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Quel 20 luglio del 2001

img_7978Carlo Giuliani, un ragazzo di 23 anni
di Lucio Garofalo

23 anni or sono, il 20 luglio del 2001, Carlo Giuliani era solo un ragazzo di 23 anni. Era nato nel 1978, un anno di straordinari cambiamenti intervenuti nella società italiana, anzitutto sul fronte dei diritti e delle libertà civili e del costume. Si pensi solo a due leggi di fondamentale rilievo storico promulgate in quell’anno: la legge 180 del 13 maggio 1978 (giusto per la cronaca, 4 giorni dopo gli omicidi, di matrice mafiosa e brigatista, del Compagno Peppino Impastato e del leader democristiano Aldo Moro), meglio nota come Legge Basaglia, che prese il nome da Franco Basaglia, il fondatore del movimento “Psichiatria Democratica” in Italia ed uno dei principali artefici di quella riforma psichiatrica che intervenne a legiferare su una materia assai delicata e controversa come gli “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori” (in pratica, la Legge Basaglia abolì l’abominio incivile e disumano dei manicomi); la legge 194 del 22 maggio del 1978, che regolamentava la “interruzione volontaria di gravidanza”. In altri termini, si trattò di due conquiste di civiltà giuridica e progresso della nostra società, su cui sarebbe opportuno avviare un percorso approfondito e serio per vagliare, accertare e monitorare limiti e criticità prodotte da un’applicazione distorta, scorretta e parziale dei succitati provvedimenti di carattere giuridico, che hanno legiferato su aspetti non insignificanti della vita civile del nostro Paese.

Riflessioni eretiche

28f39a7c-2d23-4584-bf9f-8716465904f8Il tempo dei rimorsi o dei rimpianti?
di Lucio Garofalo
Quando il tempo dei rimpianti è già trascorso, mentre il tempo dei ricordi è ancora lontano, vuol dire che è sopraggiunto il tempo dei rimorsi. Il che non significa necessariamente che si è arrecato del male, ma soltanto che si è vissuto. Nel bene e nel male. In caso contrario si resta come sospesi in una sorta di “limbo”, prigionieri dell’ignavia, vile e meschina. Da eretico ed anticlericale (fin troppo accondiscendente verso chi predica), rivolgo i miei auguri più schietti a coloro che confidano nella lealtà e nella sincerità delle persone, nell’onestà (intellettuale), per cui non mi rivolgo a quanti vivono in una condizione di malafede, in un clima di omertà e di indifferenza. [segue]