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POVERTA’ E DISUGUAGLIANZE
Il Rapporto ASviS 2019 evidenzia un sensibile peggioramento per quanto riguarda il Goal 1 in Italia. Aumentano infatti povertà assoluta e povertà relativa, che registrano entrambe il valore più alto della serie storica 2005-2017 (rispettivamente, 8,4% e 15,6% della popolazione).
Nel Mezzogiorno quasi la metà della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale, la situazione è particolarmente critica in Calabria, dove si registra un forte incremento dell’incidenza di povertà relativa familiare (passata dal 19% al 35%), e in Sardegna (dall’11% al 17%). I più penalizzati, secondo l’Istat, sono i più giovani: la quota di famiglie giovani povere è del 10,4% e il 12,6% dei minori vive in povertà assoluta.
Per quanto riguarda il Goal 5 sulla parità di genere, si registrano progressi, ma la parità è ancora lontana. Nel 2018, su quasi 50mila genitori che si sono dimessi volontariamente dal proprio lavoro, le madri sono state quasi 36mila. La motivazione più frequente è stata l’incompatibilità tra lavoro e figli data l’assenza di parenti di supporto, l’incidenza dei costi di assistenza al neonato o il mancato accoglimento al nido.
Le forti disuguaglianze che interessano il Paese mettono a rischio il raggiungimento del Goal 10 dell’Agenda 2030. Le disparità economiche e sociali si manifestano nell’accesso iniquo ai servizi fondamentali e alla ricchezza comune rappresentata dall’ambiente, il paesaggio, le risorse naturali e la conoscenza.
Dal 2010 la situazione sul Goal 10 peggiora per poi iniziare una ripresa nel 2015, grazie alla variazione positiva del tasso del reddito familiare pro capite. Si segnala una considerevole distanza del Mezzogiorno dalla media italiana, soprattutto per quel che riguarda l’indice di disuguaglianza del reddito disponibile e il rischio di povertà.
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Agenda ONU 2030: missione impossibile?
Troppi ritardi, per l’Agenda 2030 serve una marcia in più
L’High-level political forum ha testimoniato una grande mobilitazione, ma anche molte difficoltà nella realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Ora la parola passa ai Capi di Stato e di Governo dei Paesi Onu. 25/7/2019
di Donato Speroni, ASviS.
Quattro anni dopo l’approvazione unanime dell’Agenda 2030, i Paesi delle Nazioni Unite discuteranno lo stato di attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile nell’Assemblea generale del prossimo settembre. Nei giorni scorsi però, nel corso dell’High-level political forum (Hlpf), la riunione annuale che fa il punto sulla realizzazione degli SDGs, il vicesegretario generale dell’Onu Liu Zhenmin ha già anticipato i principali punti che dovranno essere discussi a settembre:
- La realizzazione dei Sustainable development goals (SDGs) è resa più impegnativa dal rallentamento dell’economia, che cresce a un ritmo inferiore dell’1% rispetto alla crescita media del quindicennio 2001 – 2015, quando il mondo era impegnato nei Millennium development goals (MDGs), i predecessori dei SDGs. E la situazione potrebbe peggiorare.
- La popolazione globale raggiungerà 8,5 miliardi nel 2030. Questa dinamica può offrire un dividendo demografico ai Paesi in via di sviluppo che disporranno di abbondante manodopera, ma molti giovani potrebbero restare esclusi dal mondo del lavoro: 1,8 miliardi di persone rischiano la disoccupazione cronica.
Il tema del lavoro è stato al centro dell’Hlpf, anche perché il Goal 8 (“Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”) era tra quelli sottoposti quest’anno a specifico esame, assieme al 4 (“Istruzione di qualità”), al 10 (“Ridurre le diseguaglianze”), al 13 (“Combattere il cambiamento climatico”, al 16 (“Pace, giustizia e istituzioni solide”) e al 17 (“Partnership per gli Obiettivi, che viene riesaminato ogni anno). In un side event organizzato il 12 luglio dall’Ituc, l’organizzazione internazionale dei sindacati, il portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini ha presentato una relazione nella quale ha affrontato il problema del monitoraggio dei dati sul lavoro, che nel mondo vengono raccolti in modo diseguale e che comunque indicano un ritardo: “al ritmo attuale di miglioramento, è improbabile che nel 2030 gli Obiettivi del Goal 8 possano essere raggiunti”. Il portavoce dell’ASviS ha anche sottolineato che “il livello di reddito conta, ma non racconta tutta la storia”, perché anche in Paesi con un basso reddito pro capite possono essere soddisfatti i diritti dei lavoratori e realizzato il dialogo sociale. Tuttavia, c’è molto da fare per monitorare e raggiungere obiettivi adeguati in materia di sicurezza sul lavoro, regolarizzazione dei contratti, divari di genere.
I side events, gli eventi collaterali, dell’Hlpf sono stati 156 e su alcuni di questi (oltre a quello Ituc-ASviS già menzionato) possiamo riferire grazie alla partecipazione ad essi di Ottavia Ortolani del Segretariato ASviS. Si tratta di una cronaca interessante perché dà un’idea dell’ampiezza dei temi trattati nelle giornate di New York.
Ad esempio, SDG Watch Europe ha discusso il documento sulle diseguaglianze “Falling through the cracks”, già segnalato sul nostro sito. Dal dibattito è emerso che, anche se l’Europa non soffre della povertà estrema secondo la definizione della Banca Mondiale (un reddito quotidiano inferiore a 1,90 dollari), nel continente ci sono 100mila persone che vivono senza tetto o in alloggi di fortuna, con un aumento del 17% rispetto a dieci anni fa. La povertà minaccia in particolare i giovani, perché in questa fascia di età uno su quattro è a rischio di trovarsi in tale situazione e va sottolineato che l’aumento delle diseguaglianze riguarda anche i Paesi più ricchi.
Gli aspetti etici del progresso tecnologico sono stati discussi in un panel organizzato dal Sustainable development solutions network, Sdsn. Amnesty international ha citato un caso che merita attenzione. Con l’avvento delle auto elettriche, aumenterà la domanda di batterie. Tuttavia, le batterie richiedono cobalto che proviene in larga misura dai due Congo (Brazzaville e Kinshasa), dove viene estratto in condizioni che non rispettano i diritti umani. È dunque necessario trovare il modo di ridurre l’impiego futuro di cobalto, ma anche capire come rendere accettabili le modalità di estrazione di questo minerale così importante per la bilancia commerciale di questi Paesi.
Un altro incontro importante, organizzato da Global reporting initiative (Gri) e UN Global compact, ha discusso il tema dei dati aziendali correlati agli SDGs. Vi hanno preso parte tre aziende italiane: la Cassa depositi e prestiti, l’Enel e l’Eni. Negli ultimi due anni si è riscontrato un aumento di attenzione ai dati Esg (environment, social, governance). I sistemi di misurazione però non sono comparabili ed è necessario fare un importante sforzo di allineamento dei dati.
Nel complesso, l’Hlpf ha visto la partecipazione di oltre 2mila esponenti di governi, imprese e società civile, tra i quali oltre 125 Capi di Stato e di Governo, ministri e viceministri. Sono state presentate 47 “Voluntary national reviews” (Vnr), le relazioni nazionali sull’attuazione dell’Agenda 2030, che l’Italia aveva presentato nel 2017. In quattro anni sono state presentate 142 Vnr.
Nonostante questa grande mobilitazione, gli otto giorni di dibattito hanno portato alla conclusione che non si sta facendo abbastanza. “Siamo in ritardo e dobbiamo accelerare”, ha detto il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, inaugurando la sessione ministeriale dell’incontro. E ha citato due dati: i tassi di povertà non stanno diminuendo a velocità sufficiente per raggiungere l’Obiettivo di abolire la povertà estrema entro il 2030; ben cinque miliardi di persone non possono contare su un sistema giudiziario giusto ed efficiente come richiesto dall’Obiettivo 16.
Anche l’analisi dettagliata degli Obiettivi all’ordine del giorno in questa sessione ha messo in luce molti ritardi: l’Obiettivo 4 deve fronteggiare una “crisi globale dell’istruzione”; il progresso sull’8 è “lento e mal distribuito”; le diseguaglianze di reddito stanno aumentando in contraddizione con l’Obiettivo 10; il cambiamento climatico, che dovrebbe essere combattuto dall’Obiettivo 13, sta invece mettendo in crisi molte economie nazionali e minacciando la vita di molte persone; sull’Obiettivo 16, riguardante pace, giustizia e istituzioni forti, non ci sono stati progressi, e non va meglio per l’Obiettivo 17 dedicato alla solidarietà, perché l’aiuto ufficiale allo sviluppo nel 2018 è calato del 2,7%, l’aiuto umanitario è diminuito dell’8% e anche l’aiuto ai Paesi più poveri e all’Africa è in diminuzione.
Insomma, questa prima tornata quadriennale consegna all’Assemblea dell’Onu che ne discuterà in settembre un quadro allarmante. È positivo il fatto che mai prima d’ora le nazioni del mondo si sono impegnate insieme su obiettivi comuni così ambiziosi, coinvolgendo anche imprese e società civile. Ricordiamo che gli MDGs, che precedettero gli SDGs, erano stati calati dall’alto, senza una vera partecipazione collettiva. È preoccupante però il fatto che non si stia facendo abbastanza. Certamente l’atteggiamento di alcuni governi, come quello di Washington, che tendono a rifiutare gli impegni multilaterali sul clima ma anche sull’economia, non aiuta il progresso. Ci sarebbe spazio per una grande iniziativa europea, per fare dell’Unione la “campionessa dello sviluppo sostenibile”, come indicato in apertura del Festival organizzato dall’ASviS. Nell’editoriale della settimana scorsa, Giovannini ha sottolineato che le prime prese di posizione di Ursula von der Leyen fanno bene sperare. Sarà compito dell’Alleanza e delle altre organizzazioni della società civile impegnate a livello europeo far sì che queste buone intenzioni non incontrino ostacoli insormontabili e trovino riscontro anche nelle politiche nazionali.
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La Caritas italiana chiede ai governi un vero impegno per l’Agenda 2030
Meno vertici internazionali e più collaborazione fattiva tra le varie realtà civili
di Angela Ambrogetti su ACI Stampa.
ROMA , 19 luglio, 2019 / 3:00 PM (ACI Stampa).-
Il 2030 si avvicina ma i risultati attesi dalle Nazioni Uniti per lo sviluppo sostenibile sono ancora lontani.
A New York si è appena svolta la consueta analisi annuale nell’High level political forum (Hlpf) e il 24 e 25 settembre l’Assemblea generale dell’Onu farà il punto sui meccanismi di attuazione dell’Agenda 2030.
Come sempre in questi casi la Caritas Italiana pubblica un dossier: ‘Vertici internazionali: servono veramente ai poveri?” .
[segue]