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Antonio Simon Mossa. Considerazioni e proposte sulla questione sarda. L’attualita del suo pensiero
L’attualità del pensiero di Antonio Simon Mossa
a cura di Francesco Casula
2° CONVEGNO SARDISTA A BOSA 29 ottobre 1967
Intervento di Antoni Simon Mossa
Cari amici
ci riuniamo a Bosa, nelle accoglienti sale del Centro di Cultura Popolare dopo quattro mesi dal primo nostro meeting del 2 luglio per discutere la situazione politica sarda, per valutare le scelte operate dal nostro Partito sia dopo la crisi di febbraio, sia dopo il fallimento della cosiddetta politica contestativa.
Voi sapete benissimo come la contestazione di Del Rio, la rivoluzione di luglio e gli avvenimenti successivi, soprattutto per la grinta dura mostrata dai padroni di Roma dei partiti metropolitani, siano approdati al porto della più grande beffa che il popolo sardo, in tutta la sua storia,abbia mai subito.
Il linguaggio aggressivo del Presidente Del Rio non corrispondeva e non corrisponde oggi a una precisa volontà, sua e della Giunta di Governo, di conquistare gli obiettivi che il famoso ordine del giorno-voto del Consiglio Regionale al Parlamento Italiano configurava. Il Governo italiano ha respinto tutte le richieste del popolo sardo, ha irriso con sprezzante paternalismo le istanze dei nostri legittimi rappresentanti, ha impedito al Presidente Del Rio, rappresentante eletto del popolo sardo, di parlare alla sua gente per mezzo dello strumento più efficace: la radio.
E si è risolto tutto in un bagaglio inconsistente di promesse:
le solite promesse che da due secoli e mezzo piemontesi e italiani hanno fatto in Sardegna, a questa vera e propria colonia, terra senza speranza di riscatto. Ed è per è per questo che oggi più che mai dobbiamo opporci al regime coloniale che perdura, nonostante la concessione di una falsa autonomia. Oggi il banditismo, la cui importanza è stata amplificata in Italia e nel resto d’Europa con sadica insistenza dalla stampa di ogni colore, coadiuvata questa dalla compiaciuta complicità della radio e della televisione del monopolio italiano, è assurto a problema nazionale. Ma cosa vuol dire oggi in Sardegna, in questa terra di conquista e di sfruttamento, questione di importanza nazionale? Significa soltanto che gli organi dello Stato, valicando i limiti delle competenze costituzionali, calpestando anche i brandelli formali dello Statuto Speciale di Autonomia della Sardegna, si sentono in dovere di intervenire. E viene accusato, ormai indiscriminatamente, il popolo sardo e la sua classe politica; la sua classe dirigente, le migliaia e migliaia di lavoratori: i morti di fame di villaggi e delle borgate lontane, coloro che vivono cioè di sussidi e di rimesse degli emigranti. Ecco che un governo debole e inetto, come quello italiano di oggi, ricerca un alibi storico con una inchiesta parlamentare. Ma voi sapete tutti che fine hanno fatto le precedenti inchieste parlamentari. La Sardegna è rimasta quella di prima. Sempre più povera e abbandonata. Non a caso, cari amici, accuso formalmente il prepotere italiano di genocidio delle genti sarde. Perché quando ai sardi si nega il diritto alla vita, non si interviene con i finanziamenti stabiliti dalla legge, ma si invia un corpo militare di polizia e di carabinieri per distruggere la piaga del banditismo, con il semplice risultato di sottoporre le popolazioni ad angherie, a soprusi, a minacce di ogni genere, ebbene, allora si agisce secondo i più brutali e odiosi sistemi coloniali. – segue –