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Ricerca, Innovazione ed Etica. Un confronto tra progresso scientifico medico e diritti della persona
Intervista alla prof.ssa Maria Del Zompo – Professore Ordinario di Farmacologia nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università di Cagliari,
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di Alessandro Ligas, trasferimentotec
…Lo scienziato non è l’uomo che fornisce le vere risposte; è quello che pone le vere domande… (Claude Lévi-Strauss, Il crudo e il cotto).
La ricerca nasce dalla cultura e già questo fa capire come sia fondamentale per il progresso ma attenzione, come il passato e il presente ci dimostrano, l’aumentare delle conoscenze grazie al lavoro dei ricercatori spesso non va di pari passo con la crescita etica della nostra società ed è per questo che bisogna comunque vigilare sulle applicazioni pratiche delle scoperte in biomedicina.(Maria del Zompo)
L’innovazione è uno dei processi che stanno alla base del progresso sociale e tecnologico. Ma l’innovazione non è il frutto di un colpo di genio, di un momento di “estasi” che ci fa comprendere la possibilità di un cambiamento. E questo vale sia quando parliamo di innovazione di un prodotto, di un processo o di business.
Alla base dell’innovazione c’è la ricerca. Questa intesa come ogni attività umana volta allo studio che abbia come fine l’acquisizione di nuove conoscenze. Essa poi assume forme differenti (teorica, empirico-sperimentale, storica, comparata, descrittiva, prospettica o futurologica) in relazione agli obiettivi che si prefigge e alle metodologie impiegate. Dewey (filosofo e pedagogista statunitense) la definisce come la “trasformazione controllata o diretta di una situazione indeterminata in un’altra che sia determinata, nelle distinzioni e nelle relazioni che la costituiscono, in modo da convertire gli elementi della situazione originaria in una totalità unificata” (Logic, VI; trad. italiana pag.157). Ma alla base della ricerca? Cosa ci induce a fare ricerca? Sono tanti i motivi che ci spingono a ricercare. Aristotele nella Metafisica dice “tutti gli uomini tendono per natura al sapere”. Il filosofo greco ci vuole dire che da sempre l’uomo si è chiesto quale fosse il senso del proprio essere e che ogni uomo ha sempre cercato di capire e decodificare il mondo che lo circonda, e che la curiosità è il carburante della scienza e dello studio umano. Oggi, e la storia lo insegna, si fa ricerca anche per acquisire nuove conoscenze che possano trovare applicazioni concrete nella vita di tutti i giorni ed essere utili al benessere economico e al miglioramento della qualità della vita.
Ma lo studio della realtà, di tutto ciò che ci sta attorno, ossia la ricerca, per essere produttiva deve essere svolta in modo sistematico e non casuale, il che presuppone che l’acquisizione di nuove conoscenze avvenga con intendimenti e metodi scientifici di modo da permettere l’ampliamento del sapere scientifico e tecnologico (in questo caso si parla di ricerca tecnologica, volta all’individuazione e dalla messa a punto di tecniche particolari per scopi specifici), quest’ultimo consente alle applicazioni pratiche di venir perfezionate, diffuse e valorizzate soprattutto nei settori dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi ma anche in quello medico. Metodo scientifico che, oggi, significa l’esecuzione della ricerca secondo una particolare tecnica ossia un insieme di prescrizioni relative allo svolgimento di un’attività in modo ottimale con l’obiettivo di acquisire certezze (per quello che è possibile) nel campo conoscitivo. Storicamente la paternità ufficiale del metodo scientifico è attribuita a Galileo Galilei e consiste nella raccolta di dati empirici, attraverso l’osservazione sperimentale, nella formulazione di ipotesi e teorie che poi saranno sottoporre al vaglio dell’esperimento per testarne la veridicità. Molto spesso il metodo, per dirsi scientifico, richiede anche la ripetibilità e la riproducibilità dei fenomeni osservati da interpretare.
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