e accentua la carenza di qualità della vita soprattutto delle periferie urbane. Noi vogliamo invertire questa impostazione sbagliata.
Torneremo presto su questa questione, cercando di affrontarla nei diversi aspetti, segnatamente di carattere politico, compresi quelli che hanno e avranno peso nelle scadenze elettorali, Cagliari in primis.(…)
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Si diradano le nebbie sul rudere dell’ex centro sociale, già sede della Scuola Popolare di Is Mirrionis

Scuola Popolare Is Mirrionis IL RUDEREVertenza Scuola Popolare di Is Mirrionis
ape-innovativa2Per doverosa informazione ai nostri lettori: l’Azienda AREA, con raccomandata del 26 maggio 2015, pervenutaci oggi, ha comunicato gli estremi della deliberazione del proprio Consiglio di Amministrazione (n. 281/11A del 3 agosto 2012, consultabile sul sito istituzionale dell’Azienda), nella quale è contenuta la documentazione relativa all’intervento sull’edificio dell’ex centro sociale, già sede della Scuola popolare di Is Mirrionis.
areaUna prima lettura della stessa documentazione conferma quanto dettoci dal direttore generale di Area, ing. Sebastiano Bitti, nell’incontro del 19 maggio u.s., di cui abbiamo fatto ampio resoconto su Aladinews. E cioè che l’intervento, finora non avviato, è totalmente nelle competenze dell’Azienda Area (con finanziamento ripartito per il 78% richiesto a carico della Regione e per il 22% posto a carico della stessa Azienda) e che, sosteniamo noi, potrebbe essere tranquillamente spostato ad altra area fabbricabile o ad altro stabile da ricuperare, già disponibili nel patrimonio dell’Azienda AREA o del Comune di Cagliari, senza rilevanti ritardi. Posto che cerino accesodavvero si voglia procedere a realizzarlo. Il cerino torna. a nostro parere, nella mani del Comune, il quale con una scelta scellerata dell’allora maggioranza consiliare di centro destra, confortata dal voto del centro sinistra, decise la trasformazione della destinazione urbanistica dell’area dell’edificio da “servizi” a “abitazioni”: una scelta contrastante con il rispetto dell’equilibrio tra abitazioni, servizi e verde pubblico, previsto dal “Piano dei servizi” vigente della città di Cagliari. Si tratta dunque di: 1) modificare lo strumento urbanistico vigente per tornare alla destinazione originaria di “servizi” dell’area interessata, sempre che questa variazione sia indispensabile per procedere al ricupero dell’edificio; 2) chiedere all’Azienda Area di ricuperare l’edificio per uso “centro di aggregazione sociale”, da consegnare quindi al Comune per la gestione, da effettuarsi in forme concordate e partecipate da parte delle organizzazioni di base del quartiere che ne avessero interesse e capacità; 3) resta infine immutata la richiesta di intitolare la piazzetta alla Scuola Popolare dei Lavoratori. Questo e altro sarà oggetto di approfondimento, anche con l’aiuto dei nostri esperti, in proseguo delle iniziative già effettuate o programmate, come quella oggi nell’apposito incontro che si terrà presso il circolo Antonio Gramsci di via Doberdò, 101, alle ore 18.30.
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valutaz dirinnovaA proposito…
Nel nostro articolo-reportage del 7 dicembre 2014, significativamente intitolato “In giro nel quartiere di Is Mirrionis, tra le ceneri della cultura”, davamo appuntamento ad ulteriori approfondimenti a partire da un annunciato servizio televisivo della giornalista Chiara Pottini, su Rai Tre, del quale avremo dato notizia prima della messa in onda, non appena Chiara – dicevamo – “ci farà sapere data e orario”. Il servizio (frutto di oltre quattro ore di riprese di un’intera mattinata) che, anche per averlo vissuto in prima persona, si presentava estremamente interessante, sicuramente capace di dare conto della situazione vera del quartiere di Is Mirrionis, soprattutto per le problematiche di disgregazione sociale, realizzato con grande capacità professionale da Chiara Pottini e dal suo staff di supporto tecnico, non è mai andato in onda. Perchè? Chiara al riguardo ci ha detto di aver consegnato il suo lavoro ai superiori dirigenti della RAI Sardegna e di non averne poi saputo più nulla. Dopo aver atteso con pazienza per oltre sei mesi, oggi ci chiediamo il perchè. Si tratta di una normale scelta di programmazione giornalistica, comunque da giustificare, o si tratta di censura? E quali le ragioni? Forse perchè non vengano messe in evidenza le carenze delle politiche pubbliche, che hanno precise responsabilità in capo a diversi enti: dal Comune alla Regione, all’Azienda Area, e ai rispettivi vertici politici? E’ evidente verso quale interpretazione propendiamo… Tuttavia sospendiamo ogni giudizio e ci impegniamo ad approfondire.

Riprendiamoci la Scuola popolare di Is Mirrionis! Riprendiamoci la città!

SPape-innovativaAmbiente, Lavoro, Salute, Casa, Istruzione… Mettetele nell’ordine che volete: sono tutte esigenze prioritarie che vanno soddisfatte insieme, che non vanno messe in alternativa una rispetto alle altre. Quando è successo abbiamo avuto disastri! E, allora: avanti con il progetto di ricupero dell’ex centro sociale di Is Mirrionis, già sede della Scuola Popolare e del Comitato di Quartiere, come “centro di aggregazione sociale”. Insieme, in modo organizzato, si deve lottare per ottenere il rispetto di tutti i diritti: all’istruzione, alla casa, alla salute, al lavoro, ad un ambiente vivibile…
Parlando di diritto alla casa per tutti e, in modo particolare, per i meno abbienti, chiediamo che fine abbia fatto il “piano di intervento per l’edilizia popolare del Comune di Cagliari” reso pubblico dallo stesso Comune nell’estate del 2012.
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