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Sos orrios de burricu no nche pigant a chelu: i ragli degli asini non salgono in cielo
I pastori? “Barbari scannatori di agnelli”.
di Francesco Casula
I pastori? Barbari scannatori di agnelli. La pastorizia? Ostacola il progresso e sopravvive con iniezioni di denaro pubblico. Gli estimatori del mondo agro-pastorale? Prezzolati cantori di un falso mito rurale Sono solo alcune delle lusinghiere espressioni nei confronti dei sardi da parte di una Società che vorrebbe realizzare in Sardegna una gigantesca centrale elettrica di pannelli solari termodinamici della potenza lorda di 55 MWe.
Come reagire davanti a tanta infamia e volgarità? La tentazione sarebbe quella di affidarsi all’antica saggezza sarda che attraverso un suo diciu ci consiglia: “a paraulas maccas, origras surdas”. Ovvero non dare ascolto alle scempiaggini dei nuovi predatori e speculatori. Anche perché sos orrios de burricu no nche pigant a chelu: i ragli degli asini non salgono in cielo. Ma dobbiamo sempre lasciar perdere? Far finta di niente? Io credo di no. Ma vediamo, analiticamente, la vicenda.
La società anglo-italo-sarda Flumini Mannu Limited (con sede a Londra e Macomer) vuole “affittare” per 30 anni 270 ettari (parte dei quali “demaniali”) tra Villasor e Decimoputzu per realizzare una spianata di specchi per la produzione di energia con un investimento di 200 milioni di euro. Il progetto nel 2013 viene presentato al Ministero dell’Ambiente “corredato” da una serie di giudici e valutazioni – fra cui quelle cui abbiamo già accennato – su pastori ed economia pastorale. Il rappresentante sardo, residente a Silanus, certo Luciano Lussorio Virdis, per conto della società parla della presenza in Sardegna di “un fronte contro le rinnovabili, come da nessuna parte… di un oscurantismo che difende rendite di posizione e interessi particolari”. E poi “La pastorizia sarda da decenni ormai non è in grado di stare sul mercato contando soltanto sulle sue forze e sopravvive grazie a una pluriennale e costante assistenza finanziaria regionale, nazionale ed europea … e ha impedito di utilizzare razionalmente il territorio, ha ostacolato lo sviluppo di altre attività quali l’agricoltura e il bosco e persino certe forme di turismo”.
Di contro, il progetto della Flumini Mannu sarebbe la fonte di energia del futuro: non inquina, è silenzioso, deve sorgere su terre praticamente sterili, erose, poco sfruttate.
Rappresenterebbe inoltre un futuro alternativo valorizzando importanti competenze industriali ancora presenti. Del resto, sostiene la Flumini Mannu, anche la Corte costituzionale la penserebbe così: la Consulta – afferma la società – “ritiene lo sviluppo del settore agricolo, al pari dell’ambiente, un settore soccombente, rispetto a quello delle energie rinnovabili”.
Come si vede si tratta di tutto il ciarpame di vieti luoghi comuni tendenti a criminalizzare il pastore: ieri pastore= bandito e oggi pastore= scannatore di agnelli; di tutta la paccottiglia di trite banalità sulla pastorizia arretrata e assistita..
Sostiene Felice Floris, leader del Movimento Pastori. Sardi (MPS): chiediamo fondi? Sì ma poi diamo da mangiare alla gente, non facciamo affari sugli incentivi, generando energia dove consumiamo la metà di quella che produciamo.
La pastorizia è in crisi? Certo. E gli altri comparti produttivi no?
Almeno il rappresentante sardo di Flumini Mannu dovrebbe conoscere la storia dei pastori. Sapere che pur con crisi e difficoltà immani, la pastorizia è stata storicamente l’unico comparto economico che ha sempre retto: anche a fronte degli Editti delle Chiudende, della la rottura dei Trattati doganali con la Francia con Crispi, della rovinosa e fallimentare industrializzazione, dello strozzinaggio delle banche, della lingua blu. Ha retto – e continua a reggere – perché si tratta dell’unica industria, endogena e autocentrata, che verticalizza la materia prima – il latte soprattutto – e crea un indotto che nessuna altra industria nell’Isola ha mai creato. L’unica “industria” legata al territorio e ai saperi tradizionali, diffusa ubiquitariamente, al contrario dell’industria per “poli”. Che presiede, salvaguardia e difende l’ambiente, che è in forte simbiosi con la storia, la tradizione, la civiltà, la cultura e la lingua sarda.
In realtà l’attacco alla pastorizia e ai pastori è l’alibi dei nuovi furones per sequestrare e impadronirsi del territorio e della terra: l’unica vera ricchezza della Sardegna. Anche in questo caso, a conferma dell’antico adagio sardo, furat chie benit dae su mare.
I ladroni vengono da fuori. Sunt istranzos. Sembra addirittura che fra i partenr della Società Flumini Mannu vi siano sauditi e cinesi. Naturalmente anche questa volta – come sempre nella nostra storia – hanno bisogno degli elementi locali, di ascari. Come mediatori del colonialismo.
Certo promettono occupazione e benessere: “Investiremo un miliardo, creeremo posti di lavoro” hanno scritto. Ma si tratta del drammatico déjà-vu. Vengono, s’intascano gli incentivi, fanno colossali profitti che s’involano fuori: poco importa se ieri a Milano con Rovelli e oggi magari a Londra o Pechino o a Riyāḍ. Lasciando nell’Isola non lavoro ma devastazione. La stessa Regione sarda infatti avrebbe individuato alcune contraddizioni nella descrizione dell’impatto sui terreni: all’inizio la Flumini Mannu aveva definito non necessari la bonifica ma poi – spiegano alla Regione – sarebbero spuntati alcuni ettari che verrebbero compromessi dai pannelli.
In tutta la vicenda occorre pèrò prendere atto di un elemento positivo: l’opposizione dei Sardi al progetto di sequestro del nostro territorio.
Sono infatti contrari non solo i pastori e le Associazioni di categoria ma le popolazioni, gli Ambientalisti; i Consorzi di tutela (dell’agnello IGP, del pecorino romano: nella zona interessata al progetto ci sono importanti aziende casearie che godono dei marchi Dop e Igp e avrebbero solo svantaggi); il Corpo Forestale (che bolla come “esilaranti” le tesi di Flumini Mannu); l’Università di Sassari; la Soprintendenza.
Ha espresso parere negativo la stessa Regione. Ma in ultima analisi, le competenze sulla decisione finale, spettano a Roma. Alla faccia dell’Autonomia speciale!
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