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La LAMPADA di ALADIN su MARIO MELIS
Il Presidente Mario Melis. Nel cuore dei Sardi resta il più grande Presidente della Sardegna.
di Gesuino Muledda, presidente del Partito dei Rossomori
Mario Melis è morto dieci anni fa. In tutti questi anni ne avrò parlato migliaia di volte. Per parlare della sua azione di governo e per richiamare il suo lascito politico di dirigente del Partito Sardo d’Azione. E anche per dire il mio affetto e la mia stima.
Ora lo voglio ricordare per due questioni politiche che trovo più che mai attuali. (segue)
Gli OCCHIALI di PIERO
CITAZIONE DELLA SERA
Esser poeta è molto difficile. (F.G. Lorca)
CAPIRE DI POLITICA
C’è gente che non capisce di politica e c’è gente che di politica ne capisce.
Gesuino Muledda ne capisce. Può darsi che non abbia sempre ragione, ma c’è sempre una buona ragione per sforzarsi di capire quello che dice.
Di recente ha detto che la gente non voterebbe volentieri uno indagato.
Ed è cosa su cui riflettere. Quando si dice “la gente non voterebbe” si vuole dire prima di tutto quelli di sinistra, compresi quelli che votano PD.
Qualcuno si inquieta. I casi sono due: o di politica qualcuno non ne capisce, o finge di non capire. Forse si danno tutt’e due i casi: qualcuno non ne capisce proprio e qualcun altro finge di non capire.
Forse lavorano entrambi a un risultato gradito a Roma: che bellezza se anche in Sardegna PD e PDL se la intendessero largamente.
GIOVANNI MARIA ANGIOY
Il 21 ottobre 1751 nasce a Bono, da Pier Francesco e da Margherita Arras, Giovanni Maria Angioy. docente universitario, imprenditore, giudice della Reale Udienza, animatore ed eroe del triennio rivoluzionario sardo (vedi Aladin pensiero del 22 marzo). Morì povero a Parigi il 22 febbraio 1808.
Il comune di Bono gli ha dedicato questa targa:
“A Giovanni Maria Angioy, che ispirandosi ai valori dell’89 bandì la Sarda Crociata contro la Tirannide Feudale”.
MELCHIORRE MURENU
Il 21 ottobre 1854 tre individui si presentarono a casa del poeta cieco Melchiorre Murenu, nei pressi della chiesa di Santa Croce a Macomer.
Dissero di portare la sfida del bandito Maloccu a fare con lui una gara di poesia e di doverlo accompagnare al luogo dell’incontro. Era bugia.
Lo condussero sull’orlo del dirupo vicino alla chiesa e lo spinsero giù.
Moriva l’Omero del Marghine, famoso per i suoi versi sempre a favore del popolo e contro il potere, temuto per la sua vena sarcastica, tanto da far pensare che a causa dei suoi versi lo avessero ucciso.
Celebre soprattutto la quartina contro l’Editto delle Chiudende, legge che privatizzava le terre fino ad allora di uso comune:
Tancas serradas a muru
fattas a s’afferra afferra
si su chelu fit in terra
l’aiant serradu puru.
FRANCESCO STRAULLU
Il 21 ottobre 1981 ad Acilia, borgata romana, viene ucciso dai Nar, nuclei armati di estrema destra, il capitano di polizia Francesco Straullu.
Nato a Nuoro il 10 luglio 1955, aveva 26 anni.
Zona franca: liberate Barabba!
Solo considerata questa situazione, in gran parte addebitabile direttamente all’inerzia e incapacità del governo regionale, ma complessivamente alla nostra classe dirigente, risulta non credibile e perfino comica la presa di posizione di Cappellacci e della sua giunta sulla questione della zona franca: per ottenerla (nella forma integrale) si dovrebbe convincere il governo italiano (notoriamente ostile a questa ipotesi) a condurre una dura vertenza con l’Unione Europea, anch’essa poco propensa ad autorizzare le zone franche nelle diverse possibili configurazioni. Ma ve lo immaginate il presidente battere i pugni sui tavoli del governo Letta (o chi altri gli succederà) e della commissione europea, nell’immaginario (e non solo) rappresentata dalla cancelliera (di ferro) Merkel, per far valere le “ragioni dei sardi”? Intanto così come si rivendicano più consistenti fondi europei nonostante non si riesca a spendere nella totalità quelli di cui già si dispone, si vuole una zona franca integrale, di difficile se non impossibile ottenimento e nel mentre non si attuano i punti franchi doganali, quelli già previsti dalla normativa. In verità su questo versante si è mosso il Consiglio regionale, con una pessima leggina che al massimo potremmo salvare per l’intento (destinato al fallimento, crediamo) di assicurare una “copertura regionale” per la realizzazione dei sei punti franchi. In realtà detta leggina, di complicata attuazione e del tutto inamissibile nella previsione di surroga del potere regionale con quello prefettizio (!)* rischia di impedire quanto di concreto si stava cominciando a fare a Cagliari con la realizzazione del punto franco doganale, già possibile da ben dodici anni. Di questo abbiamo parlato in un editoriale su Aladin a cui rinviamo. Al riguardo segnaliamo inoltre i pregevoli interventi di Antonio Ladu, su Tiscali news (ripresi anche da Aladinpensiero blog).
Ma dobbiamo avvertire che all’impostazione demagogica della problematica, di cui è portatore il movimento per la zona franca integrale che ha coinvolto ben 350 comuni sardi e a Ugo Cappellacci che ne vuole essere condottiero, non si possono opporre solo ragionamenti e richiami alla ragionevolezza, seppur con tutti i possibili approfondimenti, da svolgere in modo aperto e senza pregiudizi. Occorre una vasta e partecipata battaglia di contrasto e soprattutto di rivendicazione di quanto si può e deve fare da subito. Ci riferiamo in modo particolare alla realizzazione del punto franco di Cagliari e degli altri cinque che devono seguire.
Muoviamoci per impedire che vinca la demagogia, ricordandoci che la folla fanatica libera Barabba e crocifigge Gesù.
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* Ecco il commento – sdegnato e da noi pienamente condiviso – di Gesuino Muledda su fb ”se Emilio Lussu dovesse tornare in questa Sardegna entrerebbe a cavallo in Consiglio Regionale per cacciare via questi analfabeti della autonomia che nominano un prefetto commissario della Regione Autonoma della Sardegna.ma dove diavolo erano i “sovranisti”e gli autonomisti? è la prima volta nella storia della autonomia che in una legge si prevede che a una inadempienza della giunta ponga rimedio un prefetto. e i sardisti che cosa facevano?”