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MICHELE COLUMBU. Ricordando un grande uomo e un amico
Ricordando un grande uomo e un amico
di Francesco Casula
MICHELE COLUMBU. Il leader sardista, il parlamentare, l’intellettuale, lo scrittore e l’affabulatore ironico.
Michele Columbu nasce a Ollolai l’8 febbraio 1914. Dopo gli studi medi e superiori a Nuoro, frequenta l’Università di Cagliari dove si laurea in Lettere classiche. Insegna nelle scuole medie, sempre a Nuoro. Partecipa alla seconda guerra mondiale come ufficiale di cavalleria sul fronte russo. - segue -
La lingua sarda racconta il mondo
Uno noto storico sardo, Antonello Mattone dell’Università di Sassari, ha scritto: ” Sono d’accordo con certe forme moderate di bilinguismo, ma la lezione universitaria in sardo la trovo controproducente e ridicola. Oggi non avrebbe alcun senso utilizzare il Sardo come linguaggio scientifico, giacché esso nelle sue due grandi varianti, campidanese e logudorese, è una lingua di fatto rurale, che ha assimilato solo indirettamente i termini più propriamente legati alla vita e alla cultura cittadina”.
Si muove sullo stesso versante il linguista Alberto Sobrero, (in “Introduzione all’Italiano contemporaneo”, Ed. Laterza, 2 voll.). “E’ giusto – scrive – non dimenticare le lingua locali ma “sarebbe assurdo o, nella migliore delle ipotesi, comico, pensare di usare le parlate locali per la matematica, la fisica e la filosofia!”.
In altre parole, secondo i due illustri intellettuali, la lingua locale, in questo caso il Sardo, sarebbe incapace e inadatta a esprimere la cultura urbana e scientifica, la modernità, in quanto lingua arcaica, agro-pastorale, utile solo per raccontare contos de foghile.
Questa posizione nasce sostanzialmente da un pregiudizio: che la lingua sarda si sia “bloccata”, ovvero sia ancorata permanentemente alla sola tradizione agropastorale, e dunque sia incapace di esprimere la cultura moderna: da quella scientifica a quella tecnologica, dalla filosofia alla medicina, allo sport. I “nostri”, non fanno i conti con la “dinamicità” delle lingue e dunque anche di quella sarda: che non è un bronzetto nuragico ma cambia, muta e si modifica continuamente arricchendosi di nuovi lemmi. Così, termini e modi di dire dell’italiano. dovuti allo sviluppo culturale scientifico negli ultimi decenni, sono entrati nella lingua sarda, così come termini e modi di dire stranieri – soprattutto inglesi – sono entrati nella lingua italiana che li ha assimilati. Questo “scambio” (con accumuli, arricchimenti, contaminazioni) è una cosa normalissima e avviene in tutte le lingue. E tutti i sistemi linguistici, sia quelli di società “più avanzate”, scientificamente ed economicamente, sia di società “più arretrate”, sono in grado di esprimere i più moderni concetti e le più moderne e complesse teorie, prendendo in prestito terminologia e lessico da chi li possiede: come il contadino, che se ha finito l’acqua del proprio pozzo, l’attinge dal pozzo del vicino.
A rispondere a chi parla di “blocco” e di incapacità di alcune lingue a esprimere l’intero universo culturale moderno, sono due intellettuali e linguisti di prestigio. Scrive Sergio Salvi, gran conoscitore della Sardegna e delle minoranze etniche e linguistiche: “La rimozione del “blocco” è pienamente possibile. Farò soltanto l’esempio, così significativo ed eloquente, della lingua vietnamita, storicamente e politicamente dominata, fino a tempi recenti, prima dalla cinese e poi dal francese, una lingua che non solo ha brillantemente rimosso il proprio “blocco dialettale”, ma che, pur non possedendo ancora un completo vocabolario tecnico-scientifico, ha creato “una grande corrente di pensiero”, eppure settant’anni fa il vietnamita era soltanto un “dialetto” o meglio “un gruppo di dialetti”.
Mentre il più grande studioso di bilinguismo a base etnica, l’americano J. F. Fishman (In “Istruzione bilingue”, Ed. Minerva Italica, 1972) scrive:”Ogni e qualunque lingua è pienamente adeguata a esprimere le attività e gli interessi che i suoi parlanti affrontano. Quando questi cambiano, cambia e cresce anche la lingua. In un periodo relativamente breve, qualsiasi lingua precedentemente usata solo a fini familiari, può essere fornita di ciò che le manca per l’uso nella tecnologia, nell’Amministrazione Pubblica, nell’Istruzione”.
A chi pensa che le lingue locali e native – e dunque per noi il Sardo – siano incapaci e inadatte a raccontare la “modernità” e la cultura “alta”, perché intrinsecamente povere e inadeguate, risponde in modo particolare un semiologo come Stefano Gensini (In “Elementi di storia linguistica italiana”, Minerva Italica, Bergamo 1983). Fra l’altro ricorda e cita Leibniz – filosofo e intellettuale tedesco – secondo cui non vi è lingua povera che non sia capace di parlare di tutto.
Ma rispondono soprattutto Ferdinand de Saussurre, il fondatore della linguistica moderna (In “Corso di linguistica generale”, Laterza, Bari,1983) e Ludwig Wittgenstein, autore in particolare di contributi di capitale importanza alla fondazione della logica e alla filosofia del linguaggio. in (In “Osservazioni filosofiche” Einaudi, Torino,1983).
Al di là comunque delle posizioni teoriche degli studiosi, la risposta più convincente la offrono gli scrittori che la lingua sarda oggi praticano e maneggiano, una lingua duttile che adattano ad ogni argomento e problematica: così Gianfranco Pintore nei suoi romanzi può indifferentemente parlare di telematica, cavi ottici, computer, energia atomica (in Su Zogu); come di centralismo e federalismo, autonomia e separatismo (in Morte de unu Presidente). Mentre Giampaolo Mura, docente di fisica all’Università di Cagliari (nel saggio Sa chistione mundiali de s’energhia) può tranquillamente disquisire di energia solare, eolica, nucleare, da biomassa e il poeta Franco Carlini (in S’Omine chi bendiat su tempus) può raccontare l’alienazione, la scissione dell’io, lo sdoppiamento della personalità, tutte problematiche moderne e che ricordano tanto sia Pirandello che Rimbaud (Je est un autre).
E un eccellente giornalista sportivo come Vittorio Sanna può commentare in Sardo le partite del Cagliari e sempre in Sardo giovani bilingui (unu Micheli Ladu est de Ollolai) possono condurre telegiornali in Tv locali come Videolina, raccontando la cronaca come gli avvenimenti politici.
Perché ogni lingua – sostiene Bachisio Bandinu, antropologo e gran conoscitore delle cose sarde – anche quella della più sperduta tribù africana, è in grado di raccontare il mondo. Immaginiamoci una lingua neolatina, come quella sarda, arricchita nei secoli dal greco-bizantino, l’arabo, il catalano, il castigliano, l’italiano e persino dal francese.
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MANIFESTADA NATZIONALE CONTRA A S’OCUPATZIONE MILITARE
Che fare dopo il grande successo della manifestazione?
- Su La Nuova Sardegna on line.
- Su L’Unione Sarda on line.
- Capo Frasca, 12mila contro le servitù. Su SardiniaPost.
- A Capo Frasca una grande festa di popolo. Ora però chi guida il movimento?. Vito Biolchini su vitobolchini.it. – Altri commenti e servizi fotografici sulla pagina fb di Francesco Casula,
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Orgosolo Pratobello 1969
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Orgòsolo pro terra de bandidos
Fin’a eris da-e totu’ fis connota
Ma oe a Pratobello tot’ unidos
Fizos tuos falado’ sun in lota
Contra s’invasione militare
Ki a inie fi faghende lota
Invetze’ de tratores pro arare
Arriban carrarmados e cannones
E trupas de masellu d’addestrare
Mandada da-e sos solitos bufones
Ki keren ki rinasca’ sa Barbaja
Cun parcos pro sas muvras e sirbones
Naran puru ki sa zente es’ malvaja
Ki viven de furtos e ricatos
In sa muntannya infid’e selvaja
Pro ke finire custos malos fatos
E dare a sa Sardinnya atera via
Custos bufones decidin cumpatos
De mandarene galu politzia
Sos contadinos e-i sos pastores
E totu canta sa zente famia
Isetavan concimes e tratores
Pro aer pius late e pius pane
Invetze’ totu an dadu a sos sinnyores
A Rovelli, Moratti e s’Agacane
Povèrinu e miseru s’anzone
K’iseta late da-e su mariane:
d’issu poi si prèa’ su bucone
Orgòsolo fiera e corazosa
Totu canta sa popolatzione
Totu custu a’ cumpresu e minaçosa
E si arma’ de fuste pro iscaçare
Cussas trupas fascistas e odiosas
Ki custrint’est a segu’ de torrare
Lassande sas muntannyas e pianos
Atraversende de nou su mare.
Non ke banditos ma ke partijanos
An dimostradu a sos capitalistas
Ki solu cun su fuste e cun sas manos
Orgòsolo ke manda’ a sos fascistas
Orgòsolo ke manda’ a sos fascistas
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Autore testo: N.G. Rubanu
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– Pratobello, 1969. Dove tutto ebbe inizio. Su SardiniaPost
Francesco Casula irriducibile sardo
Sardegna: la poesia, la letteratura, l’arte, la musica…
Così le identità etnico-linguistiche, le specialità territoriali e ambientali, le peculiarità tradizionali, pur operanti in condizioni oggettive di marginalità economica sociale e geopolitica permangono. I Sardi infatti, nonostante le tormentate vicende storiche costellate di invasioni, dominazioni e spoliazioni, hanno avuto la capacità di metabolizzare gli influssi esterni producendo una cultura viva e articolata che ha poche similitudini nel resto del mediterraneo. -segue -
Indipendentisti e Sovranisti divisi e inesorabilmente destinati all’insuccesso?
Indipendentisti e Sovranisti divisi e inesorabilmente destinati all’insuccesso. Le considerazioni di tre indipendentisti (seppur su diverse posizioni) con un appello destinato in tutta evidenza a cadere nel vuoto (“Vox clamantis in deserto”).
Francesco Casula
Gli Indipendentisti verso la disfatta elettorale?
Temo che il variegato mondo indipendentista, diviso e frantumato in mille rivoli, rischi di precipitare, rovinosamente, in un baratro. Ha già deciso e proposto ben 4 candidati-Presidenti. Con una decina di liste. E mancano ancora Sardigna libera, IRS, Sardigna Natzione, Rossomori, Il Partito dei Sardi e altri. Che proporranno altre liste e altri candidati-Presidenti. Un delirio immane. Un regalo ai Partiti italioti. Che continueranno a vincere e “macellare” la nostra Terra.
Gavinu Dettori
Sembrava che il momento storico, per l’unione dei SARDI fosse arrivato! Credo che se i sardi avessero visto, nella seppur variegata rosa di partiti o movimenti di ispirazione “SARDISTA”, una strategia unitaria con una prospettiva di governo ” inter nos “, queste elezioni avrebbero potuto rivelarsi una sorpresa in positivo, per vedere finalmente un popolo unito nel credere nell’autogoverno. Ma se neanche i capi che guidano questa miriade di movimenti riescono a trovare l’accordo, su quali basi e argomentazioni cercano consenso nella popolazione? Dimostriamo di essere veramente ridicoli. Ma quali saranno le differenze fra di loro! io credo che non ce ne siano, o meglio: il programma di uno potrebbe completarsi con il programma degli altri, pur anche con qualche rinuncia da parte di ognuno. Se i programmi fossero tanto incompatibili, vuol dire che che sarebbero da buttare tutti a mare. Anche la Murgia è comparsa come una meteora! e può essere giustificata solo pensando in termini elettoralistici in quanto conosciuta, ma non mi sembra sia stato il modo migliore di proporsi, per giunta “escludente”… poi qualche programma che si adatti ai nostri problemi si imbastisce sempre.
Giacomo Meloni
La decisione di Grillo di non rendere disponibile il simbolo del Movimento 5 Stelle per la prossima regionali del 16 febbraio 2014 apre un grande spazio e una grande opportunità che dovrebbero saper cogliere intelligentemente i movimenti INDIPENDENTISTI E SOVRANISTI, che, invece di correre ognuno per sé, dovrebbero trovare un terreno comune ed un candidato condiviso.
Faccio appello all’intelligenza di BUSTIANU CUMPOSTU ( SNI ), di GAVINO SALE ( IRS ), di CLAUDIA ZUNCHEDDU ( SARDIGNA LIBERA ), di PAOLO MANINCHEDDA e di FRANCISCU SEDDA ( PARTITO DEI SARDI ), di EFISIO ARBAU ( LA BASE ), di GIGI SANNA (ZONA FRANCA ), dello stesso CRISTIANO SABINO e PIETRO DEVIAS (‘A MANCA ), di FRANCO BRANCA e PAOLO BIANCU (CASA SARDEGNA), di GIOVANNI COLLI e GIANNI RUGGERI (PSD’AZ ), LABORATORIO GALLURA, e della stessa MICHELA MURGIA (PROGRESS-SARDEGNA POSSIBILE )
Farei lo stesso appello a DODDORE MELONI, ma penso che non sarei ascoltato anche se dubito che abbia la capacità di raccogliere le firme necessarie per presentare la lista…
La LAMPADA di ALADIN. Ognuno faccia la sua parte!
Durante un incendio nella foresta, mentre tutti gli animali fuggivano, un colibrì volava in senso contrario con una goccia d’acqua nel becco.
“Cosa credi di fare?” Gli chiese il leone.
“Vado a spegnere l’incendio!” Rispose il piccolo volatile.
“Con una goccia d’acqua?” Disse il leone con un sogghigno di irrisione.Ed il colibrì, proseguendo il volo, rispose: “Io faccio la mia parte!”.
ELETTORANDO
- Cosa vuole Paolo Maninchedda
- Francesco Casula su l’unità degli indipendentisti
- Cagliari Globalist intervista Gianfranco Ganau, candidato alle primarie del centro sinistra - Anche su Aladinews agorà
- Una riflessione pertinente del direttore de L’Unione Sarda Anthony Muroni