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Attenzione alla scelta degli alti burocrati!

il-pensatore-forum-pa-dirinnova11In occasione della scelta da parte della Giunta Pigliaru dei dirigenti coordinatori delle direzioni regionali, di cui scrive dettagliatamente Vito Biolchini in un articolo di oggi sul suo sito, riproponiamo, con qualche precisazione, una riflessione di Aladin che, se pur datata (1 luglio 2013), ci pare valida e pertinente. Segnaliamo in modo particolare la proposta di sottoporre le nomine, anzi le proposte di nomina, a un vaglio pubblico.

ape-innovativadi Aladin

Una delle ragioni della scarsa qualità delle nostre organizzazioni pubbliche è l’inadeguatezza del personale preposto,  con riferimento sia a quello politico, sia a quello riconducibile alla burocrazia. E proprio di quest’ultimo vogliamo parlare, riferendoci ai più alti gradi della scala gerarchica. Fatte le consuete e doverose eccezioni, i titolari di importantissime funzioni pubbliche che richiedono alti livelli di competenze tecniche, professionali e relazionali, non sono selezionati per tali qualità, quanto piuttosto per appartenenza e quindi per la garanzia di fedeltà che gli stessi possono assicurare al capo (o ai capi) che li scelgono. E’ pertinente, anche se riferita ad altri contesti, la celebre la battuta riportata spesso da Enzo Biagi sulle scelte dei dirigenti RAI: “Sono stati assunti due democristiani, un comunista, un socialista e uno bravo”. Oggi, se possibile, la situazione è di gran lunga peggiore, nel senso che se il prescelto possiede le caratteristiche di appartenenza basta e avanza, non rilevando le altre e, purtroppo, difficilmente si riscontrano casuali coincidenze di contemporaneità dell’appartenenza rispetto alle altre doti. Tale situazione è riscontrabile in modo particolare proprio con riferimento agli alti incarichi dirigenziali, per i quali non sussiste obbligo di vaglio concorsuale, laddove  l’intuitu personae rileva più dello stesso CV e dove pertanto si procede con assoluta discrezionalità. Un esempio di tutta evidenza lo abbiamo trovato nelle criticatissime nomine da parte della Giunta Cappellacci dei responsabili delle direzioni generali di alcuni Assessorati e di altre strutture di pari livello. Sono state scelte per tali importanti incarichi persone per le quali è risultata decisiva l’appartenenza politica e la fedeltà al capo e al partito piuttosto che la preparazione e la competenza. Certo, i requisiti “virtuosi” non sono facilmente riscontrabili e spesso gli stessi titoli formali, di cui si da atto nei provvedimenti di nomina sono “stati” per i quali non sussiste alcuna valutazione sull’esperienza effettuata. Può capitare quindi che un dirigente cacciato da un certo posto per gravi carenze professionali o comportamenti censurati, esibisca comunque la permanenza nel medesimo posto come “titolo di merito”. Che fare allora? Una proposta interessante potrebbe essere quella di prevedere obbligatoriamente (per legge o per regolamento) che ciascun candidato a posto di alta responsabilità venga preventivamente sentito e sottoposto a valutazione da parte di un’apposita commissione (consiliare, per esempio), la quale discuta con il medesimo candidato il suo CV e con lui intavoli un confronto teso all’accertarmento dell’adeguatezza delle sue qualità tecniche, professionali e relazionali rispetto all’incarico da ricoprire. Le sedute di tali audizioni dovrebbero essere pubbliche e riprese per intero dalle telecamere, per essere visibili dai cittadini attraverso la televisione pubblica e i siti internet istituzionali.  Negli Stati Uniti tale procedura è prevista per gli alti incarichi conferiti dal Presidente, che diventano efficaci solo dopo il nulla osta dell’apposita commissione senatoriale. E’ un modello che ha funzionato e funziona. Il Presidente può proporre per alti incarichi pubblici anche suo fratello, ma lo deve prima sottoporre ad un severo vaglio pubblico, con le modalità accennate. Se la commissione non si convince della bontà della proposta, la stessa viene accantonata con la bocciatura del candidato. Una siffatta procedura applicata alla casistica italiana farebbe squagliare molti candidati nel giro di pochi minuti dall’esame a cui verrebbero sottoposti. Altri invece passerebbero a testa alta, con beneficio della res publica.
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- Sul medesimo argomento su Aladinews
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