Risultato della ricerca: Ceta Vanni Tola
DIBATTITO sul Ceta: 2) Chi non si oppone e richiede scelte ponderate
Su Aladinpensiero online: https://www.aladinpensiero.it/?s=Ceta+Vanni+Tola
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In argomento ripubblichiamo l’articolo di Vanni Tola, su Aladinpensiero del 19 luglio 2018.
La sedia
di Vanni Tola.
Trattati internazionali per regolamentare gli scambi commerciali. Il governo “naviga a vista” rischiando di andare a sbattere. Il caso del trattato con il Canada (CETA) che ha finora favorito l’export italiano e che il governo non intende ratificare.
Negli ultimi decenni si sono attivate nel mondo complesse manovre di riposizionamento delle grandi potenze capitalistiche intercontinentali che hanno al centro la questione di una nuova regolamentazione dei commerci transnazionali, l’allargamento dei mercati, la ridefinizione di quelle che un tempo si chiamavano “aree d’influenza” delle grandi nazioni. Tale processo ha dato origine alla programmazione e stipulazione di diversi trattati commerciali intercontinentali i più noti dei quali sono certamente il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e il più recente CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) del quale sentiremo parlare in Italia in questi giorni. [segue]
Per salvare la nostra Casa, la Terra! Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale
Pubblichiamo il documento Laudato Si’, risultato di un lavoro a molte voci, su iniziativa della Casa della carità di Milano. Un lavoro aperto perché è possibile tuttora avanzare suggerimenti, proposte e perché le varie posizioni non sono giustapposte, ma convivono l’una a fianco dell’altra e come ricorda Maria Agostina Cabiddu non c’è un prendere o lasciare di tutto il documento.
- Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, che ce lo ha inviato, sottolinea di essere interessato a questo lavoro, in cui tanti si sono impegnati come singoli e come associazioni.
- Questo documento è presentato da brevi scritti di Raniero La Valle e di Maria Agostina Cabiddu, entrambi componenti del direttivo nazionale del Cdc, che hanno partecipato al lavoro di costruzione del documento.
- La Valle in particolare pone un problema politico fondamentale: trovare le modalità per attuare politiche che non sono realizzabili senza un salto di qualità di strumenti e di iniziative.
- Può sembrare un’utopia. In realtà le utopie sono necessarie per individuare percorsi nuovi, per avere una nuova stella polare istituzionale e politica. Basta ricordare che per regolare I rapporti tra i mercati nazionali è stata costruita una struttura sovranazionale come il WTO, come del resto ne sono state costruite altre.
- Oppure sono stati ipotizzati trattati tra grandi aree del mondo per regolare i commerci, come quello tra Europa e Canada.
- Perché mai i mercati debbono potere proporre e attuare discutibili proposte di regolazione, che arrivano a mettere sullo stesso piano gli Stati e le multinazionali, mentre se si tratta di cambiare in profondità il sistema economico, le sue relazioni, i suoi obiettivi tutto questo viene liquidato come una utopia ?
- In fondo il milione di giovani e ragazze che ha manifestato per il clima e l’ambiente in tutto il mondo, proseguendo l’impegno e il protagonismo proposto da Greta Thumberg pone esattamente il problema della svolta politica ed istituzionale di cui c’è bisogno.
- La Valle con la consueta lucidità pone il problema, ipotizza delle soluzioni. La soluzione concreta dipenderà da tutti noi e quindi è bene che se ne discuta.
Per La Presidenza di CdC
Alfiero Grandi
28/5/2019
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DOCUMENTI UTILI
- La Valle – presentazione.pdf
- Un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale 13 maggio 2019.pdf
Guardiamo al Canada
La sedia
di Vanni Tola
Nella trattativa in corso per la definizione del prezzo del latte c’è un argomento scarsamente considerato nelle piattaforme in discussione. Mi riferisco alla possibilità di garantire l’espansione del mercato del pecorino ad altre realtà geografiche oltre il tradizionale mercato americano. Piuttosto che di dimenticanza credo si tratti di omertà degli esponenti del governo che si alternano nell’isola. Parlare di espansione dell’esportazioni, significa soprattutto parlare dell’accordo commerciale con il Canada (CETA) naufragato principalmente per la mancata adesione del Governo italiano. I pastori in lotta dovrebbero chiedere conto con forza e determinazione al ministro Centinaio, al vice premier Di Maio e al superministro Salvini della mancata adesione all’accordo CETA con il Canada, una autostrada commerciale che apriva prospettive concrete di sviluppo per il pecorino romano nel grande mercato canadese. I presupposti del CETA infatti erano ottimi. In estrema sintesi, questo strumento abbatteva i dazi doganali e riconosceva il valore giuridico delle produzioni “certificate” in Italia, tra le quali rientrava a pieno titolo il Pecorino Romano Dop. La scelta dell’Italia di non ratificare il trattato lo ha in pratica fatto saltare del tutto in quanto per la piena attuazione dello stesso era necessaria la ratifica da parte di tutti i paesi contraenti. Una bella responsabilità per questi esponenti politici e per l’associazione Coldiretti – anch’essa contraria al trattato – che oggi accorrono a piangere e portare solidarietà ai pastori e alle loro famiglie. Ciò è accaduto nonostante nel periodo di prova del CETA (in attesa della ratifica dei paesi contraenti) i dati registrati siano stati più che positivi. I primi rilevamenti sui risultati del trattato infatti avevano fatto registrare in un anno una crescita delle esportazioni verso il Canada dell’8 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente e la possibilità di garantire 400 milioni di fatturato per le imprese italiane. Per la produzione casearia sarda la bocciatura dell’accordo da parte del governo è incomprensibile, quasi un autogol. Il Pecorino Sardo DOP, ma soprattutto il Pecorino Romano DOP, cominciavano infatti a sperimentare per la prima volta l’esportazione senza dazi doganali e le potenzialità del marchio di origine protetta nel commercio con il consumatore canadese. Dati provvisori del Consorzio del Pecorino Romano DOP certificavano che nei primi mesi del 2018 si era registrata una crescita del volume d’affari di circa 18 milioni di euro. Secondo i dati rilevati dall’Istat fino alla fine dello scorso anno il pecorino romano era il formaggio sardo preferito in Giappone, che ne importa più di 5mila quintali all’anno. Al secondo posto c’era il Canada che, grazie la CETA, stava rapidamente risalendo la classifica. Tra gennaio e marzo, quando cioè gli scambi erano già modulati secondo i dettami del CETA, le rilevazioni erano schizzate alle stelle mettendo a referto un aumento del 41,57 per cento del valore delle esportazioni e una crescita molto vicina al 24 per cento nelle quantità esportate, che nei primi tre mesi del 2018 sono state quantificate in 164 tonnellate. Durante i 31 giorni del gennaio 2018 il “peso” delle esportazioni del pecorino romano in Canada era cresciuto del 73,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un’impennata seconda solo a quella del valore dell’export sardo in Nord America, che a marzo era cresciuto del 83 per cento rispetto allo stesso mese del 2017.
Non ratificare il CETA è stata una scelta scellerata di questo governo oltre che un danno enorme del quale i pastori, le loro famiglie e i sardi tutti dovranno tener conto e chiedere conto ai rappresentanti del governo che vengono ad offrire solidarietà e fantasiose soluzioni per accrescere il prezzo del latte.
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Approfondimenti (su Aladinews del 19 luglio 2018): CETA. Il governo “naviga a vista” rischiando di andare a sbattere.
CETA. Il governo “naviga a vista” rischiando di andare a sbattere
La sedia
di Vanni Tola.
Trattati internazionali per regolamentare gli scambi commerciali. Il governo “naviga a vista” rischiando di andare a sbattere. Il caso del trattato con il Canada (CETA) che ha finora favorito l’export italiano e che il governo non intende ratificare.
Negli ultimi decenni si sono attivate nel mondo complesse manovre di riposizionamento delle grandi potenze capitalistiche intercontinentali che hanno al centro la questione di una nuova regolamentazione dei commerci transnazionali, l’allargamento dei mercati, la ridefinizione di quelle che un tempo si chiamavano “aree d’influenza” delle grandi nazioni. Tale processo ha dato origine alla programmazione e stipulazione di diversi trattati commerciali intercontinentali i più noti dei quali sono certamente il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) e il più recente CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) del quale sentiremo parlare in Italia in questi giorni. [segue]
Ceta
Ceta: più export, ma rischi su Ogm e arbitrati
Quel che c’è da sapere sul Trattato Ue-Canada
Contrasti, paradossi e punti oscuri del Comprehensive Economic and Trade Agreement, l’accordo di libero
scambio tra Ottawa e Europa, in vigore in via provvisoria il 21 settembre 2017 e ora in attesa di ratifica.
Su Il Fatto quotidiano online.
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Aladinews si è più volte occupato dei grandi Trattati internazionali sui commerci. Ripropongo, per chi fosse interessato a leggerlo, un mio articolo del 22 Ottobre 2016 sul Trattato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) attualmente in vigore (in forma provvisoria) in attesa della approvazione da parte di tutti i governi contraenti il patto, e tra queste l’Italia, che dovrebbe sottoscriverlo o rigettarlo nelle prossime settimane. Il ministro Di Maio ha già dichiarato la contrarietà del Governo in carica a sottoscrivere l’accordo minacciando fuoco e fiamme contro tutti i rappresentati italiani nelle istituzioni internazionali che dovessero osare esprimere opinioni differenti. (V.T.)
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Ceta, la Vallonia ci ripensa
La sedia
di Vanni Tola.
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Trattato CETA: Il premier belga dichiara che c’è l’accordo per la ratifica dell’intesa Ue-Canada.
Dopo una lunga trattativa, la regione belga della Vallonia ha dato oggi il suo benestare all’accordo commerciale con il Canada. Una notizia nella quale molti speravano e che, anche a noi, era parsa probabile perché l’accordo CETA presenta notevoli e caratterizzanti differenze rispetto ai contenuti e alla logica di altri trattati analoghi e principalmente a quelli del trattato di riferimento per eccellenza, il TTIP, ampiamente contestato da un vasto movimento di opposizione. Una vicenda – questa dei grandi Trattati internazionali per gli scambi e i commerci – con la quale i cittadini europei devono confrontarsi impiegando una buona dose di disincanto e di sano realismo per formare un punto di vista obiettivo. Il capitalismo internazionale si va riorganizzando: è in atto la globalizzazione dell’economia. Questo è un dato incontrovertibile. Gli scambi commerciali tra paesi e aree geografiche anche molto vaste ne costituiscono l’asse portante. L’esigenza di regolamentare al meglio gli scambi commerciali internazionali tra Paesi e aree geografiche importanti è una necessità ineludibile. Da ciò deriva le necessità di stipulare Trattati per regolare un sistema di scambi internazionali finora regolato esclusivamente dalle leggi del cosiddetto libero mercato, che sono, di fatto, rappresentate dallo strapotere delle multinazionali dei commerci e dei servizi e da centri di potere internazionali palesi e, talvolta, occulti. Che poi i Trattati debbano essere equi ed equilibrati, tenere conto delle esigenze delle parti contraenti, salvaguardare diritti inalienabili quali la difesa della democrazia, della salute e della libertà degli individui, la difesa dell’ambiente, la sicurezza internazionale e tanto altro ancora, mi pare sia indiscutibile. Il Trattato CETA, a mio avviso, ha colto e superato molte delle gravi limitazioni imposte ai Paesi contraenti da altri trattati in fase di contrattazione e in particolare dal TTIP e, per tale motivo e pur con le necessarie cautele, appare degno di maggiore attenzione, fatte salve le necessarie verifiche e richieste di garanzie per tutti i Paesi che lo sottoscriveranno. Naturalmente, occorre ribadirlo, non si può dimenticare quella che è la natura stessa di un Trattato. Un accordo rappresenta sempre una limitazione dei diritti e dei poteri di ciascun contraente in funzione di un superiore rapporto conveniente per le parti. Fuori metafora, la posizione critica della Vallonia e di molti contestatori dei Trattati internazionali, “a prescindere”, è insostenibile quando si basa sui timori di una riduzione dell’autonomia o, meglio, della sovranità delle singole parti contraenti. Ciò è implicito nella logica di qualunque Trattato che si concluda con un accordo. Su quale sia poi il miglior modo di stipulare i Trattati nell’interesse di tutte le parti è altrettanto evidente che l’analisi, la trattativa e l’accordo debba essere il più ampio possibile.
Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è una positiva evoluzione dell’inaccettabile TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership). Ma per la Vallonia (Belgio) non fidarsi è meglio. Approfondiamo
La sedia
di Vanni Tola.
CRISI DEI TRATTATI INTERCONTINENTALI PER I COMMERCI.
LA VALLONIA BLOCCA LA FIRMA DELL’ACCORDO DI LIBERO SCAMBIO TRA UNIONE EUROPEA E CANADA.
La firma del Trattato doveva avvenite nella solenne cerimonia prevista per il giorno 27 Ottobre a Bruxelles con la presenza del primo ministro canadese Justin Trudeau.
Dopo la battuta di arresto delle trattative riguardanti il TTIP (Transatlantic Trade and Investiment Partnership) è la volta dell’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada. Era tutto pronto per la cerimonia solenne del 27 Ottobre che avrebbe reso operativo il Trattato, quando la ferma opposizione della Vallonia ha mandato tutto all’aria. La Repubblica Federale Belga non potrà sottoscrivere l’accordo in assenza del consenso unanime delle regioni che ne fanno parte. Dal suo canto il parlamento della Vallonia, la regione francofona del Belgio, ha di fatto bloccato il trattato di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, intralciando i lavori del summit di Bruxelles sul tema. A pochi giorni dalla conclusione delle trattative fra le parti, il capo del governo della regione, Paul Magnette, ha fatto sapere che il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è stato sì migliorato con le diverse dichiarazioni interpretative che la Commissione Europea ha aggiunto all’accordo, ma che nonostante ciò “è insufficiente a rispondere alle preoccupazioni espresse dalla Vallonia”. Molto poche le speranze che nuove modifiche della bozza di trattato possano rilanciare l’accordo. Una prima considerazione è d’obbligo. Gli accordi intercontinentali e i grandi trattati tra le potenze economiche internazionali non sono più un tabù né un inevitabile destino da accettare con rassegnazione. Le grandi manifestazioni di massa contro il TTIP svoltesi nel mondo e l’opposizione di una piccola ma determinata regione del Belgio possono incidere pesantemente su tali importanti trattative. Sono in atto nel mondo complesse manovre di riposizionamento delle grandi potenze capitalistiche intercontinentali che hanno al centro la questione di una nuova regolamentazione dei commerci transnazionali, l’allargamento dei mercati, la ridefinizione di quelle che un tempo si chiamavano “aree di influenza” delle grandi nazioni. Il CETA si colloca in tale contesto.
L’accordo economico e commerciale globale (CETA) è un trattato tra l’UE e il Canada negoziato di recente che, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe offrire alle imprese europee nuove e migliori opportunità commerciali in Canada e sostenere la creazione di posti di lavoro in Europa. Tra gli obiettivi specifici si rileva l’eliminazione dei dazi doganali, l’abolizione delle restrizioni nell’accesso agli appalti pubblici, l’apertura del mercato dei servizi, l’offerta di condizioni di investimento prevedibili e la prevenzione di copie illecite di innovazioni e prodotti tradizionali dell’UE. I negoziatori promettono esplicitamente che l’accordo rispetterà pienamente le norme europee in settori quali la sicurezza alimentare e i diritti dei lavoratori e fornirà le garanzie necessarie per far sì che i vantaggi economici ottenuti non vadano a scapito della democrazia, dell’ambiente o della salute e della sicurezza dei consumatori. Come tutti i trattati internazionale, anche il CETA è presentato come una lunga e articolata serie di buoni proponimenti e di vantaggi per le parti contraenti che naturalmente devono essere sottoposti, prima della accettazione, al vaglio critico della ragione, della logica e delle reali ricadute che il Trattato avrà nelle diverse realtà regionali. In sintesi il CETA, se approvato, avrebbe dovuto contribuire a stimolare la crescita e l’occupazione in Europa eliminando tutti i dazi sui prodotti industriali e facendo risparmiare agli esportatori europei circa 600 milioni di euro l’anno. Le imprese dell’UE avrebbero potuto presentare offerte per gli appalti pubblici in Canada a tutti i livelli di governo, includendo per la prima volta anche le amministrazioni provinciali che, in tale Paese, sono responsabili di una parte consistente della spesa pubblica. - SEGUE -
CONTRO OMOFOBIA e RAZZISMO
Manifestazione con corteo e spettacoli musicali a Sassari – Appuntamento oggi sabato 13 Giugno alle ore 17 in piazza Caduti del lavoro.
di Vanni Tola
Preceduta da una tavola rotonda sull’omofobia organizzata dal MOS (Movimento Omosessuale Sardo), si svolgerà oggi a Sassari una manifestazione contro omofobia e razzismo che inizierà con un corteo nelle strade del centro cittadino e terminerà in piazza Tola con uno spettacolo musicale e rappresentazioni teatrali fino a notte inoltrata. Mai come in questo momento appare opportuno mobilitare le coscienze contro discriminazioni e comportamenti omofobi e razzistici contro ciò che ancora appare “diverso”, sconosciuto e quindi da temere e isolare. Come in altre occasioni ci si attende una grande mobilitazione della città di Sassari anche come risposta e diversi episodi di intolleranza e violenza che si sono manifestati nel recente passato. Il corteo partirà dalla piazza Caduti del lavoro (vicino alla casa dello studente) e percorrerà via Amendola, viale Italia, Emiciclo Garibaldi, via Cagliari, piazza Castello, piazza Azuni, piazza Tola. Lo spettacolo finale, al quale prenderanno parte, in forma gratuita numerosi gruppi musicali. Animeranno la serata anche gli spettacoli di Ramon Cacetada e della sua scuola di Capoerira, gli allievi del Centro Danza Simona Cillo, la compagnia Theatre an Vol e altri.
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CONTRO OMOFOBIA e RAZZISMO
Manifestazione con corteo e spettacoli musicali a Sassari
CONTRO OMOFOBIA E RAZZISMO
Appuntamento Sabato 13 Giugno alle ore 17 in piazza Caduti del lavoro.
di Vanni Tola
Preceduta da una tavola rotonda sull’omofobia organizzata dal MOS (Movimento Omosessuale Sardo), si svolgerà a Sassari una manifestazione contro omofobia e razzismo che inizierà con un corteo nelle strade del centro cittadino e terminerà in piazza Tola con uno spettacolo musicale e rappresentazioni teatrali fino a notte inoltrata. Mai come in questo momento appare opportuno mobilitare le coscienze contro discriminazioni e comportamenti omofobi e razzistici contro ciò che ancora appare “diverso”, sconosciuto e quindi da temere e isolare. Come in altre occasioni ci si attende una grande mobilitazione della città di Sassari anche come risposta e diversi episodi di intolleranza e violenza che si sono manifestati nel recente passato. Il corteo partirà dalla piazza Caduti del lavoro (vicino alla casa dello studente) e percorrerà via Amendola, viale Italia, Emiciclo Garibaldi, via Cagliari, piazza Castello, piazza Azuni, piazza Tola. Lo spettacolo finale, al quale prenderanno parte, in forma gratuita numerosi gruppi musicali. Animeranno la serata anche gli spettacoli di Ramon Cacetada e della sua scuola di Capoerira, gli allievi del Centro Danza Simona Cillo, la compagnia Theatre an Vol e altri.
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LA BUONA SCUOLA SIAMO NOI – RIPRENDIAMOCI LA SCUOLA
Intanto a Sassari come in tutte le scuole della Sardegna continuano le manifestazioni contro la “buona Scuola” di Renzi, anche con il blocco degli scrutini
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- Le foto sono tratte dalle pagine fb di Martina Cocco e del Presidio a difesa della scuola pubblica.