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Editoriale
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Estote parati!
L’attacco alla Corte Penale Internazionale in corso è un atto eversivo pari ad un colpo di stato. Un colpo di stato internazionale contro la giustizia, la legalità democratica e il diritto internazionale. E dunque la libertà e la pace.
L’obiettivo dei golpisti è chiaro: distruggere tutte le regole per poter dettare le proprie, distruggere la “Costituzione mondiale” (la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale penale e dei L diritti umani) per imporre la propria, distruggere quel che resta dell’Onu e del sistema di Agenzie specializzate per non dover più rendere conto a nessuno.
Siamo ad un passo dalla cancellazione di tutte le più importanti conquiste democratiche dell’umanità degli ultimi 80 anni. Attenzione! Oggi tocca all’Onu, domani toccherà a noi!
L’adozione di misure sanzionatorie contro la Corte Penale Internazionale (CPI), i suoi funzionari e il suo personale, e contro coloro che cooperano con essa in conformità con lo Statuto di Roma (1998) da parte del Presidente degli Stati Uniti Trump, rappresenta un attentato gravissimo allo stato di diritto internazionale e all’architettura multilaterale con al centro il sistema delle Nazioni Unite, fondamentale per promuovere la pace e la sicurezza globale.
Le stesse autorità russe hanno avviato un processo di delegittimazione della CPI e hanno emesso mandati di arresto contro i giudici e il procuratore della Corte quale ritorsione per il mandato d’arresto contro il presidente Vladimir Putin.
Tali misure mettono gli Stati Uniti, la Russia e i paesi che le difendono, come l’Italia, dalla parte degli eversori e dei criminali.
La Corte Penale Internazionale è uno strumento di giustizia internazionale che trova il suo fondamento giuridico nella Carta delle Nazioni Unite e nelle Convenzioni internazionali sui diritti umani. La sua legittimità e capacità d’azione va difesa, costi quel che costi, insieme al diritto internazionale dei diritti umani: un diritto per la sicurezza umana che ha come soggetto primario la persona e i gruppi umani, non più lo Stato. Un diritto che impone agli Stati il dovere di promuovere e salvaguardare la vita e la pace. Prendersi cura della CPI significa prendersi cura delle vittime e dei sopravvissuti alle violazioni dei diritti umani che hanno il sacrosanto diritto alla giustizia.
Oggi, la responsabilità di indagare e punire i crimini è un obbligo giuridico per gli Stati. Né la ragione politica né la ragion di Stato possono essere invocati per non rispettare questo obbligo. Nessuno può essere al di sopra della legge.
Bene hanno fatto, dunque, i 79 paesi che hanno sottoscritto la “Dichiarazione congiunta a sostegno della Corte Penale Internazionale”. Il governo italiano ha scelto di non firmare compiendo una gravissima scelta di campo contraria agli
articoli 10 e 11 della Costituzione, all’orientamento del Presidente della Repubblica e alla volontà della quasi totalità dei paesi dell’Unione Europea (come l’Italia si sono comportati solo l’Ungheria e la Repubblica Ceca).
* * *
Con coraggio e amore
Dobbiamo reagire!
L’impunità è l’ostacolo più grande alla giustizia e alla riparazione dei torti subiti delle vittime e dai sopravvissuti alle violazioni dei diritti umani e ai crimini di guerra e contro l’umanità. L’impunità mina la fiducia nelle istituzioni politiche e nei principi di
democrazia e stato di diritto a livello nazionale e internazionale.
L’alternativa alla Corte Penale Internazionale, all’Onu e al sistema
multilaterale democratico è la legge del più forte, il dominio dell’illegalità, dell’arbitrio e dell’impunità, la violazione sistematica dei fondamentali diritti umani, delle libertà e della democrazia.
Facciamo appello a tutte le donne, gli uomini, le associazioni e le istituzionindemocratiche che hanno a cuore i principi di libertà, uguaglianza, dignità, diritti umani, giustizia, democrazia e pace. Uniamo le nostre voci e i nostri sforzi per:
1. difendere e potenziare la Corte Penale Internazionale e la lotta contro l’impunità, i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra (vedi il doc. “Difendi la Corte”, 27 novembre 2024);
2. salvare, democratizzare e rilanciare l’Onu, presidio indispensabile
dell’impegno dell’umanità per la pace, la libertà, la giustizia e la
promozione di tutti i diritti umani per tutti (vedi il doc. “Salviamo l’Onu” 24 ottobre 2024).
Aderisci anche tu al Comitato nazionale per la difesa della Corte Penale Internazionale e dell’Onu. Continuiamo a lottare per costruire un mondo più giusto e pacifico.
Il Comitato nazionale per la difesa della Corte Penale Internazionale e dell’Onu è aperto al contributo di persone, associazioni, organizzazioni, enti locali, scuole, università e istituzioni. Il Comitato si impegna a sostenere la Campagna per il rafforzamento e la democratizzazione dell’Onu promossa in occasione dell’80° anniversario delle Nazioni Unite (1945-2025) che culminerà con l’Assemblea dell’Onu dei Popoli (6-12 ottobre 2025) e la Marcia PerugiAssisi
della pace e della fraternità “Imagine All The People” del 12 ottobre 2025.
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Marco Mascia, Presidente Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” –
Università di Padova
Flavio Lotti, Presidente Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace
10 febbraio 2025
Per aderire clicca qui https://forms.gle/CMUVj6RohAQYadGc9
Chiedi al tuo Comune di approvare l’Ordine del Giorno per difendere i diritti e il diritto
Per info: Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, via della viola 1 (06122) Perugia – Tel. 335.1401733 – email adesioni@perlapace.it – www.perlapace.it – www.perugiassisi.org
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Dichiarazione congiunta
Sanzioni alla Corte Penale Internazionale (CPI)
7 febbraio 2025
Noi, gli Stati Parte dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale (CPI), ribadiamo il nostro continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, imparzialità e integrità della CPI. La Corte funge da pilastro vitale del sistema di giustizia internazionale garantendo la responsabilità per i crimini internazionali più gravi e giustizia per le vittime.
Oggi la Corte sta affrontando sfide senza precedenti. Sono state adottate misure sanzionatorie contro la Corte, i suoi funzionari e il suo personale, e contro coloro che cooperano con essa in risposta al fatto che la Corte sta svolgendo il suo mandato in conformità con lo Statuto di Roma.
Tali misure aumentano il rischio di impunità per i crimini più gravi e minacciano di erodere lo stato di diritto internazionale, cruciale per promuovere l’ordine e la sicurezza globali. Inoltre, le sanzioni potrebbero compromettere la riservatezza di informazioni sensibili e la sicurezza di coloro che sono coinvolti, compresi vittime, testimoni e funzionari della Corte, molti dei quali sono nostri connazionali.
Le sanzioni minerebbero gravemente tutte le situazioni attualmente oggetto di indagine poiché la Corte potrebbe dover chiudere i suoi uffici sul campo.
Promuovere il lavoro vitale della CPI serve il nostro interesse comune nel promuovere la responsabilità, come dimostrato dal sostegno fornito alla Corte sia dagli Stati Parte che dai non Stati Parte.
In qualità di forti sostenitori della CPI, deploriamo qualsiasi tentativo di minare l’indipendenza, l’integrità e l’imparzialità della Corte. Siamo impegnati a garantire la continuità operativa della CPI in modo che possa continuare ansvolgere le sue funzioni in modo efficace e indipendente.
Mentre ci sforziamo collettivamente di sostenere la giustizia internazionale, sottolineiamo il ruolo indispensabile della CPI nel porre fine all’impunità, promuovere lo stato di diritto e favorire il rispetto duraturo del diritto internazionale e dei diritti umani.Afghanistan, Albania, Andorra, Antigua and Barbuda, Austria, Bangladesh, Belgium, Belize, Bolivia, Bosnia and Herzegovina, Brazil, Bulgaria, Cabo Verde, Canada, Chile, Colombia, Comoros, Costa Rica, Croatia, Cyprus, Democratic Republic of the Congo, Denmark, Dominican Republic, Estonia, Finland, France, Gabon, Gambia, Germany, Ghana, Greece, Grenada, Guatemala, Honduras, Iceland, Ireland, Jordan, Latvia, Lesotho, Liechtenstein, Lithuania, Luxembourg, Maldives, Malta, Mexico, Mongolia, Montenegro, Namibia, Netherlands,
Nigeria, North Macedonia, Norway, Panama, Peru, Poland, Portugal, Republic of Moldova, Romania, Saint Kitts and Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent and the Grenadines, San Marino, Senegal, Seychelles, Sierra Leone, Slovakia, Slovenia, South Africa, Spain, State of Palestine, Sweden, Switzerland, Timor-Leste, Trinidad and Tobago, Tunisia, Uganda, United Kingdom, Uruguay, Vanuatu.
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CARITAS ROMA INVITA A FIRMARE QUESTA PETIZIONE: La discussione sulla trasparenza nel finanziamento all’export di armi torna al centro del dibattito politico. Dal 6 febbraio, infatti, il Parlamento ha ripreso l’iter di modifica della Legge 185/90, suscitando forti preoccupazioni tra molte organizzazioni della società civile. Le proposte in discussione rischiano di compromettere seriamente i principi di trasparenza e controllo che questa normativa garantisce da oltre trent’anni.Insieme a Caritas Italiana, aderiamo alla Campagna della Rete Pace Disarmo e sosteniamo la seguente dichiarazione, anche in quanto membri della rete dei Soci di Riferimento di Banca Etica:
“La proposta di modifica della Legge 185/90 mette in discussione un importante risultato della società civile italiana: l’obbligo di trasparenza da parte delle banche rispetto al finanziamento alla produzione ed export di armi. Riteniamo grave questo passo indietro, una rinuncia a un diritto di informazione ottenuto dopo lunghi e importanti confronti e contrattazioni. Chiediamo al Parlamento di aprire un dibattito onesto e aperto. Ricordiamo che il mercato delle armi è uno dei più corrotti al mondo e strumenti di controllo sono necessari per continuare a costruire la pace e non la guerra. Crediamo in una finanza che costruisce e sostiene la pace.”
Read More »
Per opporsi a questi cambiamenti, è stata lanciata la petizione “Basta favori ai mercanti di armi! Fermiamo lo svuotamento della Legge 185/90”. Se lo ritieni puoi firmare a questo link: https://retepacedisarmo.org/petizione-basta-favori-ai-mercanti-di-armi-fermiamo-lo-svuotamento-della-legge-185-90/
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https://www.cittanuova.it/export-di-armi-attacco-finale-alla-legge-185-del-90/?ms=003&se=020
A proposito di questa petizione… qua trovate un articolo che spiega bene l’evoluzione di questa legge.
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