Tag Archives: Giuseppe Andreozzi
Un nuovo modello di sviluppo per il Sulcis. Perseverare con l’attuale ormai fallito sarebbe davvero diabolico. Ma noi lo dicevamo già nel 1991!

Cari Amici,
Su papa Francesco, come è ricordato da “Prima loro”, l’Unità di oggi 23 aprile ha chiesto un’intervista a Raniero La Valle, che qui vi trasmettiamo:
1) C’è qualche ricordo personale che le è tornato alla mente pensando a Francesco?
– C’è un ricordo che è legato a una cosa che mi è successa una sola volta nella vita: una Messa interrotta a metà, come se fosse successo qualcosa di più importante di quella. Eravamo nella chiesa di san Gregorio al Celio insieme ad altre persone care per una Messa nel trigesimo della morte di mia sorella Fausta. E a un certo punto irruppe un monaco camaldolese dicendo: “Hanno eletto il Papa! Hanno eletto il Papa!”, ma ancora non se ne sapeva il nome. Allora lasciammo tutti l’altare e ci precipitammo alla Televisione per sapere chi fosse. Ed era Bergoglio. E la cosa che mi colpì non fu il “Buonasera!”, ma il fatto che non avesse la mozzetta rossa, la mantellina purpurea che i Papi portavano dopo l’elezione e nelle occasioni più solenni. La mozzetta rossa era il manto regale che gli Imperatori indossavano e che da Costantino era arrivata fino all’ultimo papa. Poi ho saputo (ma non ho potuto averne conferma) che quando Bergoglio dalla cappella Sistina era andato alla Loggia delle Benedizioni che si affaccia su piazza san Pietro, e un prelato gli aveva presentato insieme all’abito bianco sulla sua misura la mozzetta imperiale, egli l’aveva respinta dicendo: “Il carnevale è finito”. E invece di salire idealmente sul trono, aveva chinato il capo davanti alla folla improvvisamente in silenzio, quasi a farsi dare l’investitura non più dai cardinali ma dal popolo di Dio. Il carnevale era già finito, quanto alla sedia gestatoria, fin da papa Giovanni XXIII, che l’aveva demitizzata dicendo che gli ricordava quando da bambino era portato sulle spalle dello zio a Sotto il Monte; e quanto al Triregno (una corona, tre Regni!) esso era stato abbandonato da Paolo VI che, ricevutolo in dono dalla sua diocesi di Milano, lo regalò (o lo vendette) alla Chiesa americana perché ne distribuisse il ricavato ai poveri o per le missioni.
Ma queste rinunzie dovevano raccontare una storia ben più importante che papa Francesco ha poi rivelato solennemente alla Curia, alla Chiesa e al mondo: “Non siamo più nel regime di cristianità, non più!”.
La cristianità è “quel processo avviato con Costantino in cui – per dirla con la Civiltà cattolica – si attua un legame organico tra cultura, politica, istituzioni e Chiesa”; un processo che supponeva la Chiesa come la realizzazione stessa del Regno di Dio sulla terra, e quindi faceva della Chiesa la vera sovrana terrena. E si può dire, con padre Antonio Spadaro, che “la missione di Carlo Magno è finita”, e che la proclamazione finale di questa uscita dal regime costantiniano c’è stata nel maggio 2016 quando papa Francesco, ricevendo a Roma il Premio Carlo Magno, che di quel sacro romano impero aveva ricevuto la corona in san Pietro dal Papa, con i leaders europei che ne celebravano il vanto l’ha rimandata al mittente per restituirla all’Europa, cioè ai popoli che ne sono gli unici titolari.
2) Cosa ha differenziato Francesco dai suoi predecessori più immediati?
– Naturalmente, all’ingrosso, si può dire “nulla”. Perché lo stesso è, per tutti i papi, il Vangelo del mistero cristiano. Però, nel suo annuncio, si può dire “tutto”: già papa Giovanni, prima di morire aveva consacrato il cambiamento, dicendo che “non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio”. Rispetto ai suoi ultimi predecessori si può dire che essi sono stati come una parentesi tra Giovanni XXIII e lui, tra la conclusione del Concilio vaticano II e la sua effettiva ripresa cinquant’anni dopo col Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco e cominciato nella data simbolica dell’8 dicembre 2015, corrispondente a quella della chiusura del Concilio. Si può dire infatti che il rinnovamento radicale, non solo della Chiesa ma della sua teologia, inaugurato dal Concilio Vaticano II sia stato ripreso col suo pontificato. Lo stesso Paolo VI che lo aveva riconvocato dopo la morte di papa Giovanni, ne fu poi spaventato, fino a dire che dopo il Concilio fosse “da qualche fessura entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Anche papa Ratzinger ci tenne a dire che il Vaticano II doveva essere interpretato secondo “l’ermeneutica della continuità”, contro quella della “discontinuità e della rottura”; due ermeneutiche contrarie che “si erano trovate a confronto e che avevano litigato tra loro”, quest’ultima portando confusione nei mass media e anche in una parte della stessa teologia. Quanto a papa Wojtyla, aveva cercato di riciclare il carisma del Concilio nella spettacolarità del suo pontificato.
3) Quali sono stati i tratti più significativi del pontificato di Jorge Bergoglio e cosa lascia a chi è credente e anche ai tantissimi non credenti che hanno visto in lui un punto di riferimento ideale come pochi altri al mondo?
– A questo punto si può rispondere sull’eredità che ci ha lasciato. Non è un’eredità, pur molto celebrata, è una donazione, rimasta nascosta o fraintesa per duemila anni e ora consegnata alle nuove generazioni per sempre: la Chiesa è di tutti e per tutti, “para todos, todos!” ha ripetuto con tutta la sua voce e tutta la sua fede alle folle non abituate a crederlo. E “Todos” vuol dire non solo gli ultimi, i poveri, gli scartati, i migranti, i malati, gli anziani, i nonni, le donne e i bambini (soprattutto quelli che hanno perso il sorriso). Non solo i comprati e venduti, ossia gli alienati sul mercato del capitalismo selvaggio, e gli spogliati, gli omosessuali, i divorziati risposati. “Todos” vuol dire quelli che finora non erano ritenuti appartenenti al popolo di Dio, perché non entrati nella Chiesa attraverso la porta del battesimo, anche se “uomini di buona volontà” che, parola di sant’Agostino, si perdono perché “extra Ecclesiam nulla salus”, fuori della Chiesa non c’è salvezza. “Todos” vuol dire non solo le donne cattoliche finalmente ammesse dalla Congregazione del Culto Divino a farsi lavare i piedi nei riti del Giovedì Santo non meno degli uomini cattolici; nel 2013, da poco eletto, nel carcere minorile di Casal del Marmo papa Francesco lavò i piedi a 12 giovani detenuti anche musulmani o non credenti, e alla laica operatrice umanitaria: tutti membri del popolo di Dio. “Fratres omnes”. E ad Abu Dhabi, insieme al grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb firmò Il documento che qualifica non come errori, ma come “una sapiente volontà divina”, con la quale Dio ha creato gli esseri umani, “il pluralismo e le diversità di religione” insieme a quelle “di colore, di sesso, di razza e di lingua”.
Tutti, dunque: ma per quale salvezza? Solo per la vita presente, non oltre? Qui c’è una risposta di Francesco non suffragata dal dogma, ma “una cosa mia personale: io amo pensare che l’inferno sia vuoto, spero sia realtà”. Vuoto? E allora dov’è la retribuzione? Dov’è il Dies Irae? Dov’è la Cappella Sistina? La verità che sta sopra a tutte è che Dio è solo misericordia, un Dio che non fosse misericordioso non sarebbe neanche un Dio, ama tutti, “arriva prima”, “primerea”, come dice l’argentino con un neologismo spagnolo, prima ancora del nostro peccato, prima ancora che noi lo invochiamo. Questo è il regalo. Allora forse sì, nell’Inferno c’erano i Conti Ugolino, e i Papi, e gli amanti, come canta Dante, ma ecco che ora c’è un Papa sceso dalla cattedra, un successore di Pietro a cui secondo il Vangelo Gesù aveva detto che quello che avrebbe sciolto sulla terra sarebbe stato sciolto anche in cielo, il quale pensa che l’inferno sia vuoto; e se il Figlio di Dio mantiene le sue promesse, forse lo è ora davvero perché così l’ha pensato il discepolo che ha molto amato “todos”, come lui.
4) Per le sue prese di posizione contro il riarmo, le guerre, in ultimo a denuncia della disperata tragedia di Gaza e del popolo palestinese, Francesco è stato accusato delle peggior cose: amico di Putin, veteropacifista, terzomondista, addirittura antisemita…
– Non è stato un Papa neutrale. Paolo Vi pensava che la Chiesa dovesse essere neutrale tra gli Stati Uniti e i Vietcong, e per questo si rifiutò di condannare i bombardamenti americani sul Vietnam del Nord, come molta Chiesa, e anche l’arcivescovo Lercaro e l’ “Avvenire d’Italia”, gli chiedevano di fare. Quando tanti anni dopo papa Francesco è andato in visita a Bologna, ha citato ciò che allora aveva sostenuto quella Chiesa, e ha ripetuto, con essa, che “la via della Chiesa non è la neutralità, ma la profezia”.
Guerra e pace, diritto e fame, Ucraina e Gaza, Sudan e Myanmar, economia ed ecologia, guerra mondiale a pezzi e sua trasformazione ormai in un “vero e proprio conflitto globale”: su questo è stato detto molto, in questi giorni, Maurizio Acerbo ha scritto che “sopra ogni cosa sarà ricordato come il papa pacifista che non ha avuto paura di usare la parola genocidio su Gaza”; non si tratta perciò di riprendere l’analisi qua. Si può forse dire tutto in una sola riga, la parola detta alla fine della sua vita, dal Policlinico Gemelli: “Da qui la guerra appare ancora più assurda”.
5) Sul piano strettamente ecclesiale, quanto Bergoglio è riuscito realmente a riformare la Chiesa?
– E se questa non è una riforma della Chiesa, che cos’è? Non un’eredità, un dono.
(Intervista di Umberto De Giovannangeli a Raniero La Valle)
Con i più cordiali saluti,
da PRIMA LORO.
—————————————————
Gli insegnamenti di una voce rivoluzionaria
22/04/2025
(Da “Il Manifesto” del 22/04/2025) – Ai capi di Stato e di governo che oggi lo celebrano vanno ricordate le sue parole dell’ultima benedizione ’urbi et orbi’: «Nessuna pace è possibile senza il disarmo». Per Francesco i migranti sono oggi le vittime delle nostre ’strategie’ che hanno diviso in due l’umanità: chi viaggia libero e…
di Luigi Ferrajoli
Papa Francesco ha impersonato, in questi tempi bui e tristi, la coscienza morale e intellettuale dell’intera umanità. Non è esistito, prima di lui, un altro Papa che con altrettanta forza, lucidità e passione abbia riproposto il messaggio evangelico. Denunciando tutte le grandi sfide e catastrofi dalle quali dipende il futuro dell’umanità: le terribili e crescenti disuguaglianze globali e sociali, l’orrore delle guerre, le aggressioni che un capitalismo selvaggio e predatorio sta recando al nostro ambiente naturale.
INNANZITUTTO le disuguaglianze. Nella sua enciclica Fratelli tutti del 3 ottobre 2020, Papa Francesco ha richiamato i valori della fraternità universale, della solidarietà e dell’uguale dignità di tutti gli esseri umani, violentemente lesi dalla crescita esponenziale delle grandi ricchezze e delle sterminate povertà.
È nella figura dei migranti che Francesco ha identificato le vittime oggi più emblematiche delle nostre politiche disumane, che hanno diviso in due il genere umano: un’umanità che viaggia liberamente nel mondo, per turismo o per affari, e un’altra umanità, dei sommersi e degli esclusi, costretti dalla fame o dalle guerre a terribili odissee, fino a rischiare la vita per arrivare nei nostri paesi dove sono destinati a detenzioni illegittime o a sfruttamenti razzisti come non-persone.
È una vergogna che Papa Francesco non si è mai stancato di denunciare. La visita a Lampedusa nel luglio 2013, con la quale egli inaugurò il suo pontificato, fu un atto d’accusa nei confronti dei nostri governi che, come disse nella sua omelia, trasformano «una via di speranza» in «una via di morte». E fu anche una severa condanna della «globalizzazione dell’indifferenza, che ci ha tolto la capacità di piangere».
IN SECONDO LUOGO le guerre, con il loro «potere distruttivo incontrollabile che colpisce», egli scrisse in Fratelli tutti, soprattutto «civili innocenti». «Ogni guerra – aggiunse – è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male».
Ai capi di stato e di governo che celebrano oggi la sua scomparsa, vanno ricordate le sue ultime parole, pronunciate ieri nella benedizione urbi et orbi: «Nessuna pace è possibile senza il disarmo». È questa, infatti, la sola garanzia della pace. Senza le armi le guerre sarebbero impossibili, cesserebbe la potenza delle organizzazioni criminali e crollerebbe il mezzo milione di omicidi ogni anno nel mondo.
Ricordo perciò con commozione il messaggio che Papa Francesco inviò al convegno contro le guerre, promosso dalla nostra Costituente Terra il 23 maggio dell’anno scorso. In esso egli affermò che il principio della pace, enunciato in tante carte internazionali, «serve realmente nella misura in cui è effettivo e produce cambiamenti nella realtà del mondo» quali sarebbero, appunto, la messa al bando della produzione e del commercio di tutte le armi, lo scioglimento delle attuali imprese produttrici di morte, in breve il disarmo globale e totale.
Esprimendo il suo apprezzamento per il “progetto di una Costituzione della Terra”, Papa Francesco ci scrisse, sul disarmo e le garanzie dei diritti umani, che “nessuno può sentirsi estraneo a ciò che succede nella nostra casa comune. È qui che il diritto deve attuarsi e rendersi effettivo, differenziandosi dalle mere dichiarazioni di principio”.
INFINE LA QUESTIONE ecologica, alla quale è dedicata l’enciclica forse più bella e famosa di Papa Francesco, la Laudato si’ del 24 maggio 2015. “La sfida ambientale” è in essa concepita come un fattore di unificazione dell’umanità e la fonte di una «nuova solidarietà», giacché «le sue radici umane ci riguardano e ci toccano tutti».
Ma questa sfida è generata proprio dall’irresponsabile assenza di solidarietà: «Si producono centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti l’anno: rifiuti domestici e commerciali, detriti di demolizioni, rifiuti clinici, elettronici o industriali, rifiuti altamente tossici e radioattivi. La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia». Tutto questo, scrive Papa Francesco, è dovuto al fatto che «l’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a conseguenze negative per l’essere umano». Non solo.
«L’ENERGIA NUCLEARE, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza del nostro stesso Dna e altre potenzialità che abbiamo acquisito ci offrono un tremendo potere. Anzi, danno a coloro che detengono la conoscenza e soprattutto il potere economico per sfruttarla un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero. Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene».
Al contrario, è lecito supporre che lo utilizzerà malissimo, se non altro, scrive ancora Francesco, per l’illusione dominante «di una crescita infinita o illimitata», la quale «suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a ‘spremerlo’ fino al limite e oltre il limite».
Oggi questa voce rivoluzionaria si è spenta, generando un dolore profondo tra credenti e non credenti e lasciando un vuoto enorme in tutto il mondo dei difensori dei diritti umani, della pace e della natura. Ma i suoi insegnamenti sono per tutti un’eredità preziosa, e la loro difesa e la loro attuazione sono il miglior omaggio che potremo rendere alla sua memoria.
—————————-
Pubblicato a Cagliari il 3/3/2012
Hosting provider Aruba Spa Via San Clemente, 53 - 24036 Ponte San Pietro (BG) - P.IVA 01573850516 - C.F. 04552920482
Aladinpensiero News [denominazione abbreviata Aladinews] è un periodico telematico dell'associazione socio-culturale,
senza scopo di lucro, Aladin, registrato presso il Tribunale di Cagliari [foro competente per qualsiasi controversia]
al N° 6/12, 3 marzo 2012, del registro stampa.
“La testata usufruisce del contributo della Regione Sardegna LR 13 Apr2017n° 5 art. 8 c.13 Sostegno alle testate giornalistiche online
Assessorato Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport”
E' collegato all’attività di comunicazione, informazione e supporto alla formazione della società
Aservice Studio Srl [C.F. e P.IVA 03292940925], che lo gestisce come Editore (con modalità totalmente prive di scopi di lucro)
con N° iscrizione ROC 26676. www.aservicestudio.com
Le immagini originali pubblicate sul sito sono coperte da copy right e possono essere prelevate solo con autorizzazione dell'Editore.
In particolare le immagini di Bomeluzo sono esclusive e possono essere prelevate e ripubblicate solo dietro autorizzazione
dell'Editore, che si tutelerà autonomamente in applicazione della normativa vigente pertinente.
Per quanto riguarda gli scritti possono essere prelevati e ripubblicati senza alcuna autorizzazione purché vengano
citati autore/i e fonte. In ogni caso per qualsiasi controversia è competente il Foro di Cagliari.