Risultato della ricerca: La Sardegna e la bioeconomy
Dai movimenti degli anni settanta alla Sardegna di oggi. Ricordando Riccardo Lai
I MOVIMENTI TRA IERI E OGGI
- In attesa degli atti del Convegno continuiamo con la pubblicazione di alcuni interventi (abbiamo iniziato ieri con quello del direttore oggi ospitiamo quello di Vanni Tola). Mano a mano che ci perverranno pubblicheremo anche gli altri e inoltre daremo conto della pubblicazione delle relazioni in altre news. Avvertiamo che si tratta di interventi che ci sono pervenuti per iscritto e che durante il Convegno sono stati per lo più arricchiti “a braccio”. Salvatore Cubeddu ha comunicato che quanto prima sarà disponibile nel sito della Fondazione Sardinia l’intera registrazione video delle due giornate di lavori del Convegno. .
- La pagina fb dell’evento.
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Comunicazione di Vanni Tola*
Ricordare Riccardo Lai, il suo operato di giovane militante impegnato, attraverso la rilettura delle caratteristiche e delle peculiarità dei movimenti che lo videro protagonista o partecipe mi pare un’ottima scelta degli organizzatori del convegno.
Lo vorrei ricordare parlando della legge 285 con particolare riferimento alla costituzione di cooperative nelle campagne e al movimento per il recupero produttivo delle terre incolte.
Anni settanta, tre problemi preponderanti nel sistema Sardegna: a) fallisce il piano di industrializzazione per poli petrolchimici, non si realizza quel processo di industrializzazione diffusa che tali insediamenti avrebbero dovuto determinare; b) non decolla, se non parzialmente, la riforma del comparto agro-pastorale e la creazione del monte dei pascoli che avrebbe dovuto rappresentare la risposta alternativa al fallimento dei piani di rinascita; c) cresce la disoccupazione giovanile e riprende l’emigrazione.
Nel 1977 arrivò la legge 285 – provvedimenti per l’occupazione giovanile. Una buona legge (pur con i suoi molti limiti) che meriterebbe una rivisitazione critica per riscoprirne proposte che potrebbero ancora oggi essere considerate valide.
Il provvedimento dedicava grande attenzione al comparto agricolo. Prevedeva l’impiego straordinario di giovani in attività agricole, il finanziamento di programmi regionali di lavoro produttivo per opere e servizi socialmente utili; l’incoraggiamento dell’accesso dei giovani alla coltivazione della terra; attività di formazione professionale con contratti di formazione; la costituzione, presso i comuni, di liste speciali di collocamento per i giovani tra i 15 e i 29 anni.
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Matrìca nel Cluster SPRING
Chimica verde e Bioeconomy in Europa – Per comprendere meglio alcuni processi di trasformazione dell’apparato industriale in atto può essere utile conoscere il Cluster SPRING. Il Cluster Tecnologico Nazionale della “Chimica Verde” denominato SPRING – Sustainable Processes and Resources for Innovation and National Growth. Un megaprogetto, sottoscritto anche dalla Regione Sardegna (partecipa con Matrìca), che si pone l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo delle bioindustrie in Italia attraverso un approccio organico all’innovazione, per rilanciare la chimica italiana sotto il segno della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, con riferimento ai più recenti orientamenti dell’Unione Europea nel campo della bioeconomy. Maggiori informazioni su www.aladinpensiero.it articolo “I cluster, questi sconosciuti” (V.T)
I Cluster, questi sconosciuti
Dopo il Cluster CL.A.N Agrifood per l’agricoltura, decolla SPRING per la bioeconomy e la chimica verde.
di Vanni Tola
In un precedente articolo Aladinews si è occupato del Cluster CL.A.N. (Cluster Tecnologico Nazionale) AGRIFOOD presentato qualche mese fa nella sede della Società Porto Conte Ricerche. Un progetto importante per lo sviluppo del comparto agroalimentare isolano, realizzato con riferimento alle direttrici della politica comunitaria e in sintonia con le richieste e le caratteristiche dell’economia della globalizzazione. Descriviamo oggi un altro Cluster, che pure interessa la Sardegna, riguardo al progetto Matrìca per la riconversione del polo chimico dell’area industriale di Portotorres. Il Cluster Tecnologico Nazionale della “Chimica Verde” denominato SPRING – Sustainable Processes and Resources for Innovation and National Growth. Un megaprogetto che si pone l’obiettivo di incoraggiare lo sviluppo delle bioindustrie in Italia attraverso un approccio organico all’innovazione, per rilanciare la chimica italiana sotto il segno della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Facendo riferimento ai più recenti orientamenti dell’Unione Europea nel campo della bioeconomy, il Cluster Spring persegue lo scopo di stimolare la ricerca e gli investimenti in nuove tecnologie, con un costante dialogo con gli operatori economici del territorio. Le aziende promotrici del Cluster Spring sono Biochemtex, Novamont e Versalis - tre realtà industriali leader nello sviluppo di tecnologie e processi molto innovativi e nella messa a punto di materiali e prodotti da fonti rinnovabili – e Federchimica, che rappresenta l’industria chimica italiana nel suo complesso. Al Cluster aderiscono diverse imprese che operano nell’ambito della bioeconomy e rappresentano l’intera filiera italiana della chimica verde. Dalle imprese agricole a quelle impegnate nella ricerca di prodotti chimici da fonti rinnovabile e nelle biotecnologie industriali, comprese quelle che operano nella realizzazione di materiali e bioprodotti e nella trasformazione e lo smaltimento di materiali. Si contano al momento già 130 adesioni, tra aziende (45%), centri di ricerca (29%), enti locali (7%) e associazioni (19%) Un insieme di soggetti uniti da un progetto e una strategia di sviluppo comune per il comparto chimico. Otto Regioni italiane e, tra queste la Sardegna, si sono impegnate a sostenere l’attività del Cluster riaffermando la coerenza e la funzionalità delle loro strategie di programmazione e di sviluppo con gli obiettivi dell’iniziativa e impegnandosi a sostenere attività di supporto per lo sviluppo del progetto. Il Cluster Spring – con una rete di cooperazione fra le Amministrazioni interessate – persegue l’obiettivo di determinare ricadute positive nei territori con strategie di sviluppo coordinate a livello nazionale e locale. Il risultato di tali azioni dovrebbe favorire la crescita e lo sviluppo della bioindustria italiana attraverso l’innovazione e il rilancio della nuova industria chimica che dovrà essere caratterizzata da sostenibilità ambientale, sociale ed economica. - segue -
La Sardegna e la bioeconomy: i biocarburanti e la chimica verde
di Vanni Tola
Con questo articolo completiamo l’analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio Provinciale Industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università.
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La Sardegna e la bioeconomy: i biocarburanti e la chimica verde
di Vanni Tola
Con questo articolo completiamo l’analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio Provinciale Industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università.
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La Sardegna e la bioeconomy: i biocarburanti e la chimica verde
di Vanni Tola
Con questo articolo completiamo l’analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio Provinciale Industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università. Esamineremo la relazione “Biocarburanti e Biochimica: opportunità e criticità” presentata dal Dott. Guido Ghisolfi presidente della Biochemtex, la società di ingegneria e ricerca del Mossi Ghisolfi Group. La Biochemtex è il secondo gruppo chimico italiano, dopo la Versalis, con un fatturato di tre miliardi e mezzo di dollari. E’ presente negli Usa, in Messico, in Brasile e in altre parti del mondo. Nella Biochemtex operano 250 addetti tra ingegneri, biochimici, agronomi e ricercatori. Nel periodo 2006-2013, la società ha investito in ricerca 250 milioni di euro dei quali 25 destinati allo studio della sostenibilità della filiera agricola nel mondo e alla ricerca e sperimentazione di prodotti agricoli per la biochimica. In Italia la Biochemtex opera unitamente alla Betarenewables con un impianto industriale che si trova a Crescentino (VC). L’impianto è il primo al mondo per la produzione di Etanolo di seconda generazione con una produzione di 40.000 ktpa ricavati da paglia, canna, paglia di riso, pioppo ed eucalipto. Il bioetanolo si produce da cereali, da canna da zucchero o da biomassa cellulosica. Quando si parla di bioetanolo, il pensiero corre immediatamente alla produzione del biodiesel da vegetali solitamente destinati all’alimentazione umana e ai problemi a esso connessi, in particolare alla concorrenza spietata che tale produzione ha determinato nei confronti delle produzioni food in molte aree del mondo. Attualmente le aree dedicate alla produzione del biodiesel sono state ormai individuate e coltivate e non si prevede che possano aumentare. Il Bioetanolo di Prima Generazione, infatti, non “cresce” ulteriormente per motivi di natura economica e per normative che ne limitano la produzione e ne fanno quindi regredire l’importanza. Il Bioetanolo di Seconda Generazione, invece, non compete con terreni dedicati ad alimentazione umana o animale perché viene prodotto da residui o da piante coltivate su terreni marginali abbandonati (il cardo ma anche molte altre). (segue)
Bioeconomy e Chimica verde in Sardegna: per decidere informati nell’interesse dei sardi
Noi della news Aladin riteniamo necessario approfondire la questione della bioeconomy nel momento in cui può costituire un importante positivo investimento per l’economia della Sardegna. Sappiamo quali sono i rischi in termini di consumo del territorio e salvaguardia dell’ambiente. Tutto va valutato e rigorosamente misurato in termini di costi e benefici, fatto salvo il principio che nessuna concessione può essere accettata rispetto alla salvaguardia della salute dei cittadini. A noi sembra che sussistano le condizioni perchè le scelte vengano fatte nella misura e nei termini accettabili, purchè, ed è questo il punto, tutto sia sotto il controllo sociale, che si esercita in diversi modi, ma soprattutto con il potere sovraordinato delle Istituzioni rappresentative. Informarsi e approfondire per decidere informati, con l’aiuto determinante della comunità scientifica, rappresentata in massima parte dall’Università, la quale ultima deve essere assolutamente indipendente nel rilascio delle sue valutazioni e certificazioni. Con questo spirito “laico” abbiamo intrapreso e continuiamo il nostro lavoro, affidato come coordinamento al nostro redattore Vanni Tola, giornalista ed esperto in materia ambientale. Ovviamente siamo disponibili ad accogliere e diffondere qualsiasi contributo, anche radicalmente critico, purchè nello spirito del confronto democratico.
Tutti i contributi su bioeconomy e chimica verde apparsi su Aladinews sono recuperabiii nel link sottoindicato:
https://www.aladinpensiero.it/?s=La+Sardegna+e+la+bioeconomy
La Sardegna e la bioeconomy: i primi passi della chimica verde
di Vanni Tola
Prosegue l’analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio provinciale industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università. Ci soffermeremo, questa volta, su alcune relazioni che hanno descritto significative attività riguardanti l’impiego delle bioplastiche. La Ecozema è una società di Vicenza creata circa duecento anni fa. Originariamente lavorava il legno per produrre mollette per il bucato, in seguito, con l’introduzione delle materie plastiche, si è riconvertita verso la produzione di mollette per bucato di plastica. In questo periodo – lo racconta il responsabile commerciale Mauro Apostolo – è in atto un processo di riconversione dell’Ecozema alle produzioni della chimica verde. Questa operazione, realizzata in collaborazione con Novamont, pone al centro l’impiego di un prodotto principe della chimica verde, il Mater-bi. Il Mater-Bi è un prodotto biodegradabile e compostabile che si ricava da componenti vegetali come l’amido di mais e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile che da materie prime di origine fossile. Si presenta in forma di granulo e può essere lavorato secondo le più comuni tecnologie di trasformazione, per realizzare prodotti dalle caratteristiche analoghe o migliori rispetto alle plastiche tradizionali, ma perfettamente biodegradabili e compostabili. L’impatto ambientale di questi prodotti è minimo e si riduce la quantità di rifiuti post consumo. Nel caso specifico della società Ecozema il Mater-bi è utilizzato per la produzione di posate e altri oggetti per la ristorazione.
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La Ecozema è stata protagonista dei Giochi Olimpici di Londra 2012 nel settore dell’alimentazione di massa. Ha prodotto circa 13 milioni di pezzi di posate di plastica per ristorazione utilizzando 70 tonnellate di Mater-bi, che, come abbiamo ricordato, è un prodotto interamente compostabile. Ciò ha comportato un risparmio di emissioni di CO2 in atmosfera stimato in circa 20 tonnellate ed evidenti effetti positivi nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti nella regione londinese in occasione di questo grande evento internazionale. Un esempio concreto che indica quanto potrebbe essere realizzato, per esempio, in Sardegna applicando progetti analoghi alla ristorazione alberghiera, a quella ospedaliera e a quella delle grandi comunità. In Sardegna le applicazioni della chimica verde muovono i primi passi. Antonio Madau, Amministratore Unico Stemaplast Srl – Paulilatino (OR), ha presentato l’esperienza produttiva della propria azienda. La storia della Stemaplast inizia negli anni Novanta con la commercializzazione di imballaggi flessibili nell’isola. Nel 1998 l’azienda inizia la produzione e la trasformazione di materie plastiche diventando uno dei maggiori fornitori per il mercato regionale. Attualmente Stemaplast occupa 29 dipendenti ed è leader nel mercato regionale per la produzione di imballaggi flessibili, in polietilene di Alta e Bassa Densità, per l’alimentazione e per l’uso industriale e biopolimeri. I principali prodotti sono:
• Imballaggi flessibili per asporto merci (Shoppers Biodegradabili, compostabili in Mater-Bi e riutilizzabili PSV L.28/12);
• Sacchetti e Fogli Neutri per alimenti;
• Sacchi per la raccolta differenziata dei rifiuti (frazione secca e umida);
• Film estensibile per pallets;
• Film in bobina per uso alimentare e industriale .
La Stemaplast lavora annualmente 3600 tonnellate di prodotto con un impiego di 500/600 Tonnellate/ annue di Mater-Bi, circa 12.000 Kg al giorno. La Stemaplast è licenziataria Novamont (Lic. 021), e possiede oltre al marchio Mater-Bi, anche quello Ok-Compost che certifica l’effettiva compostabilità del prodotto ed è in fase di ottenimento del marchio CIC (Consorzio Italiano Compostatori.)
Interessante anche l’esperienza della Turris Sleeve S.c. ARL di Porto Torres che sta realizzando un impianto per la produzione di film termoretraibile per imballaggi speciali. L’impianto in progetto è destinato alla produzione di film per l’applicazione “SLEEVE”.
Lo “SLEEVE” termoretraibile è una manichetta o fascetta di film plastico saldata a tubo che, andando a ricoprire un oggetto di qualsiasi forma, lo riveste di una pellicola che può servire da imballaggio, da etichetta, da sigillo di garanzia. Questo film, debitamente riscaldato, si “ritira”, va cioè a seguire la silouette dell’oggetto che si vuol rivestire. Lo sleeve può essere stampato con immagini e testi, anche a colori, arrivando sino alla resa fotografica. Con questa tecnica è possibile personalizzare e impreziosire in modo semplice una confezione laddove sarebbe tecnicamente ed economicamente difficile ottenere analogo risultato con sistemi tradizionali. L’applicazione di “SLEEVE” ha un vastissimo utilizzo nel mercato italiano e in quello mondiale attualmente in forte espansione.
Le possibilità di impiego sono multi settoriali, dall’alimentare al farmaceutico, dalle bevande ai cosmetici, dai casalinghi ai giocattoli, dall’edilizia ai beni di largo consumo. Essendo facilmente stampabile può diventare marchio, imballaggio, testo d’istruzione d’uso, groupage, sigillo di garanzia del prodotto, oppure una qualsiasi combinazione degli stessi, secondo le esigenze. Lo sleeve si propone oltretutto con un ottimo impatto ecologico perché aderendo all’oggetto da rivestire grazie alle sue proprietà di termoretraibilità, non fa uso di collanti chimici per l’accoppiamento, cosa che, in fase di riciclaggio dei contenitori, comporterebbe ulteriori costose operazioni per rispettare le normative che ne regolano lo smaltimento. Da notare inoltre che l’incremento di mercato dello sleeve in Europa e negli Stati Uniti è stimato attorno al 15-20%.
La società Turris Sleeve S.c. ARL di Porto Torres intende produrre film in OPS in attesa di testare i nuovi prodotti della chimica verde (Mater-Bi® e derivati) con la prospettiva di svolgere un ruolo importante in un mercato con ottime prospettive di sviluppo.
Le esperienze descritte sono una piccola parte delle numerose attività di indotto che potrebbero operare in Sardegna per la lavorazione dei prodotti della bioraffineria di Matrìca. Le potenzialità dei prodotti di Matrìca, la buona disponibilità di terreni nell’area industriale di Porto Torres e la capacità di generare, intorno alla bioraffineria, l’insediamento di nuove attività di trasformazione dei prodotti di base della chimica verde, rappresentano la scommessa sul futuro di quel che resta del vecchio sito petrolchimico nel Golfo dell’Asinara.
La Sardegna e la bioeconomy: i primi passi della chimica verde
di Vanni Tola
Prosegue l’analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio provinciale industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università. Ci soffermeremo, questa volta, su alcune relazioni che hanno descritto significative attività riguardanti l’impiego delle bioplastiche. La Ecozema è una società di Vicenza creata circa duecento anni fa. Originariamente lavorava il legno per produrre mollette per il bucato, in seguito, con l’introduzione delle materie plastiche, si è riconvertita verso la produzione di mollette per bucato di plastica. In questo periodo – lo racconta il responsabile commerciale Mauro Apostolo – è in atto un processo di riconversione dell’Ecozema alle produzioni della chimica verde. Questa operazione, realizzata in collaborazione con Novamont, pone al centro l’impiego di un prodotto principe della chimica verde, il Mater-bi. Il Mater-Bi è un prodotto biodegradabile e compostabile che si ricava da componenti vegetali come l’amido di mais e polimeri biodegradabili ottenuti sia da materie prime di origine rinnovabile che da materie prime di origine fossile. Si presenta in forma di granulo e può essere lavorato secondo le più comuni tecnologie di trasformazione, per realizzare prodotti dalle caratteristiche analoghe o migliori rispetto alle plastiche tradizionali, ma perfettamente biodegradabili e compostabili. L’impatto ambientale di questi prodotti è minimo e si riduce la quantità di rifiuti post consumo. Nel caso specifico della società Ecozema il Mater-bi è utilizzato per la produzione di posate e altri oggetti per la ristorazione.
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La Sardegna e la bioeconomy: la chimica verde
di Vanni Tola
Prosegue la nostra analisi delle comunicazioni presentate nel convegno “ Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” organizzato a Sassari, nello scorso mese di Settembre, dal Consorzio provinciale industriali e dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università. Ci soffermeremo, questa volta, sull’analisi sviluppata da Gianni Girotti, direttore ricerca e sviluppo della società Versalis, la più grande azienda chimica italiana. La società è attiva nella produzione di quasi tutte le plastiche tradizionali e dei monomeri di partenza e opera con tredici siti produttivi localizzati in Italia e in Europa. Da qualche anno Versalis è impegnata in una radicale trasformazione caratterizzata da tre direttrici fondamentali:
- Una forte internazionalizzazione dell’impresa con la creazione di joint venture con partner in Asia per creare, in quell’area, grandi complessi petrolchimici per la produzione di elastomeri operando con tecnologie proprietarie;
- La realizzazione di consistenti investimenti finanziari negli impianti europei finalizzati principalmente al recupero dell’efficienza e alla riduzione dei consumi energetici;
- L’intervento nella chimica verde.
Per comprendere le trasformazioni in atto nel comparto chimico è necessario confrontare una raffineria tradizionale con una bioraffineria. La differenza principale, quella maggiormente evidente, è rappresentata dal fatto che la raffineria tradizionale opera con materie prime sostanzialmente composte da carbonio e idrogeno mentre la bioraffineria opera con materie prime che contengono, oltre carbonio e idrogeno, anche l’ossigeno. In un impianto petrolchimico si opera con materie prime caratterizzate da un determinato livello di complessità molecolare. Le molecole complesse vengono distrutte completamente per essere scomposte in piccoli “mattoncini” che sono poi ricombinati per creare nuove strutture molecolari molto complesse. Un procedimento molto lungo, in termini di consumo energetico. La bioraffineria invece si caratterizza per il fatto che si parte da materie prime che hanno una complessità sicuramente superiore a quelle utilizzate nel ciclo tradizionale le quali, però, non subiscono un processo di distruzione o scomposizione totale ma soltanto parziale. Cosi facendo si salva una parte consistente del valore energetico contenuto nelle molecole di partenza utilizzate per produrre i materiali biologici. Questo concetto, esposto in estrema sintesi, sta alla base del procedimento della nuova chimica e apre la strada alla necessità di sviluppare un’altra mentalità produttiva nel settore e una differente piattaforma tecnologica. Un’innovazione di grande portata con la quale si stanno misurando ricercatori di tutto il mondo e che modificherà radicalmente il concetto stesso di “fare chimica”. Va pure ricordato che quando si parla di bioraffineria ci si riferisce a una tecnologia che muove i primi passi. Esistono già una serie di esempi produttivi indicativi ma siamo certamente nella fase tecnologica ascendente del nuovo processo tecnologico. Non esiste a tutt’oggi una bioraffineria che produca prodotti chimici da una biomassa utilizzando tutte le potenzialità della materia prima impiegata, cioè completando l’intero ciclo produttivo. Molto opportunamente la Comunità europea ha colto la necessità di destinare consistenti interventi per il sostegno e lo sviluppo della bioeconomy e della chimica verde.
(segue)
SARDEGNA e BIOECONOMY: un dibattito aperto sul futuro dell’isola
di Vanni Tola
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LA SARDEGNA E LA BIOECONOMY
di Vanni Tola
Sassari – Il Consorzio provinciale industriali ed il Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università di Sassari hanno promosso un convegno avente per tema: “Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde” al quale hanno partecipato esperti internazionali. I temi principali, la chimica verde e la bioeconomy, sono stati sviluppati dai relatori con approcci differenti ma decisamente molto interessanti. Si è parlato di bioeconomia come prospettiva di sviluppo sostenibile, della filiera della trasformazione delle bioplastiche, della filiera della chimica fine applicata agli estratti vegetali, dello sviluppo delle tecnologie ambientali e della filiera dei biocarburanti. Alcuni relatori locali hanno poi illustrato importanti iniziative industriali avviate in Sardegna relativamente alle nuove metodologie ed alle tecnologie della bioeconomy. Riteniamo utile riportare in sintesi i contenuti di alcuni interventi per favorire una migliore conoscenza del dibattito in corso relativamente alla riconversione dei sistemi produttivi locali e internazionali. Cominciamo con l’analisi dell’intervento della Dott.ssa Giulia Gregori, esperta di politiche europee e responsabile della pianificazione strategica di Novamont, che ha svolto una relazione sul tema: “La bioeconomy, una prospettiva di sviluppo sostenibile”. Con il previsto aumento della popolazione mondiale fino a sfiorare 9 miliardi di abitanti nel 2050 e l’esaurimento delle risorse naturali, il nostro continente ha bisogno di risorse biologiche rinnovabili per produrre alimenti e mangimi sicuri e sani ma anche materiali, energia e altri prodotti. Il termine Bioeconomy indica una teoria economica proposta da Nicholas Georgescu-Roegen per realizzare un’economia ecologicamente e socialmente sostenibile. Parlare di bioeconomia significa quindi riferirsi a un’economia che si fonda su risorse biologiche provenienti della terra e dal mare e dai rifiuti, che fungono da combustibili per la produzione industriale ed energetica e di materia prima per la produzione di alimenti e mangimi. Significa anche parlare dell’impiego di processi di produzione fondati su bioprodotti per un comparto industriale sostenibile. L’Europa deve passare a un’economia ‘post-petrolio’ e ad un maggiore utilizzo di fonti rinnovabili. Non è più soltanto una scelta ma una necessità. L’obiettivo è quello di promuovere il passaggio a una società fondata su basi biologiche invece che fossili, utilizzando i motori della ricerca e dell’innovazione. La Commissione Europea ha adottato, da qualche tempo, azioni strategiche per indirizzare l’economia verso un più ampio e sostenibile impiego delle risorse rinnovabili. “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa” è una strategia della Commissione Europea che prevede un piano d’azione basato su un approccio interdisciplinare, intersettoriale e coerente al problema. L’obiettivo è creare una società più innovatrice e un’economia a emissioni ridotte, conciliando l’esigenza di un’agricoltura e una pesca sostenibili e della sicurezza alimentare con l’uso sostenibile delle risorse biologiche rinnovabili per fini industriali, tutelando allo stesso tempo la biodiversità e l’ambiente. Il piano europeo per la bioeconomia si basa pertanto su tre aspetti fondamentali:
- Sviluppare tecnologie e processi produttivi nuovi destinati alla bioeconomia;
- Sviluppare mercati e competitività nei diversi settori della bioeconomia;
- Stimolare una maggiore collaborazione tra i responsabili politici e le parti interessate.
(segue)
20 e 21 a Sassari la prima conferenza internazionale sulla chimica verde
Oggi 20 e domani 21 settembre a Sassari il “Sardinian Green Days”, la prima conferenza internazionale sulla chimica verde.
Dipartimento di Chimica e Farmacia, Aula Magna A (via Vienna, 2) dell’Università di Sassari – Sassari. Il convegno segna la conclusione del Master Internazionale di II livello “CHIMICA VERDE: Produzioni chimiche e nuovi materiali da fonti rinnovabili”.
Parteciperanno alcuni dei maggiori esperti mondiali del settore.
Nei prossimi giorni le nostre valutazioni a cura di Vanni Tola. Precedenti su Aladinews.
Il blog dell’evento
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(Nota stampa Aladinews) Sassari 20 Settembre – Un importante convegno con scienziati e manager di fama mondiale conclude oggi a Sassari il Master Internazionale di II Livello “CHIMICA VERDE: Produzioni chimiche e nuovi materiali da fonti rinnovabili”. L’iniziativa, realizzata dal Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università e dal Consorzio Industriale di Sassari, ha per tema: “ Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde”. Il convegno prevede, al mattino, la partecipazione di Paul Anastas considerato dalla comunità scientifica uno dei principali esperti mondiali di chimica verde. Nel pomeriggio invece si parlerà di bioeconomy come prospettiva di sviluppo sostenibile, della filiera della trasformazione delle bioplastiche, della filiera della chimica fine applicata agli estratti vegetali, dello sviluppo delle tecnologie ambientali, ricerca e impresa e della filiera dei biocarburanti. Tra i relatori Giulia Gregori, esperta di politiche europee di Novamont, Gianni Girotti, direttore Ricerca e Sviluppo Versalis, Marco Versari, responsabile Affari Istituzionali Novamont, Mauro Apostolo, responsabile commerciale Ecozema di Schio. E ancora Antonio Madau amministratore unico Stemplast di Paulilatino, Tonino Tanda, presidente Turris Steeve Porto Torres, Walter Cabri, direttore ricerca e sviluppo Indena di Milano, Elisabetta Gavini, Dipartimento di Chimica Università di Sassari, Paolo Boldoni, amministratore delegato Garbace Service Ancona, Pietro Delogu, amministratore delegato Serichim di Udine, Guido Ghisolfi, presidente Biochemtex e Ceo di Beta Renewables. Aladinews seguirà i lavori del convegno, nei prossimi giorni le nostre valutazioni e commenti.