Risultato della ricerca: Vanni Tola

La Cittadella dei Musei intitolata a Giovanni Lilliu

A un anno dalla scomparsa di Giovanni Lilliu gli verrà intitolata la Cittadella dei Musei. Nell’occasione verrà scoperta una scultura di Pinuccio Sciola dedicata a Giovanni Lilliu, Sardus Pater.

La cerimonia è in programma martedì 19 febbraio, in occasione del primo anniversario dalla morte dello studioso, con inizio alle ore 11 nell’Aula rossa della Cittadella in piazza Arsenale 1.
Parteciperanno insieme ai familiari di Giovanni Lilliu, il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda e quello di Barumini, Emanuele Lilliu, nonchè i componenti degli organi accademici dell’università di Cagliari e i colleghi e allievi del professore, tra questi, Attilio Mastino, rettore dell’università di Sassari.

Agenda Sardegna. Agroalimentare: salire sul treno in corsa dell’innovazione


Ricerca e innovazione per diversificare e riqualificare il comparto agro-alimentare sardo
di Vanni Tola
La notizia è certamente importante. Quest’anno circa quindici milioni di litri di latte ovino sardo saranno commercializzati in continente o all’estero. Di questi oltre sette milioni di litri andranno nella regione Lazio. Il latte ovino sarà lavorato dall’industria casearia Brunelli, un’impresa che da qualche tempo ha messo in atto una profonda diversificazione delle produzioni derivanti dal latte ovino. I protagonisti della vicenda sono centinaia di pastori di alcuni comuni del nuorese che, con l’aiuto della Coldiretti e rompendo i confini dell’angusto mercato regionale, hanno deciso di ricercare al di fuori dell’isola una maggiore remunerazione del loro prodotto. L’operazione di commercializzazione, iniziata lo scorso anno, aveva fatto ottenere ai produttori una valutazione del latte ovino di ben settantacinque centesimi al litro quando in Sardegna il prezzo medio non superava i sessantatré centesimi. Quest’anno gli accordi stipulati hanno fatto salire il prezzo a settantotto centesimi, ancora meno degli ottanta centesimi percepito dai produttori di latte ovino in altre regioni italiane, ma pur sempre un importante risultato. Gli effetti o le ricadute nel comparto lattiero caseario non hanno tardato a manifestarsi.  PRECEDENTI V.Taladin

LA SEDIA di VANNI TOLA

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Ambarabà il voto a chi darà?

Quando, da bambini si cominciava un gioco, per stabilire chi avrebbe iniziato per primo a giocare ci si affidava alla sorte con una filastrocca. “Ambarabà, ciccì, coccò, tre civette sul comò, che facevano l’amore, con la figlia del Dottore, il Dottore si ammalò, ambarabà, ciccì, coccò. Si recitava questa filastrocca indicando, a ogni parola, un bambino diverso. Era prescelto quello indicato con l’ultimo “coccò”.

La filastrocca mi è tornata in mente pensando alla campagna elettorale in corso. I candidati premier sono diversi. Alcuni vecchi stagionati che qualcuno ha definito “usato sicuro”, altri nuovi che svolgevano diverse attività e sono approdati alla politica, altri ancora in quanto ideatori di formazioni le più varie opportunamente create per la bisogna (salvare il proprio posto in Parlamento) e, generalmente apparentate con uno degli schieramenti maggiori.

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Innovazione e ridondanza tecnologica

L’innovazione tecnologica è solitamente sinonimo di sviluppo, migliora i servizi, le comunicazioni e la qualità della vita in quello che Mc Luhan definiva “il villaggio globale”. Ma quanta innovazione tecnologica ci serve? La corsa frenetica e ossessiva che rincorre il nuovo è davvero necessaria per soddisfare nuovi bisogni o risponde ad altre logiche e strategie del mercato? La ricerca tecnologica assorbe ingenti risorse umane e di capitali, modifica radicalmente condizioni di vita di intere comunità, determina nuovi bisogni. E’ forse il caso di individuare una linea di demarcazione tra lo sviluppo tecnologico necessario e sostenibile e un certo tipo di sviluppo tecnologico fine a se stesso, slegato dal contesto nel quale si realizza, senza limiti, vincoli e finalità reali.

Osilo – Un tè col profumo e il respiro dell’arte

Il respiro dell'arte Osilo

di Vanni Tola
Fare cultura in un piccolo paese mobilitando artisti di valore non è facile. C’è riuscita l’Associazione culturale “Il respiro dell’arte” diretta dalla musicista Daniela Barca. L’associazione ha già al suo attivo diverse edizioni di un interessante festival che si svolge nel mese di settembre nelle piazze e nelle caratteristiche stradine del paese di Osilo.
Obiettivo dell’associazione è quello di diffondere e ampliare qualsiasi forma artistica, con una particolare attenzione al recupero delle tradizioni locali divulgando la cultura sarda nelle più svariate forme d’arte (musica, poesia, pittura, moda), con una rivisitazione in chiave moderna delle creazioni artistiche tradizionali. Tra gli artisti che hanno animato il festival dello scorso anno Il bluesman Francesco Piu, i ContraMilonga con i ballerini Eloy Suoto e Laura Elizondo, il quartetto di chitarra Rigel Quartet, Karel Quartet, l’archeologo Franco G.R. Campus che ha realizzato un affascinante racconto alla scoperta delle donne e dell’amore nel Medioevo, i Dolci Accenti che hanno animato una suggestiva passeggiata musicale nel bosco della vallata degli antichi mulini ad acqua.

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Soldi e sogni
Ho fatto un sogno. Veronica Lario, divorziata da Berlusconi, ha deciso di devolvere 50.000 euro al giorno a favore dei malati di SLA e di altre malattie invalidanti. 1.500.000 al mese, 18.000.000 di euro all’anno, rappresenterebbero un notevole contributo alla politica sanitaria del paese. Alla signora resterebbe la stima e la riconoscenza eterna dei malati e delle loro famiglie e altri 18.000.000 di euro l’anno per vivere e crescere i figli. Ho fatto un sogno.

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Maestri nonni

Avete un nipote di sei anni che frequenta la prima elementare? Saprete quindi che arriverà in prima media nell’anno scolastico 2017/2018, cioè tra cinque anni. Per effetto della riforma delle pensioni, troverà ad accoglierlo insegnanti di settanta anni che attendono di raggiungere l’età di settanta anni e sette mesi per poter andare in pensione. Nel 2020 il nipotino, ormai diventato adolescente, abbandonerà la scuola media salutato da insegnanti di settantuno anni. Quando terminerà il ciclo di studi della media superiore, nel 2025, riceverà il certificato di diploma da insegnanti che potrebbero avere settantuno anni e nove mesi. Nel 2040, invece, per i suoi fratellini più piccoli, non sarà difficile trovare tra i banchi di scuola maestre e professori di settantatré anni che attendono di maturare altri due mesi di anzianità per poter andare in pensione. Si potrà ancora insegnare in modo efficace a settanta anni con alunni che hanno cinquanta o sessanta anni di meno?
Lascio la risposta agli insegnanti stessi ed ai pedagogisti. Il problema, naturalmente, non è rappresentato dall’età anagrafica o quanto meno dalla sola età anagrafica ma anche da un insieme di valutazioni complesse (stato di salute, decadimento fisiologico determinato da una professione usurante, eccessivo divario generazionale, ecc).
Ma perché si pensa che la vita lavorativa possa essere allungata con riferimento all’unico parametro della maggiore aspettativa di vita? Vivere non significa sempre vivere bene, in piena efficienza fisica e mentale, spesso non è cosi. Certo dipende dai modelli di riferimento.

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Stati di Polizia

Sapreste distinguere, durante i telegiornali, i poliziotti italiani da quelli greci o spagnoli mentre caricano e manganellano i manifestanti? Tutti uguali, stesso abbigliamento, stesso modo di muoversi, stesse strategie, identici gesti, medesima incontrollata violenza. E’ questo il nuovo ordine europeo, è questa l’unificazione politica dell’Europa? Quando i popoli europei si libereranno dei governi illiberali per diventare una vera ed unica democrazia?

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Il cuore del generale
La vicenda del potente Gen. Petraeus si presta ad alcune riflessioni. Uno degli uomini più potenti della terra, un generale dai nervi d’acciaio, un grande stratega, inciampa in una vicenda di cuore o di letto, a seconda dei punti di vista. Come era già accaduto a Clinton e a molti altri grandi della Terra. Paradossalmente, una storia così banale, riconduce ad una dimensione più umana il super eroe della guerra in Afganistan. Come tanti comuni mortali, guidati dal desiderio da fare carriera, sposa una donna non bellissima ma potente, appartenente ad una famiglia di generali fin dai tempi di Toro Seduto. Tutto bene fino a quando non arriva ai massimi livelli delle forze armate americane. Nel frattempo però, come qualunque uomo comune, sente attrazione per un’altra donna, molto più giovane e più bella della moglie, con un glorioso passato militare e nel mondo dello spionaggio, e tradisce la consorte. Obama, che pensava a lui per incarichi prestigiosi, ci rimane molto male. Improvvisamente “rambo” ridiventa, nell’immaginario collettivo, un uomo come tanti altri. Gli uomini comuni, pur non particolarmente interessati alla vicenda, in fondo in fondo, godono nell’assistere al “declino” del superman di turno. In fondo, la saggezza popolare delle nostre campagne aveva già previsto tutto. Un noto proverbio contadino, presente in quasi tutte le parlate delle campagne italiane, in veneto recita cosi : “Tira pì un pel de mona che un paro de bò”…. Non credo sia necessario tradurre per capire che cosa tira di più di un paio di buoi.

Abbattere statue

Carlo Feroce con preservativo 30 ott 12

Abbattere statue
di Nicolò Migheli (da Sardegnademocratica)

Un gruppo di indipendentisti ha occupato la statua di Carlo Felice, nel largo omonimo a Cagliari; hanno ricoperto il monumento con un telo bianco, rivestendolo dei Quattro Mori. Di fianco alla statua sono stati issati cappi che ricordano i cagliaritani uccisi dopo la congiura di Palabanda del 1812. Salvatore Cadeddu, Raimondo Sorgia, Giovanni Putzolo giustiziati. Gaetano Cadeddu, Giuseppe Zedda, Francesco Garau, Ignazio Pani condannati a morte in contumacia. Giovanni Cadeddu e Antonio Massa condannati all’ergastolo e Giacomo Floris e Pasquale Fanni al remo a vita. I congiurati cagliaritani sono ricordati solamente da una lapide nascosta nell’Orto botanico.

Per i lavoratori dell’Alcoa oltre l’Alcoa per la Sardegna!

Tavolara Enel

Dopo la rinuncia della Glencore per l’acquisto di Alcoa, il ministro dello Sviluppo si dice comunque sicuro che ci sono altre realtà interessate a rilevare l’azienda. Auguriamocelo. Ma se cosi non fosse? Perché continuare a illudere gli operai e le popolazioni interessate fino allo sfinimento?

Se, come traspare dalle analisi degli economisti, il sistema industriale isolano ha poche e limitate possibilità di ripresa, è forse preferibile pensare a misure di emergenza efficaci e reali, le uniche che servono realmente oggi, pensando contemporaneamente ad un progetto per il futuro.

Per non rassegnarci al disastro industriale. In Sardegna un grande polo agro-alimentare e un’industria di trasformazione dei prodotti alimentari locali

Tavolara Enel

di Vanni Tola

Dopo la rinuncia della Glencore per l’acquisto di Alcoa, il ministro dello Sviluppo si dice comunque sicuro che ci sono altre realtà interessate a rilevare l’azienda. Auguriamocelo. Ma se cosi non fosse? Perché continuare a illudere gli operai e le popolazioni interessate fino allo sfinimento?

Se, come traspare dalle analisi degli economisti, il sistema industriale isolano ha poche e limitate possibilità di ripresa, è forse preferibile pensare a misure di emergenza efficaci e reali, le uniche che servono realmente oggi, pensando contemporaneamente ad un progetto per il futuro.

Tra le misure immediate da adottare, la principale, in termini assoluti, è quella di trovare un’alternativa di reddito e di prospettiva per i lavoratori Alcoa e delle altre realtà industriali in crisi.

Ma è pure necessario che la classe politica regionale, le forze sociali, le organizzazioni politiche comincino a costruire un piano di sviluppo straordinario per l’isola. Un vero nuovo piano di rinascita che dovrà essere finalizzato allo sviluppo e la valorizzazione delle risorse e delle potenzialità locali. In esso dovranno essere riformulati programmi e interventi per l’agro-pastorizia, il turismo, la bonifica delle aree industriali abbandonate o che stanno per esserlo, l’autosufficienza energetica. Magari con il pensiero rivolto alla nascita di un’industria agro-alimentare che sappia valorizzare le produzioni di nicchia delle nostre campagne e riprogrammare le attività esistenti (formaggio, olivo, vino, ortaggi) in una logica di mercato globale. La prospettiva nel medio periodo potrebbe essere quella di realizzare in Sardegna un grande polo agro-alimentare e un’industria di trasformazione dei prodotti alimentari locali capace di operare e competere nei mercati nazionali e internazionali.

Abbiamo tante risorse e potenzialità per poterlo fare. Risorse spesso sottovalutate che invece permetterebbero una competizione dignitosa perfino con i grandi poli alimentari esistenti. Si pensi al clima favorevole, all’ambiente agrario ancora relativamente pulito, alle vaste aree incolte da mettere a coltura, alla presenza costante di turisti (intesi anche come potenziali consumatori dei prodotti) e alle attività di base esistenti (pastorizia, allevamento, viticoltura) che richiedono soltanto una riqualificazione produttiva in funzione della globalizzazione dei mercati e una buona rete di commercializzazione.

Occorre la determinazione necessaria per un’analisi critica e costruttiva delle logiche e delle politiche di sviluppo del passato e altrettanta determinazione per mettere in cantiere un nuovo progetto di sviluppo realmente alternativo a quello realizzato con i vecchi piani di rinascita e con una politica industriale che sarebbe eufemistico definire soltanto inadeguata. Chi saprà raccogliere questa sfida?

Il mercato del latte ovino – Cronache dalla periferia dell’impero

Vanni Tola

di Vanni Tola *

Ciclicamente riparte in Sardegna la vertenza sul prezzo del latte facendo emergere particolarità e problemi gravi e, talvolta, perfino curiosi. Da sempre la formazione del prezzo del latte ovino è nelle mani di un “cartello” di industriali caseari locali. A nulla sono valsi i tentativi delle associazioni di categoria, del Movimento Pastori Sardi e della Regione Sardegna di rompere questa sorta di monopolio che impone un prezzo del latte che non copre neppure le spese di produzione. Accade il finimondo però quando un gruppo consistente di pastori, molto incoraggiati dalla Coldiretti, scopre e mette in pratica un’attività scontata ed ovvia. La possibilità di vendere il latte ovino nel libero mercato ottenendo una migliore remunerazione del prodotto. Nel caso specifico rivolgendosi ad un importante imprenditore laziale, Brunelli, da decenni leader nella produzione di formaggi ed in particolare del pecorino romano. Apriti cielo. Critiche da più parti con accuse di “tradimento” rivolte ai pastori che esportano il loro prodotto al di fuori dell’isola. Il concetto – che niente ha a che fare con le regole di mercato- recita che è inaudito far lavorare il latte sardo fuori dalla Sardegna. Perché? Altri invece se la prendono con l’acquirente, l’imprenditore laziale dipinto come “su mere chi benit dae su mare a balanzare con su triballu nostru”. Si agita la lobby regionale degli industriali dal formaggio, si muovono le pedine giuste per arginare l’operazione. Un politico regionale, con tempestività degna di migliore causa, propone alla regione di interrompere i sussidi a sostegno dei produttori di latte ovino, per quei pastori che vendono il loro prodotto fuori dall’isola. Perché? Perché il loro latte sarebbe poi utilizzato dall’acquirente per produrre ancora pecorino romano la cui produzione, invece, la regione Sardegna tenderebbe a ridimensionare. Come affermare che sia possibile praticare una sorta di vendita condizionata di un prodotto. Te lo vendo ma a patto che tu lo utilizzi per questa produzione e non per quest’altra. L’economia creativa di Tremonti, al confronto, appare una cosa seria. Non si comprende neppure perché questi stessi individui invece non abbiano niente da ridire, per esempio, sul fatto che la società 3A di Arborea (legittimamente) spedisca quotidianamente nel continente notevoli quantità di latte bovino certificato di alta qualità ad alcuni importanti produttori di latte e formaggio quali la Granarolo per produrre il latte “della Lola”. Uno strano “patriottismo economico” per settori merceologici distinti. Nel frattempo il Consorzio del Parmigiano Reggiano stipula un accordo commerciale con la McDonald per inserire in uno dei loro hamburger il parmigiano. Naturalmente nessuno in Emilia Romagna si sognerebbe mai di dire che non si deve vendere parmigiano alla Mac Donald perché è una società americana o perché gli hamburger fanno ingrassare e non rappresentano il massimo in termini di corretta alimentazione. In Sardegna invece un esponente politico regionale può proporre la riduzione di sovvenzioni pubbliche ai produttori di latte ovino per impedire o ostacolare la vendita del latte alla ditta Brunelli soltanto perché con quel latte l’industriale Brunelli produrrà del pecorino romano. Accade nella periferia dell’impero.

La questione della formazione del prezzo del latte è una questione delicata e complessa, la approfondiremo con interventi specifici. Si dovrà cominciare a parlarne prendendo atto che in Sardegna è ancora in vigore una procedura di formazione del prezzo del latte arcaica e complessa. Procedura che incide profondamente nell’attività della filiera latte-formaggio e, per conseguenza, sulle condizioni di vita dei pastori e sulle prospettive di sviluppo del comparto.

Occorrerà farlo partendo da alcune considerazioni di base che non possono essere certo ignorate. Il prezzo di un prodotto, nel nostro ordinamento economico, lo determina il mercato, l’incontro tra la domanda e l’offerta. Considerazione ovvia e scontata. Dalla quale ne consegue un’altra. E’ incontrovertibile, evidente e logico che i produttori di latte ovino cerchino nel mercato acquirenti che offrano una migliore remunerazione del loro prodotto. Le industrie casearie locali, anziché continuare a operare con logiche da capitalismo primitivo e con atteggiamenti da “padroni delle ferriere”, dovranno sforzarsi di diventare, a loro volta, operatori del mercato globale abbandonando logiche localistiche e, soprattutto, riconoscendo un giusto prezzo per il latte ovino. La stipulazione dei contratti tra pastori e casari locali avviene ancora adesso con trattative individuali del singolo produttore, che ha pochissimo potere contrattuale, o con la mediazione di associazioni di categoria che non hanno il potere contrattuale che sarebbe necessario per un confronto efficace con gli industriali. E il risultato è sotto gli occhi di tutti, il prezzo corrisposto per il latte quasi non copre i costi di produzione. Lo stesso Movimento Pastori Sardi, che pure ha maturato una forte capacità rivendicativa e ottenuto importanti conquiste nelle vertenze con la Regione e gli industriali del formaggio, non ha mai affrontato in modo deciso la questione della vendita del latte nel libero mercato. Non è mai diventata, oltre che movimento rivendicativo, un’associazione o un consorzio di produttori capaci di gestire sul mercato la produzione del latte ovino isolano con iniziative e strategie commerciali adeguate alle caratteristiche di un mercato sempre più aperto e globale. Si è stati capaci di bloccare le navi che importano agnelli da paesi terzi per rivenderli come agnelli sardi ma non si è ancora riusciti ad organizzare un forte potere contrattuale e una managerialità adeguati al mercato del latte ovino (partecipazione ad aste nazionali ed internazionali, esportazione di grandi quantità di latte e formaggio). Sarà questo uno dei temi centrali della nuova stagione di lotte che il Movimento Pastori Sardi ha avviato? C’è da augurarselo, anche se la questione del prezzo del latte rappresenta soltanto una delle grandi questioni che interessano il comparto pastorale.

(Vanni Tola)

La cultura ci salverà. Cagliari ricordi degnamente un suo grande artista: Giuseppe Antonio Lonis

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Se vi capita di passare nella via Manno, anche se di fretta, entrate per un attimo nella chiesa di Sant’Antonio Abate (per i cagliaritani “Sant’Antoni de sa Costa” o “Sant’Antoni de su fogu”). Non c’è bisogno che entriate dentro la chiesa (che peraltro merita una visita), potete fermarvi proprio all’ingresso per guardare le due statue lignee che sono poste  in nicchie protette da vetri, a destra e a sinistra nel vano subito dopo il portone d’accesso.

A Asibiri si parla dell’ultimo libro di Luciano Marrocu “Le rivoluzioni vanno sempre storte”

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Martedì 17 aprile alle 19 nella sede di Asibiri, in via S. Saturnino 7 a Cagliari “Le rivoluzioni vanno sempre storte” - Sugaman il nuovo romanzo, solo in edizione digitale, di Luciano Marrocu. Con la presentazione e le letture di Paolo NoriFa gli onori di casa e introduce Giovanni Maria Bellu. Il romanzo sarà in vendita al prezzo di € 3,90 con la personalizzazione e con in omaggio il libro (di carta) che si intitola Questo non è un ebook. 5 + 1 lezioni semiserie sui libri digitali di Alessandro Bonino.