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Una nuova Ventotene o la solita Bruxelles?

LAltra-europa-Tsipras
di Raffaele Deidda *
Il 25 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento Europeo e per la prima volta si elegge anche il presidente della Commissione europea. Sconforta rilevare come sussista una generalizzata ignoranza che il voto per l’Europa abbia una rilevanza per i cittadini pari al voto nazionale. Sembra importare poco che da queste elezioni deriverà il nuovo assetto delle politiche economiche europee e quindi il futuro condizionamento dei governi nazionali. Che vi sarà un collegamento diretto con le nostre esistenze e con i nostri bisogni. Che il voto è funzionale a scegliere l’Europa che vogliamo per avere un’Italia migliore.
Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, che elaborarono il “Manifesto di Ventotene” nel confino nell’isola, sarebbero addolorati nel constatare che la loro visione europeistico-federalista sia stata osteggiata prima (Sandro Pertini, ritirò la firma dal documento “Per un’Europa libera e unita”su indicazione del suo partito), travisata poi e infine negletta.
In un’ Italia distratta, delusa e mortificata dalla crisi economica e sociale si è però aperto a “sinistra” il dibattito sull’Europa. Due componenti che si richiamano ai valori della sinistra, pur partendo da posizioni differenti, condividono un’idea di Europa che ponga fine alle politiche di austerità e di privatizzazione della scuola e della sanità, che attui la pianificazione energetica, lo sviluppo sostenibile, e contrasti il consumo del suolo. Sono “L’altra Europa con Tsipras” e il Pd.
Una parte del Pd – componente minoritaria di Pippo Civati – guarda con interesse alla lista Tsipras, ne condivide i principi, Ne è nato un tormentone fra i democratici di sinistra. Molti si chiedono perché dovrebbero votare Pd e non Tsipras se lo stesso Civati dichiara: “Penso che il Pd debba cambiare linea rispetto alle politiche europee. E che il fenomeno Tsipras, anziché limitarsi a rappresentare la sinistra del Gue (eurogruppo della sinistra radicale e anti-austerity, n.d.r.) in Europa, debba contaminare il dibattito di tutta la nostra parte”. Invita il partito, delle cui strategie poco sembra condividere, a investire sulle candidature “che testimonino una rottura dello schema, e non i soliti premi alla carriera o trasferimenti temporanei: l’amministratore che non ha più mandati davanti, il politico da recuperare, uomini delle tessere e delle preferenze […] ci vuole una nuova Ventotene. E questo noi dobbiamo organizzare”.
Tralasciando giudizi di merito sulle candidature decise dal Pd (ma è difficile ignorare che la capolista voluta da Renzi per la circoscrizione Sicilia-Sardegna al posto di Giusi Nicolini, è stata assessore di Lombardo, l’ex governatore condannato per mafia), la riflessione dei più constata che votare Pd alle europee vuol dire votare per Renzi, ovvero il Partito di una persona che “se ne fa una ragione” ma non è dialogante se le minoranze del partito non condividono le scelte del leader. Votare Pd è visto, ancora, come votare l’alleato politico della Merkel Martin Schulz, con poche speranze che vengano rinegoziate le “regole d’ingaggio“ comunitarie. In particolare quelle che eviterebbero agli stati membri più deboli di essere massacrati dal Fiscal Compact.
E’ pertanto molto probabile che la lista Tsipras prenderà voti proprio nell’area civatiana e quindi ne toglierà al Pd. Questo mentre Beppe Grillo può raggiungere col suo M5S un consenso elevato, tale da minacciare seriamente l’affermazione di Matteo Renzi. Anche se i sondaggi al momento sembrano favorevoli al Pd, è lo stesso Renzi, a stimolare mosse di “sinistra” con l’invito ad andare casa per casa, a sollecitare i parlamentari a non lasciare soli i candidati, a dialogare “con la signora che chiede a che serve l’euro”, a montare “10mila banchetti in tutta Italia”. Una sana prudenza deve pur esserci da parte del segretario-premier.

L’altra Europa con Tsipras ha, realisticamente, ben poche probabilità di vincere la competizione europea, soprattutto perché si tratta di una nuova formazione politica senza patrimoni economici da investire in visibilità. E’ però importante una sua affermazione che superi la fatidica soglia di sbarramento del 4% per poter eleggere rappresentanti al Parlamento europeo. E’ soprattutto utile se si vuole cercare di salvare l’idea di Europa pensata nel Manifesto di Ventotene del 1941 come solidarietà tra i popoli e come costruzione di uno spazio democratico in cui fare valere i diritti dei cittadini nell’ambito di un nuovo modello economico e sociale.
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* Da SardegnaSoprattutto
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