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Sardegna zona franca integrale? Un’utopia? Facciamo subito i 6 punti franchi doganali. Certo, ma senza fermare la realizzazione di quello cagliaritano!

Moro contro Moro
Su L’Unione Sarda di sabato 10 agosto è stato pubblicato un articolo del prof. Beniamino Moro, dell’Università di Cagliari, il quale sostiene che stante l’impossibilità di realizzare in Sardegna la zona franca integrale occorre concentrasi sui sei punti franchi doganali già previsti e possibili a breve scadenza. Così prevede anche una recentissima legge regionale, che Moro giudica positivamente. Al contrario il direttore, mette in guardia dal probabile effetto controproducente della stessa legge regionale che rischia di protrarre nel tempo la realizzazione (positivamente avviata) del punto franco di Cagliari. Ancora una volta le istituzioni sarde non si parlano. Che pena! Cosa fare?

Avanti senza ulteriori ritardi nella realizzazione del punto franco di Cagliari
di Franco Meloni
Concordo nella sostanza con il ragionamento di Beniamino Moro, nel senso che più che inseguire mete irragiungibili (l’utopia della zona franca integrale) la Regione dovrebbe realizzare i 6 punti franchi doganali, consentiti dall’Unione Europea, già previsti da molti anni dalle leggi nazionali e (parzialmente) dai provvedimenti attuativi. Non concordo invece sulla bontà di quanto prevede la recente legge regionale che attribuisce a una nuova società – da costituire (Sardegna free zone) – il compito di attuare i 6 punti franchi. Le ragioni della mia critica al citato provvedimento sono in parte riconosciute dallo stesso Moro, laddove rammenta le difficoltà attuali a delimitare le zone franche (spazi interclusi) dei diversi porti solani. Salvo Cagliari che vi ha già provveduto sulla carta e si appresta ad un adeguamento della perimetrazione (vedasi al riguardo le iniziative di Piegiorgio Massidda, Autorità portuale di Cagliari). Con un ritardo di almeno 12 anni e con grandi difficoltà, peraltro in fase di superamento, Cagliari procedeva bene, lentamente, ma nella giusta direzione. Anche la compagine sociale della Società “Cagliari free zone” andava definendosi con gli ingressi della Camera di Commercio e del Comune di Cagliari (già deliberati dai rispettivi organi di governo), anche prevedendosi un riequilibrio delle quote, a favore di Camera e di Comune e con un sostanziale ridimensionamento della quota del Cacip (che potrebbe anche uscire senza che nessuno si debba lamentare). Il modello per Cagliari è sostanzialmente quello di Barcellona, città méta di numerose visite-studio dei nostri amministratori. La situazione di Barcellona è paragonabile a quella di Cagliari (mutatis mutandis) non solo per lo strumento “punto franco doganale”, ma per il contesto barcellonese di grande interesse che potrebbe replicarsi a Cagliari. Per esempio per il “naturale” insediamento accanto alla zona franca di centri universitari e aziende utili alle attività di trasformazione possibili nella stessa zona franca e non solo. In un recente convegno della Camera di Commercio di Cagliari l’esperienza di Barcellona è stata ben illustrata (gli atti sono presenti nel sito della Camera, in particolare l’ottima relazione di Iolanda Conte). Barcellona non ha certo rinunciato alla sua società di gestione (presieduta dal Sindaco) per un’incerta e più complicata dal punto di vista gestionale “Catalunya free zone”. Non disconosco certo l’opportunità di un intervento di dimensioni regionali (che ammicca all’impossibile, almeno rebus sic stantibus, ”Sardegna zona franca integrale”), ma siamo seri e realisti: ve lo immaginate quanto tempo e fatica occorre per mettere insieme i Sindaci e le Autorità portuali dei 6 punti franchi che con la Regione (e perchè non si prevede la partecipazione delle Camere di Commercio?) dovrebbero costituire la nuova Società Sardegna free zone per trasformazione dell’attuale Cagliari free zone? Perchè rallentare fino a e fermare del tutto l’attuale processo di attuazione del punto franco cagliaritano in attesa del grande organismo regionale? Invece non sarebbe produttivo procedere con il progetto di Cagliari, che quando realizzato darebbe sicuramente una mano anche agli altri cinque punti franchi? Ancora una volta, voglio notare, come le nostre Istituzioni agiscano per “compartimenti stagni”, non preoccupandosi di mettersi a sistema (la leale collaborazione istituzionale). Se si continua così non si va da nessuna parte! Il mio consiglio è dunque che si proceda senza ulteriori ritardi nella realizzazione del punto franco di Cagliari, e, insieme, si progettino le altre cose da fare con i tempi tecnici necessari.
In ogni caso Cagliari e la Sardegna si salvano solo insieme con l’Europa!
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Aladinews su Sardegna zona franca

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