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Democrazia partecipativa. Carente, poco incisiva, e, soprattutto, poco coinvolgente, la comunicazione sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020
Democrazia partecipativa.
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Carente, poco incisiva, e, soprattutto, poco coinvolgente, la comunicazione sulla programmazione dei fondi europei 2014-2020. Per quanto possiamo, con Aladin, saremo una voce critica, costruttivamente critica… e faremo la nostra parte come servizio di comunicazione pubblica dalla parte dei sardi.
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La Carta della governance multilivello in Europa per la promozione delle Autonomie e della Democrazia partecipativa
Carta della governance multilivello: si moltiplicano le adesioni. E la Sardegna per ora latita… E’ opportuno e urgente promuovere un’iniziativa che aiuta i difensori delle autonomie e della democrazia partecipativa
Carta della governance multilivello in Europa
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PREAMBOLO
Considerando che, nell’Unione europea, molte competenze e responsabilità sono ripartite tra i diversi livelli di governance, noi riconosciamo la necessità di LAVORARE INSIEME IN PARTENARIATO per raggiungere l’obiettivo di una maggiore coesione economica, sociale e territoriale in Europa. Nessun livello di governance può, da solo, rispondere alle sfide che abbiamo di fronte. Noi possiamo risolvere i problemi dei cittadini alla base grazie a una migliore COOPERAZIONE e all’attuazione di PROGETTI CONGIUNTI per affrontare con successo le sfide comuni che ci attendono.
Sosteniamo una governance multilivello in Europa “consistente nell’azione coordinata dell’Unione europea, degli Stati membri e degli enti regionali e locali, fondata sui principi di sussidiarietà, proporzionalità e partenariato, che si concretizzi attraverso una cooperazione operativa e istituzionalizzata intesa a elaborare ed attuare le politiche dell’Unione”. In tale contesto, rispettiamo appieno la pari legittimità e responsabilità di ciascun livello e il principio di leale cooperazione.
Consapevoli della nostra INTERDIPENDENZA e costantemente impegnati a perseguire una maggiore EFFICIENZA, siamo convinti che esistano grandi opportunità di rafforzare ulteriormente una cooperazione politica e amministrativa innovativa ed efficiente tra i nostri enti, basata sulle competenze e le responsabilità di ciascuno. L’obiettivo di questa Carta, elaborata dal Comitato delle regioni dell’Unione europea, è quello di collegare regioni e città in tutta Europa, promuovendo al tempo stesso un PARTENARIATO MULTIATTORIALE con attori della società come le parti sociali, le università, le ONG e i gruppi rappresentativi della società civile.
In linea con il principio di SUSSIDIARIETÀ, per cui le decisioni vanno prese al livello più efficace e più vicino possibile ai cittadini, noi attribuiamo grande importanza allo sviluppo congiunto di soluzioni politiche che rispecchino le esigenze dei cittadini stessi.
È proprio grazie al nostro impegno a favore dei VALORI, PRINCIPI e MECCANISMI fondamentali sottesi alla governance multilivello che, ne siamo convinti, si affermeranno nuove modalità di DIALOGO e partenariato tra gli enti pubblici di governo, in Europa ed oltre i suoi confini. La governance multilivello rafforza l’apertura, la partecipazione, il COORDINAMENTO e l’IMPEGNO CONGIUNTO a fornire soluzioni mirate. Essa ci consente di trarre vantaggio dalla diversità dell’Europa quale fattore determinante per sfruttare pienamente le risorse dei nostri territori. Utilizzando al massimo le soluzioni digitali, ci impegniamo ad accrescere la TRASPARENZA e ad offrire servizi pubblici di qualità che siano facilmente accessibili ai cittadini da noi rappresentati.
La GOVERNANCE MULTILIVELLO ci aiuta ad imparare gli uni dagli altri, a sperimentare soluzioni politiche innovative, a CONDIVIDERE LE BUONE PRATICHE e a sviluppare ulteriormente la DEMOCRAZIA PARTECIPATIVA, avvicinando l’Unione europea ai cittadini. Siamo convinti che l’adesione alla governance multilivello contribuisca a una più profonda integrazione dell’UE, rafforzando ulteriormente i legami tra i nostri territori e superando gli ostacoli amministrativi a livello normativo e di attuazione delle politiche, nonché le frontiere geografiche che ci separano.
TITOLO I: PRINCIPI FONDAMENTALI
Noi ci impegniamo a rispettare i meccanismi fondamentali che danno concretezza alle pratiche di governance multilivello in Europa tramite le seguenti azioni:
• lo sviluppo di un processo di elaborazione delle politiche TRASPARENTE, APERTO ed INCLUSIVO;
• la promozione della PARTECIPAZIONE e del PARTENARIATO, coinvolgendo i soggetti pubblici e privati interessati nell’intero processo di elaborazione delle politiche, anche mediante gli opportuni strumenti digitali, e garantendo nel contempo il rispetto dei diritti di tutti i partner istituzionali;
• l’incentivazione dell’EFFICIENZA e della COERENZA delle POLITICHE, e la promozione delle SINERGIE di BILANCIO tra tutti i livelli di governance;
• il rispetto della SUSSIDIARIETÀ e della PROPORZIONALITÀ nei processi di elaborazione delle politiche;
• la garanzia della massima TUTELA DEI DIRITTI FONDAMENTALI a tutti i livelli di governance.
TITOLO 2: ATTUAZIONE
Noi ci impegniamo a realizzare la governance multilivello nel processo quotidiano di elaborazione ed attuazione delle politiche, anche mediante soluzioni innovative e digitali. A questo scopo, noi ci impegniamo a:
• PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI al ciclo politico; • COOPERARE strettamente con altri enti pubblici di governo adottando una mentalità che vada oltre le frontiere, le procedure e gli ostacoli amministrativi tradizionali;
• PROMUOVERE UNA MENTALITÀ EUROPEA all’interno dei nostri organi politici e delle nostre amministrazioni;
• RAFFORZARE LO SVILUPPO DELLA CAPACITÀ ISTITUZIONALE e investire nell’apprendimento delle politiche tra tutti i livelli di governance;
• CREARE RETI tra i nostri organi politici e le nostre amministrazioni, dal livello locale a quello europeo e viceversa, rafforzando al tempo stesso la cooperazione transnazionale.
E’ in discussione l’autonomia, altro che sovranismo!
di Raffaele Deidda*
Si legge che la Commissione Autonomia e ordinamento regionale del Consiglio regionale della Sardegna vigilerà sulla proposta di riforma del Titolo V della Costituzione all’esame del Parlamento per scongiurare lo svuotamento dell’autonomia sarda. Alcuni emendamenti, concordati in sede di Conferenza Stato-Regioni, modificano il primo testo di riforma preso in esame dalla Commissione Affari costituzionali del Senato che prevedeva l’eliminazione delle Regioni a Statuto speciale.
Sarebbe stato costituito l’Osservatorio Sardo Riforme Istituzionali con l’obiettivo di “monitorare costantemente quanto accade nel Parlamento italiano, nel Consiglio regionale della Sardegna ed all’interno della società sarda, al fine sia di contrastare il pericolo della perdita della specialità sarda e dello svuotamento del nostro statuto autonomistico e sia di promuovere tutti quegli elementi che costruiscano una Sardegna del futuro più libera, giusta e solidale”. All’Osservatorio aderiscono cittadini, parlamentari, consiglieri regionali, operatori sociali e culturali, associazioni e gruppi.
Il (momentaneo?) salvataggio dell’autonomia, attribuita alla Regione Sardegna nel 1947, si deve ad un gruppo di senatori non sardi (Zeller, Laniece, Berger, Palermo, Fravezzi e Panizza) che sono riusciti a far inserire in sede di Commissione Affari Costituzionali del Senato la dicitura “13. Le disposizioni di cui al Capo IV della presente legge costituzionale non si applicano alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano fino all’adeguamento dei rispettivi statuti sulla base di intese con le medesime Regioni e Province autonome”.
Questo si legge e fatalmente ci s’interroga: Ma come, siamo chiamati a difendere l’autonomia della Regione quando eravamo già “oltre”, quando i partiti al governo della Sardegna (alcuni di lotta e di governo, così da non essere coinvolti troppo nelle scelte impopolari) parlavano di “sovranismo” per l’isola? Di quell’idea, cioè, che va oltre l’autonomia, di quel concetto di autogoverno che dev’essere riconosciuto ai sardi in virtù delle loro peculiarità storiche, culturali, economiche e geografiche.
Ci s’interroga ancora sull’anomalia del doversi difendere dal governo “amico”, a capo del quale c’è un giovane premier nonché segretario nazionale del più grande partito italiano. Lo stesso che ha tirato la volata al presidente della Giunta Regionale, “renziano della prima ora”, e che ha risolto con generosità i problemi del Pd sardo conseguenti alla candidatura di Francesco Pigliaru. Ci stiamo difendendo dal Governo Renzi? Renzi che, ricordava il sindaco di Sedilo Umberto Cocco, in materia di edilizia scolastica si è distinto nel prendere in giro sindaci, insegnanti, genitori e ragazzi? Lo stesso che, ora invita i parlamentari del Pd ad andare in agosto nelle località di vacanza a incontrare i cittadini, e le famiglie sul tema chiave della scuola. Mah, potenza della surreale comunicazione disinvolta!
”L’autonomia é un valore costituzionalmente irrinunciabile, un principio riconosciuto da tutti che non può essere messo in discussione” afferma l’assessore regionale agli Affari Generali e su questo principio non si può certo dissentire. Perché, allora, il presidente del Consiglio nonché segretario nazionale del Pd non solo dissente ma cerca, se può, di “fregare” l’autonomia alla Sardegna? Ma i dirigenti e politici del Pd sardo non sono ormai tutti di fede renziana e ripongono il loro destino nel giovane premier già “rottamatore”? Il quale vorrebbe rottamare quella vecchia “cosa” che risale al 1947, facendo cessare le ragioni costituzionali della Regione a Statuto Speciale. In cambio di che? Di un centralismo statale con potere di controllo su ambiente, territorio, energia e infrastrutture?
S’impone uno scatto di autorevolezza e di orgoglio della classe politica sarda e non sono sufficienti espressioni come quella emersa dalla direzione regionale del Pd: “La proposta del Governo rischia d’intaccare il patrimonio di democrazia autonomistica inciso nello Statuto sardo e nelle norme di attuazione”. Non è neppure concepibile che nel gruppo dei senatori che hanno (momentaneamente?) salvato l’autonomia della Sardegna per salvare l’autonomia delle province autonome di Trento e Bolzano non ci fosse neanche un sardo.
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* Raffaele Deidda su SardegnaSoprattutto
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Aurea mediocritas: così come la intendeva Orazio, cioè nel suo significato nobile di “giusta moderazione ed equilibrio, per il quale conviene appagarsi serenamente di quanto ci offre la vita comune, evitando ogni ambizione eccessiva”. E’, a nostro avviso, una onesta definizione che ben si attaglia alla Giunta di Francesco Pigliaru. Ma oggi noi sardi e la Sardegna abbiamo bisogno di molto di più! Ce la può fare questo governo regionale a perseguire obbiettivi più ambizioni? Questo è l’interrogativo di oggi. Abbiamo poco tempo per rispondere.
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Rompere gli schemi e azzardare perché la Sardegna abbia futuro
di Franco Meloni
“Il nostro Dio è Dio delle sorprese: ogni giorno ce ne fa una. Dio è così, Dio rompe gli schemi: se non rompiamo gli schemi, non andremo mai avanti. Perché Dio ci spinge a questo, a essere creativi verso il futuro”.
Questa bella frase che papa Francesco ha detto sabato nella sua visita in Molise, anche se vogliamo leggerla in una versione laica, indica la strada che oggi dobbiamo percorrere in tutti i contesti. Limitiamoci alla Sardegna per dire che l’attuale situazione di crisi drammatica non può essere superata con i consueti strumenti, sia pure utilizzati nel modo più efficiente e razionale possibile. E’ quanto ci sembra stia facendo l’attuale governo regionale. Non basta, anzi potrebbe essere tutto inutile. Sì, perché si tratta di rispondere a problemi che hanno una enorme e straordinaria rilevanza. Ci riferiamo innanzitutto alla crisi demografica, cioè al fatto che i nuovi nati a cui aggiungere i nuovi arrivi non riescono complessivamente a superare i morti sommati a coloro che emigrano. Le conseguenze cominciano a mostrarsi con il progressivo abbandono dell’agricoltura (non compensato dal significativo interesse di molti giovani al settore) e la prevedibile chiusura di alcuni comuni sardi per mancanza di abitanti. Una situazione che può essere contrastata solo attuando una innovativa politica di accoglienza, che sappia integrare nuovi emigranti, in massima parte giovani, con le popolazioni, dando ad essi abitazioni e lavoro, in modo particolare nel settore agricolo. E’ quanto sostenuto da tempo da valenti studiosi, per citarne uno tra essi, il prof. Giuseppe Pulina, dell’Università di Sassari. La proposta è stata recentenente ripresa dal prof. Andrea Saba (anch’egli illustre docente, ora in pensione, di Economia Industriale alla “Sapienza” di Roma, allievo di Paolo Sylos Labini), in un intervento su La Nuova Sardegna. Ci rendiamo conto che non sono cose di poco conto, ma appunto perché difficili e complesse vanno affrontate con tempestività e con capacità politica e organizzativa. Si tratta di costruire piani di grandi dimensioni e complessità che devono coinvolgere molti soggetti pubblici e privati. Parlando delle istituzioni questa è senza dubbio la maggiore criticità: far lavorare insieme, in modo coordinato, più amministrazioni. Le risorse esistono, anche se vanno organizzate in relazione a programmi ben strutturati. Sono prevalentemente fondi europei, a cui si aggiungono i cofinanziamenti statali e regionali, e, auspicabilmente, anche privati.
Riuscirà l’attuale governo regionale a proporre programmi di così grande dimensione, con tutto l’azzardo che necessariamente ciò comporta? Sospendiamo il giudizio in attesa di notizie al riguardo, ovviamente in tempi brevi.
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Approfondimenti su Aladinews e dintorni
- Demografia e sviluppo nel prossimo futuro. La Sardegna senza Sardi? Drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo? Di Vanni Tola (https://www.aladinpensiero.it/?p=19142#more-19142)
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- Economia e immigrati. Far rinascere i paesi fantasma con l’agricoltura plurietnica. Si potrebbe ottenere allo stesso tempo il recupero dei campi e quello demografico, necessario una specifico progetto regionale. Gli esempi da seguire. Di Andrea Saba.
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- 13 marzo 2015 Aladinews. Intervista a Giuseppe Pulina, a cura di Franco Meloni. L’EUROPA 2020 E LE PROSPETTIVE DELL’AGRICOLTURA SARDA – Sala Conferenze Banco di Sardegna, Cagliari (a cura di www.aservicestudio.com)
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- Riflessioni sul convegno Caritas-Migrantes di presentazione del dossier immigrazione 2012. Cosa fare in (e per la) Sardegna? Di Franco Meloni
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- Barbagia a rischio estinzione. Giuseppe Pulina: «La soluzione? Accogliere quindicimila coppie di immigrati».
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- Per i 150 della Camera di Commercio. Di Franco Meloni (https://www.aladinpensiero.it/?p=1158)
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- Dibattito: rompere gli schemi e azzardare perché la Sardegna abbia futuro. Ecco come la pensa Nicolò Migheli.