Risultato della ricerca: ITI Is Mirrionis
Casa del quartiere Is Mirrionis. Proseguono gli incontri istituzionali.
Cagliari, Is Mirrionis: la “Casa del quartiere Is Mirrionis” incontra i Rappresentanti dell’ERSU
Oggi 28 Ottobre 2024, negli uffici di via Cadello messi a disposizione e con la presenza del delegato ai LLPP della Città Metropolitana di Cagliari, Andrea Zucca, il presidente e i partecipanti della delegazione del Comitato, composta inoltre da Mauro Dedoni, Diego Sassu, hanno incontrato i Rappresentanti dell’ERSU, alla presenza del Segretario particolare del Sindaco Metropolitano
Ristrutturazione e recupero Scuola Popolare di Is Mirrionis
Bonas noas
La delegazione del Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis
Incontro con il delegato ai LLPP della Città metropolitana di Cagliari ing. Andrea Zucca
Bonas Noas
Mentre la delegazione della Casa del quartiere Is Mirrionis, formata per l’occasione dal presidente Terenzio Calledda, da Franco Meloni, Diego Sassu e Giorgio Seguro, riunita con il delegato ai LLPP della città metropolitana Andrea Zucca per illustrargli la politica del nostro Comitato per la totalità del quartiere, in particolare la vicenda della Scuola popolare e le nostre richieste al riguardo, ci ha raggiunto una telefonata dell’assessore all’urbanistica e alla pianificazione urbana di Cagliari, Matteo Lecis Cocco-Ortu. L’assessore informava il suo collega e noi tutti che il Comune di Cagliari avrebbe partecipato, in concorso con la città metropolitana e l’azienda regionale Area, a un bando europeo di “rigenerazione urbana”, da destinare al ricupero e ristrutturazione dello stabile ex Scuola popolare di Is Mirrionis, in quanto risponde esattamente alle finalità e ai requisiti di cui al Bando medesimo. I tempi sono stretti, in quanto il Bando ha scadenza il 6 novembre p.v., e comunque sussistono i tempi tecnici per rispettarla.
Davvero una buona notizia. Il presidente Terenzio Calledda ha assicurato tutta la collaborazione del nostro Comitato per fornire al Comune “ad adiuvandum” tutta la documentazione tecnica e storica riguardante l’edificio e la vicenda della Scuola popolare, in nostro possesso. Anche l’ing. Andrea Zucca ha assicurato tutta la collaborazione della sua struttura. Gli uffici lavoreranno alacremente per consegnare il progetto nei tempi previsti dal Bando. L’assessore ha invitato il nostro Comitato a partecipare all’incontro sul PUC (Piano Urbanistico Comunale) che si terrà al Teatro S.E. lunedì 14 ottobre p.v. Intanto, il delegato Andrea Zucca, convocherà per mercoledì 16 ottobre p.v. un “Tavolo” sull’intera questione, a cui invitare, oltre al Comune e alla Città metropolitana, l’azienda Area e il nostro Comitato. Seguiamo con attenzione e impegno. Grazie a tutti.
Vi terremo informati con tempestività.
Amministrative in Sardegna: Bene il centro sinistra. La Sardegna torna ad essere in controtendenza . Cagliari, Sassari, Alghero, Sinnai a primo acchito al centro-sinistra/campo largo.
Cagliari: ed è subito sindaco. Massimo Zedda massimo risultato.
Dico la verità: nonostante un certo scetticismo iniziale sulla riproposizione all’elettorato della candidatura di Massimo Zedda, tanto è che gli avrei preferito un altro candidato, come Davide Carta, una volta scelto dal Pd e dalla Coalizione di centro-sinistra/campo largo, non ho avuto alcuna esitazione a dichiarare che l’avrei votato, come effettivamente poi ho fatto sabato scorso.
Dicevo (e scrivevo): “ L’elettorato dimentica, ma fino a un certo punto. E invece ha dimenticato tutti i limiti di Massimo e ne ha ricordato solo le tante cose buone che ha fatto, soprattutto nel confronto con la disastrosa gestione di Paolo Truzzu.
I limiti di Massimo a parer mio sono soprattutto 1) la completa ignoranza delle modalità di partecipazione (siamo il Comune meno dotato dei necessari regolamenti di “cittadinanza attiva” e nulla è stato fatto al riguardo nelle sue amministrazioni). Massimo proprio non ci arriva. Basta considerare il suo pessimo rapporto con l’associazionismo e la sua indifferenza sulla questione degli spazi e dei beni comuni urbani inutilizzati. Per la Scuola popolare di Is Mirrionis, di cui abbiamo chiesto ripetutamente il ripristino dei locali e l’inserimento nell’ITI di Is Mirrionis, l’abbiamo avuto addiritura come avversario! 2) La scarsa capacità di visione per quanto riguarda lo sviluppo della città e il tipo di interventi strategici da promuovere. Insomma corriamo ancora una volta il rischio di avere un Sindaco prevalentemente di ordinaria amministrazione. Anche necessaria ma possiamo e dobbiamo mirare a ben altro, a molto di più. E Massimo? Ora che è stato eletto potrà cambiare? Dico di sì. Dipenderà da lui e dagli alleati della coalizione. E da diverse altre scelte. Sono fiducioso in quanto le forze della coalizione esprimono molti candidati bravi e motivati, che spero possano diventare consiglieri o anche assessori. Vedremo gli esiti delle elezioni, ormai consegnati alle urne. Tanti candidati si sono forgiati tra le fila dell’opposizione dell’ultima consiliatura e sono di qualità, come lo sono anche diversi candidati che si propongono per la prima volta. L’esito elettorale non era scontato per nessuno e Massimo Zedda e’ stato bravo a vincere al primo turno.
Complimenti e Auguri di buon lavoro signor Sindaco e Auguri ai nuovi consiglieri della coalizione vincente e di quella/e perdente/i
Franco Meloni
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Gioia e tristezza
10 Giugno 2024
A.P. Su Democraziaoggi.
Gioia e tristezza possono convivere? Certamente! Pensate l’allegria dei cagliaritani per la rielezìone di Massimo Zedda. Rivivranno i giorni esaltanti delle sue due prime sindacature, il suo esemplare esercizio delle funzioni amministrative, la sua propulsione verso nuove forme psrtecipative. Chissà poi se Massimino non si dimetterà per candidarsi al parlamento. Non la sentite anche voi l’assenza […]
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Cagliari lancia la sfida a Massimo Zedda: essere, finalmente, un sindaco di sinistra
di Vito Biolchini
10/06
In un’Italia che resta a destra, Cagliari e la Sardegna infliggono una lezione durissima a Giorgia Meloni. Anche nell’isola Fratelli d’Italia raggiunge sì percentuali rilevanti, ma…
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Sassari
Comunali a Sassari, Mascia è sindaco al primo turno
Vittoria schiacciante per il candidato del Campo largo: secondo Lucchi, Mariotti patisce un distacco enorme con il centrodestra
Mariotti solo terzo: «Il centrodestra non ha avuto il favore degli elettori»
Emanuele Floris Su l’Unione Sarda
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Raimondo Cacciotto festeggia la vittoria: è il nuovo sindaco di Alghero
Su L’Unione Sarda.
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Amministrative, Barbara Pusceddu è la nuova sindaca di Sinnai
Su L’Unione Sarda
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Oggi martedì 16 aprile 2024
E’ Massimo Zedda il candidato Sindaco di Cagliari per il centro sinistra allargato.
- Su ANSA – Su Il Fatto quotidiano online.
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Ne prendiamo atto e ci battiamo per una “Coalizione di Centro sinistra-Campo largo”, larga e coesa.
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Massimo Zedda candidato a vita
16 Aprile 2024
A.P. Su Democraziaoggi
Dunque, il candidato per Cagliari del c.d. campo largo sarà Massimo Zedda. Stava crescendo la candidatura di Davide Carta, ma questo nome non è stato ripreso dal PD e da nessuna delle tante sigle presenti al tavolo ieri sera.
Esperienze di …sanità
[Dal nostro agente in missione speciale] Ho fatto una piccola esperienza al prontosoccorso del SS Trinità di via Ismirrionis. Ieri sera dopo un impegno politico cittadino mi sono recato presso questo presidio. Avevo i sintomi da infarto (così io credevo). Sono stati scrupolosi e professionali. Tutto quello che c’era da accertare lo hanno accertato. Piccolo particolare il mio ingresso è stato alle 20,30 di ieri e le dimissioni alle ore 12,00 odierne. Ho avuto più volte la sensazione di essere stato scordato e abbandonato. Letti e barelle lungo il corridoio in quanto le camere per i degenti erano stracolme. La cosa per me più triste è incomprensibile vedere che l’ottanta per cento dei degenti erano anziani e in prevalenza ultraottantenni (probabilmente in attesa di essere accolti in geriatria). Un girone dantesco.
Ps: Io sto bene. [gm]
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È morto Aldo Defrancisci
Mi dispiace tantissimo. Aldo era un amico. Mi mancheranno molto le sue parole calme e sempre originali. Gli portai un giorno un mio quadro per incorniciarlo. Gli dissi: Aldo, riconosco che non è certo un’opera d’arte. E lui: “Non ti preoccupare Franco. Vedrai con una bella cornice migliorerà!”. Ho sempre nel cuore le parole della intervista che gli feci per il libro della Scuola Popolare, che lui impersonificava: “(…) Nella scuola popolare mi hanno insegnato tante cose, anche a comportarmi. Mi è servita tantissimo. E poi c’era un clima di amicizia con i colleghi e con gli insegnanti. Ecco allora che dall’odio verso la scuola sono passato alla passione per la stessa. Raramente perdevo una lezione. Finivo di lavorare e il mio dopo lavoro era la scuola gli amici erano diventati soprattutto quelli della scuola”. Era un grande lavoratore, ottimo artigiano vetraio, una bella e brava persona. Condoglianze alla moglie Mary, ai loro figli, alla famiglia tutta e ai tanti amici che come me e come noi, colleghi della Scuola Popolare, lo abbiamo potuto apprezzare e gli abbiamo voluto un gran bene. [fm].
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Aldo Defrancisci*. Avevo ventun anni quando mi avvicinai alla Scuola Popolare di Is Mirrionis, nell’anno 1971. Da ragazzo ero un “fallito della scuola”. Non la sopportavo proprio. Fin dalla prima elementare, appena possibile, scavalcavo la finestra dell’aula e me ne tornavo a casa. La scuola a me non piaceva assolutamente. I miei genitori allora mi iscrissero alla scuola Sacro Cuore di via Montello, gestita dalle suore. Quelle disgraziate picchiavano, se poco poco ti comportavi male. Ogni mattina c’era la messa, e prima di andare via… la preghierina. Se combinavi qualche disastro erano susse… Vabbè, per farla breve, ho tirato fino alla scuola media, frequentando la scuola pubblica. Ci sono arrivato all’età di 16 anni. Ero proprio un fannullone, finché non mi sono impegnato nel lavoro. A 21 anni si è poi presentata l’opportunità della scuola serale, la scuola popolare. Mi mancava solo un anno per prendere la licenza. Me ne avevano parlato alcuni amici, massi’ proviamo… e mi sono iscritto. Andai alla chiesa di Sant’Eusebio dove si tennero i primi mesi di lezione, poi ci trasferimmo nell’edificio di via Is Mirrionis. A me mi andava pure meglio perché abitavo nella via dove stava la scuola, dove tuttora vivo da sposato. La licenza non mi serviva strettamente per il lavoro che già svolgevo, quello di artigiano vetraio, ma mi interessava. Nella scuola popolare ho trovato delle persone squisite, gli insegnanti erano amici, non erano i soliti insegnanti che avevo nella scuola pubblica, che mi costringevano a studiare. Nella scuola la regola era: se vuoi studiare, studia, altrimenti sono cavoli tuoi. Nella scuola popolare mi hanno insegnato tante cose, anche a comportarmi. Mi è servita tantissimo. E poi c’era un clima di amicizia con i colleghi e con gli insegnanti. Ecco allora che dall’odio verso la scuola sono passato alla passione per la stessa. Raramente perdevo una lezione. Finivo di lavorare e il mio dopo lavoro era la scuola gli amici erano diventati soprattutto quelli della scuola.
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* Dal libro “Lo studio restituito agli esclusi. Gli anni della Scuola Popolare di Is Mirrionis”. Edizioni La Collina, Serdiana, 2016.
Che succede a Gaza? Una tragedia. Che fare?
Dalla volontaria di Gazzella a Gaza: Gaza 9.10.2023
Nel corso della notte l’esercito israeliano ha lanciato una serie di attacchi massicci contro i sobborghi di Shujaiyya, Beit Lahya e Rafah e secondo fonti israeliane finora sono state sganciate oltre 100 tonnellate di bombe
Il rafforzamento del sostegno militare a Israele annunciato dal Pentagono che lavorerà per assicurare che Israele abbia “quello di cui ha bisogno per difendersi”, per il movimento di resistenza islamico a Gaza, equivale a “partecipare all’aggressione contro il nostro popolo”. Un inquietante scenario!
Anche oggi le strade di Gaza sono vuote e frettolosi palestinesi, vanno a fare rifornimento di generi alimentari. Ed è quello che faremo anche noi. Stamattina A. andrà a fare la scorta perché non sappiamo come evolverà la situazione e i negozi intorno a noi stanno svuotando gli scaffali. Le scuole dell’UNRWA sono oramai affollate, in ogni aula dalle 20 – 22 persone. Sono migliaia le famiglie che hanno dovuto abbandonare le loro case. Io e A., fatta eccezione per una veloce uscita per acquisto di generi alimentari e una visita di A. alla moglie e dai due figli, la più piccola ha 6 mesi, per il resto della giornata siamo chiusi nella struttura. La situazione è difficile e non sappiamo cosa ci aspetta nei prossimi giorni.
I giornali riportano che le sirene antiaereo suonano a Tel Aviv, negli insediamenti e a Gerusalemme. La gente si precipita nei rifugi. Nessun giornalista riporta che a Gaza le bombe non vengono annunciate, le senti quando colpiscono le case. A volte un messaggio telefonico informa che la tua casa sarà bombardata, ma se non l’ abbandoni velocemente rischi di restare sotto le bombe. È quello che è successo ieri ad una famiglia di Beit Hanun, 12 persone della stessa famiglia morte sotto le macerie della loro casa.
Il Ministero della Salute di Gaza ha aggiornato alle 10pm del 8.10.2023 i dati: 436 martiri di cui 91 bambini e 61 donne, 2.271 feriti di cui 224 bambini e 151 donne. In Cisgiordania ieri si contavano 8 martiri di cui un bambino e 70 feriti. Le vittime in Israele sono oltre 700 e 2.500 feriti.
Hamas ha dichiarato di avere fatto 150 prigionieri e che parte di questi, pare, siano deceduti sotto i bombardamenti israeliani.
Israele ha dichiarato di voler lanciare una vasta operazione via terra contro Hamas nelle prossime 24-48 ore e Netanyhau ha aggiunto “ridurremo in macerie i luoghi di Hamas” e ai civili dice “andatevene da lì adesso perché agiremo ovunque con tutte le nostre forze”. E dove possono andare i palestinesi di Gaza che da 17 anni vivono sotto assedio e sono per il 70% già profughi dal 1948!
Alla luce della complessa situazione è necessario che il governo italiano e il parlamento europeo prendano posizione a favore della legalità internazionale, perché non si tratta di manifestare pro Hamas e per i palestinesi. La questione palestinese è molto altro!
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Una densa riflessione del giornalista israeliano Levy che ricostruisce il contesto e le cause senza i quali non è possibile spiegare gli atroci fatti di questi giorni:
Gideon Levy: “Israele punisce i palestinesi dal 1948, senza fermarsi un attimo”
Dietro tutto quello che è successo, l’arroganza israeliana. Pensavamo che ci fosse permesso fare qualsiasi cosa, che non avremmo mai pagato un prezzo o saremmo stati puniti per questo.
Continuiamo senza confusione. Arrestiamo, uccidiamo, maltrattiamo, derubiamo, proteggiamo i coloni massacrati, visitiamo la Tomba di Giuseppe, la Tomba di Otniel e l’Altare di Yeshua, tutto nei territori palestinesi, e ovviamente visitiamo il Monte del Tempio – più di 5.000 ebrei sul trono.
Spariamo a persone innocenti, caviamo loro gli occhi e spacchiamo loro la faccia, li deportiamo, confischiamo le loro terre, li saccheggiamo, li rapiamo dai loro letti, effettuiamo la pulizia etnica, continuiamo anche l’irragionevole blocco di Gaza, e tutto andrà bene.
Costruiamo un’enorme barriera attorno alla Striscia, la sua struttura sotterranea costa tre miliardi di shekel e siamo al sicuro. Ci affidiamo ai geni dell’Unità 8200 e agli agenti dello Shin Bet che sanno tutto e ci avviseranno al momento opportuno.
Stiamo spostando metà dell’esercito dall’enclave di Gaza all’enclave di Huwara solo per garantire le celebrazioni del trono dei coloni, e tutto andrà bene, sia a Huwara che a Erez.
Poi si scopre che un primitivo, antico bulldozer può sfondare anche gli ostacoli più complessi e costosi del mondo con relativa facilità, quando c’è un grande incentivo a farlo.
Guarda, questo ostacolo arrogante può essere superato da biciclette e motociclette, nonostante tutti i miliardi spesi per questo, e nonostante tutti i famosi esperti e imprenditori che hanno guadagnato un sacco di soldi.
Pensavamo di poter continuare il controllo dittatoriale di Gaza, gettando qua e là briciole di favore sotto forma di qualche migliaio di permessi di lavoro in Israele – questa è una goccia nell’oceano, anch’essa sempre condizionata ad un comportamento corretto – e in al ritorno, mantenetelo come la loro prigione.
Facciamo la pace con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti – e i nostri cuori dimenticano i palestinesi, così che possano essere spazzati via, come molti israeliani avrebbero voluto.
Continuiamo a detenere migliaia di prigionieri palestinesi, compresi quelli detenuti senza processo, la maggior parte dei quali prigionieri politici, e non accettiamo di discutere il loro rilascio anche dopo decenni di prigione.
Diciamo loro che solo con la forza i loro prigionieri possono ottenere la libertà.
Pensavamo che avremmo continuato con arroganza a respingere ogni tentativo di soluzione politica, semplicemente perché non ci conveniva impegnarci in essa, e sicuramente tutto sarebbe continuato così per sempre.
E ancora una volta si è rivelato non essere così. Diverse centinaia di militanti palestinesi hanno sfondato la recinzione e hanno invaso Israele in un modo che nessun israeliano avrebbe potuto immaginare.
Alcune centinaia di combattenti palestinesi hanno dimostrato che è impossibile imprigionare due milioni di persone per sempre, senza pagare un prezzo elevato. Proprio come ieri il vecchio bulldozer palestinese fumante ha demolito il muro, il più avanzato di tutti i muri e le recinzioni, ha anche strappato di dosso il mantello dell’arroganza e dell’indifferenza israeliana.
Ha demolito anche l’idea che sia sufficiente attaccare Gaza di tanto in tanto con droni suicidi e vendere questi droni a mezzo mondo per mantenere la sicurezza.
Ieri Israele ha visto immagini che non aveva mai visto in vita sua: veicoli militari palestinesi che pattugliavano le sue città e ciclisti provenienti da Gaza che entravano dai suoi cancelli.
Queste immagini dovrebbero strappare il velo dell’arroganza. I palestinesi di Gaza hanno deciso che sono disposti a pagare qualsiasi cosa per un assaggio di libertà. C’è qualche speranza per questo? NO. Israele imparerà la lezione? NO.
Ieri già parlavano di spazzare via interi quartieri di Gaza, di occupare la Striscia di Gaza e di punire Gaza “come non è mai stata punita prima”. Ma Israele punisce Gaza dal 1948, senza fermarsi un attimo.
75 anni di abusi e il peggio l’attende adesso. Le minacce di “appiattire Gaza” dimostrano solo una cosa: che non abbiamo imparato nulla. L’arroganza è destinata a durare, anche se Israele ha ancora una volta pagato un prezzo elevato.
Benjamin Netanyahu ha una responsabilità molto pesante per quanto accaduto e deve pagarne il prezzo, ma la questione non è iniziata con lui e non finirà dopo la sua partenza.
Ora dobbiamo piangere amaramente per le vittime israeliane. Ma dobbiamo piangere anche per Gaza. Gaza, la cui popolazione è composta principalmente da rifugiati creati da Israele; Gaza, che non ha conosciuto un solo giorno di pace.
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[La documentazione che precede è stata tratta dai post del
nostro amico palestinese Fawzi, presidente dell’Associazione Sardegna Palestina, nella chat del Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis].
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Israele critica il card. Pizzaballa
Attacco contro Israele: Ambasciata Israele presso Santa Sede risponde ai patriarchi di Gerusalemme
Un commento
di Franco Meloni
Hamas ha aggredito Israele usando una violenza spietata, causando moltissime vittime senza distinzione tra militari e civili. La contabilità dei morti è in continuo aumento. Mentre scriviamo da parte israeliana se ne contano oltre un migliaio. Da parte palestinese un po’ meno, ma con le rappresaglie e la controffensiva israeliana presto il conto sarà pareggiato e superato. Se, come è nelle dichiarazioni del governo Netanyahu, Israele per annientare Hamas annienterà un enorme numero di palestinesi tra gli oltre due milioni che abitano la striscia di Gaza, che conta com’è noto la più alta densità abitativa del mondo. Il responsabile numero uno di questa situazione è Netanyahu capo del governo sostenuto da una coalizione di destra. Le responsabilità di Hamas? Tremende. Non mi sentirei mai e poi mai di giustificare Hamas, ma bisogna chiederci come mai la stragrande maggioranza dei palestinesi sono oggi con Hamas. Insomma Hamas si è intestato la rappresentanza dell’intero popolo palestinese. È come se una persona angariata e violentata quotidianamente da un carnefice accettasse la protezione di un delinquente, che per un momento sapesse rendere pan per focaccia a detto carnefice. Per un momento, s’intende, di cui godere per il compimento della “vendetta riparatrice”, per poi tornare alla situazione di partenza o addiritura peggiore. In questo momento nessuno è in grado di evitare il baratro, fatto di distruzione e di morti. Solo una possibile quanto difficile azione diplomatica congiunta delle potenze mondiali (USA, Cina, Europa, in primis, insieme con i paesi arabi moderati, la Russia, la Turchia, i paesi emergenti (India, Brasile, …) e quanti altri nella misura del possibile, potranno fermare il conflitto e avviare una nuova inedita situazione. Jonathan Safran Foer, accreditato intellettuale statunitense di madre ebrea, auspicava che in questa nuova situazione non ci fossero più ne Hamas ne gli attuali politici al governo di Israele. La prospettiva? La coesistenza pacifica di due Stati: Israele e Palestina, che insieme fiorissero a nuova vita. Cosa potevano dire di più il card. Pizzaballa e gli altri Patriarchi della Terra Santa? Non hanno di certo praticato una “immorale ambiguità”, semplicemente si sono ispirati al Vangelo, in questa fase storica decisamente incomprensibile ed estraneo a chi reputa la guerra come unica soluzione dei problemi. Noi siamo con il card. Pizzaballa e gli alti Patriarchi: resistere, resistere, resistere alla rassegnazione al peggio. La lunga notte passerà.
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È morto il mitico e temuto commissario Pesce
Apprendiamo dalla pagina dei necrologi de L’Unione Sarda di oggi della morte di Gianni Pesce, per noi il commissario Pesce. Abbiamo trovato in rete un bel ritratto che ne fa la giornalista Cristina Tangianu sulla news online SardegnaLive del 20 Set 2023. Lo richiamiamo e vi invitiamo a leggerlo integrale. Torneremo sulla figura del commissario Pesce che negli anni 70 nelle vicende dei Comitati di quartiere, soprattutto di Is Mirrionis, ha attraversato la nostra vita di impegno sociale.
- Condoglianze alla famiglia e agli amici.
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È morto Gianni Pesce, un grande Funzionario di Polizia, ha lavorato a Cagliari e ad Alghero
Aveva 84 anni, era innamorato della Sardegna e amava scrivere libri
di Cristina Tangianu su SardegnaLive.
È morto lunedì scorso a Roma Gianni Pesce, Primo dirigente della Polizia di Stato, classe 1939, conosciuto in Sardegna per aver svolto servizio, quando ancora giovanissimo, alla Questura di Cagliari, prima alla squadra mobile e poi al commissariato di Sant’Avendrace, zona molto calda della città, che avrebbe diretto per vent’anni. Il periodo era quello dell’Anonima sequestri, del traffico internazionale della droga e di quella connivenza tra politica e malaffare che avevano nel commissario Pesce un nemico da combattere, non incline ai compromessi, ma assoluto difensore della Legge.
“Io perseguo il giusto anziché l’opportuno”, era solito ripetere. Un mantra altamente nobile, di valore assoluto, ma anche pieno di rischi. Il coraggio, però, di certo non mancava a Gianni Pesce.
E il suo era quello dei grandi uomini, che non hanno paura di fronte a chi minaccia e attacca i principi e i valori dello Stato e della Società democratica. Il commissario Pesce pagò sul campo l’odio riversatogli dai nemici delle istituzioni. In testa ai reparti impegnati nei frequentissimi e drammatici scontri di piazza, fu ferito per quattro volte, di cui una in maniera grave […]
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Racconti per l’estate. In giro per Is Mirrionis Ipertesto
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In giro nel quartiere con gli studenti della Scuola Estiva Internazionale sulla camminabilità, co-organizzata dalle Università di Cagliari, Sassari e Milano-Bicocca, abbiamo incontrato un abitante doc, Natalino Meloni, 87 anni. Lui ci aspettava a casa sua, in via Parragues, per offrirci un caffè.
Ma avevamo fretta e dunque è sceso in strada. E così, ci ha detto:“Peccato, io faccio un buon caffè e mi sarebbe piaciuto offrirvelo. Sarà per un’altra occasione. Allora cosa vi interessa sapere? Intanto vi dico che la casa dove abito era dei miei genitori, che, provenienti dal [La famiglia Meloni nel 1948. Tra i figli manca Franco, nato nel 1950] quartiere Stampace, l’hanno abitata con la famiglia dal 1962. Nel tempo babbo è morto a 66 anni, i figli (miei fratelli e sorelle) si sono sposati e sono andati a vivere altrove. Mamma, con una figlia, è tornata a vivere a Stampace fino alla morte nel 1999. Io abito in questa casa da oltre 20 anni, con mia moglie fino a quando alcuni anni fa è morta lasciandomi vedovo. Precedentemente, partito poco più che ventenne da Cagliari, ho vissuto circa 50 anni in Piemonte, dove lavoravo come camionista. Oggi sono solo. Ma non soffro di solitudine: ho tanti familiari e amici che riempiono la mia vita. La mia famiglia d’origine era composta da 11 figli (4 femmine e 7 maschi). Sono morti i genitori, un fratello in età avanzata e due sorelle (una in tenera età, l’altra anziana) pertanto siamo rimasti in otto, a cui si aggiungono nuore, cognati e uno stuolo di nipoti e pronipoti. Per la festa di compleanno di mamma, che ha vissuto 96 anni, affittavamo un ristorante. Ma lasciamo stare queste cose personali.
Veniamo ai problemi del quartiere, come mi avete chiesto e come io li percepisco, da anziano.
In giro per Is Mirrionis mercoledì 28 giugno
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In giro nel quartiere con gli studenti della Scuola Estiva Internazionale sulla camminabilità, co-organizzata dalle Università di Cagliari, Sassari e Milano-Bicocca, abbiamo incontrato un abitante doc, Natalino Meloni, 87 anni. Lui ci aspettava a casa sua, in via Parragues, per offrirci un caffè.
Ma avevamo fretta e dunque è sceso in strada. E così, ci ha detto:“Peccato, io faccio un buon caffè e mi sarebbe piaciuto offrirvelo. Sarà per un’altra occasione. Allora cosa vi interessa sapere? Intanto vi dico che la casa dove abito era dei miei genitori, che, provenienti dal quartiere Stampace, l’hanno abitata con la famiglia dal 1962. Nel tempo babbo è morto a 66 anni, i figli (miei fratelli e sorelle) si sono sposati e sono andati a vivere altrove. Mamma, con una figlia, è tornata a vivere a Stampace fino alla morte nel 1999. Io abito in questa casa da oltre 20 anni, con mia moglie fino a quando alcuni anni fa è morta lasciandomi vedovo. Precedentemente, partito poco più che ventenne da Cagliari, ho vissuto circa 50 anni in Piemonte, dove lavoravo come camionista. Oggi sono solo. Ma non soffro di solitudine: ho tanti familiari e amici che riempiono la mia vita. La mia famiglia d’origine era composta da 11 figli (4 femmine e 7 maschi). Sono morti i genitori, un fratello in età avanzata e due sorelle (una in tenera età, l’altra anziana) pertanto siamo rimasti in otto, a cui si aggiungono nuore, cognati e uno stuolo di nipoti e pronipoti. Per la festa di compleanno di mamma, che ha vissuto 96 anni, affittavamo un ristorante. Ma lasciamo stare queste cose personali.
Veniamo ai problemi del quartiere, come mi avete chiesto e come io li percepisco, da anziano.
Intanto devo dirvi che amo il mio quartiere, Is Mirrionis, che è bello e non merita la nomea che gli ha attribuito la stampa.
Pensieri
Citazione conclusiva da Brunetto Salvarani “Senza Chiesa e senza Dio”
Si legge nella Mishnà, nel trattato Pirkè Avot, in un detto attribuito a rabbi Torfòn: “La giornata è corta e il lavoro è tanto; gli operai sono pigri, il compenso è abbondante e il padrone di casa incalsa. Ma non è tuo il compito di complementare l’opera, né sei libero di esentartene”*. Se c’è un tempo per ogni cosa, questo è il tempo per non esentarsi dal tentare l’opera e dal sentirsi partecipi, tenendo conto che l’attuale cambiamento d’epoca richiede in primo luogo di mutare sguardi, cuori e pensieri: perchè “la Chiesa del futuro dipenderà dalla Chiesa di oggi che ascolta e risponde al mondo in cui vive“**
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* Pirkè Avot 2, 18-19.
** J. Cornelio, “Le sfide globali della Chiesa del futuro”, cit., p.57.
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Elogio di un pubblico dipendente per aver fatto con efficienza semplicità e cortesia il suo lavoro al servizio dei cittadini.
di Franco Meloni
Disastro sanità
Gli italiani situano la salute in cima alle loro preoccupazioni. Giustamente.
Hanno grande considerazione del Sistema sanitario pubblico, nonostante tutto. Nonostante gli episodi di malasanità, il complessivo peggioramento dei servizi sanitari e la progressiva privatizzazione degli stessi. La pandemia ha messo a nudo tutte le criticità. E svelato l’indebolimento delle strutture sanitarie, che nel tempo sono state ridimensionate, in taluni casi smantellate, private di adeguati finanziamenti… A subirne le conseguenze sono stati i ceti più poveri, ma anche il ceto medio. Molte morti potevano essere evitate, non solo nel periodo più acuto della pandemia. Il potere politico, di tutti gli schieramenti, massimo responsabile dello stato passato e presente della sanità, ha cercato con colpevole ritardo di escogitare qualche rimedio, difficile in relazione alla inadeguatezza dell’organizzazione sanitaria, spezzettata nei molteplici centri di potere (regionali e non solo) che esso stesso aveva creato. Una terribile confusione, alimentata da inefficienze e assurdi carichi burocratici, a tutti i livelli, nonché dalle consuete irresponsabili speculazioni politiche. Con relativa tempestività sono state trovate le risorse, anche ingenti, in gran parte di provenienza europea (PNRR in primis). I danni sono stati davvero tanti e diffusi in tutto il Paese e le sofferenze della popolazione terribili. Costretti dagli eventi si è messo mano al potenziamento degli ospedali e all’attivazione di presidi sanitari sul territorio, anche con l’assunzione di nuovi medici e unità di personale socio-sanitario. Qualcosa è stata migliorata, ma ancora nessuna radicale soluzione in grado di arrestare il degrado e restituirci un sanità adeguata alle esigenze. Gli interventi non sono stati di uguale portata, efficienza ed efficacia in tutto il Paese. Continuano drammaticamente a pesare le differenziazioni tra Nord e Sud, in una prospettiva di ulteriore aumento delle distanze a sfavore del Sud, come fanno temere le sciagurate misure dell’autonomia differenziata. Perché qualcosa cambi davvero occorre lottare in un percorso di lunga durata: uniti e organizzati nella ricerca e nella pratica politica. Anche noi daremo il nostro contributo. Non mi dilungo. Per quanto riguarda la situazione sarda, non solo sanitaria, siamo messi male: basta leggere l’intervento odierno (14/4/23) di Andrea Pubusa sul blog Democraziaoggi. I sardi sopportano. Come sono purtroppo abituati a fare da millenni. La grande parte non si ribella. Non sottovaluto certo l’impegno eroico di movimenti, comitati popolari, sindacati, anche qualche buon politico… che si battono contro la chiusura di ospedali, per più risorse e personale alla sanità e così via, ma l’establishment politico non sembra rispondere alle pressioni popolari. Tutto sommato tiene, anche nei consensi, e poco si preoccupa del calo della partecipazione, di quella dei cittadini attivi, organizzati nelle associazioni democratiche di base e di quella elettorale, tanto se si è eletti dalla minoranza della popolazione non cambia il peso del potere. Ovviamente tutti i partiti all’indomani delle elezioni esprimono formale dispiacere per il crescente astensionismo, ma non mettono in campo alcuna volontà e relative proposte concrete per modificare le leggi elettorali che lo determinano in rilevante misura. Così capita che in Sardegna abbiamo la peggiore tra le leggi elettorali regionali, voluta e mantenuta dall’unanimità delle forze politiche, salvo meritori dissenzienti. Torniamo alla sanità. Da segnalare che del persistente disastro nessuno intende assumersi le responsabilità: per la coalizione di centrodestra, che governa oggi la Regione, è tutta colpa della precedente gestione di centrosinistra. Non ne dubitiamo, ma allora che fa il centrodestra in maggioranza? Più che altro provoca ulteriori danni, considerato che il suo impegno quasi si esaurisce nel creare e distribuire posti di potere, a questo fine determinati a modificare assetti organizzativi, che creano più problemi che buone soluzioni. Basta riferirsi alla recente decisione di spostare due importanti reparti dell’Ospedale Brotzu (Centro Antidiabetico e Centro per l’Autismo) ad altri nosocomi. Al riguardo bastano e avanzano le pesanti critiche al provvedimento assunto dall’assessore regionale alla sanità, formulate dal mio omonimo e amico Franco Meloni, medico ed ex dirigente sanitario di alto rango, nonché autorevole politico di maggioranza, nelle pagine de L’Unione Sarda del 13 c.m. In conclusione del suo convincente ragionamento (a cui rimandiamo) Franco Meloni, anche facendosi portatore delle istanze dei pazienti e dei familiari “vittime” del provvedimento assessoriale (per fortuna non ancora eseguito) ne chiede la revoca. Vedremo come va a finire. Speriamo bene! Per parlare ancora di prospettive, specificamente di programmi della sanità regionale (piani nazionale e sanitari regionali e dintorni) giova segnalare come questi, in certa parte condivisibili, restino in gran parte “sulla carta”. Su tali tematiche, al tempestivo e interessante recente Convegno promosso dall’Aimos a Cagliari, di cui abbiamo dato conto in un apposito articolo, i massimi dirigenti amministrativi e sanitari della Regione hanno ampiamente relazionato, ma si tratta allo stato di “cose da fare”, in minima parte in attuazione. Per esempio per quanto riguarda la costituzione delle Case della salute e degli Ospedali di Comunità. I soldi ci sono, medici e personale socio-sanitario molto meno, le strutture non ancora del tutto individuate e pronte alla bisogna… la spesa va a esasperante rilento. Come si può essere soddisfatti? Come possono esserlo le migliaia di cittadini in fila per le prestazioni sanitarie specialistiche, con tempi di risposta assolutamente inaccettabili? Come avere fiducia in una classe politica che non riesce a portare avanti programmi e progetti in tempi ragionevoli? Chiudo, provvisoriamente s’intende, con un solo esempio (di inefficienza).
L’amministrazione comunale di Cagliari dispone da diversi anni (dal 2016!) di un finanziamento per realizzare un Centro della salute dedicato ai quartieri di San Michele e Is Mirrionis, erogato dall’Unione Europea e dalla Regione Sarda in attuazione del Programma ITI Is Mirrionis. A fronte dei programmi definiti, dei soldi disponibili, dell’individuazione dello stabile (ex Scuola di Via Abruzzi), di un bel programma organizzativo/gestionale redatto dal Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis (tutto registrato e documentato) nulla risulta si sia ulteriormente fatto. Gli abitanti di San Michele e Is Mirrionis, soprattutto gli anziani, i giovani, i poveri… possono aspettare o anche morire! Chiediamo conto di questa inaccettabile inerzia al Sindaco Paolo Truzzu e agli assessori competenti. E, ovviamente, chiediamo che i consiglieri comunali della maggioranza e dell’opposizione prendano posizione.
Non finisce qui! È una promessa e, se volete, anche una minaccia, ma una buona minaccia, che tiene in conto e vuole approfittare dell’approssimarsi del periodo elettorale, perché per una buona causa, in favore della gente, specie della povera gente (fm).
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Eventi consigliati
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Sabato 15 aprile 2023
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Venerdì 21 aprile 2023
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Mercoledì 3 maggio 2023
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Convegno sul progetto NeighbourHub. Anticipazione degli atti disponibili.
Convegno NeighbourHub – Cagliari, 21 ottobre 2022
L’intervento dell’avv. Antonello Angioni, presidente della Commissione urbanistica del Consiglio comunale di Cagliari.
Innanzitutto voglio ringraziare gli organizzatori di questa iniziativa incentrata su una tematica, la “rigenerazione urbana”, assai importante per il destino della nostra città e sulla quale vi è un forte impegno dell’Amministrazione comunale. Colgo anche l’occasione per porgere il saluto dell’assessore alla pianificazione strategica Giorgio Angius che, per impegni istituzionali, è impossibilitato a partecipare a questo convegno.
Parto da una riflessione di ordine generale. L’umanità vive un momento storico assai particolare caratterizzato, a livello planetario, da una rete in grado di connettere tutti e, al tempo stesso, da grande isolamento e solitudine. È quindi importante un forte impegno teso a ricostruire e sviluppare il senso della comunità e dell’appartenenza alla stessa.
[segue]
Venerdì all’Universita’ per promuovere la partecipazione dei cittadini alla socialità. Sarà presentato il progetto NeighbourHub.
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L’invito dell’Universita’
Care amiche,
Cari amici,
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Gent.me e Gent.mi,
Vi rinnoviamo l’invito a partecipare al convegno di presentazione finale del progetto NeighbourHUB che si terrà venerdì 21 ottobre 2022 dalle ore 16.00 presso l’Aula Magna “Mario Carta” della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università di Cagliari, in via Marengo 2 a Cagliari.
In calce troverete maggiori informazioni sull’evento e, in allegato, la locandina del convegno e il pieghevole che sintetizza le caratteristiche principali del progetto che presenteremo.
Abbiamo previsto in coda interventi delle amministrazioni e delle associazioni partner, per questioni organizzative vi chiediamo di confermare in anticipo la vostra partecipazione ed eventualmente l’interesse ad intervenire alla discussione.
Fiduciosi in un Vostro positivo riscontro.
Le porgiamo un cordiale saluto,
Valeria Saiu, Ivan Blečić ed Emanuel Muroni/ DICAAR, Università di Cagliari
Progetto NeighbourHub
Attività in cerca di spazi – spazi in cerca di attività
La grande forza delle città sono le sue “energie sociali”, i molti soggetti che promuovono attività culturali e socio-assistenziali, animano gli spazi, favoriscono l’accesso dei cittadini alla cultura, allo sport, ai servizi ricreativi, socio-sanitari e assistenziali. Spesso, queste attività non sono sufficientemente coordinate e messe a valore, pur rappresentando una grande possibile leva di vitalità e sviluppo urbano. Molte di queste attività, inoltre, vengono promosse da associazioni a scopo volontaristico che non dispongono di adeguate strutture, che dunque sono “in cerca di spazi”.
Allo stesso tempo nelle città esiste un vasto patrimonio di edifici e spazi pubblici inutilizzati o sottoutilizzati, spazi che è difficile ed oneroso manutenere, gestire, e trovare per loro usi e funzioni.
Questa condizione – che vede da un lato “attività in cerca di spazi” e dall’altro “spazi in cerca di attività”, che non riescono ad incontrarsi – rappresenta una formidabile opportunità per la (ri)generazione e la (ri)vitalizzazione della città, per la riqualificazione dello spazio pubblico attraverso interventi e modelli innovativi capaci di ridare centralità e garantire un presidio costante dei luoghi e degli spazi urbani, rafforzandone la cura e l’uso.
Il progetto NeighbourHub (NHub) – finanziato dalla Fondazione di Sardegna nell’ambito del bando “Sviluppo locale” per le annualità 2020 e 2021 – è un progetto di ricerca-azione che nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura (DICAAR) dell’Università di Cagliari e numerose associazioni socio-culturali che operano nella città.
Il progetto si è posto l’obiettivo di affrontare un’esigenza concreta e urgente che ancora oggi appare irrisolta: conciliare la necessità di una più efficace cura dei Beni Comuni Urbani con la richiesta di spazi per attività sociali e culturali da parte delle diverse forme organizzate della comunità.
Per rispondere a questa domanda, NHub propone un innovativo modello di cura e gestione che permette di semplificare le procedure di assegnazione, facilitando l’incontro tra domanda e offerta, e riducendo i tempi e gli oneri che spesso tendono ad immobilizzare sia le amministrazioni pubbliche che queste preziose energie sociali.
Il convegno sarà l’occasione per presentare il modello NHub e per mostrarne le potenzialità applicative nei quartieri Is Mirrionis e San Michele a Cagliari, assunti come caso di studio pilota, nonché per ragionare più in generale sul tema della rigenerazione urbana su base culturale.
PROGRAMMA
16.00 | SALUTI ISTITUZIONALI
Fabrizio Pilo | Prorettore delegato per il territorio e l’innovazione – UniCa
Giorgio Massacci | Direttore del Dipartimento di Ingegneria, Civile, Ambientale e Architettura – UniCa
Graziano Milia | Fondazione di Sardegna, responsabile delle relazioni esterne
16.30 | “RIGENERARE CITTÀ CON LA CULTURA”
Ezio Micelli | Università IUAV di Venezia
17.00 | PRESENTAZIONE DEL PROGETTO “NEIGHBOURHUB”
Ivan Blečić, Valeria Saiu, Emanuel Muroni | Dipartimento di Ingegneria, Civile, Ambientale e Architettura – UniCa
Ester Cois | Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali – UniCa
Gianmario Demuro, Salvatore Lovicu | Dipartimento di Giurisprudenza – UniCa
Carlo Atzeni | Delegato d’Ateneo per gli spazi e la sostenibilità
Per le associazioni partner del progetto intervengono:
Sabrina Perra | Istituto Gramsci della Sardegna
Terenzio Calledda, Franco Meloni, Maurizio Fanzecco, Anna Loddo, Giorgio Seguro | Associazione Casa del Quartiere – Is Mirrionis
Stefano Ledda | Associazione Teatro del Segno
18.00 | DIBATTITO
Paolo Truzzu | Sindaco di Cagliari
Roberto Mura | Vice Sindaco della Città Metropolitana di Cagliari
Francesca Ghirra | Camera dei Deputati
Antonello Angioni | Presidente Commissione Urbanistica, Comune di Cagliari
Con interventi delle/dei rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni partner.
Per maggiori informazioni e il programma:
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La Casa del quartiere Is Mirrionis
Per noi della Casa del quartiere Is Mirrionis il convegno di venerdì è davvero importante per diverse ragioni sia con riferimento agli obbiettivi raggiunti (che sintetizziamo nel censimento degli spazi a disposizione della cittadinanza e nella proposta di regolamentazione del loro uso da parte dei cittadini e delle loro associazioni, nonché nella gestione digitalizzata delle procedure di assegnazione degli stessi spazi), sia per quanto si riferisce alle ulteriori prospettive che si presenteranno anche dopo una fase di sperimentazione, con la possibilità di estendere il progetto a tutta la città metropolitana.
Vi è poi una ragione particolarmente rilevante costituita dal rapporto fecondo con l’Universita’, che anche con questo progetto si pone al servizio del territorio, nella realizzazione della sua terza missione. A 51 anni dall’avvio dell’esperienza della Scuola popolare dei lavoratori di Is Mirrionis, ci auguriamo che il progetto possa dare un’ulteriore spinta al ricupero dell’edificio che ospitò la stessa Scuola. Come Comitato Casa del quartiere Is Mirrionis ci sentiamo “committenti sociali” del progetto NeighbourHub, che con l’Universita’ e gli altri partner, sentiamo nostro. All’amministrazione comunale della città e alle altre amministrazioni coinvolte (Regione, città metropolitana, Area) la responsabilità che loro istituzionalmente competono.
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https://www.radiox.it/programmi/extralive/is-mirrionis-spazi-in-condivisione-per-cittadini-e-associazioni-al-via-il-progetto-neighbourhub/
Is Mirrionis, spazi in condivisione per cittadini e associazioni: al via il progetto “NeighbourHub” https://www.radiox.it/programmi/extralive/is-mirrionis-spazi-in-condivisione-per-cittadini-e-associazioni-al-via-il-progetto-neighbourhub/
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Approfondimenti sul progetto NeighbourHub
Il progetto NeighbourHUB nasce dalla collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università di Cagliari e numerose associazioni culturali e di promozione sociale, nonché organizzazioni di cittadini che di fatto rappresentano il “committente sociale” della ricerca. Si tratta, infatti, di un progetto di ricerca-azione che prova a rispondere ad un’esigenza concreta che ancora oggi risulta irrisolta: conciliare la necessità di cura dei beni comuni urbani, favorendone l’utilizzo da parte delle comunità.
Attività in cerca di spazi – spazi in cerca di attività
La grande forza delle città sono le sue “energie sociali”, i molti soggetti che promuovono attività culturali e socio-assistenziali, animano gli spazi, favoriscono l’accesso dei cittadini alla cultura, allo sport, ai servizi ricreativi, socio-sanitari e assistenziali. Spesso, queste attività non sono sufficientemente coordinate e messe a valore, pur rappresentando una grande possibile leva di vitalità e sviluppo urbano. Molte di queste attività, inoltre, vengono promosse da associazioni a scopo volontaristico che non dispongono di adeguate strutture, che dunque sono “in cerca di spazi”.
Allo stesso tempo nelle città esiste un vasto patrimonio di edifici e spazi pubblici inutilizzati o sottoutilizzati, spazi che è difficile ed oneroso manutenere, gestire, e trovare per loro usi e funzioni.
Questa condizione – che vede da un lato “attività in cerca di spazi” e dall’altro “spazi in cerca di attività”, che non riescono ad incontrarsi – rappresenta una formidabile opportunità per la (ri)generazione e la (ri)vitalizzazione della città, per la riqualificazione dello spazio pubblico attraverso interventi e modelli innovativi capaci di ridare centralità e garantire un presidio costante dei luoghi e degli spazi urbani, rafforzandone la cura e l’uso.
Il modello NeighbourHub
Il progetto NeighbourHub propone l’istituzione di “Distretti culturali e sociali” nei quartieri, per la gestione degli spazi per usi temporanei, definendo il funzionamento, le procedure, le modalità e gli strumenti per la gestione e la concessione di spazi per usi temporanei.
In particolare, un Distretto cura:
la presa in carico di spazi di diversi tipi (parti di immobili, pertinenze, aree verdi, spazi all’aperto, spazi pubblici), conferiti con adesione volontaria al Distretto di chi ne ha titolo di proprietà o d’uso;
la concessione di tali spazi in uso temporaneo per proposte di attività rivolte al pubblico – sotto forma di organizzazione di eventi, spettacoli, incontri culturali, corsi, laboratori, o sotto forma di servizi di assistenza e di cura delle persone o dell’ambiente urbano – da parte di operatori, associazioni e gruppi culturali, educativi, sociali.
I quartieri pilota
Il modello è stato elaborato attraverso uno studio esplorativo condotto in due quartieri – Is Mirrionis e San Michele – del Comune di Cagliari particolarmente interessanti per la ricchezza di edifici e spazi pubblici e per la numerosità e vivacità delle associazioni che operano nei quartieri.
Le attività, sviluppate in due anni hanno riguardato:
la mappatura e valutazione delle caratteristiche dei beni (spazi ed edifici pubblici);
ampie interlocuzioni e coinvolgimento delle associazioni, degli operatori culturali e socio-sanitari, delle parrocchie locali e di altri soggetti;
definizione di uno schema di regolamento per l’istituzione del Distretto e per l’assegnazione degli spazi per usi temporanei;
progetto del prototipo della piattaforma telematica per la gestione e comunicazione
Mappatura dei beni e spazi
Piattaforma digitale
NeughbourHub propone lo sviluppo di una piattaforma per la gestione e l’automazione delle procedure di concessione in uso temporaneo degli spazi per attività di interesse pubblico, e per la comunicazione pubblica sulle attività e iniziative del Distretto. La piattaforma consente ai soggetti proponenti delle attività culturali e socio-sanitarie di fare proposte e “prenotare” gli spazi per le attività attraverso un’interfaccia semplice e intuitiva che permette la visualizzazione degli usi, delle assegnazioni e delle disponibilità di spazi in tempo reale.