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L’EUROPA cenerentola nella campagna elettorale: scarsamente presente e in modo poco politico nei programmi elettorali delle coalizioni
di Franco Meloni
Come avvertiamo da osservatori politici e come conferma una recente ricerca, l’Europa o, meglio, le istituzioni dell’Unione Europea, sono sempre meno popolari agli occhi dei cittadini europei. Le politiche economiche e sociali dell’Unione Europea (a dir poco inadeguate, se non disastrose) sono rappresentate dalla drammatica situazione della Grecia (emblematicamente) e dalla imposizione di sempre maggiori sacrifici per il risanamento dei bilanci pubblici, che comportano livelli crescenti di povertà diffusa, soprattutto in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia. Forse per queste ragioni L’Europa è scomparsa dalla campagna elettorale sarda, in attesa di riapparire giocoforza in occasione delle elezioni del parlamento europeo che si terranno del prossimo maggio.
La drammaticità della situazione europea non traspare in alcun modo nel dibattito politico elettorale e neppure nei programmi di governo delle coalizioni, che pure trattano l’argomento. Al riguardo l’Europa e le politiche europee appaiono in modo significativo su quattro dei sei programmi elettorali facenti capo alle coalizioni, precisamente nei programmi del Centro sinistra, del Centro destra, di Sardegna Possibile e di Unidos. Solo qualche citazione nei programmi del Movimento Zona Franca e di Indipendentistas. L’argomento è trattato in modo differenziato in termini di contenuti e spazio dedicati, ma anche con importanti punti comuni. Il programma del Centro sinistra insiste molto sulle opportunità fornite dai diversi programmi europei in attuazione (che enumera in dettaglio, evidenziando i rispettivi finanziamenti) e soprattutto dalla programmazione dei fondi 2014-2020; si sostiene la necessità di essere protagonisti nelle negoziazioni e bravi nella capacità di utilizzo di ingenti risorse che si rendono effettivamente disponibili con capacità progettuali e organizzative partecipando e vincendo i bandi. Così pure il programma di Unidos, che si caratterizza per precisione su quanto si può fare con una migliore capacità negoziale con l’Europa. e con qualificata presenza nella rappresentanza comunitarie delle isole. Il programma del Centro destra, come ovvio da parte dell’amministrazione uscente, sottolinea la continuità nella strada intrapresa, centrando gli aspetti di nuova negoziazione sulla rivendicazione di trattamenti di favore e vantaggi fiscali legati all’insularità e soprattutto alla zona franca integrale. Il programma di Sardegna Possibile denuncia l’inadeguatezza della presenza della regione nelle sedi del potere comunitario, anche per debolezza organizzativa e si batte perchè i sardi possano contare su una loro circoscrizione elettorale per l’elezione dei propri rappresentanti nel parlamento europeo. Tra i programmi citati, quelli del Centro sinistra, di Unidos e di Sardegna Possibile, puntano all’esercizio di un importante specifico ruolo della Sardegna nei rapporti con i paesi mediterranei, specie della sponda sud. Nessun approfondimento invece sulla fondamentale questione dell’istituzione delle “macro regioni” per l’attuazione comune dei programmi comunitari, significativamente incentivate dall’UE, che per la Sardegna dovrebbe privilegiare l’aggregazione di regioni insulari e mediterranee. Si osserva ancora come per gli aspetti di gestione istituzionale delle politiche comunitarie, bastava fare preciso riferimento alla buona legge regionale 30 giugno 2010, n.13 (Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione autonoma della Sardegna), finora largamente inattuata. Ma ci chiediamo quanto questa vigente normativa sia conosciuta dagli stessi partiti e dai loro esponenti!
Detto questo, complessivamente appare una sottovalutazione dell’importanza dell’Europa, se non in prevalenza per la sua funzione di bancomat nell’erogazione di finanziamenti. Non si coglie in nessun programma tensione per un’Europa nuova e diversa, che si traduce nell’impegno per l’Europa dei popoli, la quale deve assumere configurazioni istituzionali di tipo federativo. Eppure è abbastanza diffuso e condiviso, seppure con diverse gradazioni, il concetto che qualsiasi forma di indipendentismo o sovranismo efficace, di cui sono portatrici formazioni politiche presenti in tutte le diverse coalizioni, non possa che iscriversi nella realizzazione della nuova Europa qui sinteticamente richiamata.
Desta poi sorpresa e amarezza che la proposta di legge per l’istituzione della circoscrizione elettorale sarda per l’elezione dei rappresentanti della Sardegna nel parlamento europeo sia del tutto assente non solo nei programmi delle coalizioni, con la lodevole eccezione del programma di Sardegna Possibile, ma soprattutto negli impegni dei partiti. C’è poco da fare: dimostriamo ancora una volta di essere provinciali, largamente estranei al grande dibattito europeo su queste questioni!
Concludiamo facendo nostro l’appello del prof. Paolo Fois, illustre europeista, contenuto in un suo recente intervento su La Nuova Sardegna: “Con un’Europa il cui baricentro si allontana dal Mediterraneo, e nella quale le pressioni per imporre nuove regole del gioco si moltiplicano e si rafforzano, non c’è più posto per approssimazioni e dilettantismi”. Trasformando un suo interrogativo in auspicio non ci resta che richiedere ai candidati e alle coalizione consistenti integrazioni programmatiche con “precise e convincenti indicazioni circa le prospettive concrete di un cambio di rotta radicale anche nella politica da seguire nelle questioni che coinvolgono l’Europa”.
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L’Europa su Aladinews
Oltre che da Aladinews, questo articolo è stato pubblicato anche sui seguenti siti: SardegnaSoprattutto, Fondazione Sardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra.
elettorando&programmando: in giro per la rete con la lampada di aladin
- La conferenza-stampa di Francesco Pigliaru. Cristiano Bandini su SardiniaPost
- Perchè mi candido con Sardegna Possibile. Marina Spinetti su SardiniaPost
- Francesco Pigliaru a La Collina. Articolo di Vito Biolchini sul sito vitobiolchini
- Giovedì 16 gennaio Inaugurazione della sede di Cagliari di Sardegna Possibile. Evento su fb
Voliamo alto
Aladinpensiero e le campagne elettorali
di Franco Meloni, direttore
Qual’è la posizione di Aladinpensiero nella campagna elettorale? Credo emerga da quanto scriviamo e diffondiamo in questi giorni e da quando siamo in rete: nel nostro piccolo ci sentiamo al servizio dei sardi e della Sardegna e di quanti, persone e organizzazioni, riteniamo seriamente impegnati in questa stessa direzione. Lo saremo quindi anche in questa campagna elettorale e così faremo nella prossima campagna per il rinnovo del parlamento europeo (di cui siamo tra i pochi a parlare). In questo ambito politico daremo spazio alle formazioni del vasto campo a cui apparteniamo, quello progressista e di sinistra, che comprende anche l’area indipendentista/sovranista; pertanto alle formazioni del centro sinistra e dei suoi alleati – tradizionali e del mondo indipendentista e sovranista – (che sostengono Francesco Pigliaru candidato presidente), nonchè delle liste di Sardegna Possibile (che sostengono Michela Murgia candidato presidente). Daremo anche spazio alle altre liste delle formazioni del resto dell’arcipelago indipendentista, per le quali abbiamo espresso un giudizio negativo rispetto alla loro frammentazione e insistenza su posizioni isolazioniste. Non crediamo siano tempi di sola testimonianza o, almeno, non ci si presenta alle elezioni solo per testimoniare le proprie posizioni di “duri e puri”. Si va incontro ai soliti insuccessi, rendendo più complicato il perseguimento degli obbiettivi della propria linea politica di indipendentisti e sovranisti. Ma non stiamo a giudicare ulteriormente: ognuno faccia ciò che più ritiene giusto.
E’ evidente che il nostro impegno di informazione e comunicazione sarà centrato sulla parte programmatica e sul dare conto della capacità (o incapacità) dei candidati e delle organizzazioni politiche di sostenere con coerenza le posizioni/linee politiche che professano a parole.
Qualcuno ci ha detto che la nostra è una impostazione ecumenica. Non riteniamo tale giudizio né un’offesa né un rimprovero. Adattando il termine ecumenismo (l’enciclopedia ci dice che la parola deriva dal termine greco oikouméne, che indica in origine la parte abitata della Terra) alle vicende terrene della politica rispetto a quelle della Chiesa universale, possiamo sostenere che la la scelta indica una sorta di indirizzo nella ricerca di una sempre più stretta collaborazione e comunione tra le varie chiese terrene che abitano il mondo della politica, per il perseguimento di obbiettivi virtuosi – di sinistra, diciamo noi -: la pace, il lavoro, l’istruzione, la solidarietà… Nella contingenza si tratta di partecipare a una vera guerra di liberazione della Sardegna dal centro destra che l’ha sgovernata in questi ultimi cinque anni, ma anche di partecipare alla guerra di liberazione da quanti in tutti i settori istituzionali e no opprimono la Sardegna, per consegnarla a onesti e competenti, dando spazio e potere agli attuali esclusi, specie appartenenti alle giovani generazioni.
Voliamo alto? Voliamo alto. E dunque camminiamo su questa strada già tracciata dai molti grandi che ci hanno preceduto e dai molti o pochi che ancora ci accompagnano, facendo quanto possiamo con i mezzi a nostra disposizione.
Ci preme infine dichiarare il diritto di ciascun redattore e collaboratore di Aladin di fare al riguardo proprie scelte personali, che possono prevedere anche l’astensione dal voto. Di tali scelte non chiediamo alcuna pubblicità, salvo per quanto ciascuno voglia rivelare o anche propagandare. Il voto di ciascuno di noi conta uno. Molto più importante svolgere un servizio di chiarificazione delle linee politiche su cui si eserciterà la scelta dei cittadini sardi.
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Sardegna: che fare?
di Vanni Tola
Una campagna elettorale molto breve e fortemente segnata dalle polemiche interne ai partiti, dalla frammentazione delle forze politiche e dall’affannosa individuazione dei candidati alla Presidenza, penalizzerà certamente il confronto preelettorale sui programmi e sulle idee, limitandolo fortemente. Ciò nonostante alcuni temi centrali del confronto politico finiranno con l’occupare comunque la scena e avranno un ruolo fondamentale nelle scelte degli elettori. I principali problemi dalla Sardegna sono sostanzialmente noti. Una gravissima crisi dell’apparato produttivo industriale con conseguenze drammatiche sull’occupazionale. La necessità di ripensare un nuovo modello di sviluppo industriale che permetta alla nostra isola di avere uno spazio e un ruolo nella nuova riorganizzazione internazionale del lavoro e della produzione che i processi di globalizzazione stanno mettendo in evidenza. Un problema che impone un confronto sul nuovo modo di produrre prodotti chimici (es. chimica verde, biochimica) e, più in generale, sulle prospettive offerte dalla green economy che è strettamente connesso con la questione dell’approvvigionamento energetico e delle energie alternative e con i problemi di tutela della salute e dell’integrità dell’ambiente. Occorre poi confrontarsi nel merito delle problematiche riguardanti lo sviluppo e la valorizzazione delle più importanti risorse locali dell’isola, agricoltura e turismo in primo luogo, ma anche la pesca, la risorsa ambiente, i trasporti interni ed esterni, le comunicazioni. Temi che non possono e non devono essere estranei o marginali, nel confronto elettorale. Problematiche che riassumono ed evidenziano il sostanziale fallimento dei diversi Piani di Rinascita e dei differenti interventi di riforma dei comparti produttivi, che tanta parte hanno avuto nel dibattito politico degli ultimi decenni e che tante risorse finanziarie e umane hanno assorbito. La Rinascita sarda, più volte evocata, è sostanzialmente mancata. Il modello di sviluppo praticato si è rivelato fallimentare ed ha penalizzato, nel tempo, quelle che potevano essere le vere risorse locali, sacrificandole alla chimera dell’industria petrolchimica di base. La discussione intorno ad un nuovo Piano di Rinascita – da definire riflettendo sugli errori del passato e tenendo conto delle rivoluzioni economiche e sociali in atto – è quanto mai attuale. Qualunque altra proposta di modifiche o riforme di questo o quel comparto produttivo del sistema Sardegna sarebbe velleitaria e destinata a sicuro fallimento se non inserita in una visione d’insieme del sistema regionale con una prospettiva di sviluppo e programmazione proiettata nel lungo periodo. E’ questo il compito che attende le forze politiche che si candidano al governo della Regione e a rappresentarla in ambito Comunitario. Un’ultima questione non meno importante delle altre. Recenti ricerche sull’andamento demografico della regione indicano, per i prossimi decenni, una consistente diminuzione della popolazione. Centinaia di paesi di modeste dimensioni tendono a scomparire per mancanza di abitanti nell’arco di qualche decennio. L’agricoltura e la pastorizia, pur con qualche segnale che sembra andare in controtendenza, sono ora praticate da operatori anziani che alla fine usciranno dal mercato del lavoro compromettendo irrimediabilmente il già precario equilibrio del comparto. Un preoccupante decremento della popolazione che modificherà, nei prossimi decenni, le caratteristiche stesse del sistema Sardegna. E’ evidente che qualunque ipotesi di sviluppo, di valorizzazione delle risorse, e perfino di mantenimento di attività quali l’agricoltura e la pastorizia, non potrà prescindere da precise scelte che vadano nella direzione dell’incremento demografico della popolazione. Non sappiamo quanto e in quale misura i temi richiamati entreranno a far parte del dibattito preelettorale e dei programmi dei partiti, noi ci auguriamo che ciò accada con l’attenzione che tali questioni meritano. Anche perché gli elettori attendono risposte, prospettive, indicazioni credibili e non pochi manifestano sfiducia e impazienza che potrebbero tradursi in un ulteriore incremento dell’astensionismo elettorale e del sempre più diffuso disinteresse per la politica.