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Le politiche della Sardegna verso il Mediterraneo. L’interesse della Sardegna a partecipare alle Euroregioni (o altre entità cooperative similari) del Mediterraneo

Archimed
di Franco Meloni
Ripubblichiamo con alcune precisazioni di carattere giuridico l’articolo del 22 giugno. In particolare viene dato atto della distinzione tra i nuovi strumenti di cooperazione europea, come le macroregioni e le euroregioni, argomenti tuttora da approfondire in tutti gli aspetti. La sostanza dei ragionamenti mantiene inalterata validità. Per la Sardegna si tratta di utilizzare nel miglior modo possibile gli strumenti di cooperazione territoriale disponibili e di partecipare al più vasto dibattito per individuare anche altre forme per perseguire principalmente il benessere della sua comunità (f.m)
ape-innovativa2 Nei giorni scorsi sulla nostra news abbiamo dato rilievo alla notizia dell’approvazione da parte della Commissione Europea della costituzione della Macroregione europea Adriatica-Ionica, per la quale si attende ora l’approvazione finale da parte del Consiglio europeo prevista il prossimo 24 ottobre. Di questa Macroregione non fa parte la Sardegna (1) in quanto la nostra isola è situata nella parte tirrenica del mar Mediterraneo. Ma, allora, perchè siamo così interessati a questa nuova realtà istituzionale? La risposta sta in quello che appare, dai documenti pubblicati, un progetto serio e credibile, che va dandosi un’organizzazione robusta in grado di sostenere un programma ambizioso e, cosa estremamente importante, che raccoglie il consenso e l’impegno di tutte le istituzioni interessate. Al riguardo il coordinatore dell’iniziativa Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche, sostiene che la costituzione della Macroregione “è il frutto di un intenso lavoro svolto dalla comunità adriatica e ionica, dalle città, Università, Camere di Commercio e Istituzioni territoriali che hanno trovato a Bruxelles, nel Comitato delle regioni, il luogo per dare forza al loro progetto”. Noi che siamo del parere che una delle ragioni della situazione disastrosa della Sardegna sia imputabile in gran parte alla incapacità delle istituzioni sarde di cooperare per l’attuazione di una buona politica nell’interesse dell’Isola, non possiamo che plaudire alla capacità costruttiva delle diverse Istituzioni coinvolte nel processo di realizzazione di questa Macroregione, la quale per i protagonisti, per il percorso effettuato, per i progetti strategici e così via, costituisce un modello per altre Macroregioni o per altre Entità similari di cui fa parte o potrà far parte la Sardegna. Attualmente la Sardegna non partecipa ad alcuna Macroregione, che ha una propria caratterizzazione normativa europea, ma a un’altra aggregazione cooperativa, molto somigliante denominata Euroregione (su queste nuove Istituzioni occorrerebbero approfondimenti soprattutto di carattere giuridico; intanto si segnala l’ottimo saggio di Laura Berionni “La strategia macroregionale come nuovo strumento di cooperazione territoriale” ). Partecipa infatti alla Euroregione delle Isole, chiamata Archimed, la quale sembra versare in una situazione di precarietà, decisamente lontana dalla vitalità impressa alla Macroregione Adriatica-Ionica. Forse la causa della inconsistenza di Archimed sta nel suo vizio originario di un nuovo soggetto nato senza grande coinvolgimento istituzionale e sociale, che “si aggiunge” a tanti altri quasi una nuova bottega di generi alimentari in una città già ricca di tali esercizi. Che male c’è? Qualche posto di lavoro in più, qualche nuova prebenda per qualche amico, qualche occasione in più di turismo congressuale a spese della collettività, qualche occasione per fare fotografie di gruppo per far finta che qualcosa si fa. La gestione di Ugo Cappellacci della vicenda Archimed da proprio questa sensazione di superficialità e spreco di risorse pubbliche. Di interesse per la Sardegna esiste poi un’altra Euroregione, denominata Alp-Med, che allo stato coinvolge diverse regioni francesi e italiane (2), ma non la Sardegna né la Corsica, anche se sussisterebbe un interesse delle stesse isole, evidenziato dal fatto che ambedue fanno parte di una struttura parallela di associazionismo delle Camere di Commercio della stessa Euroregione, in attesa di un allargamento istituzionale. Peraltro anche l’euroregione Alp-Med sembra allo stato poco attiva, prova ne sia il non aggiornamento del sito web ufficiale gestito dalla regione Piemonte, fermo al 2013).
Perchè siamo così interessati alle Macroregioni europee e alle Euroregioni? Perchè crediamo possano essere utili per la Sardegna. Ci pensiamo da molto tempo. Ma diverse recenti occasioni di dibattito hanno riacuito l’interesse per questa questione. Innanzitutto mi riferisco al dibattito sulla necessità di un nuovo Statuto per la Sardegna. In particolare, trattando di politica di relazioni esterne della Sardegna, che devono avere riconoscimento anche nello Statuto, mi riferisco alle relazioni della Sardegna con il Mediterraneo. L’argomento è stato specificamente oggetto dell’intervento di Pietrino Soddu al Convegno sullo Statuto promosso dalla Fondazione Sardinia, dalla Carta di Zuri e da Sardegna Soprattutto il 9 giugno, con l’ulteriore approfondimento nell’iniziativa del 23 del corrente mese.
Nel citato intervento (non ancora trascritto in atti, ma tuttavia presente in audio/video tra i materiali del Convegno, nel sito web della Fondazione Sardinia) Pietrino Soddu sostiene che la Sardegna fino all’inizio del periodo sabaudo (1720) era saldamente collocata nel contesto Mediterraneo, specificatamente quello del Sud, verso cui intratteneva le sue relazioni più consistenti, sia in termini economici, sia di natura culturale. Gli interessi prevalenti dei nuovi dominatori sabaudi erano invece prevalentemente rivolti al Nord, in particolare alla Lombardia, circostanza che avrebbe, gioco forza, mutato la direzione dello “sguardo” della Sardegna verso il Continente italiano e verso l’Europa continentale, disinteressandosi sostanzialmente del campo passato. Secondo Soddu questa diversa prospettiva ha portato anche notevoli conseguenze positive per la Sardegna, laddove era proprio su quel versante europeo che maggiormente correva il fiume della modernità e del progresso. Oggi non si tratta di abbandonare questa collocazione, quanto di riscoprire e rilanciare l’interesse verso il Mediterraneo, nel suo complesso, e verso il Mediterraneo del Sud. Come fare? Soddu non lo ha detto, confessando di non avere idee al riguardo, se non la certezza della strada da compiere. Per questo occorre superare le incertezze e perfino le paure legate all’ancestrale timore de “su moru, che viene a rapirci le nostre donne e ad impadronirsi delle nostre risorse materiali”. I nuovi mori oggi hanno precise sembianze: sono soprattutto (e non solo) gli emiri arabi, interessati al comprarsi la Sardegna. Tutto ciò non deve portare ad un atteggiamento di chiusura, quanto piuttosto di apertura, di scambi paritari, consentiti nella misura in cui abbiamo una buona classe dirigente, espressa dalla maggioranza dei “sardi padroni in casa propria” e rafforzati sempre più nella loro identità. Ecco la migliore garanzia perchè non si venda la Sardegna a nessuno! L’intervento di Pietrino Soddu si è fermato proprio al punto che forse costituiva una prima risposta al suo interrogativo e insieme auspicio su “Sardegna: che fare verso una politica di interesse, partecipazione e integrazione nell’area mediterranea”, cioè alla seconda parte del settimo principio della Carta di Zuri: «La Sardegna (…) offre amichevole collaborazione alle comunità e alle regioni vicine per formare, a partire dal Mediterraneo, una euroregione per il progresso degli interessi comuni». Un’euroregione, appunto! E perchè, allora, non approfondire gli strumenti che l’Unione Europea mette a disposizione per realizzare concretamente questa opportunità. Sono strumenti utili e adeguati? Parliamo quindi della proposta di mandare avanti seriamente, al contrario di quanto si sia fatto finora, la realizzazione dell’euroregione Archimed, con la partecipazione di tutte le isole del Mediterraneo appartenenti all’Unione Europea, con l’intento di rafforzare una politica di pace, di solidarietà di scambi a tutti i livelli con i paesi del Mediterraneo del Sud, compresi quelli non facenti parte dell’Unione Europea e con i quali esistono già interessanti relazioni, a volte incentivate dalla stessa UE (pensiamo al programma ENPI), che potrebbero estendersi all’interno della specifica politica di favore prevista per la condizione di insularità. Ma, anche per corrispondere alla esigenza prospettata da Soddu che la Sardegna non abbandoni il fronte continentale europeo: non sarebbe utile e opportuno coltivare la piena realizzazione dell’Euroregione Alp-Med, con l’ingresso della Sardegna e della Corsica nella compagine societaria? Temi evidentemente da approfondire, che richiedono innanzitutto una “presa in carico” della Regione e, insieme, uno specifico filone d’impegno per i nostri parlamentari italiani ed europei (peraltro questi ultimi rappresentano già la circoscrizione Sardegna-Sicilia; facciamo dunque di “necessità” virtù). Peraltro, in questa sede, giova apportare un qualche correttivo all’analisi di Pietrino Soddu secondo cui la Sardegna ha abbandonato ogni interesse per il Mediterraneo a far data dal passaggio dalla Spagna al Piemonte. L’interesse per il Mediterraneo infatti se pur sopito è stato sempre coltivato e non mancano le riflessioni politiche e culturali al riguardo. Tra le prime (anch’esse culturali, ma di maggior valenza poltica) ricordiamo quanto scritto recentemente da Federico Francioni in un articolo critico proprio nei confronti del pluricitato intervento di Pietrino Soddu, pubblicato sul sito della Fondazione Sardinia, laddove Francioni ricorda che “(…) l’idea di una Federazione mediterranea – di uno Stato che avrebbe dovuto raggruppare Baleari, Corsica, Sardegna e Sicilia – fu delineata dopo il primo conflitto mondiale” proprio dal PSd’Az . Ma è giusto anche in questa sede ricordare il dibattito e gli interventi di carattere culturale (basti citare per tutti le riflessioni di Giovanni Lilliu) e l’impegno di ricerca delle Università sarde nei paesi dell’Africa mediterranea. Tutto occorre riprendere e rilanciare, perchè non si parte da zero. Anzi! E questo è il nostro e altrui impegno. Certo da rafforzare e estendere, chiamando in causa soprattutto le Istituzioni sarde.
Voglio ora concludere con una proposta operativa, sicuramente riduttiva, ma, a mio parere, importante e immediatamente fattibile.
Il 28 febbraio 2012 fu siglato dal presidente della Camera di Commercio di Cagliari e dal direttore del Dipartimento di Scienze Sociali e Istituzioni dell’Università di Cagliari un “Accordo di collaborazione” tra le due Organizzazioni per l’elaborazione di progetti per rafforzare i rapporti della Sardegna con i paesi della sponda sud del Mediterraneo, anche come possibile rappresentanza/terminale avanzato della Sardegna verso i paesi del nord Africa, soprattutto attraverso l’associazionismo camerale (Ascame, Insuleur, Alpmed). I progetti elaborati e gestiti congiuntamente si dovevano proporre l’obiettivo di dare concreta attuazione alla normativa di cui all’art. 4 della legge regionale 28 dicembre 2009, n.5, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna*. Tale legge regionale prevedeva un impegno della Regione così definito: “La Giunta regionale è autorizzata al finanziamento, anche con il concorso di risorse di provenienza statale e comunitaria, di progetti speciali finalizzati:
a) alla definizione di un sistema internazionale e mediterraneo di osservatori per l’intercettazione degli allarmi di crisi economico-sociale e dei settori produttivi o delle prospettive di sviluppo delle attività produttive e dell’occupazione;
b) alla predisposizione e sperimentazione di modelli di intervento per prevenire e scongiurare gli effetti derivanti dallo stato di crisi economico-sociale o per anticipare e cogliere integralmente ogni opportunità di sviluppo dei settori produttivi e dell’occupazione (…)”. A quell’accordo di collaborazione non seguì nulla. La ragione fondamentale, mi dicono, fu (e purtroppo tuttora è, considerato che al riguardo nulla è cambiato) che non si trovò un interlocutore a livello di Esecutivo politico e di organizzazione amministrativa regionale che consentisse di passare dalle parole ai fatti. Insomma, il solito problema di grandi idee (già molto che quelle ci furono) ma miseria di comportamenti e nullismo organizzativo. Non potevamo permettecerlo allora e tanto meno oggi. La proposta è dunque riprendere quell’Accordo, riscriverlo coinvolgendo in dimensioni regionali l’Unioncamere e l’Università della Sardegna, ridefinirne l’ambito, allargandolo, per esempio, al supporto alla realizzazione delle Euregioni, prima tra tutte quella esistente Archimed, di cui, per inciso, di recente è diventato presidente, in virtù della sua carica, Francesco Pigliaru.
Per questo e altro l’imperativo è: muoviamoci!

Note
1) Della Macroregione fanno parte: Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Grecia. In Italia le regioni interessate sono Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Lombardia, Trentino Alto Adige. Come si vede la Sardegna non è interessata a detta macroregione
2) L’Euroregione Alpi Mediterraneo riunisce cinque Regioni francesi e italiane (Provenza-Alpi-Costa Azzurra, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Rodano-Alpi).
3) Dell’Euroregione Archimed fanno parte la Regione Sicilia, la Regione Sardegna, il Govern de les Illes Balears e l’ Agenzia dello Sviluppo Larnaca di Cipro (Larnaca District Development Agency – Cyprus)

Francesco Pigliaru presidente dell’Euroregione Archimed. E ora che fa la Regione Sarda?

ArchimedDa pochi giorni il sito web della Euroregione Archimed è stato aggiornato, sostituendo Ugo Cappellacci con Francesco Pigliaru. Una ragione di più per chiedere: “Cosa fa, come funziona (se funziona) l’Euroregione Archimed? Ne abbiamo parlato su Aladinews. Cercate gli approfondimenti,

C’è anche l’euroregione Alpmed. Quanto è coinvolta e quanto interessa la Sardegna?

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Bomeluzo-Alpmed-con-UE2-300x212ANTICIPAZIONI
Dopo l’euroregione Archimed, su cui torneremo presto, nei prossimi giorni tratteremo dell’altra euroregione di interesse per la Sardegna, precisamente dell’euroregione Alpmed, su cui peraltro ci siamo soffermati in passato, sia sulle pagine di Aladin, sia sui blog fiancheggiatori di Valorest e, per gli aspetti che coinvolgono le Camere di Commercio, Oivcamcomca.
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Perchè non si faccia confusione si chiarisce che l’euroregione istituzionale Alpi-Mediterraneo allo stato non comprende la Corsica e la Sardegna, regioni invece comprese nell’associazione Alpmed promossa dall’Unioncamere europea, dall’Unioncamere italiana e dalle Unioni regionali delle Camere interessate.
Ecco una rappresentazione dei territori compresi nella proposta delle Camere di Commercio interessate:
alpmed camere di commercio
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Ecco invece i territori attualmente compresi nell’euroregione Alpi Mediterraneo:
alpi_med euroregione

Euroregione Archimed: un entità inutile o uno strumento per investire nel Mediterraneo?

porto CAArchimed
di Franco Meloni
Nel commento a due recenti iniziative su tematiche europee (precisamente: 1. l’incontro con i giornalisti della Corsica, promosso da Vito Biolchini e altri e 2. il convegno dei Rossomori di analisi delle elezioni europee) abbiamo preso un impegno per l’approfondimento dell’argomento euroregioni, con preciso riferimento alla realizzazione di un’euroregione che raggruppi le isole europee del Mediterraneo. Ora, avevamo conoscenza dell’esistenza di un organismo di tal fatta, denominato Archimed, che però allo stato attuale non coinvolge tutte le regioni insulari del Mediterraneo ma solo parte di esse: per esempio ne è esclusa la Corsica, che è per dimensione la quarta isola del Mediterraneo e che a noi sardi interessa particolarmente. Se il sito web dell’euroregione è lo specchio di quanto e come essa funzioni, diciamo che l’impressione è deludente. L’euroregione Archimed risulta un soggetto sostanzialmente inoperoso che, probabilmente, oggi produce solo i costi della sua struttura organizzativa. Lo stesso sito dà conto delle cariche sociali: tra gli altri risultano presidente Ugo Cappellacci, in virtù della sua (precedente) qualifica di presidente della Regione, e, inoltre, Gabriella Massidda (fino a pochi giorni fa dirigente generale della presidenza della Giunta regionale), come componente del “comitato tecnico” di gestione. Tali incarichi (presumibilmente scaduti) sicuramente sono abbastanza recenti, ma degli stessi non era stato dato rilievo pubblicitario, se non la notizia in siti specializzati (esempio quello dell’OICS); nessuna traccia invece sul sito istituzionale della Regione Sarda (la parola Archimed digitata sulla funzione “ricerca” del sito web della Ras ci rimanda a 38 risultati, l’ultimo risalente al 16 settembre 2008). Quasi si trattasse di un fatto di trascurabile importanza o addiritura da tenere semi clandestino, considerato il clamore mediatico a cui ci aveva abituato Ugo Cappellacci per ogni sua iniziativa: grande, piccola o minuscola.
Ma questa è storia passata. Oggi, come Sardegna, dobbiamo chiederci se sulle euroregioni dobbiamo investire. L’Unione Europea sostiene di sì (sia per la specificità euroregione, sia per la specificità della condizione di insularità), e rende credibile tale indicazione con la destinazione di apposite risorse nella programmazione 2014-2020. Un certo “appesantimento burocratico, con relativi costi” che comporta necessariamente il mantenimento della struttura organizzativa (anche se tutto va tenuto sotto controlli di efficienza/efficacia) sarebbe di gran lunga giustificato dai benefici di un’euroregione funzionante. Si pensi al riguardo alla possibilità di “corsie dedicate” per l’utilizzo di finanziamenti europei per attività progettuali di importanti dimensioni. Pensiamo poi all’euroregione come strumento di intervento nel Mediterraneo del Sud per le politiche di vicinato con i paesi del Nord d’Africa e non solo. Sono evidentemente questioni da approfondire, che devono far parte dell’agenda di molti, a partire dai soggetti istituzionali di vertice. Ci riferiamo al Consiglio regionale, al presidente e alla Giunta regionale e, per ultimi, ma non certo per importanza, ai neo eletti europarlamentari… Sono di tutta evidenza le ulteriori implicazioni rispetto ai comportamenti di altri soggetti, istituzionali e no. Tra i primi i Comuni e le Camere di Commercio, tra i secondi le imprese e le associazioni.
Per quanto ci riguarda continueremo il nostro impegno culturale, pertanto riprenderemo presto l’argomento, approfondiremo, anche con l’aiuto di esperti, e vi terremo aggiornati.
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[NdR 3 giugno 2014] Attraverso un lavoro di paziente ricerca sul /sito web della Regione abbiamo rintracciato la delibera della Giunta Regionale di adesione al Gruppo Europeo di Cooperazione del Territoriale dell’Arcipelago del Mediterraneo (GECT) Archimed, delibera n. 48/14 del 1.12.2011, nonché dell’allegato (Convenzione e Statuto).
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