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Verso l’Incontro-dibattito sul Lavoro del 5 ottobre con Domenico De Masi. Materiali su Reddito di cittadinanza e dintorni
ORIENTARE. IL CASO
di Redazione Mf, 19 settembre 2018.
Reddito di cittadinanza, l’esperimento finlandese
Nel 2017 la Finlandia ha dato avvio a un progetto pilota di due anni, rivolto a 2mila persone senza lavoro, che ricevono 560 euro al mese senza alcun vincolo. L’esperimento termina a dicembre 2018, poi il governo deciderà se sospenderlo o estenderlo
Mentre il governo italiano pianifica l’introduzione del cosiddetto “reddito di cittadinanza”, c’è un Paese in Europa che sta già sperimentando questa formula di welfare. Parliamo della Finlandia, che nel 2017 ha dato avvio a un progetto pilota di due anni. Dopo le notizie circolate sui media sulla volontà di porre fine all’esperimento, il governo di Helsinki ha confermato di voler proseguire con il progetto fino a dicembre 2018, come previsto. Poi si deciderà cosa fare. [segue]
Reddito di cittadinanza
di Roberta Carlini, su Rocca 06/2017
Mi successe una sera all’improvviso, mentre lavavo i piatti e guardavo nel giardino attraverso la finestra. Fu allora che mi venne in mente che tutte le cose più importanti che facevo per la mia vita, quella della mia famiglia e degli altri, non erano pagate affatto o erano pagate pochissimo». Philippe Van Parijs, filosofo ed economista belga, fa risalire a quella intuizione l’inizio degli studi e del lavoro sul reddito universale di cittadinanza. Una suggestione, il recupero di un’antichissima utopia sociale, che poi è diventato il suo cavallo di battaglia, l’impegno di una vita e una rete internazionale, il Basic Income Earth Network. Nella costruzione teorica di Van Parijs, il reddito di base è un dividendo sociale, la ricompensa per quello che ciascuno di noi fa, gratuitamente e quotidianamente, per contribuire alla ricchezza sociale.
Quella di Van Parjis è la versione più radicale, estesa e utopistica di un carnet di proposte di sostegno monetario pubblico alle persone o alle famiglie, che in questi mesi molti sono tornati a sfogliare. Dai giganti della tecnologia della Silicon Valley, dove è nata un’impresa per sperimentare il reddito garantito su un piccolissimo numero di 100 persone; al governo finlandese, che dall’inizio del 2017 svolge analoga sperimentazione su un campione di 2000 cittadini; agli elettori svizzeri, che lo scorso anno se ne sono occupati in un referendum – che hanno bocciato; al candidato socialista francese all’Eliseo Benoit Hamon, che ha inserito la proposta di un reddito di base nel suo programma; alla politica italiana, che ha dibattuto (poco) in parlamento su due proposte, di M5S e Sel, intitolate rispettivamente al reddito di cittadinanza e al reddito minimo garantito (in tutti e due i casi, scatterebbe solo al di sotto di una certa soglia di reddito, familiare o individuale), e che è tornata a occuparsene con più clamore dopo il ritorno di Matteo Renzi dal suo mini-viaggio in California. Svuotando il trolley, l’ex premier italiano ha tirato fuori la proposta di reddito di cittadinanza – quella sulla quale, appunto, stanno ragionando alcune teste della Silicon Valley – e l’ha subito scartata per trasformarla in qualcosa di diverso, il «lavoro di cittadinanza». Reddito, lavoro, cittadinanza: attorno a queste parole chiave si articola una gamma di proposte diverse, sulle quali è utile indagare andando oltre gli slogan e gli opportunismi del momento.
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