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gli occhiali di Piero su…
LJUDMILA ALEKSANDROVNA VOLKENSTEJN
Il 23 gennaio 1906 a Vladivostok, estremo oriente della Russia, i soldati sparano contro la folla:la manifestazione è contro il governo, per la fine della guerra russo-giapponese e per la liberazione dei prigioni politici.
Tra gli uccisi dalle fucilate della truppa c’è una donna di cinquant’anni: Ljiudmila Aleksandrovna Volkenstejn.
Nata a Kiev il 30 settembre 1855, alta, bellissima, occhi grigi, carattere fiero, studentessa, al momento di diplomarsi rifiuta di sostenere gli esami per protesta contro i metodi di educazione praticati nel collegio di Kiev.
Rivoluzionaria, prese parte col marito al movimento Zemlja i Volja (Terra e Libertà) che organizzò l’uccisione del principe Kropotkin, responsabile di un massacro di studenti in sciopero nel governatorato di Charkov.
Successivamente lascia il marito e la Russia, viaggia dal 1879 al 1883, vive in Svizzera, in Francia e Italia, poi dai paesi dell’est rientra in Russia con passaporto falso.
Arrestata a Pietroburgo, viene processata e condannata a morte, pena commutata in 20 di carcere.
A Odessa nel 1897 ritrova l’ex-marito: si è risposato, ma decide di seguirla a Sachalin, dove è obbligata a risiedere, semilibera dopo uno sconto della pena, in grazia dell’incoronazione di Nicola II. Lavorano all’ospedale.
Scontata la pena, nel 1902 si trasferiscono a Vladivostok, dove tiene corsi per infermiere e fa propaganda rivoluzionaria anche tra i soldati.
Suo figlio Sergej (morto nel 1914) e il nipote Sergej Sergejvic Volkenstejn furono anch’essi rivoluzionari; quest’ultimo (1900-1977), bolscevico, militò nell’Armata Rossa, generale di artiglieria nella Seconda guerra mondiale, eroe dell’Unione Sovietica.
LA GIUSTIZIA NEL PAESE DELLA DEMOCRAZIA
Non si deve dimenticare Guantanamo, il campo di prigionia che gli Stati Uniti tengono nell’unico pezzo di Cuba di cui dispongono nell’isola. - segue -