Risultato della ricerca: salone innovazione

Che sia la volta buona?

img_3442Nasce la coalizione di centrosinistra in previsione delle elezioni regionali sarde del 2024.
(a cura di Tonino Secchi*)
Aria delle grandi occasioni quella che si respira questa mattina, 7 luglio 2023, nel salone del Parco delle Saline del Molentargius a Cagliari, dove si è riunita alle 10.00 la coalizione politica del centrosinistra sardo in preparazione delle elezioni regionali del 2024.
Saluta i convenuti Paolo Maninchedda, già assessore regionale nella Giunta Pigliaru, ispiratore l’anno passato del primo tentativo di aggregazione dell’area politica del centrosinistra e oggi ancora più convinto dell’importanza di questo passaggio a pochi mesi dalla conclusione della legislatura. Non è infatti un caso che accanto ai partiti presenti in Consiglio regionale siedono, al tavolo della riunione, numerose associazioni culturali e politiche presenti nel tessuto della società civile isolana ormai da diversi anni. Maninchedda assume il ruolo di moderatore della riunione precisando che a parlare saranno i portavoce di tutte le parti presenti che avranno il compito di delineare il perimetro e il carattere della nuova coalizione alternativa al centrodestra, attualmente in carica alla guida della Regione.

Per un modello di imprese basato sulla centralità del lavoro

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La coesistenza competitiva tra due modelli di impresa
di Nino Lisi
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Sbilanciamoci!, 26 Agosto 2020 | Sezione: Lavoro, primo piano.
Landini e Pennacchi recentemente sono tornati a parlare di un modello economico che abbia il lavoro come baricentro. E ciò fa tornare attuali le riflessioni iniziate ai primi anni Ottanta in ambito Cisl ma anche nella Cgil e nella Convenzione dell’Alternativa sul capitale sociale.

Maurizio Landini, il segretario generale della maggiore confederazione sindacale di lavoratori italiana, intervistato da “La Repubblica” il 6 agosto scorso su “qual è il modello di sviluppo che proponete?”, ha risposto: “Un nuovo modello deve mettere al centro il lavoro e mettere al centro gli investimenti su sanità pubblica, istruzione – con obbligo scolastico sino a 18 anni -, deve prevedere asili nido dove non ci sono e formazione permanente. C’è da gestire la transizione ambientale e produttiva, con addio al carbone alle fonti fossili, gestire la manutenzione del territorio e trasformare cultura, turismo e storia d’Italia in elementi di crescita. Vanno fatti ripartire investimenti fisici su infrastrutture, Mezzogiorno e ferrovie ma dobbiamo anche dotarci di una rete digitale che non abbiamo. E serve un ruolo pubblico che indirizzi investimenti ed indichi le priorità a partire dalla mobilità sostenibile”.

lavorare-pennacchiDifficilmente si sarebbe potuto dire di più e meglio in poche battute per delineare un orizzonte che richiama chiaramente quello descritto da Laura Pennacchi nel libro collettaneo Lavorare è una parola (Donzelli 2020, pag. 214.€ 15,00). Trattando de “Lo Stato nell’economia e nel Lavoro” e delineando una funzione strategica dello Stato nell’economia, Laura Pennacchi propone “una strategia volta a porre le basi di un nuovo modello economico creando direttamente lavoro” (pag. 234). E caratterizza il nuovo modello come quello “in cui gli interrogativi sul “per chi, cosa, come produrre trovano risposta anche in una innovazione piegata a soddisfare domande sociali”. Coerentemente raccomanda di puntare “senza negare l’importanza delle esportazioni sulla domanda interna e sui consumi collettivi” il che consentirebbe per altro di allargare lo spettro delle produzioni, di aprire nuovi campi di ricerca, di sviluppare nuovi bisogni”. Un modello capace di recuperare l’ispirazione autentica dei Piani di Lavoro del New Deal di Roosevelt e farne “non una misura che si aggiunga alle altre” ma “il baricentro dell’intera politica economica”, il pilastro di una “politica della speranza” opposta ad una “politica della paura”.

Il quadro di questo nuovo modello si completa con l’indicazione – data dallo stesso Landini in un’intervista televisiva solo di qualche giorno fa – del sindacato come presidio e garanzia di libertà nel posto di lavoro e fuori di esso non soltanto per il lavoro dipendente ma per tutto il lavoro.

Quella che viene proposta dalla Cgil dunque, come da chiunque – e sono molti in questi giorni – sostiene la necessità di un modello nuovo dell’economia, è una trasformazione economica e sociale assai profonda del Paese e dello stesso sindacato. Alcuni decenni fa per esprimere la qualità e le dimensioni della trasformazione auspicata si sarebbe parlato di riforme di struttura per non usare un termine più esplicito da cui si rifuggiva perché delle parole si può aver paura.

Comunque lo si chiami bisogna avere e dare contezza della imponente sfida che si ha dinanzi proponendo di cambiare modello di società e di economia.

Il primo interrogativo da porsi riguarda il modello di impresa che occorra per realizzare una politica economica che abbia nel lavoro il suo baricentro. Non voglio addentrarmi nella diatriba sulla possibilità o meno che il capitalismo si riformi e di quanti siano i capitalismi esistenti. Vorrei solo provare a trovare una risposta alla domanda posta. Ritengo che l’impresa votata al profitto ed alla sua massimizzazione non rappresenti il modello adatto e provo a spiegarlo. Il profitto si forma e si calcola per sottrazione dei costi di produzione dai ricavi. Minori sono i costi più alto è il profitto e viceversa. Taluni costi sono pressoché incomprimibili, come quelli delle materie prime, dei semilavorati, delle fonti energetiche, etc. Anche i contributi, le imposte e le tasse lo sarebbero se non si facesse troppo spesso ricorso alla elusione e alla evasione. Il lavoro invece è comprimibile sia perché è sostituibile con le tecnologie, sia perché si può riuscire in vari modi a pagarlo meno. Mi sembra quindi evidente che sia inverosimile che un’impresa votata al profitto possa porre il lavoro al centro della propria organizzazione ed attività

Altrettanto inverosimile sarebbe immaginare un’economia senza imprese volte al profitto, tanto più in democrazia. Se quindi si vuole puntare ad un modello economico che “deve mettere al centro il lavoro” non c’è che ricorrere ad un’economia a doppio binario, ovvero con un duplice sistema di imprese: uno di quelle che assumono la centralità del lavoro e l’altro di quelle che assumano come centrale il profitto. Ambedue connessi in una sorta di coesistenza competitiva.

Una stravaganza ferragostana in tempi di coronavirus? Ma no. Imprese non votate al profitto ci sono sempre state. E ci sono. Soltanto che sono tra loro sconnesse e non hanno rilievo.

Quando nel 1983 cominciava ad essere chiaro che il sistema delle imprese non avrebbe più assicurato alti livelli di occupazione e Pierre Carniti lanciò l’idea del prelievo dello 0,5% dei salari, proprio su di un modello di imprese che assumessero come centralità il lavoro e venne imperniato un progetto messo a punto, nella sede nazionale della Cgil in corso d’Italia a Roma, sotto l’egida del Coopsind, da un gruppo di lavoro coordinato da Silvano Levrero. I lavori iniziarono ai primi di gennaio e si conclusero a maggio di quell’anno. Fu prevista la nascita di un “Fondo di Investimenti dei Lavoratori” sull’esempio dei primi Fondi Comuni di Investimento che si andavano formando in quel periodo. Avrebbe dovuto raccogliere il prelievo su base volontaria dello 0,5% dei salari per finanziare la creazione di nuove imprese autogestite, con le quali apprestare su tutto il territorio nazionale una risposta concreta alla richiesta di occupazione e promuovere un’economia fortemente legata ai singoli territori. Il progetto prevedeva anche apposite strutture tecniche in grado di assicurare la progettazione di imprese e la loro assistenza alle start up. A questo riguardo fu anche riservatamente esplorata la disponibilità dell’Eni a supportare il progetto con lo staff dell’Indeni, una finanziaria di sviluppo che si cimentava con il ricollocamento al lavoro, mediante la creazione di nuove imprese, delle maestranze espulse da aziende private in dissesto.

Il progetto venne trasmesso dal presidente del Coopsind, Mario Zigarella, alla segretria confederale della Cgil nel maggio del 1983 e a settembre di quell’anno fu presentato al Convegno che la Cisl tenne al Castello Giusso di Vico Equense in provincia di Napoli sul tema “Fondo di Solidarietà. Una scelta per il Lavoro e lo Sviluppo”. In quella sede si poté constatare che fra il progetto della Cgil e quello della Cisl c’erano molte coincidenze e la medesima ispirazione.

Nessuno dei due Fondi però ebbe vita, perché sulla prospettiva di allentare la presa del Capitale sul Lavoro prevalsero la ritrosia ad effettuare un prelievo sui salari, ancorché su base volontaria e in misura pressoché irrilevante, e la preoccupazione che il sindacato, esorbitando dalle consuete proprie funzioni di tutela, potesse snaturarsi.

Una nuova occasione per riproporre lo sviluppo di imprese che assumessero la centralità del lavoro si presentò esattamente vent’anni dopo, con la crisi dell’area industriale di Marghera.

Negli ambienti della nuova sinistra si pensò di organizzare un convegno da tenersi a Venezia per dibattere su come affrontare il problema del lavoro nelle aree di crisi. Era la sera dell’8 novembre del 1993 quando, in una stanza della redazione de il manifesto, che all’epoca era in via Tomacelli, venne discusso e approvato da un apposito gruppo di lavoro quella che avrebbe potuto essere la relazione di base del convegno. Si era ripromessa di promuoverlo la “Convenzione per l’Alternativa”. Preso atto del passaggio d’epoca in atto e della problematicità con cui si presentava l’occupazione della “forza-lavoro”, il documento sosteneva che non si sarebbe dovuto più lasciare al capitale “l’iniziativa e l’onere di assorbire la forza-lavoro nei suoi cicli produttivi e distributivi in base alla propria logica, ai propri meccanismi di accumulazione, al proprio modo di produzione, ai propri modelli di consumo”, ma che era giunto il momento in cui “le soluzioni che il capitale non è capace di mettere in campo devono essere perseguite per altre vie, dandosi carico di coprire in proprio, ma con una diversa logica, con diversi modelli, con la propria struttura di valori, gli spazi che l’avversario non è in grado di coprire e di gestire o non ha interesse a farlo. Non si tratta – proseguiva il testo – di sostituirsi all’avversario. Si tratta di passare da una coesistenza subalterna (tra lavoro e capitale) ad una coesistenza competitiva” tra due sistemi di imprese.

Il convegno non si tenne per una sopravvenuta crisi di governo che spostò l’attenzione e le tensioni su altri temi. Ma molte cose erano frattanto avvenute. L’onda del neoliberismo aveva investito anche diversi settori della sinistra. Non pochi di essi nutrirono l’illusione di poter cavalcare la “globalizzazione buona” e promuovere la “globalizzazione dei diritti”. Con il duplice risultato del dissolvimento della sinistra, allontanatasi dall’ottica dei lavoratori, e dell’impoverimento dei diritti del lavoro.

A dimostrazione che l’esigenza di un diverso approccio al tema del lavoro permane, al di là dei cambiamenti di epoca e di fase, l’argomento fu riproposto dodici anni dopo da A.R.C.O., Associazione per la Ricerca e la Comunicazione, guidata dal professor Giovanni Battista Montironi, docente di Sociologia del lavoro all’Università degli Studi di Perugia. Montironi, scomparso purtroppo di recente, aveva curato la ristrutturazione organizzativa dell’Alfa Romeo di Arese mostrando che le nuove tecnologie, se favorivano il Capitale riducendo i suoi fabbisogni di lavoro, fornivano però, al Lavoro, l’occasione di modificare a proprio vantaggio i rapporti di forza in fabbrica. Tanto è vero che la Fiat, appena entrata in possesso dello stabilimento di Arese, eliminò la riorganizzazione di Montironi, pur avendone in precedenze adottato nelle proprie scuole per la formazione dei dirigenti, il testo in cui se ne dava conto.

A.R.C.O. presentò le proprie “Idee per un Programma Politico” il 28 ottobre del 2005, ospite nel salone in via Ostiense 152/b della Comunità di Base di San Paolo, sorta da tempo per la spinta profetica di Giovanni Franzoni, già padre conciliare e abate della Basilica di S.Paolo. Pure le “idee” di A.R.C.O. non ebbero però seguito.

Ultimo in ordine di tempo a rilanciare il tema di un modello di impresa che ponesse il lavoro al centro della sua organizzazione è stato il compianto professore Bruno Amoroso, economista dell’Università di Roskild (Danimarca) con il suo Centro studi Federico Caffè di Roma.

Illustrò il progetto sul numero 2 del 2011 della Rivista Giuridica della Cgil sotto il titolo “Lavoro e Redditi – Dagli Ammortizzatori Sociali a Nuove Forme di Organizzazione Economico Sociale”, nel quale sosteneva che la disoccupazione aveva ormai carattere strutturale e che quindi risultava inadeguato il sistema esistente di ammortizzatori sociali, concepito per far fronte agli effetti transitori della congiuntura economica. Per affrontare la disoccupazione di carattere strutturale doveva quindi porsi mano alla creazione di posti di lavoro e a tal fine si sarebbe dovuto ricorrere a “nuove forme di organizzazione economico sociale”, in altri termini si sarebbe dovuto ricorrere ad un modello di imprese che assumessero la centralità del lavoro e portare a sistema il gran numero di imprese esistenti che non facevano del profitto la propria funzione obiettivo. E sono davvero molte le imprese con questo requisito: sono le imprese sociali, quante costituiscono quello che secondo alcuni sociologi ed economisti costituirebbero il cosiddetto capitalismo molecolare che, secondo altri loro colleghi, di capitalistico avrebbero poco o niente. Sono ancora le organizzazioni produttive promosse dalla imprenditoria che Angelo Detragiache definì popolare, sorta per lo più da “spin-off “di imprese ristrutturatesi esternalizzando fasi del proprio processo produttivo o taluni servizi. Sono un’infinità. Non riescono a fare sistema in mancanza di una politica che le sostenga e, così frammentate, restano spesso subordinate, come anche lo sono molte volte alcune forme di lavoro autonomo, alle imprese di tipo capitalistico, quasi alla pari del lavoro dipendente, senza averne però le garanzie, da esso conquistate con le lotte.

Il progetto prevedeva tra l’altro anche la costituzione di un “Fondo Solidale per l’Occupazione”. Si trattava, insomma, dello stesso impianto, ovviamente aggiornato, del progetto del Coopsind del 1983, che non a caso venne citato nel seminario svoltosi nel salone Di Vittorio della sede nazionale della Cgil per illustrare il progetto. Pure quella volta non vi furono sviluppi.

Ora però l’esigenza di un nuovo modello economico, di cui tanti parlano in questi giorni, anche se chiamandolo secondo me impropriamente di sviluppo, e sulla quale autorevolmente insiste molto Maurizio Landini, rende improcrastinabile che ci si renda conto e ci si responsabilizzi del fatto che un nuovo modello economico richiede imprescindibilmente di sottrarre il Lavoro dalla subordinazione al Capitale, sviluppando e portando a sistema il modello di impresa nel quale il Lavoro come funzione obiettivo si affianchi in una proficua coesistenza competitiva nell’impresa avente il profitto come funzione obiettivo.

Che a promuovere lo sviluppo di “formazioni economico sociali” di questo tipo sia il sindacato o siano altri soggetti sotto la spinta di forze politiche che ritrovino nel Lavoro il loro principale riferimento, o ambedue, non importa. Un dato, però, appare certo: senza che il Lavoro entri nello scenario economico come soggetto non subalterno ad alcuno, non vi sarà alcuna riconversione né ambientale né sociale di alcuna economia.
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Lavorare meno un antidoto alla crisi? Le proposte di Germania e Finlandia
di Michele Pignatelli
Sbilanciamoci!, 27 Agosto 2020 | Sezione: Lavoro, Nella rete
Lavorare meno per lavorare tutti, con più produttività. Le proposte di IG Metall e della premier finlandese riportano di attualità il dibattito. Da Il Sole 24 Ore.
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Innovazione e Start up Cagliari e dintorni: storia di un fallimento con precisi responsabili. Seguiteci…

SEI ANNI FA. corona-e-zedd-sinnova Al via con il taglio del nastro SINNOVA 2013
Cagliari, 12 luglio 2013 Questa mattina alle 09:30 la presidente di Sardegna Ricerche Maria Paola Corona ha inaugurato SINNOVA 2013, il primo Salone dell’innovazione in Sardegna e ha firmato un importante protocollo d’intesa. (…)
Un momento particolarmente importante della giornata è stato quello della firma del protocollo di intesa “Start Up Cagliari”, iniziativa coordinata dal Comune di Cagliari e voluta da Sardegna Ricerche, CRS4, The Net Value, Camera di Commercio di Cagliari, Confindustria Sardegna Meridionale, Banco di Sardegna, Università di Cagliari, Sartec. L’iniziativa è aperta all’ingresso di altre organizzazioni pubbliche e private interessate a portare il proprio contributo. L’obiettivo del progetto è quello di rendere la città un luogo sempre più attraente per le startup locali o attratte da altre città dell’Italia e del mondo. Il progetto ha lo scopo di fornire alle startup una fonte d’informazione che consenta di essere aggiornati sugli incentivi offerti alle imprese che si localizzano a Cagliari, di inserire le offerte di lavoro, ma anche di fare da vetrina per le aziende che ricercano finanziamenti da investitori privati o semplicemente visibilità. (…)
OGGI
Start-up, la Sardegna è ultima in Italia: malissimo l’innovazione nel turismo
30 agosto 2019 In evidenza su Sardinia Post.
Sardegna terra dell’innovazione, non secondo i dati. L’Isola risulta all’ultimo posto in Italia per la presenza di start-up innovative in rapporto alla popolazione residente. Lo dicono i numeri delle Camere di commercio italiane elaborati dagli esperti di Sseo (Sardinian socio-economic observatory). L’analisi è aggiornata allo scorso giugno “quando risultava che le imprese sarde registrate ammontavano a 149 sulle 10.429 presenti (1,4% sul totale delle imprese registrate in Italia)”.

Oggi giovedì 28 marzo 2019

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Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti—————
Un risultato storico per Zedda & C. Nel rosso Sulcis Iglesiente neanche un seggio!
28 Marzo 2019
Gianna Lai su Democraziaoggi.
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04-pa-telelavoro-flyerSi parlerà di telelavoro e lavoro agile nell’iniziativa organizzata dalla Fp di Cagliari oggigiovedì 28 marzo, dalle 16 alle 19 nel salone della Camera del Lavoro Cgil in viale Monastir 17: punto di partenza del dibattito l’esperienza positiva già avviata grazie a un accordo tra sindacato e amministrazione comunale di Cagliari che sarà illustrata, per la Fp da Eugenio Meloni, per il Comune da Luisella Mereu, dirigente del Servizio sviluppo organizzativo e risorse umane, e Riccardo Castrignano, dirigente del Servizio innovazione tecnologia e sistemi informatici.

Oggi mercoledì 27 marzo 2019

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Avvenimenti&Dibattiti&Commenti&Appuntamenti—————
latouche-27-3-19Le “buone pratiche esistenziali” di Latouche e la sostenibilità ambientale
27 Marzo 2019
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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La mobilitazione degli studenti per protestare contro l’inerzia delle classi dirigenti sul degrado ambientale causato dalle modalità di funzionamento dei sistemi industriali moderni è stata l’occasione per rilanciare la “teoria della decrescita” che Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’Institut d’études du developpement économique et social di Parigi, […]
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04-pa-telelavoro-flyerSi parlerà di telelavoro e lavoro agile nell’iniziativa organizzata dalla Fp di Cagliari giovedì 28 marzo, dalle 16 alle 19 nel salone della Camera del Lavoro Cgil in viale Monastir 17: punto di partenza del dibattito l’esperienza positiva già avviata grazie a un accordo tra sindacato e amministrazione comunale di Cagliari che sarà illustrata, per la Fp da Eugenio Meloni, per il Comune da Luisella Mereu, dirigente del Servizio sviluppo organizzativo e risorse umane, e Riccardo Castrignano, dirigente del Servizio innovazione tecnologia e sistemi informatici.

Angelo Becciu nominato cardinale da Papa Francesco

3407dc97-e336-4ba9-9694-f6451e81a89cMons. Angelo Becciu è stato nominato cardinale da Papa Francesco. Biografia su wikpedia. L’investitura ufficiale avverrà nel Concistoro del 29 giugno 2018.
Mons. Becciu è molto legato alla Sardegna, dove torna quasi ogni mese a Pattada, suo paese natale, e a Ozieri, dove risiedono i fratelli. L’ultima visita a Cagliari in occasione della messa in Cattedrale per Sa die de sa Sardigna (28 aprile 2018).
La notizia su La Repubblica.it.
La vitalità di una cultura si misura a partire dalla sua capacità di saper condividere e comunicare i propri valori, dall’apertura al dialogo con le altre culture e dal continuo desiderio di ricercare sempre nuove sintesi che sappiano coniugare tradizione e innovazione
di Angelo Becciu
Testo scritto dell’intervento di mons. Angelo Becciu per il convegno svolto nel salone del Palazzo Viceregio in occasione di “Sa Die de sa Sardigna”, 28 aprile 2018.
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Sinnova 2016

SINNOVA 2016, al via la 4° edizione del Salone dell’Innovazione Impresa. Giovedì 6 e venerdì 7 ottobre si terrà a Cagliari SINNOVA 2016, la quarta edizione del Salone dell’innovazione in Sardegna. L’evento (ecco il programma), che si svolgerà presso l’Ex Manifattura Tabacchi, è organizzato da Sardegna Ricerche in collaborazione con l’Assessorato regionale della Programmazione. Approfondimenti.

IDEExLaFIERA.Tutto (o quasi) è stato già detto e scritto… Ma ripetere giova, purché si faccia!

CANELLES55 FIERA CA
lampada aladin micromicroL’edizione 68 della Fiera Internazionale della Sardegna si celebrerà (salvo ripensamenti dell’ultim’ora) a cavallo tra la fine del mese di aprile e i primi giorni di maggio. Dovrebbe essere, come da tanti auspicato, l’ultima Fiera di una stagione superata per far posto a una Fiera radicalmente rinnovata fin dalla 69sima edizione del prossimo anno. Dunque, quella imminente, un’edizione di transizione, che appunto per questa caratteristica, dovrebbe in certa misura anticipare il futuro. E, allora, spazio alle idee, molte delle quali – lo abbiamo ribadito tante volte nella nostra News – sono state già enunciate e scritte. In questa “fiera delle idee” ve ne sono molte validissime, altre meno valide, altre del tutto balzane (come l’ultima di trasformare la Fiera in un “grande acquario”). Va bene spazio alla fantasia in un grande brainstorming collettivo, ma abbiamo anche bisogno di concretezza. Quella che hanno molte delle idee in campo, alcune delle quali possono avere anticipazione appunto nella 68ma prossima edizione della Fiera. Ne abbiamo già parlato e ne parleremo. Qui ricordiamo (e rilanciamo) l’idea che una parte della Fiera sia dedicata all’innovazione, con particolare riferimento a quella generata dal mondo giovanile, specie scolastico e universitario, che in gran parte da vita a start up, spin off e altre iniziative. La Fiera in questo settore potrebbe avere carattere permanente. Ne parlò Cristiano Erriu nell’ambito di una conferenza tenutasi proprio in Fiera il 28 aprile del 2012 (vedi articolo del 29/4/12 su Aladinews, che sotto riproduciamo).
Unica Liaison office Bomeluzo
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(Aladinews 29 aprile 2012) Un “salone dell’innovazione” punto d’incontro ricerca-impresa nella Fiera della Sardegna
di Franco Meloni

Organizzare nella Fiera di Cagliari un “Salone dell’Innovazione”, spazio adeguatamente attrezzato dove i centri di ricerca, le università e i singoli ricercatori possano incontrare (per un periodo da tre giorni a una settimana) le imprese esistenti e quanti hanno l’idea di fare impresa e fare affari. E’ questa una delle più importanti proposte scaturite dal confronto tra ricercatori, imprenditori e esponenti della pubblica amministrazione in occasione del Seminario sul rapporto “ricerca-imprese” organizzato il 28 dalla Camera di Commercio.

Resistendo alla tentazione di una bella passeggiata lungo i viali della Fiera in una soleggiata mattina di aprile, circa trenta persone si sono rinchiuse per tre ore nello stand F per mettere insieme idee ed esperienze sul come contribuire allo sviluppo del territorio. E’ possibile fare nuova impresa o riorientare le imprese esistenti attraverso i risultati della ricerca scientifica, in gran parte prodotta dall’università? Certo che sì. Lo hanno detto tutti i quindici intervenuti nel dibattito, coordinato dal direttore di aladinpensiero news, raccogliendo le sollecitazioni del prof. Franco Nurzia, il quale ha invitato i ricercatori a porre le proprie competenze al servizio del territorio. Si dirà: lo hanno sempre fatto, ma indirettamente. Oggi il ricercatore e le organizzazioni nelle quali presta la propria attività devono collegarsi sistematicamente alle esigenze del proprio territorio. Una parte consistente della ricerca scientifica deve proprio porsi direttamente ed esplicitamente al servizio del territorio per contribuire a risolverne i problemi e determinarne lo sviluppo. Concetto che dall’altra parte della barrricata, cioè dalla parte delle imprese ha ripreso il dott. Cristiano Erriu, che si è detto convinto della disponbilità delle imprese ad innovare, con l’aiuto dell’università, ma ha lamentato le poche occasioni di incontro vero, fuori cioè dalle cerimonie di sia pur utili convegni. Occorre imitare con intelligenza le esperienze positive in giro per il mondo, come, per esempio, quelle della vicina Barcellona, che ha saputo cogliere il pretesto della “zona franca” per creare un poderoso centro di innovazione al servizio della città e dell’intera Catalogna. Il prof. Francesco Ginesu ha confermato la totale disponibilità della ricerca universitaria al riguardo, avvertendo però che i mestieri di ricercatore e di imprenditore sono differenti, anche nelle modalità di lavorare e nei tempi di realizzazione delle proprie missioni, per cui è necessario integrarsi nel rispetto delle diversità, ma occorre elaborare un linguaggio comune che consenta di capirsi. La dott. Lucetta Milani ha fatto un quadro ottimista del mondo imprenditoriale isolano, in verità più in termini di potenziale che di effettive attuali presenze, che però ci sono in carne e ossa, spesso condizionate da un’eccessiva burocrazia e da “lacci e lacciuoli” imposti dalla pubblica amministrazione. Il prof. Alberto Concu ha rivelato il suo sogno quasi al termine della sua carriera universitaria: quello di “aprire i cassetti dei ricercatori”, pieni di ricerche facilmente “cantierabili”, cioè trasformabili in progetti di business e di impresa e agire di conseguenza con  l’aiuto delle istituzioni (l’assessorato all’industria si era dichiarato disponibile, aspettiamo un impegno della Camera di Commercio). Ne ha dato immediatamente prova il prof. Andrea Manuello, che ha presentato un’applicazione tecnologica per la raccolta e la conservazione dello zafferano, vero oro rosso della Sardegna (lo zafferano sardo è il migliore del mondo e quota 30.000 euro al kilo), che potrebbe consentire un notevole sviluppo del settore. Il prof. Alberto Angioni ha lamentato come le imprese sarde del comparto agricolo siano eccessivamente piccole e incapaci di innovare in misura adeguata non solo perchè difficilmente riescono a consorziarsi, ma perchè non utilizzano le opportunità offerte dalla ricerca delle università locali (spesso si rivolgono a caro prezzo ai consulenti della penisola). Esperienze positive di grandi prospettive, ma che non trovano l’accoglienza che meriterebbero da parte delle istituzioni, sono state portate dal direttore della società onlus San Lorenzo Giuseppe Madeddu (prodotti innovativi per la bioedilizia, che utlizzano le risorse locali, come la lana di pecora e le argille sarde) e dall’ing. Leonardo Ghisu, quest’ultimo impegnato allo sviluppo dei sistemi satellitari (che nell’isola possono trovare base operativa d’interesse internazionale, nella fase applicativa che deve seguire a quella in corso, prevalentemente di studio e ricerca). Il dott. Antonio Fadda ha dato conto della nascita di una nuova impresa spin off dell’università di Cagliari, che si occuperà di trattamento dati e che allo stato utilizza le incentivazioni dei fondi europei messi a disposizione da Sardegna Ricerche. I proff. Gianfranco Fancello e Felice Di Gregorio hanno parlato dei rispettivi settori di ricerca (Trasporti il primo, Ambiente il secondo), sostenendo come la ricerca universitaria abbia messo a disposizione da tempo strumenti utili rispetto a gravi problemi attuali, purtroppo sconosciuti ai decisori politici. Ci si è riferiti a questioni come la riorganizzazione dei porti e la problematica dell’erosione delle spiagge. Ciò richiama all’esigenza di trovare sedi di confronto o, come sono stati chiamati: appositi “tavoli istituzionali”, che coinvolgano la politica, l’impresa e la ricerca. Ma tutte queste riflessioni in fondo non sono già in atto da tempo? E perchè ogni volta sembra doversi ricominciare da capo? E’ una domanda che si è posta la dott.ssa Michela Loi, che ha richiamato al fatto che esistano precise linee di indirizzo europeo e coerenti programmi attuativi in materia di innovazione e aiuti all’impresa perchè si utilizzi la ricerca scientifica per innovare e creare nuove occasioni di sviluppo e di lavoro. Nelle università si sono creati gli uffici dedicati al trasferimento tecnologico (i liaison office), ma tutto viene mantenuto al livello di “minima utilia”, senza cioè adeguarsi alle dimensioni dei problemi, delle esigenze e delle stesse aspettative del territorio. Collegandosi a questo intervento la dott.ssa Stefania Tidu, collaboratrice del Centro di competenza Cemapros, ha richiamato la proposta di realizzare gli “incubatori d’impresa”, indispensabili per favorire la creazione di impresa innovativa, per aiutare i giovani imprenditori. C’è un problema di mentalità da superare per essere all’altezza dei tempi. Il prof. Nurzia in chiusura si è chiesto, retoricamente, se la Camera di Commercio di Cagliari con le sue Aziende Speciali (Fiera e Centro Servizi per le Imprese) possa costituire un soggetto di riferimento affidabile per costruire l’auspicata alleanza che integri, nel perseguimento di una missione congiunta, la ricerca e l’impresa. La risposta del sistema camerale, rappresentato dal dott. Erriu, è stata ovviamente positiva. Il nuovo presidente del Centro Servizi all’Impresa, Cristian Atzori, presente alla chiusura della manifestazione, ha confermato questa impostazione con gli impegni conseguenti, che saranno oggetto di un apposito prossimo incontro. – segue -

Sinnova2015

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Sinnova 2015: aperte le manifestazioni di interesse.
(Da: sito web della RAS e sito web Sardegna Ricerche) Sardegna Ricerche, in collaborazione con l’Assessorato regionale della Programmazione, Bilancio, Credito e Assetto del Territorio, organizza a Cagliari SINNOVA 2015, il 3° Salone dell’Innovazione al servizio dell’impresa in Sardegna, che si terrà giovedì 2 e venerdì 3 luglio 2015 presso il Terminal Crociere (Molo Ichnusa – Porto di Cagliari).

L’evento, giunto alla sua terza edizione, rappresenta una vetrina delle innovazioni sviluppate nell’Isola e un forum per il confronto e lo scambio di esperienze, rivolto a tutti gli attori dell’innovazione in Sardegna, in particolare alle imprese.
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L’innovazione si fa strada: due settimane ricche ed intense. Ussana, Nuoro, Open Campus, Sinnova…

molte-faccemareL’innovazione di fronte al mare azzurro
di Alessandro Ligas, Ttecnologico
Il 19 Giugno ad Ussana si è svolto l’evento In-country, organizzato da un team di professionisti impegnati nel progetto I’M Innovation Manager Sardegna, in cui ha preso vita l’innovazione fuori porta una giornata intera dedicata a dare risalto ai processi di innovazione produttiva, tecnologica e sociale.
Il 20 Giugno a Nuoro si è tenuto il seminario “Le nuove imprese ad alta tecnologia e ad alta conoscenza: Digital and Startup” organizzato da organizzato da Formez PA, nell’ambito del progetto I’M Sardegna durante il quale si è parlato di Innovazione in relazione all’imprenditoria digitale e tecnologica. Startups come la capacità di sviluppare nuove iniziative di business che sfruttano le opportunità offerte dalle nuove tecnologie.
Il 21 Giugno l’associazione WMT2014 ha organizzato il “Web Marketing Training” un’intera giornata dedicata alle tematiche del web marketing ospitata presso gli spazi dell’Open Campus. SEO, SEM, Web marketing, ottimizzazione … queste sono state alcune delle parole chiave che hanno riecheggiato durante tutta la giornata.
Il 25 e 26 Giugno presso l’Auditorium di Tiscali si è svolto il “Google I/O Extended Cagliari“ la conferenza annuale di Google, che si svolge presso il Moscone Center di San Francisco, volta a introdurre le novità in campo tecnologico che saranno protagoniste nel prossimo futuro.
Lo scorso fine settimana si è svolto Sinnova, la seconda edizione del Salone dell’innovazione in Sardegna e, la prossima settimana, il 10 luglio presso Piazza Palazzo, è in programma “RNext La repubblica degli Innovatori”.
ligas art 3 lug 14Due settimane intense e ricche di novità per la terra Sarda. Una terra che ha tanto da dire e di cui tanto si deve raccontare. – segue –

L’innovazione passa solo se diviene senso comune. Giusto il rilievo dato da L’Unione Sarda a Sinnova2014

unione sarda cover 29giu14L’Unione Sarda dedica la prima pagina di oggi, domenica 29 giugno, alla tematica dell’INNOVAZIONE. L’occasione è fornita dalla Manifestazione Sinnova2014, promossa e organizzata da Sardegna Ricerche in collaborazione con l’Assessorato regionale della Programmazione, tenutasi il 27 e il 28 presso il centro polifunzionale di piazza L’Unione Sarda a Santa Gilla. Sul rilievo dato all’argomento ha certo pesato la vicinanza del quotidiano a Kety Corona, presidente di Sardegna Ricerche, ma questa circostanza passa in secondo piano rispetto alla scelta di dare giusta enfasi all’INNOVAZIONE, nella sua accezione ampia. Torneremo presto su questa fondamentale tematica…

Sinnova 2014

Sinnova2014Oggi venerdì 27 e domani sabato 28 giugno 2014 si ripete a Cagliari, presso il Complesso Polifunzionale Santa Gilla (Piazza L’Unione Sarda), l’appuntamento con SINNOVA, il Salone dell’innovazione in Sardegna, che promuove l’incontro e la collaborazione tra tutti gli attori dell’ecosistema regionale dell’innovazione. L’ingresso all’evento è libero e gratuito. Pagina fb dell’evento.
- Sinnova 2014 al via il 2° Salone dell’Innovazione in Sardegna #sinnova14. Alessandro Ligas su Ttecnologico

L’innovazione si afferma e produce solo con gli innovatori

pirina2-375x500I.m logo24 sinapsi d’innovazione, gli Innovation Manager
Intervista a Nicola Pirina, Innovation strategist
#nonlasciarteliscappare (Nicola Pirina)
di Alessandro Ligas, Ttecnologico

Nicola Pirina classe ’74 quartese “per caso” e sardo doc. Giurista, specializzato in governance, sviluppo locale e processi d’innovazione. Innovation strategist, con esperienza in attività di Ricerca e sviluppo, progettazione, coordinamento, attuazione e comunicazione di progetti d’innovazione per lo sviluppo delle economie locali.
Senior con esperienza maturata in attività consulenziali, anche all’estero, a favore di pubbliche amministrazioni e privati.
Direttore Scientifico del progetto Innovation Manager Sardegna (I’M Sardegna), frutto della Convenzione Quadro “Programma Sardegna 3.0” fra la Regione Autonoma della Sardegna, il Centro Regionale di Programmazione, ed il Formez PA. Progetto finalizzato a sviluppare nuove figure professionali in grado di gestire l’innovazione delle imprese e delle Istituzioni del sistema produttivo regionale. Scrive per passione, a volte lo pubblicano. Ogni tanto fa una startup.
Per credere basta seguire #coolinnovation.

- Di seguito l’intervista

Ma quando ci ha dato Obama?

di Franco Meloni

Ho visitato il salone Sinnova2013 e sono stato spettatore dell’evento conclusivo di sabato 13 luglio condotto dal bravo giornalista Riccardo Luna. Molte le cose positive di questa manifestazione, ma qui ne voglio invece segnalare una negativa, che mi preoccupa. Precisamente l’assenza dell’Europa, evocata nella serata finale solo per la scelta sbagliata di aver incentivato l’espianto delle vigne in Sardegna. Ma è solo questa l’Europa? Abbiamo molto da criticare le modalità e i tempi di costruzione dell’Unione europea e non ci piacciono le prospettive che sembrano indicare gli attuali leader europei, per quanto oggi poco si capisce, stante il fatto che tutti attendono gli esiti delle elezioni politiche tedesche di settembre, ma riteniamo sbagliato il silenzio che sembra calato sull’Europa, perfino nelle manifestazioni costruite con il cofinanziamento dei fondi europei. Credo che la gran parte delle start up presenti a Sinnova2013, se non tutte, abbiano beneficiato di finanziamenti europei, appunto nella misura del cofinanziamento dei vari fondi strutturali. Eppure il riferimento in positivo ci è sembrato essere sopratutto l’America, precisamente gli Stati Uniti, che sicuramente costituisce un interessante mercato e un luogo di esemplari esperienze. Ma, per favore, guardiamo anche più vicino a noi, non solo per utilizzare al massimo le opportunità di finanziamenti europei, ma per partecipare alla costruzione di politiche europee più efficaci, per esempio nel campo dell’innovazione, che s’iscrivano in un’Europa migliore che vogliamo contribuire a realizzare.
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Sinnova2013: non sono tempi per far festa!



di Beppe Vargiu, imprenditore

Nei due giorni di Sinnova2013 la macchina regionale dell’innovazione si è messa in mostra con una grande kermesse di sportelli, startup in cerca di improbabili venture capital, conferenze, premi e varietà. E ha chiamato le aziende sarde innovative a fare da testimonial, nella splendida cornice delle Torri di Santa Gilla appositamente allestite a festa.
Tutto bene. Se vogliamo fare uno spot per Cagliari territorio intelligente cose di questo tipo sono benvenute. Ma la strada per lo sviluppo non può passare per spot e fabbriche di sportelli dimenticando la realtà che ci sta dietro.
Il 49 % delle risorse europee 2007-2013 restano non spese, la disoccupazione giovanile è al 50%, le banche rifiutano il credito alle aziende, gli apparati regionali preposti alla innovazione e internazionalizzazione delle imprese fanno grandi annunci, salvo affondare in una burocrazia inestricabile e senza tempo quanti cercano di accedere alle misure da loro gestite.
Questi sono fatti: serve una svolta.
Non si può pensare che siano aziende come Entando (per chi non la conosce è una delle poche vere startup nate in Sardegna, che produce un software accreditato da Google a livello mondiale), a risolvere i problemi delle migliaia di disoccupati e cassaintegrati e della grave recessione del mercato interno.
Un territorio intelligente nasce con una seria politica di internazionalizzazione delle aziende sarde, affidata a management dotati di visione in grado di portarla avanti.
Una chiara visione tiene a mente che le risorse destinate alle imprese e al loro sviluppo non devono remunerare gli apparati degli enti o restare ferme nelle banche. E’ indispensabile ridurre e semplificare la filiera istituzionale-amministrativa, coi rispettivi enti, dove in generale operano ottime persone, ma dove chi lavora per obiettivi è penalizzato mentre purtroppo prevalgono i burocrati del non fare = non fallare, i quali si applicano col massimo zelo alle procedure più stupide e inutili.
Ci aspettiamo da coloro che nel settore pubblico sono preposti al servizio alle aziende per l’innovazione e l’internazionalizzazione che facciano il loro lavoro con efficacia, concretezza e tempi certi. Meno annunci, meno spot autoreferenziali, meno complicazioni burocratiche.
Le aziende richiedono sostegno per esportare i loro prodotti innovativi, non per farli certificare dagli apparati e dagli sportelli.
Solo così potremo diventare territorio attrattivo e intelligente, e solo allora sarà giustificato fare festa, perchè a festeggiare saranno imprese e lavoratori.

Beppe Vargiu

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Articoli di Aladinews sulle start up innovative