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Tema: “cosa proponi, dal tuo punto di vista, per un futuro migliore della Sardegna?” Appunti sotto embargo
di Franco Meloni [sotto embargo]
Il tema: “Sulla base di una seria analisi della situazione socio-economica della Sardegna, quali provvedimenti dovremo assumere per un suo futuro migliore?”. Svolgimento per noi arduo, per spazio non disponibile e carenza di competenze. E allora? Facciamo così: risolviamo subito la questione dell’analisi della situazione sarda condividendo quella del Rapporto Crenos 2023, a cui rinviamo. Lì risulta che la Sardegna stia complessivamente male: una regione in declino se si considerano i valori dei parametri socio-economici, quasi tutti decisamente negativi nel confronto con regioni di analoga dimensione e collocazione in ambito europeo. Tra tutti, i peggiori: lo spopolamento, unito alla denatalità e al connesso invecchiamento della popolazione, la fuga dei giovani, l’abbandono scolastico, l’aumento della povertà… a cui si aggiungono pochi indicatori positivi, come quelli nell’ambito turistico.
Veniamo quindi alle possibili soluzioni, riferite solamente a tre settori: i trasporti, la sanità, l’immigrazione. Svolgiamo il tema soprattutto per proporre una metodologia che consiste nel far esprimere sugli argomenti prescelti, un giovane, chiamiamolo Gavino, individuato in questa prima sperimentazione come persona virtuale.
Trasporti. Facciamo che il nostro soggetto, Gavino, sia un diciottenne di un paese distante dall’hinterland cagliaritano frequentante l’ultimo anno di un Istituto superiore situato in città: “Ogni giorno feriale mi sveglio alle 6 e alle 7 prendo l’autobus per raggiungere la Scuola. Le tariffe sono sostenibili, ma non altrettanto le condizioni di viaggio, considerato che sovente mi trovo schiacciato come una sardina tra i molti passeggeri. Arrivo a scuola: un edificio di buone condizioni strutturali, ma che avrebbe bisogno di una ristrutturazione per raggiungere un’accettabile condizione standard”. Ecco segnalati due problemi del tutto risolvibili: più mezzi di trasporto pubblico a disposizione; risanamento e ristrutturazione degli edifici scolastici da condizionare con l’uso di energie rinnovabili.
Sanità. Sostiene Gavino: “I miei genitori sono ancora giovani e lavorano entrambi. Io ho una sorella più piccola e con noi vive in casa la vecchia nonna. Vi racconto i problemi ogni qual volta c’è da accompagnare qualcuno a fare una visita specialistica a Cagliari: a parte le difficoltà di prenotare la visita attraverso il CUP, una volta fissata la stessa, per qualsiasi componente della famiglia, tocca a mio padre farsene carico. Un esempio, visita ambulatoriale presso un Ospedale cittadino: ore 5 o 6 sveglia, viaggio a Cagliari. A mio padre costa ogni volta un giorno di ferie e se lui è impossibilitato il costo di un taxi (di quelli privati che servono più persone). Ancora più gravi difficoltà in caso di ricovero per un medio/lungo periodo di degenza. Costi insopportabili anche per la nostra famiglia di medio reddito (figuriamoci per quelle povere!), solo pensando ai necessari accompagnatori che devono assicurare compiti di assistenza”. Ecco segnalati altri due problemi risolvibili. Come? 1. Aumentando il numero dei mezzi di trasporto pubblico, a tariffe controllate, anche attivando una collaborazione tra pubblico e privato. 2. Realizzando complessi alberghieri di servizio per i parenti dei pazienti ricoverati negli Ospedali/Cliniche per medio/lungo termine, a tariffe sostenibili, vigilate dalla Pubblica Amministrazione.
Immigrati. E’ un grosso problema che Gavino affronterebbe in positivo collegandolo con lo spopolamento dei nostri paesi e la denatalità con il connesso invecchiamento della popolazione: “Sulla questione di recente ho letto un articolo su L’Unione Sarda intitolato «I sardi sono in via di estinzione? Nel 2070 il 40% di abitanti in meno nell’Isola». Veniva intervistato un autorevole statistico, Roberto Volpi: «La Sardegna è la regione italiana che sta peggio dal punto di vista demografico (…), nel 2070 si toccherà un indice di vecchiaia di 500 anziani ultrasessantacinquenni ogni 100 bambini e ragazzi fino a 14 anni compiuti d’età, un valore decisamente superiore a quello di 300 a 100, pure enorme, dell’Italia (…) Se non si interviene sarà la desertificazione il destino già scritto della regione». Già. E allora? Il professore avanza diverse proposte; quanto all’immigrazione afferma che può essere di significativo aiuto: «se non ci fosse stata l’immigrazione in Italia già oggi avremmo perso non 1,5 ma almeno 8 milioni di abitanti, saremmo cioè attorno ai 50 milioni – dai quasi 61 che eravamo nel 2014». In argomento concludiamo con Gavino: «una buona politica di accoglienza e integrazione degli immigrati contribuirebbe a risolvere lo spopolamento, uno dei problemi più gravi della Sardegna». Occorre pertanto realizzarla questa “buona politica”, in leale collaborazione tra Unione Europea, Stato, Regioni, Comuni e Entità private, in applicazione dei principi della Sussidiarietà sanciti dall’art.118 della nostra Costituzione.
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Facciamo finta di tornare sui banchi di scuola, indietro nel tempo di qualche (!) anno, quanti ne bastino per trovarci immersi in quel clima misto di curiosità e timore che creava il giorno del compito in classe, di qualsiasi materia si trattasse. Supponiamo il tema di italiano. L’insegnante di lettere scriverebbe il titolo alla lavagna e lo leggerebbe ad alta voce: “Sulla base di quella che voi ritenete sia una lettura corretta dell’attuale situazione sociale ed economica della nostra Sardegna, che non è necessario esplicitare, cosa proponi, dal tuo punto di vista, per un futuro migliore?”. “Avete quattro ore di tempo per svolgerlo, buon lavoro!”. A questo punto, come di consueto si solleverebbe un mormorio, segno di panico generale, salvo per quei quattro saputelli che subito attaccherebbero a scrivere. E la domande fioccherebbero; la più frequente: “Prof, ci dia un piccolo aiuto”. Verosimilmente la risposta sarebbe: “Siete grandi, ormai, dovete assumervi le responsabilità della vostra età. Non vi chiedo un’analisi da economisti o sociologi. Avete anche visto che non pretendo che sveliate il vostro orientamento politico; se ci riuscite siate distaccati dalla contingenza politica, di appoggio o distanza da questo o quel partito, parlate dei problemi dei sardi, partendo dai vostri problemi, che sardi siete. E cercate di trovare risposte, anche piccole, ma vostre, o anche di altri che condividete”.
Rassicurati, meno spaventati dal bianco del foglio protocollo finora intonso: quattro pagine da riempire… Diamoci una mossa.
Scusate questa sceneggiata, ma vi confesso che il mio stato d’animo nello scrivere questo pezzo sulla situazione sarda è proprio dello “studente sotto esame”. Provate solo a sostituire all’insegnante il direttore del giornale e allo studente la persona che scrive.
Peraltro è una situazione che mi piace proporre, perché sollecita un approccio che va oltre il “già visto” e che si pone come un metodo partecipato di costruzione di politiche sociali. Qui si avanzano solo alcuni esempi, che nel tempo potranno essere arricchiti da ulteriori narrazioni di esperienze e soluzioni.
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l difficile rapporto tra Comunicazione e Regione Sarda. Consigli non richiesti.
Su Aladinpensiero https://www.aladinpensiero.it/?p=115413
disperazioneDi recente criticando l’attività di comunicazione della Regione (si trattava delle informazioni sul Covid-19 e dintorni) mi chiedevo: chi in Regione è responsabile della comunicazione (dirigenti e professionisti) e chi assume davvero le decisioni finali sulle relative campagne (livello politico)? [segue] Per non metterla sul piano della polemica, a volte più che giustificato e opportuno, ho svolto alcune considerazioni a mo’ di consigli, seppure non richiesti, ma secondo me utili. Ecco quanto. Ricordo, qualche decennio fa, a un corso di formazione per dirigenti pubblici presso la Scuola superiore di pubblica amministrazione, ci fece una lezione sul “piano di comunicazione” il bravissimo prof. Stefano Rolando, grande esperto in materia, allora dirigente generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ci disse: “Volete fare un buon piano di comunicazione per il vostro Ente? Non è difficile: seguite le esigenze della signora Maria”. In che senso? Chiedemmo noi corsisti. “Vi faccio un esempio per il settore sanità. La signora Maria abita in un paese lontano dalla città e deve assistere il marito ricoverato presso l’ospedale cittadino? Che problemi ha la signora Maria? Deve visitare il marito alcune volte la settimana e quindi deve risolvere problemi di trasporto? Deve rimanere vicino al marito per il periodo di un’operazione e quindi ha necessità di un alloggio a prezzi controllati? E via analizzando [nell’elencazione delle esigenze della signora Maria]”. Ecco, concluse Rolando “costruite con questo metodo il vostro piano di comunicazione”. Ovviamente le informazioni devono basarsi sulla presenza dei servizi necessari. Ma questo è un altro discorso, certo il più importante.
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