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La tavolozza di Licia. I nudi femminili più belli della storia dell’arte
A PROPOSITO DEL CATALOGO: Félix Vallotton (Losanna 1865-1925), “il ratto d’ Europa”.
Felix è un pittore che si forma a Parigi, nel clima post-impressionista di fine secolo. La sua pittura, vicina al Simbolismo dei Nabis, presenta immagini considerate “audaci” al suo tempo, nelle quali ripropone una figurazione nitida e “fredda” spesso carica di significati simbolici, talvolta derivanti dal mito classico, riconsiderato anche alla luce della psicanalisi freudiana.
Come si sul dire: Afferrare il toro per le corna ?
SEMPRE IL CATALOGO: Felice Casorati, “Conversazione platonica” (1925).
Come Antonio Donghi fa parte della corrente del “Realismo magico”: il dipinto mostra due figure accostate, la donna nuda e luminosa sdraiata su di un letto, l’ uomo vestito, col cappello che gli copre il volto e in ombra. Il mistero è legato alla muta conversazione che pare esserci tra i due. Domina la scena la figura femminile mentre quella maschile esprime quasi timore, umiltà e senso di inadeguatezza.
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ANCORA IL CATOLOGO: Picasso, Les demoiselles d’Avignon (1907) -
Quando, accantonato il vincolo mimetico, la Bellezza non è quella oggettiva, universale e ideale ma quella dell’ Arte punto e basta.
gli occhiali di Piero sull’otto aprile
PICASSO
L’8 aprile 1973 a Mougins, nelle Alpi francesi, muore Pablo Picasso, un attacco di cuore a 91 anni. Era nato a Malaga il 25 ottobre 1881. Andaluso, dunque, anche se molti lo credono catalano, perchè trascorse l’adolescenza a Barcellona e al Museo Picasso di Barcellona sono infatti presenti le sue opere giovanili, allievo di suo padre Josè Ruiz, insegnante di disegno e pittore egli stesso.
Picasso era il cognome della madre, con evidenti ascendenze italiane, ligure un bisnonno.
Il resto della sua lunga vita Picasso, a parte i viaggi, lo trascorse in Francia.
Due mogli, molte infedeltà, a 63 anni si legò a una studentessa che gli diede 2 figli e poi lo piantò per i continui tradimenti.
Pittore, scultore, litografo, ceramista, in ogni campo è l’artista che dà una svolta all’arte del Novecento, tutti conosciamo i suoi “periodi”, il rosa, il blu, il suo Guernica; meno chiara e studiata è forse la sua forza teorica nel produrre arte, il suo “trasformare nel fare”, come a dire che l’arte non deve solo rappresentare, ma intervenire a modificare la realtà. Esemplare la sua “Testa di toro”, ottenuta da un sellino sormontato da un manubrio di bicicletta. Purtroppo nelle nostre scuole lo studio della Storia dell’Arte si ferma spesso ai Macchiaioli (di grande importanza, sia chiaro…) e non si spinge ai grandi (almeno quelli…) del Novecento. Io e i miei compagni di scuola abbiamo avuto la fortuna di avere invece un insegnante che ci condusse per mano a studiare (pensate, quasi 50 anni or sono!) fino alla Pop Art (che muoveva allora i primi passi). Lo voglio ricordare: era un toscano di Siena, Aldo Cairola, lo trovate pure negli Annali del Palio. Ci diede i suoi libri (libroni di approfondimento su ogni argomento), ci condusse per Cagliari a conoscere i Casula e i Leinardi, a parlare di pittura transazionale… Avercene insegnanti come quello.
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USCIRE DALLA SELVA OSCURA
Nel mezzo del cammin di nostra vita
Mi ritrovai per una selva oscura
Che la diritta via era smarrita.
Quand’è che Dante esce dalla selva oscura?
Il momento (immaginario) è la mattina
dell’8 aprile 1300.
Lo dice lui:
Temp’era dal principio del mattino
E il sol montava in su con quelle stelle
Ch’eran con lui quando l’Amor Divino
Mosse di prima quelle cose belle.
E’ primavera cioè, venerdi di Pasqua,
anno del Giubileo, come risulta in altri passi.
Quel giorno Dante pone alla sua uscita dalla sua selva oscura.
Auguri per uscire noi tutti dalla nostra.
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