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LA SEDIA di VANNI TOLA

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Chimica verde. La centrale elettrica di Matrìca non diventerà un termovalorizzatore per rifiuti.

L’incontro fra il Comitato dell’area di crisi e i rappresentanti dell’Eni svoltosi presso la sede della Provincia di Sassari, ha prodotto due importanti chiarimenti. Enipower rinuncerà ad alimentare la caldaia di riserva della centrale elettrica che alimenterà Matrìca con il Fok, prodotto molto cancerogeno del quale esiste una consistente disponibilità negli impianti Eni. Il combustibile impiegato in alternativa sarà il Gpl. Per quanto concerne invece la caldaia principale della centrale elettrica, l’amministratore delegato di Enipower Giovanni Milani, assicura che l’impianto sarà alimentato esclusivamente da biomasse e che l’impianto stesso è stato progettato per funzionare esclusivamente con l’utilizzo di materie prime vegetali. Per fugare ogni ulteriore dubbio Milani precisa che non c’è alcuna intenzione di trasformare la centrale elettrica di Matrìca in un termovalorizzatore, cioè in un inceneritore per i rifiuti, arrivando perfino ad auspicare che la Regione inserisca nell’autorizzazione per la realizzazione dell’impianto l’esplicito divieto all’utilizzo di rifiuti. Ne prendiamo atto con piacere anche se resta aperta una delle questioni centrali. Se, come tutti auspicano, la centrale elettrica da 40 MW sarà alimentata esclusivamente da biomasse quanta biomassa sarà necessaria per sviluppare tale potenzialità produttiva. E dove la si andrà a trovare considerato che è pressoché impensabile che la Sardegna possa coltivare 10.000 Ha di mais e 230.000 Ha di cardo (un’area coltivata superiore all’attuale superficie agraria utilizzata)? Si lavora sull’ipotesi di importare biomassa vegetale da altre aree geografiche o si farà rientrare dalla finestra ciò che è appena uscito dalla porta? Non dimentichiamo che la parte umida dei rifiuti solidi urbani è, fisicamente e chimicamente, biomassa. Alcuni dubbi permangono.