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Le ragioni per ricuperare l’ex Centro sociale e rilanciare la Scuola Popolare di Is Mirrionis

Is-Mirrionis-US-3-giu-2015DOPO IL BLITZ. Le associazioni: istituzioni latitanti, nel quartiere mancano gli spazi di aggregazione
Fuga dalle scuole, droga e pregiudizi: «Ma Is Mirrionis non è il Bronx»

di Marco Noce, L’Unione Sarda 3 giugno 2015

«Qui il 25 per cento dei giovani non termina la scuola dell’obbligo», ricorda Michela Caria, insegnante a Carbonia, presidente dell’associazione Antonio Gramsci, sede in via Doberdò, cuore di Is Mirrionis. «È un dato Istat, credo del 2012: temo che da allora la situazione sia anche peggiorata. E temo che peggiorerà: con il piano di dimensionamento predisposto dalla Regione, l’istituto comprensivo è stato accorpato a Mulinu Becciu, e ora il dirigente sta lì: il quartiere perde la dirigenza». Mettiamoci anche che molti genitori tendono a iscrivere i propri figli in scuole che si trovano in altri quartieri, meno difficili e meno “marchiate”, e abbiamo un quadro delle difficoltà della scuola a Is Mirrionis.
Il blitz antidroga in via Timavo, condotto dai carabinieri una settimana fa con uno spiegamento di forze inusuale, ha riacceso i riflettori della cronaca su un quartiere che risente in maniera pesante del blocco del cosiddetto “ascensore sociale” ma rifiuta di essere identificato come piazza di spaccio e territorio criminale. Qui, per esempio, si trovano il polo universitario umanistico, la mensa in via Premuda, le case dello studente di via Monte Santo e via Trentino e abbondano gli appartamenti affittati ai fuori sede. Il Comune sta lavorando sulle scuole: quella di via Bligny e l’istituto Ciusa (anche quest’anno in finale ai Giochi matematici) sono al centro di alcuni progetti speciali contro la dispersione messi in campo dall’assessorato alla Pubblica istruzione.
«Grazie a Dio non tutti quelli che vivono a Is Mirrionis si ritrovano a spacciare», attacca Michela Caria dell’associazione Gramsci. «Conosco persone che, a Is Mirrionis, hanno studiato, si sono laureate, si sono inserite nella società. Certo il problema droga c’è. Il quartiere è abbandonato: da nuorese trapiantata a Cagliari, vedo che c’è un gap tra i quartieri del centro e le periferie. E una latitanza totale delle istituzioni. Chi vive qua sconta il pregiudizio: “Vivi lì? Mamma mia, come fai?” Ma Is Mirrionis ha anche una dimensione positiva». Per esempio? «C’è una dimensione più genuina, più paesana dello stare insieme, c’è contatto umano, solidarietà. Ed è un quartiere ricco di risorse culturali: a parte la nostra, ci sono associazioni cattoliche, gli scout, due circoli del cinema, le associazioni per l’amicizia Italia-Palestina e Italia-Cuba, il Cagliari social forum. Certo, se la politica culturale resta quella dei grandi eventi, queste realtà restano nell’ombra».
Alla “Gramsci” va il merito di aver riunito i protagonisti di una delle esperienze più straordinarie che il quartiere abbia conosciuto nel suo mezzo secolo di storia: la scuola popolare. Per cinque anni, dal 1971 al 1976, un gruppo di volontari, allora giovani universitari, ha fatto lezione a 250 cagliaritani, consentendo loro di finire elementari e medie. Mercoledì scorso, meno di tre ore dopo il blitz in via Timavo, è cominciata la registrazione orale dei ricordi, delle motivazioni e delle emozioni di chi frequentò quelle lezioni: il prossimo incontro è fissato per mercoledì 10 giugno alle 18, in via Doberdò 101. Franco Meloni era fra i docenti della scuola popolare: «Il quartiere – dice – non è il Bronx. Ha delle aree problematiche, a forte concentrazione di delinquenza minorile, ma complessivamente non è messo male. È una realtà complessa, vasta, popolosa. Certo, serve con urgenza un intervento massiccio da parte del Comune. Mancano soprattutto spazi di aggregazione dove incontrarsi, dibattere, riflettere. Non capisco perché non si intervenga subito».
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Meloni indica alcuni edifici «da recuperare e utilizzare come centri di aggregazione sociale», come la ex sede della circoscrizione via Cinquini, angolo via Sirai, proprietà di Area, ora murata e costantemente presidiata dalle forze dell’ordine perché era diventata un centro di spaccio. Le scuole occupate in via Seruci. O la sede che ospitò la scuola popolare: «Si trova in quella piazzetta senza nome che ufficialmente è un prolungamento di via Is Mirrionis. È diventata un rudere, col tetto che cade a pezzi. Abbiamo chiesto al Comune di recuperarlo. Anche in quel caso la proprietà è di Area che dice di volerne fare un centro per i disabili».
Quest’anno, per la prima volta, il quartiere è stato incluso nella mappa delle iniziative per Monumenti aperti: quasi 300 persone hanno ascoltato gli architetti Antonella Sanna e Felice Carta raccontare la nascita del quartiere nel dopoguerra, e letture di pagine di Sergio Atzeni, che in questo quartiere è vissuto (proprio nella piazzetta senza nome) e ha trovato ispirazione per alcune delle sue opere migliori, una su tutte Bellas Mariposas .
Marco Noce
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is mirrionis con assessoraL’ASSESSORE. Barbara Cadeddu (Pianificazioni strategiche)
«Interverremo con i fondi del Por»

Per il Comune, dopo Sant’Elia, Is Mirrionis è la seconda periferia da rammendare al resto del tessuto urbano. «Cagliari, con Sassari e Olbia, è stata identificata dalla Regione come beneficiario di un Iti, investimento territoriale integrato», spiega Barbara Cadeddu, assessore alle Pianificazioni strategiche. «I Comuni co-progettano azioni da inserire nel Por 2014-2020. I finanziamenti non sono ancora stati quantificati: verranno dal Por Fesr (non ancora approvato, si spera che lo sia entro il mese) e dal Por Fse (già approvato). Comuni e centro regionale di programmazione hanno stabilito azioni prioritarie. Cagliari ha scelto di investire su Is Mirrionis. Non posso dire ancora, nel dettaglio, cosa faremo ma punteremo sull’inclusione sociale (con un occhio di riguardo ad anziani e famiglie) e che le infrastrutture saranno subordinate ai bisogni espressi dalla società civile». Tre settimane fa, tra associazioni e assessore c’è stato un confronto acceso: «Chiedono spazi per la socialità», dice lei. «E hanno ragione». (m. n.)