Risultato della ricerca: Umberto Allegretti
Contributo al DIBATTITO su Tutela dell’Ambiente e del Paesaggio e Partecipazione popolare
INTERVISTA A UMBERTO ALLEGRETTI
Intervista al Prof. Umberto Allegretti realizzata nell’ambito del seminario “Partecipazione e comunicazione nelle nuove forme del piano urbanistico” tenutosi a Cagliari il 1 e 2 aprile 2008 organizzato dal progetto ITACA
Su Youtube [Produzione AserviceStudio srl]: https://www.youtube.com/watch?v=k0Rxl-ekGGU
Addio a Gino Bulla, valente giornalista, già direttore di Rocca, volontario della Pro Civitate Christiana di Assisi
Questa mattina, presto, mi ha raggiunto questo messaggio whatsapp del nostro amico Tonio dell’Olio, presidente della Pro Civitate Christiana di Assisi: “Carissimo Franco mi spiace raggiungerti per questa via ma non posso fare altrimenti. Alle 6.30 di questa mattina Gino Bulla ha vissuto la sua Pasqua e ora ci accompagna da lassù con la sua generosissima amicizia.
Celebreremo le esequie domattina alle 10 nella cappella della Cittadella Laudato si’.
A voi, amici della Sardegna, chiediamo di unirvi spiritualmente nella preghiera”.
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Immensa tristezza e forte emozione da parte degli Amici di padre Agostino e degli Amici sardi della Cittadella Laudato sì’ di Assisi, per la morte di Gino Bulla, questa mattina presto, alle soglie dei 91 anni. Lo abbiamo conosciuto da molto tempo e lo abbiamo sempre apprezzato e soprattutto gli abbiamo voluto sempre bene. Gino era nato a Orani il 4 agosto 1933 ed aveva vissuto a Villacidro, Oristano e soprattutto a Cagliari, dove si era laureato in Giurisprudenza e avviato la carriera di bancario, fino a quando nel 1963 scoppiò la vocazione di volontario laico della Pro Civitate di Christiana di Assisi, dove si traferì e ha vissuto fino alla morte. Valente Giornalista di lungo corso, già direttore di Rocca e attualmente di Subasio, era un bravissimo e appassionato professionista fotografo, autore di molti cataloghi e direttore di innumerevoli corsi di fotografia.
Ecco di seguito alcuni messaggi:
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Per ricordare Luigi Bettazzi, Vescovo, Profeta e Costruttore un grande di Pace
Ricordo di Monsignor Luigi Bettazzi
di Teresa Crespellani e Umberto Allegretti
Per chi ha avuto il grande privilegio di essere stato per tanti anni tra i suoi amici e collaboratori, ricordare Mons. Luigi Bettazzi a circa un anno dalla sua morte significa immergersi nella relazione con una persona indimenticabile: per il sorriso, la fine ironia e la serietà, la profondità e la fermezza, la carità e la ricchezza di speranza. Atteggiamenti che chiunque avesse contatti, vicini e anche lontani, con lui, non poteva non cogliere che come riflessi di una personalità peculiare operante nello scenario privato e pubblico del nostro tempo.
Ma in questa sede non intendiamo solo ricordare un amico, bensì riportare alla memoria alcuni tratti di un Vescovo speciale, che, ispirandosi alla radicalità del Vangelo, ha lasciato un’impronta particolare nella vita ecclesiale e sociale del Novecento, traendo dal messaggio evangelico “cose vecchie e cose nuove” e portando, in una Chiesa ancora molto tradizionale, una voce profetica, originale, libera e aperta al dialogo.
Dal paradiso dei giusti
La sala della Fondazione di Sardegna strapiena. Grande successo di partecipanti all’incontro in ricordo di Franco Oliverio.
Credenti o non credenti siamo tutti certi che Franco Oliverio dal paradiso dei giusti abbia gradito la giornata di venerdì a lui dedicata. Certo ci avrebbe apostrofato, ridendo a singhiozzo: “le vostre mamme sono sante donne, ma voi siete figli di bagassa; lo sapete bene che io non ho mai amato le celebrazioni, tantomeno quelle funebri dove tutti a prescindere da cosa hanno combinato in vita diventano buoni”. Ma lui in vita di cose buone ne ha fatto davvero tante!
Noi, gli organizzatori dell’evento, in stretto raccordo con la famiglia di Franco, la moglie Francesca De Magistris, i figli Stefano e Andrea, abbiamo seguito quelle che crediamo potessero essere le volontà di Franco. Ma, lo ammettiamo, assumendocene tutta la responsabilità, di avere per certa parte trasgredito, soprattutto rivelando il grande “peccato” di Franco, quello di aver amato tutte le persone – poveri o ricchi, rifiuti umani o figli di papà – che ha curato, assistito, a cui ha dato conforto, più di quanto abbia amato Dio e i suoi comandamenti. Si, proprio come don Lorenzo Milani, che qualcosa di analogo confessò nel suo testamento. Franco purtroppo non ha potuto scriverlo il suo testamento perché non credeva proprio di morire a 62 anni, all’improvviso, lasciando la sua bella famiglia einsieme tante persone private della sua preziosa amicizia, anche semplicemente della sicurezza che comunque lui c’era. Nella toccante narrazione introduttiva, a tratti colma di ironia (quella di Franco), scritta da Gianni Loy e con la magistrale nonché deliziosa interpretazione dell’attrice Cristina Maccioni, noi, gli organizzatori, abbiamo ricordato il “nostro” Franco Oliverio, dall’”abbandono collettivo” (con Mariano Girau e altri) della Congregazione mariana del gesuita padre Maurizio Cravero – che ne aveva forgiato il carattere, con la severità del metodo educativo di Sant’Ignazio da Loyola – fino all’immersione nella problematica vita della periferia più periferica della città, in quel quartiere di Sant’Elia, considerato all’epoca il Bronx cagliaritano. Con pazienza e dedizione infinite a Sant’Elia lui fece il medico, il confessore, l’amico, guadagnandosi il rispetto e l’affetto di tutti, soprattutto dei ragazzi sbandati, quelli a cui quasi nessuno concedeva fiducia. Lui si, anche quando non la meritassero. Noi, gli organizzatori, abbiamo conosciuto Franco Oliverio il politico, quello che senza mai accettare incasellamenti di nessun tipo, portava avanti gli interessi del popolo, da cui non escludeva nessuno. Fu così che quel quartiere anche per l’opera di Franco riuscì ad acquisire una coscienza della propria forza, nel momento in cui trovò la capacità di ribellarsi alle decisioni della borghesia immobiliaristica che voleva impadronirsi di quell’angolo di paradiso, per farne residenze dei ricchi, deportando gli abitanti in altri quartieri.
Oggi venerdì 8 aprile 2022
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Le città contrappeso alle Regioni
8 Aprile 2022
Massimo Villone su Democraziaoggi.
Ampiamente positivi i commenti al Patto per Napoli siglato dal presidente del consiglio Draghi e dal sindaco Manfredi. Su queste pagine, Ottavio Ragone e Luca Bianchi, direttore generale Svimez, segnalano entrambi l’avvio di una fase nuova. Certo, si potranno superare le teatralità care al sindaco De Magistris. C’è spazio, e molto, per schiodare la […]
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Ripudio della guerra e Costituzione
Caffè politico, venerdì 8 aprile ore 18.00, via Piceno 5 , Cagliari, con il costituzionalista Umberto Allegretti. Condurrà la discussione Rosamaria Maggio, docente di discipline giuridiche.
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Sardegna zona bianca. Signor Ministro, Sig. Presidente della Regione, non abbandonate la linea del rigore.
All’attenzione dell’on. le Ministro della Salute
servicedesk.salute@smi-cons.it
e p.c. – Al Presidente della Regione Autonoma della Sardegna
presidente@regione.sardegna.it – pres.urp@regione.sardegna.it
- Al Presidente di Anci Sardegna
protocollo@ancisardegna.it
Come cittadino residente in Sardegna, assieme ad altri cittadini e organizzazioni vivamente preoccupati della questione, ritengo della massima importanza la difesa della presente collocazione di questa Regione in zona bianca. [segue]
Recovery Plan – Che fare? Dibattito.
di Franco Meloni, fisico.
La pandemia ci può dare una grande occasione per ripensare a come vogliamo il futuro della Terra, in generale, e della Sardegna in particolare.
Per quanto ci riguarda, si può ricordare che l’Irlanda all’inizio del ‘900 ha basato il proprio sostentamento prevalentemente sulla coltivazione delle patate. Quando i raccolti sono stati vanificati da una malattia delle piante, moltissimi sono morti per fame, e moltissimi hanno emigrato nell’allora accogliente USA.
Noi abbiamo un grandissimo problema di emigrazione e abbiamo basato prevalentemente la nostra ricchezza sul turismo.
Abbiamo bisogno delle migliori intelligenze e quindi l’istruzione deve avere la preminenza sui nostri futuri impegni.
Abbiamo necessità di avere lavoro, che da dignità.
Dobbiamo scegliere se essere un popolo di sottomessi camerieri o indicare, piuttosto, una via giusta per una convivenza accogliente, tollerante e in grado di far crescere nel confronto con altre culture.
Dobbiamo razionalizzare le scelte e, prima di tutto, dobbiamo renderci conto che non si può e non si deve demandare ad altri la scelta che riguarda i nostri figli.
La partecipazione politica deve essere ritenuta fondamentale per rigenerare una classe dirigenziale degna di questo nome.
La democrazia, unica forma di amministrazione sociale che ha il compito di equilibrare il vantaggio dei singoli con quelli della comunità, può funzionare solo se gli elettori hanno una consapevolezza critica delle scelte che stanno compiendo. Nessuna scusa per l’ignoranza.
Non bisogna essere degli esperti di macroeconomia per capire che bisogna iniziare dando corpo alle infrastrutture.
La Sardegna ha bisogno di potenziare un sistema ferroviario che, senza ambire alla grande velocità, ci permetta di non usare l’automobile per spostarci da un capo all’altro della nostra piccola isola in due ore.
L’edilizia deve privilegiare la messa a norma di ospedali – da riorganizzare data la possibile ricomparsa del virus, comunque si chiami – dislocati nel territorio con punte di eccellenza da valutare con grande senso critico.
Devono essere messe in grado di funzionare le scuole, che devono adottare tecniche di didattica obbligate dalla pandemia. Si deve fare uno sforzo colossale per passare dalla carenza di carta igienica alla condivisione telematica.
Nello sviluppo delle conoscenze, a livello universitario, si deve dare priorità allo studio del reperimento dei beni alimentari nel rispetto della natura. Nessun terreno deve restare incolto o non rimboschito.
Abbiamo una tradizione culturale millenaria e questa deve essere utilizzata perché le nostre pietre fitte, i nostri nuraghi, i nostri pozzi sacri siano oggetto di studio da parte di persone che vogliano essere viaggiatori e non turisti.
Se vogliamo essere degni figli dei costruttori delle mille torri dobbiamo sostenere la cultura in tutte le sue forme. Le nostre musiche, i colori dei vestiti, l’eleganza dei nostri gioielli, la melodia delle nostre poesie devono essere orgoglioso tratto che ci rende consapevoli della nostra parte nella storia.
Abbiamo un grande compito davanti a noi. Facendo rientrare i nostri emigranti, cerchiamo di ripopolare i paesi che, in una nuova prospettiva abitativa, possono essere modello per una vita più rispettosa della terra che ci accoglie.
Abbiamo bisogno di usare tutta la nostra intelligenza per uscire dalla caverna dove ci ha confinato il nostro egoismo.
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INIZIATIVE SEGNALATE
Next Generation Eu – Recovery Fund. I Sardi si fanno il Recovery Plan. “Quelli che non stanno a guardare. Un patto per la Sardegna”
Venerdì 19 febbraio 2021 un webinar – organizzato dal “Patto per la Sardegna” in collaborazione con la “Fondazione Caritas San Saturnino” – con il contributo di autorevoli partecipanti. Per rivedere il webinar, registrato sulla pagina Youtube del Patto per la Sardegna: https://www.youtube.com/channel/UCSHDj27FD9rsSN7XgEYBR7g .
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PROSSIMI EVENTI
Venerdì 5 marzo alle ore 18.00 Il manifesto sardo e AladinPensiero organizzano un seminario web sul Recovery Plan in diretta dalla pagina Facebook, YouTube e dal sito del manifesto sardo.
Intervengono: Lilli Pruna, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro – Università di Cagliari; Chiara Maria Murgia, laureanda in Cooperazione Internazionale e Sviluppo presso La Sapienza Università di Roma; Alessandro Spano, docente di economia aziendale – Università di Cagliari; Enrico Lobina della Fondazione Sardinia; Graziella Pisu, esperta fondi strutturali europei, già direttore Centro di Programmazione RAS; Umberto Allegretti, professore emerito di diritto pubblico – Università di Firenze; Andrea Soddu, sindaco di Nuoro. Coordinano Roberto Loddo de il manifesto sardo e Franco Meloni di AladinPensiero.
Sono 209,9 i miliardi di euro destinati dall’Unione Europea all’Italia sul Recovery Fund (denominazione ufficiale Next Generation EU), da spendere entro il 2026, a cui si aggiungono i fondi strutturali europei (e per ciascun anno quelli ordinari di bilancio) sia residui, sia i nuovi della programmazione 2021-2027 (questi ultimi da spendere entro il 2029). Gli interventi programmabili in precisi progetti devono rispondere ai criteri stabiliti dalla Commissione e dal Parlamento europeo, declinando su 6 “missioni” fondamentali i 17 macro obbiettivi di sviluppo sostenibile fissati nell’Agenda Onu 2030, pienamente recepiti dall’Unione Europea. Le sei missioni sono: 1. Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e Ricerca; 5. Inclusione e Coesione; 6. Salute.
L’Italia non è in ritardo rispetto alla programmazione dei fondi (i piani devono essere presentati alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021) stante il fatto che il precedente governo Conte aveva licenziato un’ipotesi di Piano (PNRR) il 12 gennaio u.s.: un documento ben strutturato, tuttavia incompleto e carente nell’individuazione dei percorsi attuativi; soprattutto privo del consenso delle Regioni, degli Enti locali e delle parti sociali, che sono indispensabili rispetto ai buoni esiti complessivi. Il governo Draghi apporterà i necessari correttivi nelle direzioni citate. Ne siamo certi, anche se non conosciamo ancora in quale misura lo farà.
A proposito della gestione e della spendita dei fondi, nutriamo fondate preoccupazioni sull’efficienza degli apparati ai quali compete l’operatività. De Gaulle, o forse ancor prima Napoleone, diceva “l’intendenza seguirà”, nel senso che alle decisioni politiche devono necessariamente seguire quelle attuative. Ecco, anche su questo versante, stante l’esperienza del passato, non possiamo essere tranquilli. C’è molto da correggere, in tutti gli ambiti interessati e a tutti i livelli. E in Sardegna? I problemi sono analoghi, con una dose di maggiore criticità.
Non sappiamo ancora di quanti fondi potrà disporre la Sardegna. Si parla di oltre 7 miliardi di euro, con le ulteriori aggiunte (fondi strutturali e di bilancio), sempre riferiti alla programmazione 2021-2027. Sui due versanti, quello della programmazione e quello della gestione, occorre impegnarsi, in misura molto più rilevante di quanto già si sta facendo. Occorre cambiare passo per tutti i diversi aspetti, ricercando e praticando la massima unità possibile tra le forze politiche tra di loro, le istituzioni e le parti sociali. Un po’ sul modello proposto (o imposto) da Mattarella-Draghi, che speriamo abbia successo. Dobbiamo mettere mano all’adeguamento della struttura gestionale, richiamando all’esercizio di forte corresponsabilità i pubblici impiegati, a tutti i livelli. E chiamando i cittadini, singoli e organizzati, a un forte coinvolgimento, nelle forme più avanzate della sussidiarietà.
Di tutto questo ci occuperemo in una serie di webinar, organizzati da il manifesto sardo e da Aladinpensiero (e altri media che si aggiungeranno), a cui parteciperanno politici, sindacalisti, esperti, funzionari pubblici, esponenti del mondo economico, della cultura, del terzo settore e volontariato, operatori della comunicazione. La NGEU è un’occasione che sarebbe drammatico perdere. Ma noi siamo gramscianamente ottimisti.
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Next Generation Eu – Recovery Fund. I Sardi si fanno il Recovery Plan. “Quelli che non stanno a guardare. Un patto per la Sardegna”
Venerdì 19 febbraio 2021, dalle ore 16 alle 18, un webinar – organizzato dal “Patto per la Sardegna” in collaborazione con la “Fondazione Caritas San Saturnino” – con il contributo di alcune voci autorevoli che introdurranno alla riflessione comune.
Interverranno:
- Umberto Allegretti, professore emerito di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Firenze;
- Andrea Soddu, Sindaco di Nuoro e Presidente del Consiglio delle Autonomie Locali della Sardegna;
- Gavino Carta, Segretario Generale della CISL sarda;
- Stefania Piras, Sindaca di Oniferi;
Coordina: Cristiano Erriu , ex Assessore regionale Enti Locali.
Seguiranno testimonianze e interventi programmati, tra cui Franco Marras (presidente regionale Acli); don Angelo Pittau (responsabile pastorale sociale e dl lavoro diocesi Ales-Terralba).
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Ecco il link: https://www.youtube.com/channel/UCSHDj27FD9rsSN7XgEYBR7g .
Appello. Un patto di tutti i sardi per la Sardegna.
“Non ci si salva da soli”. Per battere il Covid in Sardegna è urgente la “buona politica; non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”.
Appello di cattolici sardi
Premessa.
Noi cittadini sardi, cattolici ispirati dai valori del Vangelo, fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, convintamente riproposti dalle ultime illuminanti encicliche di Papa Francesco, ci dichiariamo preoccupati e angosciati per il precipitare della situazione economica della Sardegna, con il portato di sofferenze materiali e psicologiche per un numero crescente di persone appartenenti a tutti gli strati della società sarda, specie dei meno abbienti. Chiediamo pertanto a tutti, a partire da quanti hanno responsabilità pubbliche, nelle Istituzioni e nelle altre organizzazioni della Società, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, un impegno corale che, nel rispetto delle differenze delle diverse appartenenze politiche e culturali, ci renda solidali e attivi per uscire dalla situazione di crisi e difficoltà antiche e attuali della nostra regione.
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Appello. Un patto di tutti i sardi per la Sardegna.
Non ci si salva da soli
di Franco Meloni, su il manifesto sardo.
Attraverso l’appello qui pubblicato, un gruppo di cattolici sardi preoccupati della situazione generale e, in particolare, della Sardegna, sollecitano un impegno corale dei cittadini sardi e delle Istituzioni per arrestare il declino della regione e lavorare uniti per un suo nuovo sviluppo, volgendo la terribile crisi dovuta all’epidemia covid-19 a nuove prospettive.
L’appello si collega idealmente alle esortazioni di Papa Francesco, significativamente al video-messaggio da lui fatto al termine delle giornate del The Economy of Francesco e al documento finale dello stesso evento denominato “Patto di Assisi”. Con questi intenti l’appello mira a creare un forte spirito unitario, ispirandosi alla proficua alleanza tra appartenenti a diverse impostazioni culturali (cattolica, marxista, liberale, azionista) che caratterizzò la ricostruzione dell’Italia dalle macerie della II guerra mondiale, superando le profonde devastazioni morali, culturali e materiali del nazifascismo. Proprio a quel “Patto politico-culturale” dobbiamo la magnifica Carta costituzionale della Repubblica e, per quanto ci riguarda, lo Statuto di autonomia della Sardegna. Ovviamente, nel nostro caso, il primo ambito di riferimento e terreno di azione è la Sardegna, tuttavia inserita nei più ampi contesti: italiano, mediterraneo, europeo, planetario. In conclusione, l’appello non si indirizza solo ai cattolici, singoli e associati, chiamati a un risveglio rispetto alla necessità imprescindibile di un loro maggior impegno politico (come precisamente indicato da Papa Francesco), ma a tutte le componenti organizzate della società e ai singoli cittadini, nel rispetto delle diversità di ogni tipo, che però devono trovare comuni percorsi per grandi finalità da perseguire, insieme. Ecco perchè in questa fase si chiede a tutte e tutti di sottoscriverlo, per poi far scaturire dallo stesso e dal dibattito che saprà suscitare coerenti iniziative culturali, sociali, politiche.
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“Non ci si salva da soli”. Per battere il Covid in Sardegna è urgente la “buona politica; non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”.
Appello di cattolici sardi
Premessa.
Noi cittadini sardi, cattolici ispirati dai valori del Vangelo, fedeli agli insegnamenti del Concilio Vaticano II e della dottrina sociale della Chiesa, convintamente riproposti dalle ultime illuminanti encicliche di Papa Francesco, ci dichiariamo preoccupati e angosciati per il precipitare della situazione economica della Sardegna, con il portato di sofferenze materiali e psicologiche per un numero crescente di persone appartenenti a tutti gli strati della società sarda, specie dei meno abbienti. Chiediamo pertanto a tutti, a partire da quanti hanno responsabilità pubbliche, nelle Istituzioni e nelle altre organizzazioni della Società, e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, un impegno corale che, nel rispetto delle differenze delle diverse appartenenze politiche e culturali, ci renda solidali e attivi per uscire dalla situazione di crisi e difficoltà antiche e attuali della nostra regione.
1. Il momento della Sardegna.
La Sardegna nel momento in cui ha bisogno della più grande ricostruzione morale sociale ed economica della sua storia contemporanea – che può iniziare proprio dalla lotta al Coronavirus e ai suoi devastanti effetti – risulta paralizzata da un insieme di contraddizioni che si scaricano soprattutto sui più deboli.
La pandemia da Coronavirus ha ulteriormente aggravato le già precarie condizioni economiche e sociali della Regione. L’aggiornamento congiunturale dell’economia della Sardegna del novembre 2020, pubblicato dalla Banca d’Italia, sottolinea la forte negatività di tutte le variabili ( molto peggio di quanto accaduto a livello nazionale) dal PIL ai consumi, dalle esportazioni all’occupazione, dal fatturato agli ordinativi di tutti i settori dall’agricoltura all’industria, dal commercio, all’edilizia dal turismo ai servizi. Gli effetti di questa crisi strutturale avranno pesanti conseguenze oltrechè sul piano sociale anche su specifiche situazioni come l’emigrazione dei giovani istruiti, l’ulteriore spopolamento dei piccoli comuni, l’incremento dei livelli di povertà.
2. Principali emergenze
In diversi settori fondamentali le situazioni di crisi si sono aggravate negli anni.
– Nella scuola, nella formazione, nell’Università e nella Ricerca, comparti in cui si ampliano i divari tra i partecipanti a tutti i livelli – con esclusioni dettate in grande misura dalle condizioni economiche di partenza delle famiglie – oggi anche acuiti dalla formazione a distanza.
– Nei trasporti perennemente incerti al punto di togliere ai sardi il diritto costituzionale alla mobilità. E’ dei giorni scorsi la dichiarazione relativa all’interruzione dal 1° dicembre di tutti i collegamenti navali in convenzione.
– Nella sanità, con i tagli sistematici agli organici, l’annuncio di riforme penalizzanti nei confronti dei territori, l’intasamento degli ospedali; il taglio delle borse di studio per le specializzazioni mediche. Questioni ben rappresentate in questo periodo dal malessere dei sindaci di fronte all’enormità dell’emergenza sanitaria disperatamente affrontata dai medici, dal personale sanitario, dagli operatori delle cooperative sociali e del volontariato a cui va la nostra solidarietà
– Nelle pubbliche amministrazioni, in tutte le diverse articolazioni, dove si aggrava la farraginosità burocratica al punto da compromettere i diritti dei cittadini, ma anche delle imprese, ostacolate anzichè sostenute nella funzione di creare lavoro per uno sviluppo economico eco-sostenibile.
Nella politica, segnata dal crollo della partecipazione dei cittadini sardi agli eventi elettorali e, spesso , da carenze programmatiche e attuative che rischiano di mettere a repentaglio i diritti della persona e perfino del rispetto della dignità umana. Nell’emergenza attuale, che riguarda tutti, ad essere maggiormente colpite sono, come sempre, le fasce sociali più deboli della popolazione: giovani, donne, anziani, poveri di ogni tipologia e, tra essi, ammalati, persone con basso livello culturale, analfabeti digitali, i residenti nei piccoli centri dell’interno, disoccupati.
Le famiglie che già vivevano in situazioni di disagio prima dell’inizio dell’emergenza sanitaria, versano oggi in situazioni di gravissima difficoltà, come testimoniano anche i recenti dati della Caritas sull’aumento della povertà assoluta e relativa.
La Sardegna ha bisogno, dunque, di interventi concreti sulle politiche per la famiglia, i giovani, il lavoro e le imprese, la questione ambientale, la sanità, la scuola, le infrastrutture, l’Università, la ricerca, le nuove tecnologie, la lotta alla corruzione.
3. La buona politica
L’obiettivo principale della Politica deve essere, in questo frangente, la salvezza della dignità delle persone, concentrando ogni sforzo sul lavoro, sulla ricerca del bene comune e non sull’assistenzialismo.
4. Piano straordinario e Piano per la Rinascita
Si metta perciò a punto un piano straordinario di investimenti da far partire al più presto, non oltre il 1° gennaio 2021. Quando la moratoria statale sui licenziamenti finirà e termineranno le risorse straordinarie per la cassa integrazione, gran parte dei lavoratori più deboli e meno qualificati perderà il lavoro col rischio più che concreto di rimanere intrappolata in una condizione di impoverimento per lungo tempo. Pertanto è necessario fin da ora intervenire con determinazione, anche con provvedimenti legislativi straordinari, sulle ben note emergenze create dalla pandemia.
Ma anche risulta indispensabile elaborare la fase della ricostruzione con un Piano per la Rinascita da costruire da parte delle Istituzioni con la collaborazione delle parti sociali – datoriali e sindacali – dei cittadini e delle loro organizzazioni, nella pratica della sussidiarietà, affinché si immaginino e si costruiscano percorsi di riqualificazione e affiancamento sociale condivisi e in grado di traghettare non solo le vittime del lockdown, ma l’intera Sardegna nella fase del post Covid. Questo piano indispensabile anche per utilizzare al meglio le ingenti risorse, che dovrebbero arrivare dal Recovery fund dell’Unione Europea. Si corre il rischio, infatti, che tali risorse vengano male utilizzate o sprecate se non si dovessero avere le idee chiare sulla loro destinazione e modalità d’impiego.
5. Unità per il bene della Sardegna
Come cattolici apprezziamo e sosteniamo il valore e l’importanza del pluralismo e della dialettica tra le forze politiche. Ma oggi, in questi tempi straordinari, le contrapposizioni devono mitigarsi lasciando posto al perseguimento di una grande unità tra le forze politiche e istituzionali. Il bene della Sardegna e della sua gente vale molto di più di piccoli vantaggi elettorali.
Speravamo tutti che questa pandemia da Covid-l9 cessasse e si potesse riprendere la vita nella sua normalità. Ma non è così. L’emergenza non sarà di breve durata e siamo certi che molto non sarà più come prima e che dobbiamo acquistare capacità politica di disegnare e realizzare nuovi e inediti scenari, come abbiamo cercato di argomentare in questo scritto.
Nell’esperienza drammatica che stiamo vivendo, e che ci ha fatto toccare con mano quanto siamo collegati e interdipendenti, ci è consegnata questa lezione: come il contagio avviene per contatto anche l’uscita dall’emergenza è possibile nel fare corpo unico. Non ci si salva da soli.
6. «Non sprechiamo la crisi!»
Rammentiamo in conclusione il recente messaggio della Conferenza Episcopale Italiana alle comunità cristiane in tempo di pandemia: “Viviamo una fase complessa della storia mondiale, che può anche essere letta come una rottura rispetto al passato, per avere un disegno nuovo, più umano, sul futuro. «Perché peggio di questa crisi, c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi» (Papa Francesco, Omelia nella Solennità di Pentecoste, 31 maggio 2020)”.
Noi, cattolici sardi, raccogliamo queste esortazioni e chiamiamo tutte e tutti agli impegni che sinteticamente e sicuramente non esaurientemente abbiamo delineato in questo nostro appello.
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Per sottoscrivere l’appello – che fino alla pubblicazione di questo editoriale (1 dicembre 2020 ore 10) ha raggiunto 172 sottoscrizioni – inviare l’adesione (Nome, Cognome, paese/città) a una delle seguenti email: mario1946.girau@gmail.com o melonif@gmail.com. L’elenco aggiornato dei sottoscrittori è disponibile – in continuo aggiornamento – sul sito web di Aladinpensiero online, al seguente link:
Appello: non si restringano gli spazi di partecipazione!
“Il Dibattito Pubblico affossato prima ancora di nascere”
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Il Senato in considerazione dell’emergenza sanitaria da COVID-19 ha approvato nel disegno di legge Semplificazioni una norma di deroga al ricorso alla procedura di dibattito pubblico prima di una grande opera pubblica, come previsto dal Dpcm n. 76/2018 che ha introdotto nel nostro ordinamento il «Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico». L’appello perché la legge vigente non venga modificata. Aladinpensiero aderisce e s’impegna nella diffusione dell’appello.
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Appello per un cambio di prospettiva della partecipazione in Italia
Siamo esperti di processi partecipativi, studiosi di democrazia deliberativa, membri di associazioni che si occupano di innovazione democratica, cittadini impegnati per il bene comune. Scriviamo per esprimere la nostra preoccupazione per una norma approvata dal Senato nel disegno di legge Semplificazioni: l’introduzione di una deroga al ricorso alla procedura di dibattito pubblico prima di una grande opera pubblica.
Ecco la norma approvata all’articolo 8 del disegno di legge Semplificazioni:
6-bis. In considerazione dell’emergenza sanitaria da COVID-19 e delle conseguenti esigenze di accelerazione dell’iter autorizzativo di grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulle città o sull’assetto del territorio, sino al 31 dicembre 2023, su richiesta delle amministrazioni aggiudicatrici, le regioni, ove ritengano le suddette opere di particolare interesse pubblico e rilevanza sociale, previo parere favorevole della maggioranza delle amministrazioni provinciali e comunali interessate, possono autorizzare la deroga alla procedura di dibattito pubblico di cui all’articolo 22, comma 2, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e al relativo regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, consentendo alle medesime amministrazioni aggiudicatrici di procedere direttamente agli studi di prefattibilità tecnico-economica nonché alle successive fasi progettuali, nel rispetto delle disposizioni del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50.
Cos’è il Dibattito Pubblico
Il dibattito pubblico è un processo di informazione, partecipazione e confronto pubblico che ha lo scopo di accrescere il coinvolgimento dei cittadini e cittadine nei processi di realizzazione delle grandi opere e si svolge nelle fasi iniziali di elaborazione del progetto, al fine di valutare gli impatti delle diverse alternative e orientare le scelte. Ispirato al modello francese del débat public (introdotto dalla c.d. legge Barnier nel 1995) e già previsto in alcune leggi regionali, non è vincolante per il decisore pubblico ma permette di individuare e trattare con anticipo possibili conflitti che rischierebbero di rallentare la realizzazione degli interventi, come si è verificato in numerosi casi di infrastrutture controverse. Tale procedura ha una durata di pochi mesi, portando benefici sia in termini di trasparenza e democraticità delle decisioni sia in termini di speditezza ed efficacia dell’azione amministrativa, sottraendola alle pressioni settoriali e localistiche. Il dibattito pubblico è uno strumento nato per gestire una conflittualità latente o esplicita e per migliorare la qualità della progettazione delle opere, serve ad aiutare e facilitare la decisione. Non è un elemento di complicazione o rallentamento delle procedure e può essere svolto anche negli ambienti digitali, nel rispetto dei principi inclusivi sul piano del confronto e della deliberazione, della celerità e della tutela sanitaria.
Perché questa deroga è inopportuna
Ci preoccupa la deroga alle norme sul dibattito pubblico. La partecipazione civica è un diritto e una modalità per rendere le scelte più condivise e quindi più sostenibili, non è un intralcio. La norma approvata dal Senato sembra invece appoggiare l’erronea percezione che informare e ascoltare il punto di vista dei cittadini sia una complicazione ed una perdita di tempo, mentre numerose opere in Italia sono ferme proprio a causa della mancanza di dialogo e di informazione delle popolazioni. Un preventivo ascolto civico tende ad accorciare piuttosto che ad allungare un processo decisionale.
Questa deroga nega dunque non solo un diritto individuale riconosciuto da legislazioni internazionali, europee e nazionali, ma impedisce l’adozione di decisioni strategiche e di politiche pubbliche di migliore qualità. E questo proprio in una congiuntura emergenziale durante la quale il coinvolgimento dei cittadini diventa più prezioso in quanto garanzia di trasparenza e di dialogo sociale.
Cosa proponiamo
Chiediamo al Legislatore di ripensarci e di abrogare la norma che introduce la deroga al dibattito pubblico. Invitiamo il Governo a rispettare gli impegni presi anche in sedi internazionali (l’Italia è firmataria della Convenzione di Aahrus) e di mettere al primo posto l’interesse generale e la tutela dei diritti di cittadine e cittadini. La deroga costituisce una regressione dei diritti e un peggioramento dei metodi di decisione e di costruzione delle politiche pubbliche. Da questo punto di vista la scelta del Senato appare non solo incomprensibile, ma anche nociva per la qualità delle opere infrastrutturali di cui il paese ha bisogno.
Le socie ed i soci di Aip2 – Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica
Insieme a:
Chiara L. Pignaris, presidente Associazione Italiana per la Partecipazione Pubblica
Giandiego Càrastro, socio Aip2 e membro Argomenti2000 Senigallia
Giovanni Allegretti, Centro de Estudos Sociais dell’Universitá di Coimbra, Portogallo
Marianella Sclavi, presidente di Ascolto Attivo srl e docente al Master ProPart di Venezia
Agnese Bertello, facilitatrice di Ascolto Attivo srl
Ilaria Casillo, prof. associata Facoltà di urbanistica Università Gustave Eiffel Parigi
Francesca Gelli, direttrice del Master IUAV in Progettazione Partecipata – ProPART
Susan George, docente Università di Pisa, presidente Aip2 2016-2019
Alfonso Raus, formatore, esperto di processi partecipativi e di innovazione territoriale – socio Aip2
Antonio Floridia, dirigente del Settore Politiche per la partecipazione della Regione Toscana
Andrea Pirni, prof. associato di Sociologia dei fenomeni politici, Università di Genova
Sofia Mannelli, presidente associazione Chimica Verde Bionet
Veronica Dini, presidente Systasis – Centro Studi per la prevenzione e la gestione dei conflitti ambientali
Iolanda Romano, socia fondatrice di Avventura Urbana
Ilaria Ramazzotti, Coordinatrice Argomenti2000 Senigallia
Umberto Allegretti, già professore ordinario di diritto pubblico presso l’università di Firenze
Maria Chiara Prodi
Giuseppe Maiorana, direttore dello spazio museale di Belìce/EpiCentro della Memoria Viva _CRESM
Elena Pivato, Urban Center Brescia
Lucia Lancerin, architetto (VI) – socia di Aip2
Elena Farnè, socia di Aip2
Andrea Panzavolta, di Formattiva – socio di Aip2
Giovanni Realdi, insegnante
Gabriella Giornelli
Maria Cristina Venanzi, consulente comunicazione pubblica
Antonio Sgueglia
Sara Giacomozzi, architetto paesaggista – socia di Aip2
Andrea Caccìa, facilitatore – socio Aip2
Andrea Pillon, Avventura Urbana Srl
Lilli Antonacci, facilitatrice e animatrice sociale – socia Aip2
Maurizio Schifano, Service Designer – Associazione Coltivatori di bellezza
Luca Raffini, ricercatore in Sociologia dei fenomeni politici, Università di Genova – socio Aip2
Alessio Conti, professore
Angelo D. Marra, avvocato
Mauro Julini, facilitatore, mediatore, formatore di mediatori e negoziatori – socio Aip2
Antonella Giunta, Aip2
Sara Serravalle, esperta di gestione di conflitti urbani ed ambientali e dottore di ricerca – socia Aip2
Franco Meloni, direttore, e la redazione di Aladinpensiero online
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Per sottoscrivere l’appello inviare una mail a: info@aip2italia.org
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Fonte illustrazione: https://www.aladinpensiero.it/?p=112366
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Per correlazione
-Buone brevi letture: Umberto Allegretti “Democrazia partecipativa e processi di democratizzazione”, 2009.
- Buone impegnative letture. “Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998″. Ratificata dall’Italia con Legge del 16 marzo 2001, n. 108 (Suppl. alla G.U. n.85 dell’11 aprile 2001).
CONVENZIONE INTERNAZIONALE 25 giugno 1998, Aarhus.
Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998
Ratificata con Legge del 16 marzo 2001, n. 108 (Suppl. alla G.U. n.85 dell’11 aprile 2001)
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- Anche su Giornalia.