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Gli OCCHIALI di PIERO. EDUCAZIONE ARTISTICA e CIVICA
CITAZIONE DELLA SERA
Se dunque il proprietario, trincerandosi nella sua autosufficienza e nel suo diritto, si rifiuta di dare lavoro all’operaio, come potrà questi sopravvivere? Egli avrà preparato un terreno eccellente, e non vi seminerà; avrà costruito una casa comoda e splendida e non vi abiterà; avrà prodotto di tutto e non godrà di nulla. (Pierre-Joseph Proudhon).
GIUSEPPE BIASI
Si dovrebbe fare un lungo discorso su Giuseppe Biasi, una delle figure più rappresentative della stagione artistica, culturale, politica che anima la Sardegna nella prima metà del secolo scorso.
Diciamo almeno qualcosa in modo sommario.
Nasce a Sassari il 23 ottobre 1885, famiglia borghese che vuole fare di lui un avvocato. La naturale vocazione lo spinge al disegno, alla caricatura.
Non si fermerà a questo. Ventenne, gira la Sardegna di paese in paese, si appropria delle radici profonde della cultura sarda, cui darà eccezionale rappresentazione nella sua pittura.
Profondamente sardo è nello stesso tempo intellettuale di respiro e cultura internazionale: “Il suo esempio e la sua forte personalità… (favoriscono) il nascere a Sassari di una leva di artisti (Mario Mossa De Murtas, Oscar David, Giuseppe Frassetto (…), Carmelo Floris, Loris Riccio, Edina Altara) che va a ingrossare le fila di un nascente movimento artistico isolano nel quale emergono Francesco Ciusa, Mario Delitala e i fratelli Melkiorre e Federico Melis” (Giuseppe Biasi, di Giuliana Altea, ed. Ilisso).
La sua avversione al fascismo gli costa l’isolamento dalle grandi mostre. Andrà in Africa alla ricerca di altre fonti di ispirazione.
Tornato in Sardegna non aderisce al Sindacato fascista delle Belle Arti, segretario Filippo Figari, contrapposto dal regime al prestigio di Biasi (su Figari, vedi Aladin pensiero, 23 settembre).
Contradditoriamente dopo la caduta del Fascismo Biasi, antifascista da sempre, aderisce alla Repubblica di Salò, adesione senza sostanza, determinata forse dal disgusto per come monarchia e governo hanno rapidamente cambiato bandiera e alleanza. La pagherà cara.
A Biella il suo successo come pittore aveva provocato invidia e ostilità nell’ambiente locale. Un’anonima denuncia, dopo la Liberazione, accusa Biasi di essere stato una spia dei tedeschi. Incarcerato, durante il trasferimento da un carcere a un altro, viene aggredito, con un colpo di pietra legata ad una cinghia, da un fanatico e rimane ucciso sul colpo.
Era il 20 maggio 1945, ad Andorno Micca, nel biellese.