Risultato della ricerca: ITI Is Mirrionis
Vincenzo Urracci
In ricordo di Vincenzo Urracci
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Il 28 agosto 2017 è venuto a mancare, a 75 anni, Vincenzo Urracci, uno degli studenti – lavoratori che prese parte all’esperienza di Scuola Popolare (S.P.) ad Is Mirrionis. Con Vincenzo, ci hanno già lasciato negli anni Claudio Pilleri, Luigi Cuomo, Aldo Laconi, Franca Piredda: ognuno di essi, in modalità diverse, ha contribuito a costruire nella S.P. un’esperienza unica, fatta di ricerca di sapere, di condivisione, di crescita culturale e umana.
Di Vincenzo, che ha affrontato con grande dignità la sua dolorosa fine, mi piace ricordare la sua umiltà, la sua umanità, la sua sete di giustizia, il suo senso dell’umorismo, le sue capacità organizzative, il suo anteporre sempre gli altri a se stesso. Sempre col sorriso sulle labbra, per molti anni ha partecipato alle Feste dell’Unità cucinando montagne di salsicce o di maialetti a beneficio dei compagni. Così come quando cucinava in cene fra di noi ed era sempre preoccupato di far star bene gli altri prima che se stesso.
Quando giunse, all’età di 31 anni, alla Scuola Popolare di Is Mirrionis, faceva il ciabattino e aveva già l’idea di mettere su una cooperativa di calzolai (che di lì a poco avrebbe realizzato a Quartu raggiungendo ottimi risultati), né era particolarmente interessato al “pezzo di carta” così come per altri lavoratori per i quali il raggiungimento di tale obiettivo avrebbe permesso inserimenti lavorativi. Vincenzo aveva fame di cultura, voleva migliorarsi sviluppando uno spirito critico, maggiori capacità di ragionamento, di confronto, di solidarietà. Qualità che mantenne e rafforzò, dopo la Scuola Popolare, impegnandosi all’interno della sezione del PCI di Monserrato.
Ma credo sia più utile ascoltare direttamente le sue parole registrate all’interno di una sua testimonianza tratta dalla pag. 126 del libro sulla Scuola Popolare redatto nel 2015/16 e per la cui stesura diede, ancora una volta, un contributo decisivo.
“La scuola mi servì soprattutto per migliorare la mia comprensione del mondo, per migliorare le mie conoscenze, la mia cultura. Il mio interesse non era tanto per la licenza media quanto per gli incontri, le discussioni, il confronto, lo studiare senza dover pensare al voto, lo studiare per la vita. Anche quando ho dato l’esame ho utilizzato questo modo di conoscere e studiare perché scelsi un metodo interdisciplinare….Alla prima domanda ho risposto svolgendo un mio ragionamento, collegando fra loro vari temi che mi interessavano e continuai così anche dopo la seconda domanda. Sono passato così da una materia all’altra. Quando mi sono fermato, tutti i commissari dissero che per loro andava bene. Tranne quella di Francese, alla quale risposi che, anche se mi faceva una domanda, io non avrei risposto perché per il mio lavoro e per la mia vita il francese non mi serviva a niente. Mi girai per cercare lo sguardo di Virginia, che insegnava francese nella Scuola Popolare, e non la trovai forse perché per la vergogna si era nascosta sotto il banco. Allora il commissario di francese cambiò registro e mi chiese se conoscevo il nome del presidente della Repubblica. Io risposi Giscard d’Estaing. Qualcos’altro di politica… Al di là della licenza –che comunque ottenni con il giudizio di Ottimo- quello che mi interessava era dimostrare che come lavoratore ero in grado di reggere un confronto su temi importanti”.
Ecco, Vincenzo era questo: capace di ascoltare, determinato nell’apprendere, nel difendere le sue idee di comunista convinto e coerente, sempre rispettoso degli altrui convincimenti. Il tutto fatto con leggerezza, umiltà, un sorriso dolce, uno sguardo trasparente così come il suo animo che rimangono nel ricordo di tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Da credente, posso affermare convintamente che ha amato gli uomini in misura tale da acquisire un prioritario “lasciapassare” per il Paradiso.
Grazie per tutto quello che sei stato e che ci hai insegnato, amico nostro carissimo.
E che la terra ti sia lieve.
giorgio seguro
C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico… a Is Mirrionis
Riflessioni
di Terenzio Calledda*
…mentre perdura un’immagine negativa del quartiere a causa del disagio sociale ed economico di molti dei suoi abitanti, contemporaneamente a Is Mirrionis si respira un nuovo clima e c’è voglia di incontrarsi e di fare progetti e iniziative, un nuovo dinamismo vede partecipi anche alcune attività economiche, anche giovani e studenti restano in quartiere a fare le ore piccole al pari di altri quartieri, vogliamo partecipare e condividere questo risveglio con tutti i cittadini giovani, artisti, pensionati, lavoratori, ma anche disoccupati e tutti quelli che soffrono disagi, esclusioni e povertà.
A questo fermento culturale il nostro Comitato per la Casa del Quartiere di Is Mirrionis sta cercando di contribuire, accanto all’attività giornaliera delle Parrocchie e alle iniziative delle tante associazioni che animano la vita del quartiere, ed è bene ricordare le Associazioni storiche che con continuità in questi anni passati, hanno svolto attività culturali sociali e sportive, e non va dimenticato anche il lavoro svolto nel passato dalla Circoscrizione e dai Consiglieri.
Certamente possiamo dire che il ns Comitato, con le associazioni e le singole persone aderenti, sta dando un buon contributo anche ad animare il dibattito che coinvolge il passato, il presente ed il futuro del quartiere ma probabilmente anche quello dell’intera città.
Senza dimenticare le Scuole, l’Università, ecc. ci rivolgiamo alle Istituzioni tutte per chiedere attenzione e un impegno concreto in termini di risorse e strutture, idee e progettualità, ma soprattutto vogliamo partecipare e condividere le scelte future per il nostro Quartiere: “Vogliamo trasformare il Quartiere di Is Mirrionis e la Città con la partecipazione dei Cittadini”.
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Oggi mercoledì 28 giugno 2017 Estate con noi
Lettera appello di Padre Zanotelli al Parlamento italiano: “Non firmate il CETA, un gigantesco regalo alle multinazionali”
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La nostra news non prende ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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SOCIETÀ E POLITICA »GIORNALI DEL GIORNO»
Sciopero generale del voto
di MARCO REVELLI
«Per questo appaiono fuori luogo i toni di trionfo del centro-destra, galleggiante, anch’esso, su un vuoto di reale consenso soprattutto privo di una qualche prospettiva credibile in rapporto alle incombenti elezioni politiche nazionali». doppiozero, ripreso da eddyburg, 27 giugno 2017 (c.m.c.)
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L’astensionismo? Indotto dai sistemi elettorali e dalle oligarchie finanziarie
28 Giugno 2017
Andrea Pubusa su Democraziaoggi.
E’ opinione comune che uno dei vincitori di questa tornata elettorale è l’astensionismo. È andato a votare solo il 46% degli aventi diritto, 13 punti in meno rispetto al primo turno. Con un risultato paradossale, quello di Trapani, dove le elezioni sono state annullate perché c’era un unico candidato, ma i voti sono stati […]
Oggi martedì 27 giugno 2017 Estate con noi
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La nostra news non prende ferie. Tuttavia vi accompagnerà fino a metà settembre con ritmi più lenti, senza obblighi di scadenze quotidiane. Godetevi e godiamoci un periodo di rallentamento, di tempi lenti, per quanto ci è possibile. Buona estate a tutti noi e non perdiamoci di vista!
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SOCIETÀ E POLITICA » GIORNALI DEL GIORNO » ARTICOLI DEL 2017
Portogallo, c’è sinistra ad ovest di Bruxelles
di ELENA MARISOL BRANDOLINI
«Il Paese devastato dagli incendi e reduce da una pesantissima crisi economica è da un anno e mezzo un laboratorio di ricette opposte al neoliberismo». il Fatto Quotidiano, ripreso da eddyburg, 26 giugno 2017 (p.d.)
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Noi del NO ripartiamo col Comitato per la democrazia costituzionale
Alfiero Grandi su Democraziaoggi.
Si è tenuta il 24 a Roma un’assemblea dei comitati per il NO che ha deciso di proseguire l’attività col nome originario di Comitato per la democrazia costituzionale (CDC). Ecco una sintesi estrema della lungra relazione di Alfiero Grandi.
La vittoria del No il 4 dicembre non ci mette al riparo per sempre […]
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Giovedì 29 settembre, con inizio alle ore 16.30 sala ex Circoscrizione, via Montevecchio: Assemblea del Quartiere di Is Mirrionis, promossa dall’Associazione Casa del Quartiere – Is Mirrionis, Cagliari.
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La sfida di don Milani. Annotazioni sul Convegno odierno.
Don Milani riempie le sale. Significa che il suo messaggio riesce a parlarci e a darci ancora indicazioni. Ne abbiamo bisogno.La sfida di don Milani. Stasera alla Facoltà teologica. I relatori, Bruno Terlizzo. e Felice Nuvoli, con il coordinatore Mario Girau. Conclusioni non di circostanza del Vescovo Arrigo Miglio. Della visita odierna di Papa Francesco ai luoghi delle missioni di Primo Mazzolari e Lorenzo Milani sottolinea il forte messaggio alla Chiesa italiana, che aveva tentato di emarginare i due grandi uomini e suoi sacerdoti.
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Che i cattolici rivendichino orgogliosamente l’appartenenza di don Primo Mazzolari, come di don Lorenzo Milani e di tanti altri “preti scomodi” alla Chiesa, che pur li aveva nel loro tempo decisamente contrastati, con atti precisi delle gerarchie ecclesiali, non può che fare piacere. Non può che fare piacere che questo riconoscimento sia corale (o almeno sufficientemente condiviso) da tutta la Chiesa cattolica italiana – spinta a tale comportamento dal magnifico gesto odierno di Papa Francesco – che così ricostruisce una comunione al suo interno, con i molti cattolici che si sono sempre ispirati ai due grandi pensatori, uomini e sacerdoti, che li hanno sempre amati e che hanno seguito, sebbene “profeti disarmati”, o proprio per tale qualità.
I cattolici tutti devono essere orgogliosi che questi personaggi siano stati e continuino ad essere riferimento per tanti cattolici e, a maggior ragione, per tanti non cattolici, credenti, non credenti, diversamente credenti. Parlando di don Milani, siamo in molti, tantissimi, ben contenti di averlo conosciuto, attraverso i suoi scritti, in modo particolare “Lettera a una professoressa”, che ha ispirato una giusta radicale critica alla “scuola borghese”, diventando un testo fondamentale per i movimenti studenteschi (anche operai, se solo pensiamo alle 150 ore) delle lotte degli anni 68, 69 e seguenti. Negli anni 70, a distanza di alcuni anni dalla morte di don Milani, fiorirono in tutta Italia le Scuola Popolari, per il diritto all’istruzione delle masse popolari, che riconoscevano nella Scuola di Barbiana un modello da ricalcare. Non importa (e non sarebbe neppure utile) misurare le differenze tra le nostre esperienze di scuola popolare (molte in Sardegna, ma per noi è facile citare, per esperienza vissuta, quella di Is Mirrionis). Ci basta riconoscere che per noi, per proporre e fare quelle esperienze ci è stato luce e guida don Lorenzo Milani, che noi abbiamo messo insieme ad altri grandi pensatori e non importa se Lorenzo Milani probabilmente non avrebbe gradito tutti o alcuni di tali accostamenti. Eravamo felicemente eclettici. Di questa benedetta ecletticità dà conto una “presentazione” dell’esperienza della Scuola Popolare, che riportiamo di seguito. Lo facciamo anche per unirci, a nostro modo, al ricordo fecondo che oggi ne ha fatto Papa Francesco nella visita alla tomba di don Lorenzo Milani e ai luoghi della sua missione a Barbiana.
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Cagliari, quartiere di Is Mirrionis: dal ricupero della memoria di una Scuola Popolare operante negli anni 70 e dell’edificio che la ospitò, una formidabile spinta per riattivare processi di partecipazione attiva dei cittadini alla vita sociale e alla gestione dei beni comuni.
di Franco Meloni
Dal 1971 per cinque anni operò nel quartiere più popoloso di Cagliari, Is Mirrionis, una vivace scuola popolare, organizzata da giovani volontari (studenti universitari e laureati), che anticipò le “150 ore” e l’intervento dello Stato per l’istruzione degli adulti, riuscendo a far conseguire le licenze elementare e (nella quasi totalità) media a oltre 300 discenti (adulti occupati e disoccupati).
I giovani docenti erano di diversa estrazione ideologica, in prevalenza cattolici e di varia collocazione politica del campo della sinistra. Divisi nelle scelte contingenti, ma tuttavia uniti nel perseguire l’obbiettivo della realizzazione del diritto allo studio per tutti, con specifico impegno per i ceti popolari. I loro fondamentali riferimenti ideali davano conto di una certa ecletticità: don Lorenzo Milani con la Scuola di Barbiana, Paulo Freire con la Pedagogia degli oppressi, Antonio Gramsci con la concezione del ruolo degli intellettuali, Emilio Lussu con l’impegno per il riscatto del popolo sardo… tanto per citare i più amati. L’esperienza, iscritta esplicitamente nel “grande movimento di liberazione delle masse popolari di tutto il pianeta” – come si sosteneva allora con convinzione – non perdeva di vista i vissuti umani e professionali di ciascuno (docente o discente) e l’interesse per le vicende del quartiere, inserite negli stessi programmi didattici.
L’ex centro sociale che ospitava la scuola popolare, concesso formalmente dopo un’occupazione tollerata da parte dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari (IACP) che ne era proprietario, divenne un simbolo della “democrazia di base”, della “partecipazione dei cittadini”, principi ispiratori, a volte influenzati da ingenue teorie dei contropoteri, tanto da non rendere particolarmente facili, anzi spesso conflittuali, i rapporti con le Istituzioni – Chiesa e partiti compresi – dei quali si faceva tranquillamente a meno, sostenuti da un rigoroso autofinanziamento.
Esaurita la fase della Scuola Popolare, l’attività proseguì con un Circolo culturale e con il Comitato di quartiere, fino al 2000, anche se dal 1979 in locali diversi dall’ex centro sociale, in quell’anno occupato da alcune famiglie di senza tetto, spinte a questa scelta dagli stessi ambienti dell’amministrazione comunale. A nulla valsero gli appelli del Circolo culturale e del Comitato di quartiere perché non si mettesse in contrapposizione il diritto alla casa con quello agli spazi della partecipazione popolare, rappresentati esemplarmente dall’ex centro sociale. Le istituzioni e tutti i partiti rimasero sordi. In fondo le iniziative che vi si svolgevano non erano esattamente controllabili e perfino “disturbavano” la politica del palazzo. Dopo alcuni anni le famiglie furono sistemate in alloggi adeguati e l’ex centro sociale fu murato e reso del tutto inagibile con la sfondatura del tetto. Così è rimasto da oltre trent’anni: uno squallido rudere, monumento all’inefficienza delle Amministrazioni interessate, a partire dall’azienda regionale Area (subentrata allo IACP), che ne è tuttora proprietaria.
Il rudere dell’ex centro sociale che ospitò negli anni 70 la Scuola Popolare di Is Mirrionis
Ma da quasi tre anni si combatte perché la musica cambi. Infatti l’associazione culturale Antonio Gramsci e altri organismi operanti in quartiere, unitamente a ex docenti ed ex alunni della Scuola Popolare, hanno promosso una serie di iniziative per recuperare la memoria della scuola e delle altre attività che si svolsero nell’ex centro sociale, rivendicando il ripristino dello stabile in favore della cittadinanza. Assemblee popolari e approfondimenti sulla storia del nucleo edilizio con al centro il nostro edificio, che fu progettato da Maurizio Sacripanti, illustre architetto della Scuola romana del Novecento, autorizzano ad essere ottimisti sull’esito positivo della vertenza. Intanto Area non ha dato corso a una sua deliberazione di abbattere l’ex centro sociale per realizzare al suo posto case di abitazione per portatori di handicap, peraltro non richieste dai potenziali destinatari.
L’esperienza della Scuola popolare è stata anche oggetto di un libro, presentato con successo in città e in regione. Questo fermento ha portato alla costituzione di una associazione di cittadini, denominata “Casa del quartiere di Is Mirrionis”, che intende lavorare a 360 gradi, promuovendo la partecipazione popolare e la gestione dei beni comuni urbani da parte dei cittadini. Ed è proprio l’iscrizione dell’edificio dell’ex centro sociale alla categoria dei “beni comuni” che costituisce un’ulteriore garanzia rispetto all’esito delle rivendicazioni in atto. Per conseguire tale finalità la nuova associazione ha anche aderito all’Osservatorio dei beni comuni della Sardegna, impegnato particolarmente a richiedere al Comune di Cagliari l’adozione del “regolamento sulla collaborazione dei cittadini per la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani”
Oggi martedì 13 giugno 2017
La pagina fb dell’evento. ******* Su il manifesto sardo.
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La tecnologia e la irreversibilità delle strutture dei moderni sistemi economici
13 Giugno 2017
di Gianfranco Sabattini, su Democraziaoggi.
Giuseppe Berta, in “Post-global: economia politica della nostalgia” (Il Mulino 2/2017), svolge interessanti considerazioni sul ruolo della tecnologia nella formulazione delle politiche utili a rimediare a molti guasti provocati dalla globalizzazione, sorretta dal funzionamento di un mercato senza regole. […]
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Agricoltura urbana, iniziative dal basso, una vera transizione.
di Enrico Lobina su Cagliari Città Capitale.
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Oggi martedì 13 giugno alle ore 18.30 presso la CSS riunione del Gruppo di Lavoro per il Lavoro Lavoro al Quadrato, in preparazione del Convegno “Lavorare meno, Lavorare meglio, Lavorare tutti. Il Lavoro fondamento della democrazia” (previsto a Cagliari nei giorni 22 e 23 settembre 2017).
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Martedì 4 luglio, con inizio alle ore 16.30 sala ex Circoscrizione, via Montevecchio: Assemblea del Quartiere di Is Mirrionis, promossa dall’Associazione Casa del Quartiere – Is Mirrionis, Cagliari.
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I tavoli di Ero straniero – L’umanità che fa bene
Oggi, venerdì 9 giugno a #Cagliari
- Magistero via Is Mirrionis 1 ore 16:00 dibattiti sulla legalizzazione delle droghe leggere
#Cagliari – scalette Magistero dalle 18:00 ad oltranza per la festa di unica 2.0
#Cagliari- piazza Costituzione 18:15 – 20:15
#Cagliari Farmacia Politica h 19:00 – 21:00 via Carloforte 64 evento ” libertà, dignità, testamento biologico ed InFine vita”
Sabato 10 giugno
#Cagliari via s. Domenico 10 (quartiere Villanova) h 19:00
Martedì 13 giugno
#Cagliari alle ore 17.00 a Cagliari nell’Aula Baffi, ex aula magna economia in Viale Sant’Ignazio n°74. conferenza con Silvestro Montanaro su Le bugie sull’Africa
Giovedì 15 giugno
#SanGavinoMonreale Giornata mondiale del rifugiato
presso Sala Civis Comune San Gavino Monreale Via Roma
#Cagliari circolo Me-Ti via Mandrolisai 60 h 18:30 – 21:00
Evento: l’interazione con i migranti
Venerdì 16 giugno
#Sinnai: evento le bugie sull’Africa h 17:30 biblioteca civica piazza municipio 2
#Serdiana: Comunità La Collina (località s’otta) ore 18:30 Giornata mondiale del rifugiato.
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SOCIETÀ E POLITICA »EVENTI» 2015-ESODOXXI
Il muro incrinato. Migranti e regole Ue, parere-svolta
di PAOLO LAMBRUSCHI, su Avvenire, ripreso da eddyburg.
Finalmente una buona notizia dal fronte più dolorante del mondo di oggi. Ma «non ci si illuda che bastino pareri e future sentenze come grimaldello per scardinare l’ideologia neonazionalista della Fortezza Europa, trasformandola in una casa dalla cui porta entra chi ha diritto». l’Avvenire, 9 giugno
Partecipazione
La benedetta partecipazione
di Enzo Scandurra, da “eddyburg”, 26 marzo 2017
(già pubblicato da Aladinews il 26 marzo 2017)
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- Libertà è Partecipazione
- La Libertà (Giorgio Gaber)
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.
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Come un uomo appena nato
Che ha di fronte solamente la natura
E cammina dentro un bosco
Con la gioia di inseguire un’avventura.
Sempre libero e vitale
Fa l’amore come fosse un animale
Incosciente come un uomo
Compiaciuto della propria libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno
Di spaziare con la propria fantasia
E che trova questo spazio
Solamente nella sua democrazia.
Che ha il diritto di votare
E che passa la sua vita a delegare
E nel farsi comandare
Ha trovato la sua nuova libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche avere un’opinione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
[parlato]: Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto
Che si innalza con la propria intelligenza
E che sfida la natura
Con la forza incontrastata della scienza
Con addosso l’entusiasmo
Di spaziare senza limiti nel cosmo
E convinto che la forza del pensiero
Sia la sola libertà.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un’invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche il volo di un moscone
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione.
Oggi lunedì 8 maggio 2017. Diario e tanto altro ancòra
Oggi lunedì 8 maggio riunione dell’Osservatorio Beni Comuni della Sardegna, alle ore 18 sede CSS (Confederazione Sindacale Sarda) in via Roma 72 Cagliari.
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Oggi lunedì 8 maggio, ore 17, riunione del COMITATO per SA DIE DE SA SARDIGNA presso la sede della Fondazione Sardinia, piazza San Sepolcro Cagliari.
Le associazioni: Fondazione Sardinia, Istituto Gramsci della Sardegna, la Società Umanitaria, la Cineteca Sarda, Inprentas, Fondazione Giuseppe Siotto, Tramas de Amistade, AladinPensiero, Is Picciocus de Palabanda, Confederazione Sindacale Sarda, Fondazione Alziator, Unesco Club Cagliari, Riprendiamoci la Sardegna, Osservatorio sui Beni Comuni della Sardegna, Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Assotziu Scida, Iscandula e singoli personaggi.
Dalla lettera del direttore della Fondazione Sardinia
Cari Amici del Comitato per sa die de sa Sardigna,
mentre leggiamo le prime riflessioni su quanto insieme abbiamo vissuto nella mattinata di venerdì scorso, 28 aprile (vedasi un articolo di Giacomo Meloni pubblicato sul sito della Fondazione e su il manifesto sardo), è opportuno svolgere un ragionamento comune su quanto abbiamo deciso, attuato e da completare. Abbiamo pubblicamente assunto l’impegno di svolgere un passo ufficiale presso il Consiglio Regionale per chiedere che venga esitata e approvata la proposta di legge per proclamare il “Procurade …” di F. I. Mannu inno nazionale della Sardegna (…).
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RICERCHE SOCIETÀ UNIONE EUROPEA
E-democracy: il futuro della democrazia viaggia su Internet
Maria Cristina Marchetti – 6 maggio 2017, su LabSus.
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Alla faccia dell’atesimo, il numero dei cattolici è in crescita
Su LinKiesta.
Come si evolve la fede. Nel mondo i cattolici sono 1,3 miliardi, una persona su sei. La metà vive in America, ma in Africa il numero di battesimi è cresciuto del 20 per cento in un anno. Qui le vocazioni sono aumentate del 7,7 per cento (nello stesso periodo in Europa sono scese del 10 per cento)
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La Chiesa del futuro è nelle mani dei manager
Buone pratiche per la gestione delle parrocchie, iniziative creative per coinvolgere i fedeli. Mentre Papa Francesco è a Milano, la Chiesa organizza una tre giorni sul suo futuro. Cronaca di una tre giorni di lavori sul management pastorale. Una questione più seria di quanto si creda
di Dario Ronzoni su Linkiesta.
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Inverno in Grecia: testimonianze per la memoria
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Domani martedì 9 Maggio, ore, 16 Facoltà Studi Umanistici, aula B. Motzo, via Is Mirrionis 1,
Incontro con l’Autore Cristoph U. Schminck-Gustavus.
Inverno in Grecia. Guerra, occupazione, Shoah 1940-1944, Golem Edizioni
Coordina Prof. Francesco Atzeni
Introduce Prof. Claudio Natoli.
- Tutta la programmazione in Unica.it.
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IL 9 E 10 MAGGIO I SEMINARI FORMATIVI SU “GIOCO D’AZZARDO E RESPONSABILITÀ DEI MEDIA”
La Delegazione regionale Caritas Sardegna in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti della Sardegna e con l’UCSI Sardegna, promuovono due seminari formativi per giornalisti e operatori della comunicazione sul tema “Gioco d’azzardo e responsabilità dei media”. I due seminari si svolgeranno il 9 maggio, dalle ore 14 alle 17 a Cagliari, nella sala conferenze del Seminario Arcivescovile (via Mons. Cogoni 9) e il 10 maggio a Olbia, dalle 14 alle 17 nella Biblioteca comunale Simpliciana (piazzetta Dionigi Panedda 3).
- Seguono dettagli -
Oggi venerdì 14 aprile 2017
VENERDI’ SANTO Liturgia della croce
di Enzo Bianchi, Monastero di Bose.
Giovanni 18,1-19,37
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Scuola Popolare di Is Mirrionis. Comunicazione di servizio. Giovedì 13 aprile 2017, alla scadenza prevista del Bando Culturability, l’Associazione Arkimastria dell’Università della Sardegna – Università di Sassari, Dipartimento di Architettura di Alghero, ha presentato il progetto “Sineddoche” per la rigenerazione spazi da condividere, con riferimento al “Nucleo edilizio di Is Mirrionis, realizzato negli anni 50 su progettazione del grande architetto Maurizio Sacripanti. Presto una scheda del progetto presentato.
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Manifattura Milano è l’idea politica più ambiziosa che c’è oggi in Italia
Far tornare la manifattura – digitale e artigiana – in città. Questo il progetto del capoluogo lombardo. Un piano che travalica la sfera economica e che punta a ridefinire identità e tessuto urbano milanese. E a cambiare il destino del Paese.
di Francesco Cancellato, su Linkiesta.
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L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. A termine
I dipendenti a termine sono aumentati del 38%. Né la riforma del Jobs Act né quella pensionistica hanno invertito questo trend. Complici la crisi internazionale e la velocità dell’innovazione tecnologica, sta di fatto che ha rimetterci sono giovani e precari.
di Gianni Balduzzi su Linkiesta.
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Reddito d’inclusione: il testo del memorandum
Documento siglato il 14 aprile dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni. Su Regioni.it.
Sabato 8 aprile 2017
CONFEDERAZIONE SINDACALE SARDA
ASSOCIAZIONE RIPRENDIAMOCI LA SARDEGNA
ASSOTZIU CONSUMADORIS SARDIGNA
Oggi SABATO 8 APRILE 2017 ALLE ORE 17 presso il Salone dell’Oratorio San Massimiliano Kolbe
in via Sulcis – Quartiere Is Mirrionis – Cagliari verrà proiettato il documentario
“UN DOMANI PER PORTOSCUSO “ (vedi scheda in fondo alla pagina) del regista Salvatore Sardu presente
in sala per la
TAVOLA ROTONDA sul Tema: TERRITORIO, AMBIENTE, SALUTE e LAVORO.
L’Incontro-Dibattito sarà coordinato dal giornalista VITO BIOLCHINI con gli interventi di
don CARLO FOLLESA, SALVATORE SARDU, DON ANTONIO MURA, MASSIMO DADEA, VINCENZO MIGALEDDU e MARCO MANCA.
E’ prevista la partecipazione dei Rappresentanti delle Associazioni e dei Movimenti Ambientalisti della Sardegna.
E’ INVITATA A PARTECIPARE TUTTA LA CITTADINANZA.
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Per la Confederazione Sindacale Sarda, Giacomo Meloni
Per l’Associazione Riprendiamoci la Sardegna, Rossano Farci
Per Assotziu Consumadoris Sardigna Onlus, Marco Mameli
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Economia della “truffa” e stabilità sociale.
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
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CITTÀ E TERRITORIO »LIBRI DA LEGGERE
L’architettura che progettava e edificava le città del buon lavoro.
di Muro Trotta su il manifesto, ripreso da eddyburg .
Una storia «in cui si intrecciano tanti fattori quali il problema dei poveri, la questione delle abitazioni, la religione, il paternalismo, l’assistenzialismo, il capitalismo, gli esiti della rivoluzione industriale, l’utopia, la lotta di classe, l’urbanistica, l’archeologia industriale». il manifesto, 6 aprile 2017
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SOCIETÀ E POLITICA »GIORNALI DEL GIORNO»
La salute va al mercato, il welfare lo vende l’azienda.
di Enrico Rossi, su il manifesto ripreso da eddyburg.
«Ormai, come sanno bene i cittadini che per curarsi devono mettere mano al portafogli per ben 30 miliardi all’anno, il libero mercato della salute conta di più della salute pubblica». Lo ammette uno che è stato corresponsabile delle scelte che hanno portato a questo risultato. il manifesto, 7 aprile 2017
L’Osservatorio Beni Comuni incontra il Comune di Cagliari
Resoconto dell’incontro del 5 aprile 2017
In data 5 aprile (dalle 12 alle 13.30) presso gli uffici dell’assessorato comunale all’Urbanistica e Pianificazione strategica, l’assessora Francesca Ghirra e il presidente della commissione Urbanistica Matteo Lecis Cocco Ortu hanno ricevuto una delegazione dell’Osservatorio Beni Comuni della Sardegna (sezione di Cagliari) composta da Maria Teresa Arba, Paolo Erasmo, Franco Meloni, Stefano Meloni, Gianni Pisanu. L’incontro verteva principalmente sul “Regolamento amministrazione condivisa beni comuni urbani” di cui la nostra città è allo stato priva. Come era ovvio l’incontro si è esteso a una serie di altre problematiche connesse.
Di tutto diamo conto nel presente comunicato stampa.
Preliminarmente segnaliamo il clima di cordialità dell’incontro e la disponibilità da parte dell’assessora Ghirra e del presidente Lecis Cocco Ortu, i quali, impegnandosi per la loro parte istituzionale, hanno sottolineato come l’argomento ricade per competenza sull’intero Consiglio comunale e anche su altri assessorati (Patrimonio, Cultura, Servizi sociali…). E’ pertanto necessario che a questo primo incontro ne seguano altri con i soggetti titolari ai diversi livelli e specificità della problematica che sinteticamente riconduciamo alla “partecipazione popolare, in applicazione dell’art. 118 della Costituzione della Repubblica”. Il primo appuntamento sarà con la Commissione consiliare per lo Statuto e i regolamenti che sta discutendo della redazione del “Regolamento quadro degli istituti di partecipazione” che dovrà essere sottoposto all’approvazione del Consiglio comunale.
Di seguito ulteriori dettagli delle questioni affrontate nell’incontro. - segue -
Oggi mercoledì 29 marzo 2017
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Editoriali di Aladinews. EuropaCheFare?
L’Europa deve essere politica e federale. Ma resta un’utopia.
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PUNTA DE BILLETE ARREGORDARI’ per sabato 8 aprile 2017
Ciao a tutti, per sabato 8 aprile alle ore 17,00 stiamo organizzando come Confederazione Sindacale Sarda, Associazione Riprendiamoci la Sardegna, Assotziu Consumadoris Sardigna – Onlus, nella sala parrocchiale di San Massimiliano Kolbe, a Cagliari in Via Sulcis, quartiere di Is Mirrionis, un Incontro – Dibattito su: territorio, ambiente, salute, lavoro. E’ prevista la presentazione del video documentario “UN DOMANI PER PORTOSCUSO” del Regista Salvatore Sardu, il tutto coordinato dal giornalista Vito Biolchini. Sono invitati a partecipare tutti i rappresentanti delle associazioni e comitati impegnati sul tema del territorio, della salute, dell’ambiente e del lavoro. Sei invitato a partecipare anche TU.
Per gli organizzatori: Giacomo Meloni, Angelo Cremone, Marco Mameli.
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Meridione ovvero “crisi continua”
Gianfranco Sabattini su Democraziaoggi.
Democrazia partecipata: che bella parola… tutta da praticare, ma attenzione alla mistificazione della «partecipazione»
OPINIONI »OPINIONISTI»
La benedetta partecipazione
di Enzo Scandurra
Dietro questo concetto – partecipazione – si nascondono molte insidie e molte ambiguità. Come già nello sviluppo sostenibile…
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Dietro questo concetto – partecipazione – si nascondono molte insidie e molte ambiguità. Come già nello sviluppo sostenibile, questa parola-grimaldello evoca qualcosa di assolutamente positivo, non confutabile, una vera e propria ontologia: “ma come non vorresti uno sviluppo sostenibile?”. Lo stesso si può dire della partecipazione: “ma come non vuoi che gli abitanti partecipino alle decisioni riguardanti la loro vita quotidiana?”. Partecipare è un po’ come fumare la sigaretta elettronica: un dispositivo complicato con il quale cerchiamo di risolvere un problema più semplice: quello di non fumare. Un tempo questo verbo – partecipare – si esprimeva facendo politica, occupandosi di politica. Si girava nei quartieri come attivisti dei partiti della sinistra, si attaccavano manifesti, si facevano riunioni nelle sezioni dei partiti, si scendeva in strada per protestare o per propagandare qualche idea condivisa. Le periferie romane, ad esempio, erano le roccaforti del pensiero rosso. Non solo si partecipava a tutti gli eventi che vi accadevano, ma anche ad eventi che travalicavano la scala del quartiere. Poi i Partiti, soprattutto quelli di sinistra, hanno abbandonato le periferie: sono… partiti. Hanno trovato più efficace lavorare dentro il Palazzo, rompendo il loro cordone ombelicale con il “popolo”.
«come esistono quelli specializzati nel piastrellare un pavimento, così esistono i partecipatori. Questi vengono adoperati da amministrazioni, autorità locali ma anche grosse imprese di progettazione per mediare il rapporto tra progetto ed utenti. Diventano facilitatori del consenso, o comunque negoziatori tra le richieste della popolazione e le decisioni dei pianificatori» [1]
La loro vocazione (un tantino tenuta nascosta) è quella di eliminare il conflitto tra i rappresentanti e i rappresentati, tra l’amministrazione e gli abitanti, in ordine a un qualche progetto o a una qualche opera controversa. Dunque, semplificando, prima i rappresentati (cittadini) votano i loro rappresentanti politici (amministratori), poi, una volta eletti questi ultimi, si organizzano gruppi di pressione per far valere quelli che ritengono i propri diritti. Tutto questo laborioso progetto maschera la crisi della politica, il vuoto politico tra eletti ed elettori. Ma siamo sicuri che il conflitto (parola di questi tempi oscurata) vada eliminato o comunque ridotto?
«Si tratta, in sostanza, di riflettere sulle trasformazioni della rappresentanza in un’epoca in cui il popolo non si sente più rappresentato dalle istituzioni e i cittadini non concorrono più a determinare la politica nazionale (o locale, nda) associandosi in partiti, ma, eventualmente, in altro modo. Potremmo deprecare o meno entrambi i fatti, tuttavia questo è il dato di realtà dal quale partire. E allora delle due l’una: o si ritiene si possa fare a meno del parlamento e dei partiti, rinunciando in tal modo all’idea stessa di democrazia così come definita dalla modernità giuridica (in fondo le pulsioni populiste che sono oggi egemoni operano in tal senso) oppure diventa necessario ricollegare le istituzioni e gli strumenti della democrazia rappresentativa alle diverse espressioni in cui si manifesta la volontà popolare. Se si vuole rafforzare la democrazia costituzionale è necessario ripensare oltre alle forme della rappresentanza anche le forme della partecipazione»[2]
Ma c’è un secondo aspetto della questione che è dirimente: chi partecipa alla partecipazione? Non tutti gli abitanti della città, ovviamente, ma un limitatissimo gruppo di loro esponenti, quelli che se lo possono permettere, mentre la gran parte della popolazione, una volta esaurita la fase elettorale, è occupata a procurarsi quanto necessario per vivere o, più spesso, per sopravvivere. Il gruppo dei partecipanti diventerà ben presto un gruppo di pressione che, a sua volta, pretenderà di aver ricevuto una delega dagli abitanti esclusi e di rappresentarli di fronte agli amministratori.
«Una specie di professione cuscinetto tra interessi diversi. Il problema è che in questa funzione filtro specializzata tutto si ricompone in maniera tale che poco cambia nella passività degli abitanti e nella vecchiezza dell’impostazione progettuale».[3]
Ma nel lungo periodo il rischio è che tale pratica tecnica aumenti ancora di più il distacco tra popolazione e suoi rappresentanti, anzi che ne sancisca definitivamente il distacco, che è crisi della politica, crisi della rappresentanza, crisi della democrazia. E anziché affrontare questa crisi, si preferisce aggirarla, sterilizzarla. E come sempre è la tecnica ad assolvere questa funzione. Perché, spiegano i cosiddetti facilitatori, la partecipazione ha delle regole ferree che bisogna conoscere e rispettare, pena la sua perdita di efficacia. Quella del “facilitatore” è diventata dunque una professione a parte che si avvale di un linguaggio e di tecniche che solo uno specialista può conoscere. Così che all’opacità dei progetti di una amministrazione si aggiunge quella, ancora più opaca, della partecipazione, con buona pace del conflitto e della cittadinanza attiva. Se applicassimo questo concetto alla malattia, sarebbe come dire che trovando oscure le parole del medico cui ci si affida e altrettanto incomprensibili le cure da lui prescritte, si decidesse di far nascere una figura professionale (il facilitatore) che fa da cuscinetto tra il paziente e il medico.
Quì la crisi dell’urbanistica, in quanto sapere specializzato, si fa più evidente. Sappiamo bene che un abitante che volesse leggere il piano regolatore del proprio paese per conoscere la destinazione d’uso di una qualche area e le norme tecniche che ad esso si riferiscono, troverebbe assai difficile comprendere quelle mappe e ancor più difficile destreggiarsi tra quelle norme. Sorge allora la domanda: quand’è che l’urbanistica si è così specializzata tanto da diventare incomprensibile agli abitanti al servizio degli interessi dei quali essa è nata, a tal punto specializzata che occorre una figura professionale ad hoc per decifrarne il senso e le insidie? Questa sua specializzazione, come la lingua latina usata da don Abbondio per abbindolare Renzo e Lucia, sembra costruita ad arte per essere di volta in volta, interpretata in funzione delle esigenze dei privati, delle agenzie immobiliari. Il piano regolatore, ad esempio, detta delle regole precise in tema di edificazione e uso dei suoli. Ma poi poteri forti sono sempre capaci di derogare quelle norme, o attraverso nuove norme o attraverso varianti al piano. Alla fin fine lo strumento di piano finisce sempre col favorire l’interesse privato rispetto a quello pubblico.
In che modo la cittadinanza può difendere l’interesse pubblico in una condizione di svuotamento della democrazia rappresentativa? Non sempre una democrazia pluralista e conflittuale può supplire questa carenza. La complessità sociale con la quale si manifesta oggi la cittadinanza difficilmente si presta ad essere interpretata e men che mai ad essere rappresentata. Così che anche «il rappresentato dovrà convincersi – in tempi di crisi della rappresentanza e di liquefazione del rappresentante – che la lotta per le istituzioni democratiche gli appartiene»[4]
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[1] F. La Cecla, Contro l’urbanistica, Einaudi, Torino, 2014, p.79
[2] Così Gaetano Azzariti, riassume il senso dell’attuale crisi della rappresentanza; da: I tre cardini del rinnovamento istituzionale, Il manifesto, 15 marzo, 2017
[3] Ivi
[4] Ivi
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L’urbanistica è una disciplina sempre piú inadeguata alla realtà delle città e del loro quotidiano farsi e disfarsi. I processi umani, economici, etnici e ambientali che si manifestano nei centri urbani sfuggono sistematicamente a piani e progetti, a mappe e logiche immobiliari. L’urbanistica continua a essere anacronisticamente legata all’architettura, con le sue ossessioni formalistiche e spettacolari. Le città, nel frattempo, crescono per spinte interne, non solo in slums e favelas, ma attraverso la richiesta di spazio pubblico che si manifesta nei grandi eventi di piazza, da Gezi Park a Occupy Wall Street. Mai come oggi la democrazia si gioca nello spazio pubblico, nelle strade, sui marciapiedi. Urbanistica e pianificazione sono invece ancora prigioniere di una visione obsoleta, che mitizza la passività a scapito delle esigenze del reale. Serve una nuova scienza delle città, capace di garantire, in primo luogo, una vita dignitosa e decorosa per tutti. Un’urbanistica da rifondare, per rispondere al diritto a una quotidianità ancora del tutto ignorata.
(…)
Oggi sono proprio le «grandi città» e spesso i loro «non luoghi», che urbanisti, sociologi e antropologi pensano essere il luogo assoluto dell’anonimato, a manifestare un modo politico diverso di esserci. Nell’immaginario dei nuovi tiranni c’è una città vuota e gestita dalla paranoia di un’urbanistica che si occupa di separare, zonizzare, controllare, chiudere dietro cancelli i ricchi e le classi medie e dietro paraventi di lamiera gli slums. Dall’altra parte i poveri urbani ma anche la «piccola borghesia» e le classi medie sanno che mai come adesso la città è una risorsa irrinunciabile, proprio perché è nella quotidianità dei suoi spazi, privati o pubblici, che si esercita la capacità di migliorare le proprie condizioni di vita.
È interessante che l’urbanistica oggi riveli la sua povertà concettuale di fronte a questi cambiamenti. Essa è incapace, molto piú delle scienze umane, abituate a fare i conti con i propri paradigmi, di rinnovarsi. È incapace perché ha perso «epistemologicamente» il senso della realtà. Si barrica e si difende dietro statistiche, mappe, trend e flussi ed è incapace invece di entrare nella vita fisica delle persone rispetto ai luoghi fisici della città. C’è in questa caduta di strumenti, in questa povertà intellettuale, la fine di una disciplina che si è arroccata dietro a un tecnicismo miope e che non ha mai voluto diventare una «scienza umana». Sono passati venticinque anni da quando ho scritto su «Urbanistica» un saggio che si intitolava: L’urbanistica è una scienza umana? 8), in cui ne dimostravo la profon- da disumanità. L’urbanistica è incapace di conoscere quello che avviene nelle città perché è chiusa dentro parametri numerici e «liste», perché ha creduto che la realtà sociale sia qualcosa di trasferibile in mappature e percentuali e calcolo delle probabilità. È ovvio che le sfuggano i reali movimenti e le reali motivazioni, quello che la gente che vive in una città pensa e sente di essa e le motivazioni che si dà per viverci. Se non si capiscono le componenti vissute della cittadinanza a ogni livello, dai poveri alle classi medie, ai ricchi ur- bani, se non si capiscono le logiche di appartenenza ai luoghi, non si afferra cosa in essi avvenga o stia avve- nendo. L’antropologia è uno strumento essenziale solo se ovviamente opera su di sé quella critica che Unni Wikan auspica e che ha a che fare con la lettura non della cultura (termine caro all’antropologia ma che ha finito per nascondere l’immanenza dell’umano) delle persone, ma dell’esperienza vissuta dell’urbano. È questa dimensione, quella dell’esperienza vissuta che ho definito altrove «mente locale» 9), un intrecciarsi di vissuto e di luoghi in una reciproca costruzione quotidiana di identità. L’antropologia può aiutare l’urbanistica a rinnovarsi, ma prima occorre che questa desueta e inutile disciplina venga radicalmente rasa al suolo per essere rimessa in sesto. Il problema è che essa continua a essere il luogo di privilegi, si strofina con troppo godimento ai palazzi del potere, siano essi tirannelli o organizzazioni internazionali. Fin quando l’urbanistica somiglierà a una disciplina di policies di polizie per la città, fin quando essa avrà un carattere prescrittivo, allora sarà impossibile che assuma orecchie e occhi nuovi e che sia una disciplina anzitutto di ascolto delle città.
8) franco la cecla, L’urbanistica è una scienza umana?, in «Urbanistica», 1996, n. 106.
9) id., Mente Locale, Eleuthera, Milano 2008 (con una prefazione di P. K. Feyerabend).