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1. Oggi nonucle die – 2. Dal recupero dell’edificio della Scuola Popolare di Is Mirrionis un impulso per una politica di riqualificazione delle periferie, con la pratica della democrazia partecipativa

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Riprendiamoci la Scuola Popolare!
sp 10 mag 2015 per aladinIl punto sulla “vertenza Scuola Popolare”
di Franco Meloni e Marco Mameli
Come si sa, sull’esperienza della Scuola Popolare realizzata dal 1971 al 1976 (poi proseguita come Comitato di quartiere e Circolo culturale fino agli anni 90) stiamo “costruendo” un libro che si baserà soprattutto sulle testimonianze-racconti degli ex alunni e degli ex docenti che l’hanno vissuta. Abbiamo chiesto a Ottavio Olita di coordinare il lavoro redazionale.
Quanto alla “vertenza Scuola Popolare”, siamo esattamente al punto di partenza, salvo una serie di approfondimenti che abbiamo fatto sui comportamenti delle due istituzioni coinvolte (il Comune di Cagliari e l’Azienda Area). Le nostre richieste (del Circolo Gramsci e di tutti coloro – ex alunni e ex docenti in primis – che sostengono l’iniziativa) sono 1) ricuperare lo stabile ex centro sociale che fu sede della Scuola Popolare, riqualificarlo a moderni standard come centro di aggregazione sociale (a carico dell’Azienda Area); 2) presa in carico dello stabile risanato da parte del Comune (Area glielo trasferirebbe in proprietà a gratis) con cessione successiva per la sua gestione a un pool di associazioni di base in grado di garantire le attività sociali; 3) intitolazione della piazzetta, attualmente denominata “prolungamento via Is Mirrionis” alla Scuola Popolare dei Lavoratori, a memoria di un’esperienza esemplare, da replicare, mutatis mutandis, rispetto alle esigenze di oggi (contrasto alla disgregazione sociale e alla dispersione scolastica; alleanza virtuosa tra generazioni per affrontare i problemi di oggi, etc)
Il Comune finora non ha preso in considerazione le nostre richieste, anzi… ha scoraggiato l’iniziativa di alcuni consiglieri (Francesca Ghirra e Enrico Lobina in primis, ma anche altri consiglieri che hanno firmato una mozione di appoggio al movimento, poi inspiegabilmente – si fa per dire – ritirata). Si sostiene che quell’edificio verrà destinato a 4 case per disabili. Abbiamo scoperto, dalla delibera che Area ha finalmente reso nota dopo la nostra istanza di accesso civico, che quel progetto è allo stato privo di finanziamento per la parte più consistente (circa l’80%) e comunque se anche si recuperassero i denari per realizzarlo, chiediamo che lo si faccia in altra area, sappiamo infatti che nel quartiere vi sono molte aree libere o edifici da risanare, di proprietà pubblica, che meglio potrebbero rispondere alle esigenze abitative dei disabili senza metterle in opposizione a quelle dei centri di aggregazione sociale. Il Comune ha fatto anche peggio: ha escluso, almeno allo stato, l’edificio ex Scuola popolare (di proprietà di Area) dalle Azioni ITI (Interventi Territoriali Integrati) che proprio per il quartiere di Is Mirrionis verranno finanziati in misura importante sulla programmazione dei fondi POR 2014-2020 (si parla di 10 milioni di euro, anche se la cifra dipende dalla negoziazione della Regione con la Commissione Europea, tuttora solo parzialmente definita).
Che dire allora? La situazione va chiarendosi in tutti gli aspetti, rafforzando la nostra determinazione di andare avanti con la “vertenza”, con gli obbiettivi sopra descritti, coinvolgendo in tutti i modi la popolazione del quartiere e della città nella pratica della democrazia partecipativa.
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Per correlazione con il progetto di intervento sul quartiere di Is Mirrionis, riportiamo un breve resoconto dell’interessante intervista fatta a Renzo Piano dal giornalista Francesco Merlo, per la parte riguardante le periferie urbane. L’intervista è interamente disponibile sul sito de La Repubblica (a cura di Piera Matteucci).

Periferie come futuro. Ma non è solo il cuore delle città a custodire la bellezza. Sono le periferie, per Piano, le parti delle aree metropolitane in cui c’è più spazio per cercare e dare spazio al futuro: “A me, come genovese, non fa paura il futuro – dice l’architetto -. È l’unico luogo dove si può andare” e “si deve smettere di associare al termine periferia un aggettivo negativo. Nelle periferie vive la maggior parte dei cittadini e sono questi i luoghi del futuro, vivi più che mai. Ci si preoccupa di salvare i centri storici, anche troppo. A volte sono mummificati”. Bisogna guardare alle periferie, insiste Piano, come bacini fecondi da cui trarre e in cui creare bellezza: “Lo scorso anno, agli esami di Maturità, sono stato felice che un terzo dei ragazzi ha scelto il tema sul rammendo delle periferie. Sono queste le parti della città che godono della bellezza senza la quale sono state costruite. Salvare i cuori delle città è stato difficile, ma più facile, perché sono fotogenici. Per le periferie ci vuole maggiore energia”. Per questo l’architetto spinge i giovani a guardare alle aree più periferiche e a diventare ‘architetti condotti’, al servizio della gente: “Essere architetto condotto, come accade per il medico condotto, ti insegna una cosa importantissima: l’arte di ascoltare la gente e di trovare l’ispirazione”.
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* tratto da La Repubblica delle idee, Genova 4-7 giugno 2015. Intervista a Renzo Piano su La Repubblica
Renzo Piano a Genova 5 giug 15
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Ecco il link dove trovare tutti gli articoli sulla Scuola Popolare di Is Mirrionis pubblicati su Aladinews: https://www.aladinpensiero.it/?s=scuola+popolare+di+is+mirrionis&paged=2