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E’ in discussione l’autonomia, altro che sovranismo!
Si legge che la Commissione Autonomia e ordinamento regionale del Consiglio regionale della Sardegna vigilerà sulla proposta di riforma del Titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento per scongiurare lo svuotamento dell’autonomia sarda. Alcuni emendamenti, concordati in sede di Conferenza Stato-Regioni, modificano il primo testo di riforma preso in esame dalla Commissione Affari costituzionali del Senato che prevedeva l’eliminazione delle Regioni a Statuto speciale.
Sarebbe stato costituito l’Osservatorio Sardo Riforme Istituzionali con l’obiettivo di “monitorare costantemente quanto accade nel Parlamento italiano, nel Consiglio regionale della Sardegna ed all’interno della società sarda, al fine sia di contrastare il pericolo della perdita della specialità sarda e dello svuotamento del nostro statuto autonomistico e sia di promuovere tutti quegli elementi che costruiscano una Sardegna del futuro più libera, giusta e solidale”. All’Osservatorio aderiscono cittadini, parlamentari, consiglieri regionali, operatori sociali e culturali, associazioni e gruppi.
Il (momentaneo?) salvataggio dell’autonomia, attribuita alla Regione Sardegna nel 1947, si deve ad un gruppo di senatori non sardi (Zeller, Laniece, Berger, Palermo, Fravezzi e Panizza) che sono riusciti a far inserire in sede di Commissione Affari Costituzionali del Senato la dicitura “13. Le disposizioni di cui al Capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino all’adeguamento dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome”.
Questo si legge e fatalmente ci s’interroga: Ma come, siamo chiamati a difendere l’autonomia della Regione quando eravamo già “oltre”, quando i partiti al governo della Sardegna (alcuni di lotta e di governo, così da non essere coinvolti troppo nelle scelte impopolari) parlavano di “sovranismo” per l’isola? Di quell’idea, cioè, che va oltre l’autonomia, di quel concetto di autogoverno che dev’essere riconosciuto ai sardi in virtù delle loro peculiarità storiche, culturali, economiche e geografiche.
Ci s’interroga ancora sull’anomalia del doversi difendere dal governo “amico”, a capo del quale c’è un giovane premier nonché segretario nazionale del più grande partito italiano. Lo stesso che ha tirato la volata al presidente della Giunta Regionale, “renziano della prima ora”, e che ha risolto con generosità i problemi del Pd sardo conseguenti alla candidatura di Francesco Pigliaru. Ci stiamo difendendo dal Governo Renzi? Renzi che, ricordava il sindaco di Sedilo Umberto Cocco, in materia di edilizia scolastica si è distinto nel prendere in giro sindaci, insegnanti, genitori e ragazzi? Lo stesso che, ora invita i parlamentari del Pd ad andare in agosto nelle località di vacanza a incontrare i cittadini, e le famiglie sul tema chiave della scuola. Mah, potenza della surreale comunicazione disinvolta!
”L’autonomia é un valore costituzionalmente irrinunciabile, un principio riconosciuto da tutti che non può essere messo in discussione” afferma l’assessore regionale agli Affari Generali e su questo principio non si può certo dissentire. Perché, allora, il presidente del Consiglio nonché segretario nazionale del Pd non solo dissente ma cerca, se può, di “fregare” l’autonomia alla Sardegna? Ma i dirigenti e politici del Pd sardo non sono ormai tutti di fede renziana e ripongono il loro destino nel giovane premier già “rottamatore”? Il quale vorrebbe rottamare quella vecchia “cosa” che risale al 1947, facendo cessare le ragioni costituzionali della Regione a Statuto Speciale. In cambio di che? Di un centralismo statale con potere di controllo su ambiente, territorio, energia e infrastrutture?
S’impone uno scatto di autorevolezza e di orgoglio della classe politica sarda e non sono sufficienti espressioni come quella emersa dalla direzione regionale del Pd: “La proposta del Governo rischia d’intaccare il patrimonio di democrazia autonomistica inciso nello Statuto sardo e nelle norme di attuazione”. Non è neppure concepibile che nel gruppo dei senatori che hanno (momentaneamente?) salvato l’autonomia della Sardegna per salvare l’autonomia delle province autonome di Trento e Bolzano non ci fosse neanche un sardo.
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* Raffaele Deidda su SardegnaSoprattutto
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Aurea mediocritas: così come la intendeva Orazio, cioè nel suo significato nobile di “giusta moderazione ed equilibrio, per il quale conviene appagarsi serenamente di quanto ci offre la vita comune, evitando ogni ambizione eccessiva”. E’, a nostro avviso, una onesta definizione che ben si attaglia alla Giunta di Francesco Pigliaru. Ma oggi noi sardi e la Sardegna abbiamo bisogno di molto di più! Ce la può fare questo governo regionale a perseguire obbiettivi più ambizioni? Questo è l’interrogativo di oggi. Abbiamo poco tempo per rispondere.
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Rompere gli schemi e azzardare perché la Sardegna abbia futuro
di Franco Meloni
“Il nostro Dio è Dio delle sorprese: ogni giorno ce ne fa una. Dio è così, Dio rompe gli schemi: se non rompiamo gli schemi, non andremo mai avanti. Perché Dio ci spinge a questo, a essere creativi verso il futuro”.
Questa bella frase che papa Francesco ha detto sabato nella sua visita in Molise, anche se vogliamo leggerla in una versione laica, indica la strada che oggi dobbiamo percorrere in tutti i contesti. Limitiamoci alla Sardegna per dire che l’attuale situazione di crisi drammatica non può essere superata con i consueti strumenti, sia pure utilizzati nel modo più efficiente e razionale possibile. E’ quanto ci sembra stia facendo l’attuale governo regionale. Non basta, anzi potrebbe essere tutto inutile. Sì, perché si tratta di rispondere a problemi che hanno una enorme e straordinaria rilevanza. Ci riferiamo innanzitutto alla crisi demografica, cioè al fatto che i nuovi nati a cui aggiungere i nuovi arrivi non riescono complessivamente a superare i morti sommati a coloro che emigrano. Le conseguenze cominciano a mostrarsi con il progressivo abbandono dell’agricoltura (non compensato dal significativo interesse di molti giovani al settore) e la prevedibile chiusura di alcuni comuni sardi per mancanza di abitanti. Una situazione che può essere contrastata solo attuando una innovativa politica di accoglienza, che sappia integrare nuovi emigranti, in massima parte giovani, con le popolazioni, dando ad essi abitazioni e lavoro, in modo particolare nel settore agricolo. E’ quanto sostenuto da tempo da valenti studiosi, per citarne uno tra essi, il prof. Giuseppe Pulina, dell’Università di Sassari. La proposta è stata recentenente ripresa dal prof. Andrea Saba (anch’egli illustre docente, ora in pensione, di Economia Industriale alla “Sapienza” di Roma, allievo di Paolo Sylos Labini), in un intervento su La Nuova Sardegna. Ci rendiamo conto che non sono cose di poco conto, ma appunto perché difficili e complesse vanno affrontate con tempestività e con capacità politica e organizzativa. Si tratta di costruire piani di grandi dimensioni e complessità che devono coinvolgere molti soggetti pubblici e privati. Parlando delle istituzioni questa è senza dubbio la maggiore criticità: far lavorare insieme, in modo coordinato, più amministrazioni. Le risorse esistono, anche se vanno organizzate in relazione a programmi ben strutturati. Sono prevalentemente fondi europei, a cui si aggiungono i cofinanziamenti statali e regionali, e, auspicabilmente, anche privati.
Riuscirà l’attuale governo regionale a proporre programmi di così grande dimensione, con tutto l’azzardo che necessariamente ciò comporta? Sospendiamo il giudizio in attesa di notizie al riguardo, ovviamente in tempi brevi.
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Approfondimenti su Aladinews e dintorni
- Demografia e sviluppo nel prossimo futuro. La Sardegna senza Sardi? Drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo? Di Vanni Tola (https://www.aladinpensiero.it/?p=19142#more-19142)
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- Economia e immigrati. Far rinascere i paesi fantasma con l’agricoltura plurietnica. Si potrebbe ottenere allo stesso tempo il recupero dei campi e quello demografico, necessario una specifico progetto regionale. Gli esempi da seguire. Di Andrea Saba.
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- 13 marzo 2015 Aladinews. Intervista a Giuseppe Pulina, a cura di Franco Meloni. L’EUROPA 2020 E LE PROSPETTIVE DELL’AGRICOLTURA SARDA – Sala Conferenze Banco di Sardegna, Cagliari (a cura di www.aservicestudio.com)
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- Riflessioni sul convegno Caritas-Migrantes di presentazione del dossier immigrazione 2012. Cosa fare in (e per la) Sardegna? Di Franco Meloni
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- Barbagia a rischio estinzione. Giuseppe Pulina: «La soluzione? Accogliere quindicimila coppie di immigrati».
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- Per i 150 della Camera di Commercio. Di Franco Meloni (https://www.aladinpensiero.it/?p=1158)
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- Dibattito: rompere gli schemi e azzardare perché la Sardegna abbia futuro. Ecco come la pensa Nicolò Migheli.