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Io, sola

IO SOLA MANTEGAdi Carla Deplano
Con un tempismo impressionante mi capita casualmente sotto gli occhi un romanzo – IO, SOLA – edito da Arkadia, che leggo d’un fiato e che mi sento in dovere di consigliare a tutte le donne per la sua importanza vitale.
Per una volta non un asettico saggio scientifico su “massimi sistemi”, né una lettura amena di fine estate. No, il duro libro di Maria Mantega è importante perché seziona con una lama impietosa, ma col garbo di certa buona narrativa, sentimenti, emozioni, stati d’animo deviati e devianti con cui qualcuno di noi o un nostro conoscente ha avuto suo malgrado a che fare. Ma di cui si ha maledettamente vergogna di parlare.
Io ci ho rivisto personalità disturbate e dinamiche comportamentali fin troppo note e prevedibili, nella loro ciclica ripetitività e ingravescenza. Dinamiche schizofreniche che trovano ragion d’essere all’interno del sacro recinto delle mura domestiche, lontano da sguardi indiscreti e di cui – proprio per questo – nessuno sospetterebbe mai, nella realtà artefatta e freddamente costruita che una certa maschera di perfezione impone all’esterno, con la passiva complicità di chi tace per proteggere la persona amata ritrovandosi così, suo malgrado, sempre più avviluppata nelle spire di un rapporto vittima-carnefice. Di fronte a quanti tendono a minimizzare, tra banalizzazioni e stereotipi comportamentali, incapaci come sono di cogliere l’agghiacciante ambivalenza di un quadro familiare fortemente disturbato. O nel silenzio non sempre incolpevole di qualche stretto parente che non ha voluto vedere né sentire per tanti, troppi anni, i segni di un rapporto morboso quanto perverso, che non risparmia neppure i figli. – segue -

Il vuoto urbano di Via Santa Margherita a Cagliari: demolizioni e ricostruzioni tra passato e futuro

Stampace Pano1Carla Deplanodi Carla Deplano

Il vuoto urbano compreso tra Via Santa Margherita, Via Fara ed il vico III Sant’Efisio, edificato originariamente con tipologie insediative ricorrenti nel quartiere storico di Stampace rappresentate da case a schiera di matrice medievale che sono andate distrutte in seguito ai bombardamenti del 1943 e, sopratutto, agli sventramenti degli anni ’60 e ‘90, rappresenta un importante elemento spaziale di interscambio di funzioni tra Castello e Stampace.
Come ricorda Dionigi Scano nella sua Forma Karalis, “prese questa strada il nome di Via S. Margherita dalla Chiesa di S. Margherita, di cui si ha menzione in una carta della Primaziale di Pisa del 1258” . Oggi, purtroppo, diverse chiese citate dall’Angius nell’Ottocento non esistono più e di alcune, come nel caso di Santa Margherita, non è neppure reperibile una documentazione iconografica.
Nel Piano Cima (1858) il collegamento tra i quartieri di Castello e Stampace viene proposto con la costruzione della scalinata di S. Chiara e la “nuova strada per lo Spedale Civile che unisce il quartiere di Stampace attraverso la Nuova porta del Cammino Nuovo davanti alla Torre dell’Elefante” .
I suggerimenti del Piano Regolatore del 1930-1938, ripresi dal Piano di Ricostruzione approvato nel 1947, ribadiscono costantemente come “per la zona centrale, buona appare la soluzione del collegamento fra i quartieri di Stampace e Castello attraverso la Via S. Margherita, opportunamente allargata e raccordata alla Via Ospedale” . I vari progetti concorrenti manifestano la medesima esigenza: “per la zona centrale, il progetto prevede la sistemazione di una comoda arteria di comunicazione fra i quartieri di Stampace e Castello, mercè l’allargamento della Via Ospedale e la demolizione completa dell’isolato compreso tra Via Portoscalas e Corso Vittorio Emanuele” ; “per quanto riguarda la sistemazione della zona centrale della Città, il Progetto è interessante per il previsto allargamento della Via S. Margherita” . – segue -