Risultato della ricerca: Vanni Tola

È il silenzio al termine di una sinfonia a dare senso alla sinfonia stessa, così è la morte che dà senso alla vita

di Vanni Tola
Claudio Abbado FOTO PICCOLAQuando scompare un grande personaggio della cultura, quale è stato Claudio Abbado, generalmente si ripercorre la sua esperienza professionale, le tappe fondamentali della sua esistenza. Un giornalista, Gianni Poglio, ha pensato di ricordarlo selezionando alcune delle frasi più espressive estrapolate dalle sue interviste che concorrono, in maniera certamente efficace, a raccontare e ricordare il Grande Maestro.
È il silenzio al termine di una sinfonia a dare senso alla sinfonia stessa, così è la morte che dà senso alla vita.
La cultura è un bene comune e primario, come l’acqua: i teatri, le biblioteche, i musei, i cinema sono come tanti acquedotti. – segue -

Pro-grammi (o pro-kili) elettorali. Pietà per i pochi che li leggono!

Disperaz31di Vanni Tola
Aiuto, programmi elettorali in corso di pubblicazione. Certamente, a molti di voi sarà venuta voglia di leggere i programmi elettorali delle forze politiche in campo. Pensateci bene prima, è una decisione molto impegnativa e gravosa. Perché? Intanto perché si tratta, generalmente, di comunicazioni poco efficaci, non immediate, in secondo luogo perché da esse difficilmente emerge una ipotesi politica strategica che metta in condizione il lettore di capire, con un buon grado di approssimazione, le caratteristiche del progetto politico rappresentato. Mi spiego meglio. I programmi non sono vuoti, privi di proposte e di idee. Al contrario. Gli estensori si sono premurati di indicare nel dettaglio tutti i problemi, ma proprio tutti, di qualunque comparto produttivo, di qualunque settore economico e, via via proseguendo, dei diritti sociali, dei problemi legati alla cultura, dei trasporti, della pesca, ecc. Difficile che ciascun sardo non ritrovi nel programma elettorale una proposta o una soluzione per un suo specifico problema, una frase tale da indurlo ad appoggiare questa o quella forza politica. Il problema è trovarla la proposta in un mare di idee immenso. Il nostro ipotetico lettore dovrebbe avere la pazienza, il desiderio di esplorare, riga per riga, capitolo per capitolo, l’intero documento programmatico e, certamente, se avrà proceduto con meticolosità, potrà trovare ciò che cerca. La mia pazienza di osservatore si è arresa dopo la lettura dei primi due programmi che mi sono capitati fra le mani. Il primo, predisposto da una formazione dell’area indipendentista, ha utilizzato ben 7431 parole (circa 29 pagine di Word) per esporre concetti e opinioni. Il secondo, appartenente a una delle formazioni maggiori, ha utilizzato 27.449 parole (circa 66 pagine di word con caratteri da 10). Vorrei leggere anche gli altri programmi delle forze politiche che concorrono nelle prossime elezioni regionali, credo sia anche il desiderio di molti sardi. Una preghiera allora, fatte un riassunto.sedia-van-gogh-4-150x150-bis1
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I 6 programmi delle 6 coalizioni

Le elezioni che vengono, tra fantasmi ed attese

VT Van Gogh Il seminatore Vanni Toladi Salvatore Cubeddu

Abbiamo chiuso una settimana migliore delle precedenti, se concordiamo su una politica che abbia quale orizzonte di giudizio la fuoruscita dal governare presente e la prospettiva di insediamento nelle istituzioni di progetti di libertà per/con il nostro popolo.
Progetti: come aggettivarli? Sardisti, sovranisti, autonomisti, indipendentisti, separatisti… I concetti, che questi aggettivi sottendono, lasciano ciascuno una particolare e differente zona d’ombra o un cattivo ricordo, per come sono stati applicati o per le difficoltà a stenderli serenamente su un futuro percepibile. Rassicurano, però, due fatti: primo, la destra non è più sicura di vincere; secondo, l’ala ‘sardista’ (quella per la quale la Sardegna diviene il referente principale del pensare e dell’agire politico) forse non sarà espulsa del tutto dall’istituzione regionale.
Rassicurano, però, fino a un certo punto. Il cambio di guida del centro sinistra non risolve, di per sé, il dato di un PD reso retroguardia di un qualsiasi anche debole pernsiero autonomistico sia dall’incalzare della coscienza sovranista/indipendentista e sia dalla baraonda rivendicativa di un centrodestra che si è impossessato, quasi sempre stravolgendola, di parte significativa della strumentazione libertaria sarda disponibile (zona franca, flotta sarda, riduzione delle accise, limba …) . Visto che, nell’ultimo secolo, tutto quanto riguarda la libertà dei sardi come popolo è nato all’interno o intorno al partito sardo, con il suo precipitare nell’ultimo ventennio sono rimasti disponibili tutti i gioielli di famiglia, divenuti ingredienti che ogni cuoco politico cucina a seconda della dieta che ha scelto conveniente imporsi. - segue –

Sardegna: che fare?

Bandera-4-moros-Fondazione-SardiniaBellezze-nuragiche-su-aladinews-200x300
sedia-van-gogh-4-150x150-bis1di Vanni Tola
Una campagna elettorale molto breve e fortemente segnata dalle polemiche interne ai partiti, dalla frammentazione delle forze politiche e dall’affannosa individuazione dei candidati alla Presidenza, penalizzerà certamente il confronto preelettorale sui programmi e sulle idee, limitandolo fortemente. Ciò nonostante alcuni temi centrali del confronto politico finiranno con l’occupare comunque la scena e avranno un ruolo fondamentale nelle scelte degli elettori. I principali problemi dalla Sardegna sono sostanzialmente noti. Una gravissima crisi dell’apparato produttivo industriale con conseguenze drammatiche sull’occupazionale. La necessità di ripensare un nuovo modello di sviluppo industriale che permetta alla nostra isola di avere uno spazio e un ruolo nella nuova riorganizzazione internazionale del lavoro e della produzione che i processi di globalizzazione stanno mettendo in evidenza. Un problema che impone un confronto sul nuovo modo di produrre prodotti chimici (es. chimica verde, biochimica) e, più in generale, sulle prospettive offerte dalla green economy che è strettamente connesso con la questione dell’approvvigionamento energetico e delle energie alternative e con i problemi di tutela della salute e dell’integrità dell’ambiente. Occorre poi confrontarsi nel merito delle problematiche riguardanti lo sviluppo e la valorizzazione delle più importanti risorse locali dell’isola, agricoltura e turismo in primo luogo, ma anche la pesca, la risorsa ambiente, i trasporti interni ed esterni, le comunicazioni.
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Voliamo alto

Aladinpensiero e le campagne elettorali
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di Franco Meloni, direttore
Qual’è la posizione di Aladinpensiero nella campagna elettorale? Credo emerga da quanto scriviamo e diffondiamo in questi giorni e da quando siamo in rete: nel nostro piccolo ci sentiamo al servizio dei sardi e della Sardegna e di quanti, persone e organizzazioni, riteniamo seriamente impegnati in questa stessa direzione. Lo saremo quindi anche in questa campagna elettorale e così faremo nella prossima campagna per il rinnovo del parlamento europeo (di cui siamo tra i pochi a parlare). In questo ambito politico daremo spazio alle formazioni del vasto campo a cui apparteniamo, quello progressista e di sinistra, che comprende anche l’area indipendentista/sovranista; pertanto alle formazioni del centro sinistra e dei suoi alleati – tradizionali e del mondo indipendentista e sovranista – (che sostengono Francesco Pigliaru candidato presidente), nonchè delle liste di Sardegna Possibile (che sostengono Michela Murgia candidato presidente). Daremo anche spazio alle altre liste delle formazioni del resto dell’arcipelago indipendentista, per le quali abbiamo espresso un giudizio negativo rispetto alla loro frammentazione e insistenza su posizioni isolazioniste. Non crediamo siano tempi di sola testimonianza o, almeno, non ci si presenta alle elezioni solo per testimoniare le proprie posizioni di “duri e puri”. Si va incontro ai soliti insuccessi, rendendo più complicato il perseguimento degli obbiettivi della propria linea politica di indipendentisti e sovranisti. Ma non stiamo a giudicare ulteriormente: ognuno faccia ciò che più ritiene giusto.
E’ evidente che il nostro impegno di informazione e comunicazione sarà centrato sulla parte programmatica e sul dare conto della capacità (o incapacità) dei candidati e delle organizzazioni politiche di sostenere con coerenza le posizioni/linee politiche che professano a parole.
Qualcuno ci ha detto che la nostra è una impostazione ecumenica. Non riteniamo tale giudizio né un’offesa né un rimprovero. Adattando il termine ecumenismo (l’enciclopedia ci dice che la parola deriva dal termine greco oikouméne, che indica in origine la parte abitata della Terra) alle vicende terrene della politica rispetto a quelle della Chiesa universale, possiamo sostenere che la la scelta indica una sorta di indirizzo nella ricerca di una sempre più stretta collaborazione e comunione tra le varie chiese terrene che abitano il mondo della politica, per il perseguimento di obbiettivi virtuosi – di sinistra, diciamo noi -: la pace, il lavoro, l’istruzione, la solidarietà… Nella contingenza si tratta di partecipare a una vera guerra di liberazione della Sardegna dal centro destra che l’ha sgovernata in questi ultimi cinque anni, ma anche di partecipare alla guerra di liberazione da quanti in tutti i settori istituzionali e no opprimono la Sardegna, per consegnarla a onesti e competenti, dando spazio e potere agli attuali esclusi, specie appartenenti alle giovani generazioni.
lussu_part_foisVoliamo alto? Voliamo alto. E dunque camminiamo su questa strada già tracciata dai molti grandi che ci hanno preceduto e dai molti o pochi che ancora ci accompagnano, facendo quanto possiamo con i mezzi a nostra disposizione.
Ci preme infine dichiarare il diritto di ciascun redattore e collaboratore di Aladin di fare al riguardo proprie scelte personali, che possono prevedere anche l’astensione dal voto. Di tali scelte non chiediamo alcuna pubblicità, salvo per quanto ciascuno voglia rivelare o anche propagandare. Il voto di ciascuno di noi conta uno. Molto più importante svolgere un servizio di chiarificazione delle linee politiche su cui si eserciterà la scelta dei cittadini sardi.
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Bellezze-nuragiche-su-aladinews-200x300Sardegna: che fare?
di Vanni Tola
Una campagna elettorale molto breve e fortemente segnata dalle polemiche interne ai partiti, dalla frammentazione delle forze politiche e dall’affannosa individuazione dei candidati alla Presidenza, penalizzerà certamente il confronto preelettorale sui programmi e sulle idee, limitandolo fortemente. Ciò nonostante alcuni temi centrali del confronto politico finiranno con l’occupare comunque la scena e avranno un ruolo fondamentale nelle scelte degli elettori. I principali problemi dalla Sardegna sono sostanzialmente noti. Una gravissima crisi dell’apparato produttivo industriale con conseguenze drammatiche sull’occupazionale. La necessità di ripensare un nuovo modello di sviluppo industriale che permetta alla nostra isola di avere uno spazio e un ruolo nella nuova riorganizzazione internazionale del lavoro e della produzione che i processi di globalizzazione stanno mettendo in evidenza. Un problema che impone un confronto sul nuovo modo di produrre prodotti chimici (es. chimica verde, biochimica) e, più in generale, sulle prospettive offerte dalla green economy che è strettamente connesso con la questione dell’approvvigionamento energetico e delle energie alternative e con i problemi di tutela della salute e dell’integrità dell’ambiente. Occorre poi confrontarsi nel merito delle problematiche riguardanti lo sviluppo e la valorizzazione delle più importanti risorse locali dell’isola, agricoltura e turismo in primo luogo, ma anche la pesca, la risorsa ambiente, i trasporti interni ed esterni, le comunicazioni. Temi che non possono e non devono essere estranei o marginali, nel confronto elettorale. Problematiche che riassumono ed evidenziano il sostanziale fallimento dei diversi Piani di Rinascita e dei differenti interventi di riforma dei comparti produttivi, che tanta parte hanno avuto nel dibattito politico degli ultimi decenni e che tante risorse finanziarie e umane hanno assorbito. La Rinascita sarda, più volte evocata, è sostanzialmente mancata. Il modello di sviluppo praticato si è rivelato fallimentare ed ha penalizzato, nel tempo, quelle che potevano essere le vere risorse locali, sacrificandole alla chimera dell’industria petrolchimica di base. La discussione intorno ad un nuovo Piano di Rinascita – da definire riflettendo sugli errori del passato e tenendo conto delle rivoluzioni economiche e sociali in atto – è quanto mai attuale. Qualunque altra proposta di modifiche o riforme di questo o quel comparto produttivo del sistema Sardegna sarebbe velleitaria e destinata a sicuro fallimento se non inserita in una visione d’insieme del sistema regionale con una prospettiva di sviluppo e programmazione proiettata nel lungo periodo. E’ questo il compito che attende le forze politiche che si candidano al governo della Regione e a rappresentarla in ambito Comunitario. Un’ultima questione non meno importante delle altre. Recenti ricerche sull’andamento demografico della regione indicano, per i prossimi decenni, una consistente diminuzione della popolazione. Centinaia di paesi di modeste dimensioni tendono a scomparire per mancanza di abitanti nell’arco di qualche decennio. L’agricoltura e la pastorizia, pur con qualche segnale che sembra andare in controtendenza, sono ora praticate da operatori anziani che alla fine usciranno dal mercato del lavoro compromettendo irrimediabilmente il già precario equilibrio del comparto. Un preoccupante decremento della popolazione che modificherà, nei prossimi decenni, le caratteristiche stesse del sistema Sardegna. E’ evidente che qualunque ipotesi di sviluppo, di valorizzazione delle risorse, e perfino di mantenimento di attività quali l’agricoltura e la pastorizia, non potrà prescindere da precise scelte che vadano nella direzione dell’incremento demografico della popolazione. Non sappiamo quanto e in quale misura i temi richiamati entreranno a far parte del dibattito preelettorale e dei programmi dei partiti, noi ci auguriamo che ciò accada con l’attenzione che tali questioni meritano. Anche perché gli elettori attendono risposte, prospettive, indicazioni credibili e non pochi manifestano sfiducia e impazienza che potrebbero tradursi in un ulteriore incremento dell’astensionismo elettorale e del sempre più diffuso disinteresse per la politica.

Paolo Poli questa sera al MEM in un incontro-spettacolo (gratuito)

paolo poli aquiloni_locandina_rA conclusione dell’affollato, colto e divertente incontro di questa sera al Mem, Paolo Poli (in tournée a Cagliari e in altre città della Sardegna con “Aquiloni”, spettacolo dello stesso Paolo Poli liberamente tratto da Giovanni Pascoli) ci ha fatto un bel regalo: ha recitato una poesia erotica “La chitarra” di Gaspare Murtola (la sua fama è in grandissima parte legata allo scontro a fuoco contro Giambattista Marino, anch’esso citato da Poli), In attesa di rivedere il filmato a cura dello staff del MEM, vi proponiamo una recitazione della medesima poesiola che Paolo Poli fece oltre tre anni fa al Teatro Elfo Puccini Milano. L’abbiamo scovata in rete e ve la riproponiamo: http://www.youtube.com/watch?v=PgNTg_WDbcw

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scie 1 vannitolascie 2 vanni tola a bosa marinaScie anche a Bosa Marina, venerdi 10 gennaio ore 14,30. La precedente segnalazione su Sassari.

elettorando con la lampada di aladin…

aladin-lampada-di-aladinews312- I SARDI E I VOTI (GIA’) DI GRILLO. L’analisi di Giorgio Melis (su SardiniaPost) - segue -
Sardegnaeuropa-bomeluzo-stelle-400x211111- C’è l’EUROPA nelle proiezioni di MICHELA MURGIA. Non lo dice (per non distrarci) ma Michela Murgia pensa già alle elezioni europee! – segue -

Dibattito elettorale. Dove andranno i voti di Grillo?

sedia-van-gogh-4-150x150-bis1 di Vanni Tola
La principale novità nel panorama politico regionale è senza dubbio rappresentata dal fatto che il Movimento Cinque Stelle non parteciperà alle elezioni regionali. La motivazione principale che sta alla base di questa decisione sarebbe – a detta di Beppe Grillo – l’eccessiva rissosità del M5S isolano che ha generato la costituzione di due gruppi contrapposti rivelatisi incapaci di giungere a una sintesi programmatica e all’individuazione un aspirante governatore. Ancora ieri, invece i militanti sardi del Movimento dichiaravano ai giornali locali l’esatto contrario, cioè di avere pronta un’ipotesi di lista con una sessantina di possibili candidati e di essere in attesa dell’autorizzazione di Grillo per utilizzare il simbolo del movimento. In quale modo la scelta del M5S influirà sulla campagna elettorale e sulle scelte politiche che ne deriveranno, è facile ipotizzarlo. Intanto la mancata presentazione della lista eviterà in Sardegna il ripetersi nell’isola di quella “anomalia” politica rappresentata dalla presenza di un terzo polo interposto tra i due poli storici che tanto ha influenzato le vicende politiche nazionali. In secondo luogo verrà meno nell’isola un riferimento elettorale per gli indecisi, per i senza partito, per gli scontenti del centrosinistra e del centrodestra mettendo in “libera uscita” una quantità consistente di voti. Un formidabile sostegno alla logica del bipolarismo tanto cara ad alcune forze politiche e che costituisce la base delle consultazioni in corso sulla riforma elettorale nazionale. Chi potrebbe trarre vantaggio in Sardegna dalla desistenza del M5S? Principalmente il candidato del Centrodestra che si prodiga per la rielezione. Da contemporanei di Andreotti, anche noi abbiamo fatto proprio il detto che “pensare male è peccato ma spesso ci si azzecca”. Perciò ci domandiamo se la vera causa della mancata presentazione della lista grillina in Sardegna sia realmente da attribuire alla rissosità dei militanti locali o non sia conseguenza diretta di un patto di desistenza concordato con Berlusconi all’interno delle trattative che i principali organi d’informazione dichiarano essere in atto tra Grillo e Berlusconi per definire la riforma elettorale e la cacciata del Governo Letta. Un fatto è certo, il percorso elettorale di Cappellacci appare sicuramente più sgombro da ostacoli. Se poi si aggiunge il flop dei movimenti indipendentisti che non sono stati in grado di esprimere un minimo di programma comune e una lista unica con un candidato autorevole e credibile, il quadro è ben delineato e abbastanza preoccupante. A questo punto, infatti, l’unica flebile speranza di evitare alla Sardegna la riconferma della Giunta Cappellacci, una delle peggiori della storia dell’autonomia regionale, è rappresentata dalla lista del centrosinistra. La lista di un’area politica che ha già fornito prova d’indecisione e oggettiva debolezza nella ricerca del proprio candidato riuscendo a individuarne uno a tempo quasi scaduto. Per non parlare poi della crescente propensione all’astensionismo che rappresenta un’importante forza in campo. Ancora una volta la pazienza dei Sardi sarà messa a dura prova

Programmando: linee fondamentali di progetto per l’agricoltura sarda

di Giuseppe Pulina

By sardegnasoprattutto,  5 gennaio 2014

L’articolo di Giuseppe Pulina ripreso da AladiNewsAgricoltura
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VT Van Gogh Il seminatore Vanni TolaUn commento di Vanni Tola (condiviso da Aladinpensiero)
Da tempo conosco le analisi del prof. Pulina con le quali generalmente concordo. Con percorsi differenti (quello accademico, lui, l’osservazione giornalistica ormai pluridecennale dell’evoluzione del comparto agroalimentare sardo, io) abbiamo maturato, insieme a tanti altri, punti di vista comuni e condivisi sulle esigenze di riforma dell’agricoltura sarda . Ho sempre pensato e scritto che la Facoltà di Agraria avrebbe dovuto svolgere un ruolo di “indirizzamento” delle scelte programmatiche per il comparto agroalimentare e questo compito il prof. Pulina ed i suoi ricercatori lo svolgono adeguatamente. Il programma Campos ed altri studi simili potrebbero rappresentare un sufficente ed auspicabile programma di sviluppo del comparto per il futuro Assessore all’agricoltura della Regione all’interno di una Giunta Regionale nuova e diversa e realmente riformatrice. In questo contesto, a mio modesto parere, il prof Pulina potrebbe ricoprire il ruolo politico che gli compete sulla base dei suoi studi e delle sue competenze.

Gli OCCHIALI di PIERO su Giuseppe Fava, Notizie sarde in breve, Ennarzu, I sosia, Oldrich Duras.

GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413Giuseppe_fava2GIUSEPPE FAVA
La sera del 5 gennaio 1984, a Catania, Pippo Fava parcheggia nei pressi del Teatro Verga, dove recita la nipote, scende dall’automobile e viene fulminato da 5 colpi di pistola alla nuca.
Giuseppe Fava era un giornalista che dava fastidio a Cosa Nostra. A volte le parole dispiacciono ai potenti: nel 1978 era stato ucciso Peppino Impastato.
Nel caso di Impastato si liquidò il caso per suicidio o incidente, nonostante fosse chiaro l’assassinio. In questo caso polizia, stampa, sindaco, parlarono di “delitto passionale” e che la mafia a Catania non esisteva… (segue)

La vecchia classe dirigente è un freno per la crescita

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Riproponiamo un articolo di Aldo Berlinguer (insegna nell’Università della Sardegna – Università di Cagliari), apparso su L’Unione Sarda del 13 settembre 2013, che avevamo condiviso e che rimane di immutata validità. In questa sede ci interessano soprattutto le considerazioni sulla situazione sarda e ancora la riproposizione di alcuni interrogativi, che dovrebbero essere tra gli argomenti principi del dibattito elettorale [i neretti sono nostri]. Non sappiamo che consistenza abbiano le voci di Aldo Berlinguer come possibile candidato del centro sinistra alla presidenza della nostra regione. Sappiamo che da alcuni giorni è stato nominato assessore all’ambiente della regione Basilicata. Certo è che sarebbe un buon nome da spendere anche per la nostra regione, non necessariamente nel ruolo principale, per il quale peraltro sembra possedere titoli adeguati, ma anche per altri possibili impieghi al servizio della nostra comunità. Vedremo! (f.m.).
I problemi comuni di Italia e Sardegna.
La vecchia classe dirigente è un freno per la crescita.

di Aldo Berlinguer
Cresce la spesa pubblica, cresce il peso, ormai schiacciante, della burocrazia, regna l’instabilità politica, con il Governo, e il Paese, appesi al filo di contese tra partiti, a loro volta ostaggio di vicende personali dei loro leader.
Non si placano neppure le reazioni provocate dalla pubblicazione dell’indice di competitività regionale 2013 della commissione Ue, dal quale l’Italia esce malissimo: 18^ in Europa; la Lombardia al 128° posto, l’Emilia e il Veneto rispettivamente al 141° e al 158°, la Sardegna al 222°.
Eppure Regioni come la Lombardia continuano a primeggiare in vari indicatori. Prima in assoluto per valore aggiunto nell’industria, seconda dopo l’Île-de-France per valore aggiunto totale, commercio, trasporti e turismo, terza per agricoltura ma anche per finanza e servizi alle imprese. Anche Veneto ed Emilia mostrano buone performances e il Pil pro capite è tra i più alti in Europa.
Ma allora perché una simile débâcle? I dati peggiori vengono dalla stabilità macroeconomica (che comprende il debito pubblico), dotazione infrastrutturale, istruzione di base, superiore e lifelong learning, innovazione. Ma ciò che più colpisce è la qualità delle istituzioni, la corruzione, il rispetto delle regole e l’ordine pubblico, le capacità di governo, la trasparenza ed efficacia dei sistemi elettorali, la libertà di informazione. Qui, è tutto il sistema Italia a crollare, 24^, avanti solo a Romania, Ungheria, Bulgaria e Grecia. La Sardegna, con tutto il mezzogiorno, è tra le ultime regioni della Ue: 227^ su 262, dietro solo alcune regioni dell’est Europa. Pessimi anche i dati sardi sull’istruzione superiore (222^), sulle infrastrutture (231^), sull’efficienza del mercato del lavoro (230^), sull’innovazione (230^).
Insomma, analisi impietosa anzitutto per un dato: le nostre istituzioni, le classi dirigenti, non rappresentano uno strumento inadeguato a fronteggiare la crisi. Anzi, risultano essere una concausa della crisi e rappresentano un handicap formidabile per la ripresa.
Del resto, nulla di nuovo: basti leggere il settimo rapporto “Luiss 2013: generare classe dirigente” e si rimane impietriti. I dati di fondo sono peggiorati rispetto a quelli, già impietosi, del 2007. Abbiamo una prima fila di ultrasessantacinquenni, scarsamente scolarizzata, che si perpetua impedendo ogni forma di ricambio. Per oltre l’88% sono uomini, con scarsissime esperienze estere e con una bassa conoscenza di lingue straniere. Spesso il loro successo si deve più alle conoscenze che alla conoscenza. E ovunque, nel pubblico e nel privato, il leitmotiv è autoreferenzialità. Nel caso della rappresentanza politico-istituzionale vince più il Palazzo che non il Paese, più le logiche interne di riposizionamento dei partiti che non le politiche destinate a governare il Paese reale, più le parole che non i fatti. In quello della rappresentanza dell’economia e del sociale, vince il silenzio rispetto alla proposta, l’attesa rispetto all’iniziativa.
Se poi parliamo di Regioni, come la Sardegna, ove la quota maggioritaria del Pil è pubblica e l’impresa vive una condizione di subalternità, talvolta parassitaria, è chiaro che la rappresentanza degli interessi privilegia una logica di government (della classe politica) rispetto a una logica di governance (della rappresentanza economica).
Risultato: l’economia è al contempo assistita e sedata dalle scelte pubbliche. E ciò genera impoverimento economico, sociale e culturale. Si disseminano fedeltà, servilismo e assistenzialismo, piuttosto che una sana cultura di impresa e del lavoro.
Non è un caso che, nel 2000, l’Italia era 28°, al mondo, nell’indice di libertà economica, 34° nel 2006, 74° nel 2008, 83° nel 2013 (dietro a Montenegro, Khazakistan, Sri Lanka), con dati sconfortanti in corruzione e spesa pubblica.
Negli auspici, l’Italia dovrebbe divenire una delle economie fondate sulla conoscenza (Knowledge economy) più competitive al mondo. Nel frattempo, i dati sulla fuga dei cervelli in Italia (brain drain) peggiorano ogni ora. Gli italiani tra i 20 e i 40 anni residenti all’estero (dati Aire) sono aumentati di 316 mila unità tra il 2000 e il 2010, con oltre 30 mila espatri l’anno.
Ma allora, quali nuove, inedite proposte intendono assumere i partiti per fronteggiare la crisi? Quanti laureati e quali professionalità verranno candidate alle prossime elezioni regionali? Migrati i cervelli, chi governerà l’economia della conoscenza? Sono domande alle quali sarebbe imprescindibile dare una risposta.

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(Da L’Unione Sarda di venerdì 13 settembre 2013)
I problemi comuni di Italia e Sardegna.
La vecchia classe dirigente è un freno per la crescita.
di Aldo Berlinguer

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valentina foto di repertorio
Buon 2014 ! I migliori auguri per la Sardegna e per i sardi. Forza paris nei suoi significati di forza insieme e forza uguali!

di Franco Meloni
PENSIERO CREATIVO PER IL FUTURO GOVERNO DELLA SARDEGNA
Attilio Mastino, presidente
Salvatore Cubeddu, vice presidente
Giuseppe Pulina/ Sandro Dettori, agricoltura
Michela Murgia/ Vito Biolchini/ Nicolò Migheli, cultura e sport
Gianni Loy/ Piera Loi/ Salvatore Melis, lavoro
Aldo Berlinguer/ Tore Cherchi, economia e bilancio
Alessandro Bianchi/ Cristiano Erriu, urbanistica e enti locali
Maria Del Zompo/ Ettore Cannavera, salute e assistenza
Massimo Dadea/ Antioco Gregu/ Bustianu Cumpostu lavori pubblici
Gianfranco Bottazzi/ Andrea Murgia, industria,
Paolo Maninchedda/ Gianfranco Fancello, trasporti
Aide Esu/ Francesco Soddu, turismo
Vanni Tola/ Vincenzo Migaleddu, ambiente
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E’ una provocazione? E’ una proposta? Come volete. Il mio intento è solo affermare che nel centro sinistra e nei raggruppamenti indipendentisti e sovranisti ci sono persone di grande capacità, affidabili e prive di coinvolgimenti giudiziari. Ne elenco solo alcune, prese dentro le variegate componenti di quell’area e avuto naturale riguardo alla rappresentanza di genere, generazionale e alla provenienza sociale e territoriale. Non guardate troppo alle assenze. Qualcuno potrebbe giustamente dolersi di non esserci. Si può fare di meglio? Certamente. E poi c’è da lavorare per tutti, per tutti gli uomini di buona volontà che vogliono mettere a disposizione scienza e impegno per la Sardegna, costruendo fiducia e alleanze tra generazioni. Solo come appunto (punta ‘e billettu) ricordo che c’è da costruire buone teorie su come sviluppare l’economia, in sintonia con l’impegno planetario, al riguardo seguendo sollecitazioni di varie provenienze, tra le quali mi piace richiamare quelle di papa Francesco. Tornando alla situazione sarda e alla contingenza politica, si potrebbe anche obiettare che ci sono persone rispettabili e competenti anche nel centro destra. Vero. Ma ritengo che il compito di governare la Sardegna spetti oggi al centro sinistra, dopo cinque anni di autentico disastro delle giunte Cappellacci. E’ possibile che il medesimo giudizio sia condiviso dalla maggioranza degli elettori sardi e che dunque il centro sinistra vinca le elezioni e riesca a portare al governo della Regione quanto di meglio dei figli della Sardegna? E’ possibile. Io lo credo. La condizione è che tutte le componenti di quest’area trovino un programma condiviso, una candidatura comune per un presidente che rappresenti tutti e che tutti rispetti, senza illusioni leaderistiche. Ci vuole responsabilità nei confronti della Sardegna e dei sardi, pensando soprattutto alle giovani generazioni, e consapevolezza che si vince insieme. Forza paris dunque, nei suoi significati di forza insieme e forza uguali! E’ il migliore augurio che possiamo farci. Per quanto possiamo, anche dalle pagine di questa nostra news contribuiamo a questo scopo, nella via pratica indicataci da Gramsci del pessimismo della ragione e dell’ottimismo della volontà.
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GramsciPessimismo della ragione, ma ottimismo della volontà.
La foto di Valentina vuole rappresentare proprio questo bellissimo concetto del nostro conterraneo Antonio Gramsci
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vanitasvanitatemLa Sardegna senza Sardi?
Demografia e sviluppo nel prossimo futuro

di Vanni Tola
“La Sardegna senza Sardi?”. Era questo il titolo di un convegno svoltosi a Sassari nei giorni scorsi. Un importante momento di discussione che ha stimolato ulteriori riflessioni nel merito di un problema poco esaminato: l’evoluzione demografica della Sardegna. Da decenni nell’isola si registra un incremento demografico negativo. In altri termini, il numero dei nuovi nati e degli immigrati è notevolmente inferiore a quello degli emigrati e dei deceduti. Gli studiosi di fenomeni demografici, elaborando dati reali (censimenti Istat in particolare), hanno indagato sul fenomeno e formulato delle previsioni prefigurando scenari futuri e realizzando ipotesi di evoluzione dell’andamento demografico fondate e attendibili. La considerazione che deriva dalla sintesi di tali elaborazioni è che la Sardegna rischia nei prossimi decenni un’implosione demografica. Una situazione che potrebbe essere caratterizzata da una consistente riduzione del numero dei sardi (alcuni parlano di 300-400 mila unità in meno, ed è l’ipotesi meno pessimistica), dalla scomparsa di centinaia di comuni minori, da un costante invecchiamento della popolazione attiva e da un insufficiente inserimento di intelligenze giovanili nel sistema Sardegna. Ipotesi preoccupanti, difficili da accettare perché pongono in discussione certezze consolidate. La millenaria civiltà isolana messa in crisi dal fenomeno delle “culle vuote”? Eppure è cosi. L’indice di natalità dell’isola è notevolmente inferiore, circa la metà, di quello che sarebbe necessario per mantenere costante la popolazione. L’indice dell’incremento demografico è negativo ormai da decenni in quasi tutta la Sardegna con l’unica eccezione di alcune limitate aree costiere (della Gallura, del Cagliaritano e del Sassarese). Centinaia di paesi potrebbero scomparire per mancanza di abitanti già dai prossimi decenni. La programmazione economica della Sardegna, i programmi di sviluppo, le strategie delle forze politiche impegnate nell’ennesima tornata elettorale, non possono più ignorare il problema, devono anzi considerarlo il punto di riferimento per qualunque nuova ipotesi riguardante lo sviluppo dell’isola. Alcuni esempi. Non ha più senso oggi, per la maggior parte delle amministrazioni comunali, predisporre piani urbanistici di sviluppo considerato che si va incontro a importanti decrementi della popolazione. Allo stesso modo occorre rivedere la progettazione e il ridimensionamento di una serie di servizi pubblici (in primo luogo sanità, edifici scolastici e altri) con riferimento alle previsioni di spopolamento delle aree amministrate. Naturalmente le previsioni demografiche sono appunto delle previsioni, non sono realizzate con la speranza che si concretizzino ma soprattutto per consentire la possibilità di intervenire in modo adeguato per governare le dinamiche in atto. Già alcuni studiosi propongono una lettura meno pessimistica degli scenari di decremento della popolazione, qualcuno formula perfino l’ipotesi che il decremento della popolazione possa perfino rappresentare una opportunità per determinare migliori condizioni di vita per i Sardi “residui”. Altri propongono di esaminare la possibilità di invertire le tendenze demografiche registrate e prevedibili per il futuro prossimo. Una proposta molto interessante e innovativa e che farà certamente discutere è quella avanzata dal prof. Pulina direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Partendo dalla considerazione che in Sardegna si registrano tassi di natalità che sono tra i più bassi al mondo e che i giovani continuano a emigrare, Pulina propone di attivare interventi concreti ed efficaci per invertire la tendenza ad un significativo spopolamento della Sardegna e delle zone interne in particolare. La principale attività dell’isola, l’agro-pastorizia, stante l’attuale andamento demografico tende a diventare nei prossimi decenni una attività praticata quasi esclusivamente da lavoratori anziani, e perfino a essere fortemente ridimensionata nel suo ruolo e nelle sue potenzialità economiche. La soluzione indicata è quella di programmare, per i prossimi dieci anni, l’accoglienza di quindicimila coppie di immigrati, un vero e proprio progetto di ripopolamento o se preferite di riantropizzazione di vaste aree dell’isola come è avvenuto in altre parti del mondo, per esempio in Argentina e Australia. Un progetto che non deve essere inteso esclusivamente in termini di trasferimento di forza lavoro bensì come progetto di inclusione di persone nella nostra realtà garantendo loro progetti di vita validi e accettabili a cominciare dal diritto di cittadinanza per i loro figli. La realizzabilità di tale progetto potrebbe essere favorita da finanziamenti europei già disponibili, ad esempio le risorse del programma Horizon 20.20 per le politiche di integrazione. Milioni di euro che potranno essere spesi dal 2014, se si avrà il coraggio, la capacità e la lungimiranza di predisporre adeguate programmazioni. La Sardegna potrebbe essere la prima realtà europea a realizzare un piano di questo tipo. L’isola si candiderebbe così a diventare un’area geografica di accoglienza e gestione programmata di flussi migratori che potrebbero, a loro volta, concorrere a rivitalizzare una società tendenzialmente minacciata di estinzione o comunque di un drastico ridimensionamento del proprio ruolo nel mondo. Ancora una volta la discussione, il confronto, lo studio di ipotesi di sviluppo valide e alternative alle logiche e alle scelte del passato ci pone drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo?
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VT Van Gogh Il seminatore Vanni Tola

danze dal mare

…un lungo viaggio immaginario nel mare Mediterraneo ancora una volta riferimento e punto d’incontro di popoli, di culture e di musicalità differenti con al centro la Sardegna, le sonorità del ballo sardo e dei suoni mediterranei e un sottofondo di launeddas e percussioni… leggi
Danze al mare Vanni Tola 11 1 14tè con artista1 VanniTola
savethedate-11-300x3001Save the date Sassari 11 gennaio 2014

danze dal mare

daniela barca Quartetto Rigel Quartetsedia-van-gogh-4-150x150-bis1Osilo – Seconda edizione della rassegna “Il thè con l’artista”.
di Vanni Tola*
Il concerto “Danze dal mare”, con musiche originali di Mauro Palmas, ha inaugurato la seconda rassegna culturale “Il thè con l’artista” promossa dall’Associazione Culturale “Il respiro dell’arte” diretta dalla musicista Daniela Barca. Il concerto, una prima assoluta per la Sardegna, è stato presentato nello scorso mese di Settembre nella serata conclusiva del festival di Foligno “Segni Barocchi” e, limitatamente ad alcuni brani, durante la serata conclusiva della sesta edizione del Premio Andrea Parodi svoltasi all’Auditorium Comunale di Cagliari lo scorso mese di Novembre. Un concerto che rappresenta una delle novità di rilievo nel panorama musicale isolano. Nasce dalla perfetta fusione della capacità creativa di Mauro Palmas, autore dei brani e raffinato musicista, della grande capacità esecutiva del Quartetto Rigel Quartet, che ha curato gli arrangiamenti, e dalla genialità interpretativa del sassofonista David Brutti. Il risultato per l’ascoltatore è un lungo viaggio immaginario nel mare Mediterraneo ancora una volta riferimento e punto d’incontro di popoli, di culture e di musicalità differenti con al centro la Sardegna, le sonorità del ballo sardo e dei suoni mediterranei e un sottofondo di launeddas e percussioni richiamate dal sax di David Brutti.
La Rassegna “ Il thè con l’artista” proseguirà con un ricco programma che vedrà protagonisti musicisti, scrittori e artisti nella sede dell’Associazione “ Il respiro dell’arte” sul colle di Sant’Antonio a Osilo. Il concerto “Danze dal mare” sarà invece riproposto ad un pubblico più vasto a Sassari, il giorno 11 Gennaio alle ore 20,30 presso il Palazzo di Città (Teatro Civico).
* by Vanni Tola
“Il Respiro dell’Arte” Associazione Culturale Via Carbonazzi 3, 07033 Osilo,Tel. 345/1050240 E-mail: info@ilrespirodellarte.it

La Sardegna senza Sardi? Drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo?

Bellezze-nuragiche su aladinewsDemografia e sviluppo nel prossimo futuro
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di Vanni Tola

“La Sardegna senza Sardi?”.
Era questo il titolo di un convegno svoltosi a Sassari nei giorni scorsi. Un importante momento di discussione che ha stimolato ulteriori riflessioni nel merito di un problema poco esaminato: l’evoluzione demografica della Sardegna. Da decenni nell’isola si registra un incremento demografico negativo. In altri termini, il numero dei nuovi nati e degli immigrati è notevolmente inferiore a quello degli emigrati e dei deceduti. Gli studiosi di fenomeni demografici, elaborando dati reali (censimenti Istat in particolare), hanno indagato sul fenomeno e formulato delle previsioni prefigurando scenari futuri e realizzando ipotesi di evoluzione dell’andamento demografico fondate e attendibili. La considerazione che deriva dalla sintesi di tali elaborazioni è che la Sardegna rischia nei prossimi decenni un’implosione demografica. Una situazione che potrebbe essere caratterizzata da una consistente riduzione del numero dei sardi (alcuni parlano di 300-400 mila unità in meno, ed è l’ipotesi meno pessimistica), dalla scomparsa di centinaia di comuni minori, da un costante invecchiamento della popolazione attiva e da un insufficiente inserimento di intelligenze giovanili nel sistema Sardegna. (segue)