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L’interesse dei Sardi

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[in progress]

La questione della localizzazione delle pale eoliche, della loro esagerata quantità, degli strumenti a disposizione dei sardi per fermare lo scempio in atto o ancora “solamente” in fase di predisposizione nel nostro territorio ci angoscia. Dobbiamo lottare uniti come sardi, pretendendo la massima chiarezza, orientandoci nel groviglio delle strumentalizzazioni e dell’occultamento delle responsabilità del passato, prossimo e remoto, e financo del presente.
Non possiamo permetterci di inseguire piste e praticare comportamenti che ci allontanino dall’obbiettivo di salvare la nostra Sardegna.
Cerchiamo per questo di dare una mano. Lo spirito che ci anima ci sembra ben descritto dalla nota apparsa oggi su Democraziaoggi scritta dal suo direttore Andrea Pubusa, che ci permettiamo mettere in testa ad altra documentazione che segue.
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Si predica l’unità ma si pratica la divisione
Oggi 22 Luglio 2024, A.P. su Democraziaoggi

Continua la mobilitazione contro le pale eoliche e contro il fotovoltaico in Sardegna, ma proseguono anche le polemiche e le divisoni interne. Sotto attacco è sopratutto la Todde, perche’ la sua legge sarebbe inefficace. In realtà è un intervento volto a bloccare le installazioni non ancora iniziate, ma nulla può contro quelle autorizzate e in fase di esecuzione. La Presidente della Regione ha voluto dare un segnale e prendere tempo per intevenire in modo organico, ad esempio, con una legge urbanistica che tuteli il territorio. Bene fanno i comitati a mobilitarsi e a manifestare l’opposizione dei sardi, ma l’amministrazione deve seguire le regole giuridiche e i principi del’ordinamento e questi si fondano su un antico brocardo: tempus regit actum, gli atti sono regolati dalle norme vigenti al tempo della loro adozione. Non si può dunque intervenire in autotutela ad annuĺlarli. Questi provvedimenti del resto verrebbero certamente impugnati ed annullati dal Giudice amministrativo con conseguenze sul piano risarcitorio.

Bisogna, dunque, aver pazienza e fare ora ciò che si può legittimamente fare. Le responsabilità dell’invasione sono da addebitare a scelte passate ed è poco utile ora attardarci su di esse. Ora bisogna delineare un percorso unitario di intervento, dove istituzioni e comitati, forze sociali convergono per bloccare lo scempio. La campagna elettorale è finita, non è il caso di proseguirla trasferendola su un tema che richiede responsabilità e spirito unitario.
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Ma quali sono gli argomenti in campo e quali i soggetti che rappresentano macroscopicamente le posizioni?
Partiamo dal post del 22/07/2024 della presidente della Regione, Alessandra Todde
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“Torno nuovamente sull’argomento degli impianti per energia da fonti rinnovabili, mentre con la giunta lavoriamo a tante altre priorità per la nostra terra.

Bloccare gli impianti che hanno già avviato i lavori non é possibile. Ho detto chiaramente, nel video pubblicato sui social che tutti potete riascoltare, che la legge blocca l’avvio dei lavori e quindi blocca anche gli impianti autorizzati ma per i quali i lavori non sono ancora iniziati.

Pretendere che con una legge si possano bloccare gli impianti già autorizzati, con lavori avviati da diversi mesi, é irragionevole ed espone la regione a richieste elevate di risarcimento.

L’accanimento verso di noi è frutto di una studiata azione di disinformazione che mira a distorcere la percezione sul lavoro portato avanti dalla nuova Giunta. Mi rivolgo a chi si sta occupando di fare propaganda: volete davvero prendervi la responsabilità di portare tante persone a diffondere le vostre bugie, a diffamare, ad odiare, a vivere nella paura?

Sono la Presidente di tutte e di tutti e non accetterò di vedere la mia comunità schiacciata dallo scontro invece che impegnata nel dialogo. Non accetterò di restare inerme mentre personaggi dalla dubbia morale e sacche di potere intente a perseguire esclusivamente i propri interessi – strumentalizzando la lotta alla speculazione – continuano a diffamare il lavoro di questa Giunta, insediata da appena 100 giorni.

Per comprendere cosa sta realmente accadendo, è indispensabile saper distinguere tra istanza, fase istruttoria, titolo autorizzativo e avvio dei lavori. Chi è stato nelle Istituzioni conosce bene la differenza fra le varie fasi dell’iter procedurale, e dovrebbe avere la decenza di non raccontare bugie.

Noi abbiamo sempre detto che la legge numero 5 prevede che tutte le installazioni di nuovi impianti di energie rinnovabili – per le quali i lavori non siano già iniziati – sono bloccate per 18 mesi (tranne per poche eccezioni tra cui comunità energetiche, piccoli impianti per l’autoconsumo o per la produzione agricola, impianti dove non si consuma ulteriormente suolo).

Gli impianti per cui non c’è stato l’effettivo avvio dei lavori, possono essere formalmente definiti come “nuovi impianti”, ovvero quelli che con la legge regionale n. 5 abbiamo vietato di realizzare.

Quali sono i nuovi impianti? Quelli in istruttoria, quelli per cui non è stata presentata istanza di autorizzazione e anche impianti autorizzati, ma per i quali non era stato ancora dato avvio effettivo dei lavori alla data di entrata in vigore della legge n. 5 lo scorso 2 luglio.

È giusto che si sappia che l’attuale Giunta non ha mai deliberato alcuna autorizzazione, anzi, sta lavorando per definire la mappa delle aree idonee in modo da consentire le autorizzazioni solo di quegli impianti che rispetteranno tutti i requisiti necessari. Spero di essermi spiegata in modo sufficientemente chiaro, e che nessuno usi queste mie parole per cercare di creare ulteriore confusione. Magari con altri video in cui si fanno collage di miei interventi cercando di trovare l’errore (che non c’è). Sappiate che tutto ciò che vedete realizzato o in corso di realizzazione: i camion, Oristano, Saccargia, etc., non sono fenomeni spuntati negli ultimi tre mesi. I lavori a Villacidro durano da un anno. L’impianto di Saccargia esiste da vent’anni ed è stato autorizzato dagli stessi che parlano alla pancia delle persone e fomentano irragionevolezza e odio. Noi non vogliamo stare al loro gioco. Il nostro impegno sarà diretto unicamente verso l’interesse della Sardegna e dei sardi e penso che l’azione svolta finora ne sia la prova. Sento di dover rassicurare tutte e tutti coloro che temono gli attacchi degli speculatori: a difendere la Sardegna ci siamo noi, al lavoro dalla mattina alla sera, da tre mesi, per fare tutto il possibile, e non certo chi passa il tempo a prendere in giro i propri lettori dopo avere preso in giro, per anni, i propri elettori.
Alessandra Todde
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L’intervento di Sergio Zuncheddu

I riferimenti più o meno espliciti della Presidente Todde all’attività del Gruppo editoriale L’Unione Sarda costringono, mio malgrado, a fare alcune precisazioni in favore della verità.

Prima di tutto: come anche dimostrato nella recente campagna elettorale i nostri media si sono tenuti ben lontani dalla faziosità, dando voce alle varie espressioni politiche comprese quelle che hanno sostenuto l’attuale Presidente, come riconosciuto da chi l’ha sostenuta.

Qualunque fosse lo schieramento a sostegno delle varie Giunte regionali alla base della linea editoriale c’è sempre stata la difesa della Sardegna da ogni genere di “assalto” o “invasione”. Solo per memoria: il No alle scorie nucleari; il No ai rifiuti da altre Regioni; il No all’uso inappropriato delle servitù militari; il No alla speculazione energetica in danno dell’Isola.

Secondo: una linea editoriale ferma e non negoziabile, cristallina e scevra da qualsivoglia condizionamento, politico o di altra natura, esercitata in privato da me, come molti potrebbero testimoniare, e nelle pagine di questo giornale, sito web e servizi radiotelevisivi, a cura delle nostre redazioni giornalistiche, per informare la Comunità sarda con cronache, inchieste e approfondimenti sul tema della cosiddetta “transizione ecologica”. Progetti, società e personaggi collegati direttamente o indirettamente alla gigantesca operazione di speculazione di cui la Sardegna è fatta drammaticamente oggetto sono stati portati a conoscenza dell’opinione pubblica.

Da oltre venti anni almeno abbiamo a più riprese lanciato l’allarme sull’invasione eolica e fotovoltaica – come risulta dalla pagina del Direttore Dessì pubblicata ieri – e a partire dal 2021 anche con maggiore intensità per l’entrata in vigore del famigerato Decreto Draghi, base normativa principale su cui si fonda l’attuale scempio paesaggistico per fare dell’Isola la batteria energetica al servizio dell’Italia continentale.

E abbiamo continuato, con crescente intensità, con l’entrata in vigore del secondo “Decreto Draghi” del 29 marzo 2022, interamente dedicato alla Sardegna, nefasto anch’esso, assumendo una posizione fortemente critica verso la Giunta regionale di allora, guidata da Solinas, sfociata nella richiesta esplicita di impugnazione, cosa che

Sono, quindi, destituite di qualsivoglia fondamento le velate illazioni di chi, disinformato o in malafede, tenta di attribuire alle testate giornalistiche di questo Gruppo editoriale posizioni preconcette verso l’uno o l’altro degli schieramenti.

Terzo: la Presidente della Regione, con nota pubblicata qui per intero, pretende di indicare gli organi di informazione come “nemici” della verità, tentando di introdurre un motivo di polemica gratuita e fuorviante rispetto alla vera questione: la devastazione già in corso della Sardegna.

Andiamo all’essenziale, concentrandoci sugli ultimi quattro anni:

I decreti Draghi, il primo relativo alle rinnovabili e il secondo dedicato alla sola Sardegna, sono indiscutibilmente e per unanime e onesto riconoscimento responsabili dell’assalto che l’Isola sta subendo, come già facciamo emergere in modo chiaro in queste pagine;
Con editoriali e inchieste è stato esplicitamente chiesto e reiteratamente sollecitata la Giunta Solinas di impugnare ogni atto lesivo degli interessi della Sardegna e dei sardi, cosa che è stata fatta;
Per dovere di cronaca e onestà intellettuale: tra i Ministeri coinvolti nell’elaborazione e approvazione di quei famigerati decreti Draghi vi era il Ministero dello Sviluppo economico, di cui Viceministra era l’attuale Presidente della Regione, Alessandra Todde, la quale non era e non poteva essere estranea agli stessi. La delega ufficiale pubblicata nella Gazzetta Ufficiale con il decreto di nomina recita testualmente: «Al Sottosegretario di Stato Alessandra Todde sono parimenti delegate le iniziative e le attività relative al Comitato interministeriale per la transizione ecologica». In pratica era componente attivo del Comitato della Transizione ecologica, organismo preposto all’indirizzo politico, legislativo e amministrativo sulla materia oggetto dei decreti Draghi;
Diamo per scontato che l’autorevolezza della Viceministra Todde – considerata la delega puntuale affidatagli – fosse tale da poter incidere su quei decreti in difesa della sua Isola, cosa che allo stato non risulta. Né il nostro giornale ha mai potuto registrare, da parte dell’allora Viceministra, dichiarazioni di dissenso o contrasto su quel che si stava pianificando ai danni della Sardegna.
Quarto: il tentativo della Presidente di introdurre motivi di polemica riguarda la legge n.5, approvata il 4 luglio scorso, i suoi effetti e la sua efficacia. Anche in questo caso andiamo all’essenziale:

Afferma nella nota di ieri: «Bloccare gli impianti che hanno già avviato i lavori non è possibile». Non solo concordiamo, ma lo abbiamo scritto e ribadito, purtroppo inutilmente, ancora prima della stessa approvazione finale della legge.
La legge n.5, lo abbiamo scritto e riscritto: non blocca niente. Un’affermazione oggi chiara e netta, in contrasto con quella resa lo stesso 4 luglio dalla Presidente della Regione, che dichiarò: «La domanda che ci viene fatta spesso è che cosa succede delle autorizzazioni che sono state già date? Queste autorizzazioni sono temporaneamente sospese».
Abbiamo sottolineato a più riprese sin dal primo giorno dell’approvazione di quella legge che non conteneva l’istituto delle “autorizzazioni temporaneamente sospese”. Si cercava di mitigare, a parole, la totale inefficacia della norma appena approvata.
Quinto: la Presidente della Regione nella nota sul tema del blocco dei progetti autorizzati afferma: «pretendere che con una legge si possano bloccare gli impianti già autorizzati, con lavori avviati da diversi mesi, è irragionevole ed espone la Regione a richieste elevate di risarcimento».

Anche in questo caso rileviamo che:

Una simile situazione, senza peraltro alcun allarme speculativo come in questo caso, si è verificata nel 2004 quando venne adottata una norma temporanea di salvaguardia. In quel caso la Legge regionale del 25 novembre 2004, n.8, all’art.4 aveva disciplinato e bloccato tutte le lottizzazioni delle zone omogenee C, D, F e G dove non fosse stato realizzato il reticolo stradale o determinato un mutamento consistente ed irreversibile dello stato dei luoghi. Molti diritti soggettivi furono lesi e calpestati, ma la norma superò la prova di resistenza.
La stessa fattispecie avrebbe potuto essere efficacemente introdotta per fermare almeno temporaneamente, e non a parole, l’assalto eolico e fotovoltaico per progetti e cantieri in corso d’opera che non avessero ancora determinato un «mutamento consistente ed irreversibile dello stato dei luoghi». Si è scelto di non farlo, e si dovrebbe spiegare ai cittadini perché.
Considerata la gravissima e irreversibile compromissione paesaggistica la Regione avrebbe potuto legiferare in piena analogia con la legge di recente approvata dal Parlamento, relativa alla dichiarazione di “nullità” di tutti i progetti già approvati e ricadenti nell’areale relativo all’Einstein Telescope. Anche in questo caso sarebbe bastato volerlo.
Invece, la Regione ha accettato supinamente i 6,2 GW di ulteriori rinnovabili dal Governo, peraltro limite minimo, e l’eolico a mare.

Sesto: procedure autorizzative:

La norma approvata niente dice sulle procedure autorizzative e l’unico, indefinito e confuso divieto è quello di “realizzare”;
Mentre non poteva essere disciplinato alcun intervento sulle procedure autorizzative di livello statale, ben avrebbe potuto la Regione introdurre una norma urbanistica ai sensi dell’art.3, lettera “f”, dello Statuto autonomo della Sardegna, risalente al 1948, come suggerito a più riprese da questo giornale, da eminenti costituzionalisti sardi e da numerosi comitati sorti per difendere la nostra Casa comune;
L’unico strumento legislativo che avrebbe potuto bloccare le procedure statali e regionali era ed è il divieto “urbanistico” a realizzare centrali eoliche, fotovoltaiche e agrivoltaiche nelle aree già dichiarate “non idonee”, secondo la mappa dettagliata in possesso della Regione, pubblicata su questo giornale e che farebbe salvo il 98,8% del territorio già oggetto di vincoli vari. Anche sul punto, totalmente disatteso, molto dovrà essere spiegato.
Settimo e ultimo: piuttosto che fare insinuazioni generiche e denigratorie – per buttarla in politica o in caciara, tipiche di un mondo cui non apparteniamo – meglio sarebbe denunciare in maniera chiara e inequivocabile a chi ci si riferisce quando si parla di «personaggi dalla dubbia morale e sacche di potere intente a perseguire esclusivamente i propri interessi».

Potrebbe cominciare, la Presidente Todde, da soggetti che forse ben conosce Lei stessa, sia per le vicende eoliche e fotovoltaiche sia per quelle aeroportuali.

Sergio Zuncheddu

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Le considerazioni del giurista
Tonino Dessì

Il post di Antonio Dessì sulla sua pagina fb. Laureato in Giurisprudenza, dirigente regionale ora in pensione. Studioso Libero da condizionamenti partitici. Da sempre a sinistra.
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Lo scontro tra il Gruppo editoriale L’Unione Sarda e la Presidente della Regione sta assumendo caratteri grotteschi.
Oggi, sentendosi chiamato in causa da un post su FB di Alessandra Todde, il proprietario del Gruppo editoriale interviene nuovamente di persona per difendere la linea seguita dai suoi organi di informazione.
È un fatto anomalo, ma è un’anomalia cui siamo abituati fin dalle origini del berlusconismo.
Comunque, sulla correttezza deontologica e professionale di questo fatto, lascio a chi si occupa del mondo dell’informazione ogni opportuna valutazione.
Meglio tutto sommato che sia chiaro chi parla e per conto di chi, specie se si tratta di interessi politici e imprenditoriali.
Che la campagna di Sergio Zuncheddu abbia a che fare in forma complessa con questi interessi era già chiaro dal suo precedente intervento-manifesto, sul quale ho già avuto modo di soffermarmi (https://www.facebook.com/share/p/ecixVQxef6fWBYAU/?mibextid=K35XfP).
Il fatto resta tuttavia che le contestazioni sono pretestuose e informano assai meno correttamente di quanto dovrebbero.
Nella foto della pagina odierna che pubblico ho evidenziato, cerchiandoli a penna, quattro punti critici.
1) Zuncheddu ricorda la nostra legge salvacoste del 2004, sulla cui matrice anch’io mi sono soffermato altre volte. Cita, un po’ cannando, un po’ voce straziata di immobiliarista dal sen fuggita, l’articolo 5, che riguardava il blocco delle lottizzazioni (gli brucia ancora, quella norma con cui “molti diritti soggettivi furono lesi e calpestati”), però la norma pertinente è in realtà il comma 3 dell’articolo 8, che recitava: “3. Fino all’approvazione del Piano Paesaggistico Regionale, nell’intero territorio regionale, e’ fatto divieto di realizzare impianti di produzione di energia da fonte eolica, salvo quelli precedentemente autorizzati, per i quali, alla data di entrata in vigore della presente legge i relativi lavori abbiano avuto inizio e realizzato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi. Per gli impianti precedentemente autorizzati in difetto di valutazione di impatto ambientale, la realizzazione o la prosecuzione dei lavori, ancorche’ avviati alla data di entrata in vigore della
presente legge e che, comunque, non abbiano ancora realizzato una modificazione irreversibile dello stato dei luoghi, e’ subordinata alla procedura di valutazione di impatto ambientale di cui all’Art. 31 della legge regionale n. 1 del 1999 e successive modifiche ed integrazioni.”. Io ricordo il motivo di quella disposizione (e della nostra precedente deliberazione dell’agosto 2004) e ricordo perfettamente che il Presidente della Giunta della precedente legislatura, On. Mauro Pili e gli orientamenti programmatici, pianificatori e amministrativi delle Giunte berlusconiane sarde di allora erano stati motivo di una situazione analoga a quella attuale (https://www.facebook.com/share/6N9fDLRLMQFZqtPV/?mibextid=WC7FNe).
2) Zuncheddu si chiede perchè quella formula “modificazione irreversibile dello stato dei luoghi” non sia stata riprodotta nella recente legge regionale n. 5 approvata dal Consiglio nello scorso luglio. Io una risposta ce l’avrei. La Giunta e la maggioranza consigliare hanno condiviso una forte pressione esterna di tipo massimalista, utilizzando all’articolo 3 comma 1 una formula che è sembrata loro garantire il massimo della tutela: “per un periodo non superiore a diciotto mesi dall’entrata in vigore della presente legge, i seguenti ambiti territoriali sono sottoposti a misure di salvaguardia comportanti il divieto di realizzare nuovi impianti di produzione e accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili:…”. Certamente lo hanno fatto nella più completa inconsapevolezza della sua incongruità e questo spiega anche perché la Presidente più volte si sia improvvisata anche lei in affermazioni incongrue. La verità è probabilmente venuta fuori via via quando anche gli uffici debbono essersi accorti che per giurisprudenza costante i lavori autorizzati che abbiano già comportato una trasformazione irreversibile dello stato dei luoghi non possono essere più oggetto di sospensione nè di revoca delle autorizzazioni salvo che, emergendo un concreto e legittimo interesse pubblico prevalente, si debba inibire la prosecuzione dell’opera, ovviamente dietro congruo risarcimento da parte pubblica di tutti i conseguenti danni economici (danno emergente e lucro cessante). Ma se il concreto e preminente interesse pubblico legittimamente sopravvenuto non c’è, ogni atto inibitorio è persino penalmente rilevante. Fino a qualche settimana fa, almeno per abuso d’ufficio. Oggi sotto qualche altra residua fattispecie. Perchè? Perchè qui pesa come un macigno l’articolo 20 del dlgs 199/2021 con tutti i suoi annessi e connessi.
3. Zuncheddu evoca la possibilità con legge regionale di disporre in materia analogamente a come avrebbe di recente fatto lo Stato disponendo la “nullità di tutti i progetti già approvati e ricadenti nell’areale relativo all’Einstein Telescope”. Questa è una cazzata. La Regione non può fare quello che può fare solo il Parlamento. E anche il Parlamento solo a determinate condizioni.
4. Torna la solfa dell’applicazione della competenza regionale primaria in materia urbanistica di cui all’articolo 3, primo comma, lettera f), dello Statuto speciale. In termini giuridici questa argomentazione è i-n-e-s-i-s-t-e-n-t-e: caspita, sembra talvolta di parlare ai sordi. Ma il peggio è che stavolta la si invoca non per realizzare la previsione del dlgs n.199/2021, che rimette alle Regioni l’identificazione con legge delle aree idonee, bensì per tutelare le aree già dichiarate “non idonee secondo la mappa dettagliata in possesso della Regione pubblicata da questo giornale e che farebbe salvo il 98,8 per cento del territorio già oggetto di vincoli vari”. Ci vuole una certa faccia tosta, diciamocela tutta, a scrivere queste cose. Intanto la legge regionale, sia pure nella sua formulazione piuttosto pericolosamente estesa di cui abbiamo dato conto, sottopone alle misure provvisorie di salvaguardia un elenco di categorie di aree sicuramente tale da esaudire questa necessità. Ma il punto è che il dlgs n. 199/2021 chiede ben altro adempimento, ossia quello di individuare le aree idonee e che ogni tentativo di eludere quell’obbligo è già stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
Insomma, si ciurla strumentalmente nel manico per creare un polverone e continuare a confondere l’opinione pubblica.
E questa non è affatto informazione, qui sta il problema centrale.
Infine, io non sono un esperto di sociologia della comunicazione.
Istituzionalmente trovo deficitaria e difettosa quella della Presidente Todde, l’ho già scritto.
Ma se devo guardare al numero di likes sul profilo FB di Alessandra Todde e di Desirè Manca, ho l’impressione che in termini di consenso battano ampiamente un giornale che ogni giorno ricopre pagine d’inchiostro con un bel niente.
Tocca rassegnarsi.
Così vanno le cose, a prescindere.
Antonio Dessì

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