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Dossier Caritas 2024. Riflessioni sapienziali. Articolo di Franco Meloni.

img_0098Pace e guerra: invochiamo Dio che ci salvi, ma la responsabilità per conquistare la Pace spetta all’umanità intera, a partire dai potenti della Terra che governano gli Stati. La Speranza ci aiuterà, come invoca il Giubileo. Che fare come cristiani o semplicemente come uomini e donne pensanti, credenti e non credenti?
di Franco Meloni, giornalista, volontario Caritas.

img_9223Prima di svolgere il tema affidatomi: pace e guerra oggi, ho riletto il pregevole articolo di don Luigi Castangia, nel nostro Dossier dello scorso anno, sul medesimo argomento [1]. Non è un tema facile, avverte don Luigi: “La pace non è semplice assenza di conflitti personali e sociali (…) essa non è solo il contrario della guerra, né tanto meno il frutto di quest’ultima”. Ricorre alla Bibbia per trovare una giusta definizione, cita i profeti per affermare che non esiste pace senza la giustizia e precisa: “Non esiste pace senza un radicale cambiamento di sé, che nel linguaggio biblico è detto conversione: processo nel quale l’uomo rimette in discussione la propria vita e il modo di ragionare in virtù di un bene più grande”. Se la pace non è ridotta a ideologia, essa deve includere tutto ciò che è umano e in primo luogo il rispetto dei diritti, attribuendo a ciascuno quanto gli è dovuto. E per delineare il nostro compito di cristiani: “Il coraggio della pace è possibile fino in fondo solo guardando a un’umanità in cui ciò sia compiuto pienamente. Non con le armi, non con il potere politico, non con grandi mezzi, né imponendosi, Cristo ha vinto il mondo amandolo. (…) Cristo è la nostra pace ed è la via, la verità, la vita, perché insegna a guardare il mondo col realismo di chi sa che la ricerca di pace esige il coraggio della verità e della giustizia, mai disgiunta dalla misericordia”. Il cristiano non è un “pacifista ideologico”. È un costruttore di pace che “lavora per l’unità, umanizzando il mondo”.