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Il lavoro prima di tutto! Per questa finalità abbiamo bisogno come il pane di politici onesti e capaci… la buona intendenza seguirà!
di Aladin
Giustamente il diritto al lavoro si tutela a partire dal lavoro esistente. Ma non si confonda la sacrosanta difesa del lavoro con la difesa di aziende obsolete e di imprenditori incapaci di innovare e competere nel mercato. Non è drammatico che chiudano attività economiche, è drammatico che non ne sorgano di nuove in maggior misura e di adeguata consistenza. Purtroppo allo stato con ci sembra ci sia sufficiente impegno per la difesa dei posti di lavoro che meritano di permanere e soprattutto lamentiamo che non ci siano adeguati investimenti per creare lavoro.
La Cagliari che vogliamo. Interviste a Massimo Zedda e a Marco Meloni
In occasione dell’iniziativa di confronto con il Sindaco di Cagliari Massimo Zedda, organizzata da Unica 2.0, Aladin ha intervistato lo stesso Sindaco e Marco Meloni, coordinatore Unica 2.0 e Presidente del Consiglio degli studenti dell’Università di Cagliari.
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Servizio TG Sardegna Uno a cura di Stefania de Michele
Ci vuole un Progetto per la Sardegna
di Marco Meloni
Non c’è rilancio economico che possa fare a meno di una chiara strategia di sviluppo. La Sardegna non può più permettersi di investire su buoni e cattivi progetti senza una visione complessiva dei settori sui quali puntare, occorre un progetto strutturato basato su priorità e scelte. Coerentemente con il nostro territorio questo progetto non potrà prescindere da cinque pilastri: ricerca, cultura, sostegno alle giovani imprese, industria sostenibile e internazionalizzazione.
Ricerca: occorre investire su progetti di ricerca di piccola e grande scala, correttamente valutati e selezionati, per mettere nelle condizioni le Università dell’Isola e gli enti di ricerca di produrre nuove conoscenze e scoperte. Imprescindibile però in quest’ottica mettere a disposizione delle realtà produttive sarde le innovazioni raggiunte e creare un collegamento stabile e duraturo tra chi ricerca e chi produce, non certamente per vincolare il lavoro dei primi a mere logiche di mercato, ma piuttosto perché l’innovazione guidi il percorso di crescita. Dobbiamo essere consapevoli che, non essendo competitivi nel mercato delle materie prime e del lavoro a basso costo, sia per noi indispensabile puntare sulla qualità e l’originalità.
Cultura: la terra che calpestiamo ci ha visto essere dominatori e dominati, liberi e sovrani così come schiavi e aggiogati, alla fiera difesa della nostra più antica identità si è accompagnato l’assorbimento delle culture di chi è approdato nella nostra Isola, quello che ieri fu spesso sofferenza oggi è ricchezza storica, artistica e culturale. Abbiamo un patrimonio da difendere e valorizzare, una terra da scoprire e far scoprire al mondo, e abbiamo ancora tanto da imparare e conoscere. Pertanto è impensabile che il nostro sviluppo non passi in maniera considerevole dalla cultura, ma non attraverso una celebrazione morta in un mausoleo di quello che fu, bensì facendo rivivere i luoghi del passato, creandone di nuovi, al fine di far esplodere una cultura attiva e dilagante. Diamo ai giovani la possibilità di gestire i centri culturali, i consorzi di valorizzazione del territorio, i siti archeologici, i musei, le sale conferenze e i piccoli cinema. Scommettiamo su chi più ha da perdere. Affidiamo il passato al nuovo, in tal modo da una parte aiuteremo i nostri giovani che hanno studiato e studiano, dall’altra valorizzeremo e arricchiremo la nostra cultura.
Sostegno alle giovani imprese: visti i tristi dati della disoccupazione in Sardegna, in particolare il nostro primato per la disoccupazione giovanile che si attesta al 40%, non è possibile immaginare che il lavoro del presente e del domani possa passare unicamente dalle aziende esistenti, purtroppo spesso in crisi. Serve quindi scommettere su nuovi progetti imprenditoriali e nuovi imprenditori, certamente non un salto nel buio, dietro il finanziamento e il supporto devono esserci idee concrete, studiate e percorribili. Ma altrettanto certamente occorre ripensare l’accesso al credito, non si può continuare a finanziare unicamente chi già possiede tanto e può offrire le garanzie necessarie che oggi le banche pretendono, dobbiamo premiare le buone idee, qualunque siano le condizioni economico-sociali di chi le propone. Indispensabile inoltre che il supporto finanziario non sia l’unico sostegno, parimenti importante è, infatti, l’accompagnamento della nuova impresa, dalla sua ideazione, alla sua realizzazione, al suo sviluppo. Grandissime sono le difficoltà che i nuovi imprenditori incontrano a livello burocratico, fiscale, gestionale e promozionale, per questo si dovrebbero creare strutture che diano la necessaria assistenza: gli incubatori di impresa. Questo strumento se da un lato aiuta e rafforza i buoni progetti imprenditoriali, da un altro lato responsabilizza socialmente le stesse imprese che ne usufruiscono, saranno anch’esse infatti, una volta sviluppate e vincenti, a supportare nuove idee e soggetti.
Industria sostenibile: non è sviluppo una crescita che producendo oggi compromette la produzione di domani. Vi diranno che c’è una scelta da prendere tra lavoro e salute, tra ambiente e industria. Non è vero. Il nostro patrimonio ambientale e, ancor più, la salute del nostro popolo sono risorse insostituibili e non vendibili. C’è uno sviluppo possibile e concreto che passa per la conversione delle aziende più inquinanti, oggi in terribile crisi, per la bonifica e riqualificazione delle aree maggiormente compromesse, e per la creazione di nuove realtà industriali che puntino sul riciclaggio, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Sole, mare e vento sono il nostro petrolio pulito. Sciocco sarebbe non cogliere l’occasione di anticipare un processo che il mondo già abbondantemente sperimenta.
Inoltre serve il coraggio di ammettere che anche abbandonare un lavoratore per anni in cassaintegrazione non è sostenibile, ma prima che per la società non lo è per lui e per la sua dignità. Diamo piuttosto, contestualmente ai sussidi, occasioni di formazione ai lavoratori di quelle industrie moribonde. Partendo dalle loro qualifiche che si lavori e si investa perché possano trovare spazio e realizzazione in nuove realtà rigenerate, vincenti e sostenibili.
Internazionalizzazione: le risorse economiche sono in Europa, il mercato è mondiale, che ci piaccia o no. La scelta è tra subire la globalizzazione e basta o rendersi attori attivi nei rapporti con l’Unione Europea, con le istituzioni internazionali e con i paesi del mondo. Solamente la seconda ci da l’opportunità di scegliere cosa recepire e di cosa usufruire. Solo la seconda rende sensati e decisamente auspicabili gli investimenti delle famiglie e delle istituzioni per dare occasione di formazione ai nostri giovani e meno giovani abitanti di Sardegna, perché possano tornare qui, arricchiti delle loro competenze ed esperienze, a portare innovazione e sviluppo culturale, sociale ed economico. La dimensione internazionale è indispensabile inoltre per le nostre aziende, dal turismo all’enogastronomia, dall’industria meccanica a quella tessile, dal settore lattiero-caseario alle società di servizi, abbiamo bisogno di presentare i nostri prodotti e la nostra qualità ai consumatori che di tutto il mondo perché possano acquistarli e apprezzarli. Insomma, per questi e tanti altri motivi, l’internazionalizzazione è una delle più importanti sfide che non possiamo permetterci di non affrontare.