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Voliamo alto
Aladinpensiero e le campagne elettorali
di Franco Meloni, direttore
Qual’è la posizione di Aladinpensiero nella campagna elettorale? Credo emerga da quanto scriviamo e diffondiamo in questi giorni e da quando siamo in rete: nel nostro piccolo ci sentiamo al servizio dei sardi e della Sardegna e di quanti, persone e organizzazioni, riteniamo seriamente impegnati in questa stessa direzione. Lo saremo quindi anche in questa campagna elettorale e così faremo nella prossima campagna per il rinnovo del parlamento europeo (di cui siamo tra i pochi a parlare). In questo ambito politico daremo spazio alle formazioni del vasto campo a cui apparteniamo, quello progressista e di sinistra, che comprende anche l’area indipendentista/sovranista; pertanto alle formazioni del centro sinistra e dei suoi alleati – tradizionali e del mondo indipendentista e sovranista – (che sostengono Francesco Pigliaru candidato presidente), nonchè delle liste di Sardegna Possibile (che sostengono Michela Murgia candidato presidente). Daremo anche spazio alle altre liste delle formazioni del resto dell’arcipelago indipendentista, per le quali abbiamo espresso un giudizio negativo rispetto alla loro frammentazione e insistenza su posizioni isolazioniste. Non crediamo siano tempi di sola testimonianza o, almeno, non ci si presenta alle elezioni solo per testimoniare le proprie posizioni di “duri e puri”. Si va incontro ai soliti insuccessi, rendendo più complicato il perseguimento degli obbiettivi della propria linea politica di indipendentisti e sovranisti. Ma non stiamo a giudicare ulteriormente: ognuno faccia ciò che più ritiene giusto.
E’ evidente che il nostro impegno di informazione e comunicazione sarà centrato sulla parte programmatica e sul dare conto della capacità (o incapacità) dei candidati e delle organizzazioni politiche di sostenere con coerenza le posizioni/linee politiche che professano a parole.
Qualcuno ci ha detto che la nostra è una impostazione ecumenica. Non riteniamo tale giudizio né un’offesa né un rimprovero. Adattando il termine ecumenismo (l’enciclopedia ci dice che la parola deriva dal termine greco oikouméne, che indica in origine la parte abitata della Terra) alle vicende terrene della politica rispetto a quelle della Chiesa universale, possiamo sostenere che la la scelta indica una sorta di indirizzo nella ricerca di una sempre più stretta collaborazione e comunione tra le varie chiese terrene che abitano il mondo della politica, per il perseguimento di obbiettivi virtuosi – di sinistra, diciamo noi -: la pace, il lavoro, l’istruzione, la solidarietà… Nella contingenza si tratta di partecipare a una vera guerra di liberazione della Sardegna dal centro destra che l’ha sgovernata in questi ultimi cinque anni, ma anche di partecipare alla guerra di liberazione da quanti in tutti i settori istituzionali e no opprimono la Sardegna, per consegnarla a onesti e competenti, dando spazio e potere agli attuali esclusi, specie appartenenti alle giovani generazioni.
Voliamo alto? Voliamo alto. E dunque camminiamo su questa strada già tracciata dai molti grandi che ci hanno preceduto e dai molti o pochi che ancora ci accompagnano, facendo quanto possiamo con i mezzi a nostra disposizione.
Ci preme infine dichiarare il diritto di ciascun redattore e collaboratore di Aladin di fare al riguardo proprie scelte personali, che possono prevedere anche l’astensione dal voto. Di tali scelte non chiediamo alcuna pubblicità, salvo per quanto ciascuno voglia rivelare o anche propagandare. Il voto di ciascuno di noi conta uno. Molto più importante svolgere un servizio di chiarificazione delle linee politiche su cui si eserciterà la scelta dei cittadini sardi.
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Sardegna: che fare?
di Vanni Tola
Una campagna elettorale molto breve e fortemente segnata dalle polemiche interne ai partiti, dalla frammentazione delle forze politiche e dall’affannosa individuazione dei candidati alla Presidenza, penalizzerà certamente il confronto preelettorale sui programmi e sulle idee, limitandolo fortemente. Ciò nonostante alcuni temi centrali del confronto politico finiranno con l’occupare comunque la scena e avranno un ruolo fondamentale nelle scelte degli elettori. I principali problemi dalla Sardegna sono sostanzialmente noti. Una gravissima crisi dell’apparato produttivo industriale con conseguenze drammatiche sull’occupazionale. La necessità di ripensare un nuovo modello di sviluppo industriale che permetta alla nostra isola di avere uno spazio e un ruolo nella nuova riorganizzazione internazionale del lavoro e della produzione che i processi di globalizzazione stanno mettendo in evidenza. Un problema che impone un confronto sul nuovo modo di produrre prodotti chimici (es. chimica verde, biochimica) e, più in generale, sulle prospettive offerte dalla green economy che è strettamente connesso con la questione dell’approvvigionamento energetico e delle energie alternative e con i problemi di tutela della salute e dell’integrità dell’ambiente. Occorre poi confrontarsi nel merito delle problematiche riguardanti lo sviluppo e la valorizzazione delle più importanti risorse locali dell’isola, agricoltura e turismo in primo luogo, ma anche la pesca, la risorsa ambiente, i trasporti interni ed esterni, le comunicazioni. Temi che non possono e non devono essere estranei o marginali, nel confronto elettorale. Problematiche che riassumono ed evidenziano il sostanziale fallimento dei diversi Piani di Rinascita e dei differenti interventi di riforma dei comparti produttivi, che tanta parte hanno avuto nel dibattito politico degli ultimi decenni e che tante risorse finanziarie e umane hanno assorbito. La Rinascita sarda, più volte evocata, è sostanzialmente mancata. Il modello di sviluppo praticato si è rivelato fallimentare ed ha penalizzato, nel tempo, quelle che potevano essere le vere risorse locali, sacrificandole alla chimera dell’industria petrolchimica di base. La discussione intorno ad un nuovo Piano di Rinascita – da definire riflettendo sugli errori del passato e tenendo conto delle rivoluzioni economiche e sociali in atto – è quanto mai attuale. Qualunque altra proposta di modifiche o riforme di questo o quel comparto produttivo del sistema Sardegna sarebbe velleitaria e destinata a sicuro fallimento se non inserita in una visione d’insieme del sistema regionale con una prospettiva di sviluppo e programmazione proiettata nel lungo periodo. E’ questo il compito che attende le forze politiche che si candidano al governo della Regione e a rappresentarla in ambito Comunitario. Un’ultima questione non meno importante delle altre. Recenti ricerche sull’andamento demografico della regione indicano, per i prossimi decenni, una consistente diminuzione della popolazione. Centinaia di paesi di modeste dimensioni tendono a scomparire per mancanza di abitanti nell’arco di qualche decennio. L’agricoltura e la pastorizia, pur con qualche segnale che sembra andare in controtendenza, sono ora praticate da operatori anziani che alla fine usciranno dal mercato del lavoro compromettendo irrimediabilmente il già precario equilibrio del comparto. Un preoccupante decremento della popolazione che modificherà, nei prossimi decenni, le caratteristiche stesse del sistema Sardegna. E’ evidente che qualunque ipotesi di sviluppo, di valorizzazione delle risorse, e perfino di mantenimento di attività quali l’agricoltura e la pastorizia, non potrà prescindere da precise scelte che vadano nella direzione dell’incremento demografico della popolazione. Non sappiamo quanto e in quale misura i temi richiamati entreranno a far parte del dibattito preelettorale e dei programmi dei partiti, noi ci auguriamo che ciò accada con l’attenzione che tali questioni meritano. Anche perché gli elettori attendono risposte, prospettive, indicazioni credibili e non pochi manifestano sfiducia e impazienza che potrebbero tradursi in un ulteriore incremento dell’astensionismo elettorale e del sempre più diffuso disinteresse per la politica.