Risultato della ricerca: Vanni Tola

Elezioni Europee: tra un mese si vota

bandiera-SardegnaEuropadi Vanni Tola
A un mese esatto dal voto per l’elezione dei membri del Parlamento Europeo si avverte tra la gente un interesse marginale per l’evento. Le cause sono le più varie, dalla generale sfiducia nella politica che spinge all’indifferenza, alla rassegnazione del “tanto non cambia nulla”, fino ad arrivare al disinteresse totale e all’astensionismo che sono i sintomi evidenti di quanto sia lontana l’Europa dai cittadini europei o, se preferite, di quanto i cittadini europei si sentano lontani da questa Europa. Nel caso specifico della Sardegna poi si aggiunge un altro elemento di risentimento e indifferenza verso le elezioni determinato dal fatto che, ancora una volta, una legge elettorale illogica vede la nostra regione costretta a concorrere in un’unica circoscrizione con la Sicilia (che conta un numero di elettori tre volte maggiore) con la matematica certezza che l’eventuale parlamentare eletto sarà un candidato siciliano. Anche il momento elettorale non è dei più felici perché cade subito dopo un’accesa campagna elettorale regionale e in concomitanza, per diverse città, con le elezioni amministrative locali. Pensiamo sia utile per i nostri lettori pubblicare alcune riflessioni che possano favorire un maggiore interesse per questa importante scadenza. L’amministrazione delle vicende politiche ed economiche dell’Europa non è “cosa di altri” che non ci riguarda. La maggior parte delle scelte politiche comunitarie e nazionali sono stabilite, orientate, determinate dalle decisioni del Parlamento Europeo. Da questo punto di vista, l’astensionismo o il rifiuto del voto come risposta alla mancata modifica della legge elettorale per consentire alla Sardegna di concorrere con un proprio collegio elettorale è comprensibile ma non giustificabile o auspicabile. Le elezioni europee del 2014 si terranno in 28 stati membri dell’Unione europea tra il 22 e il 25 maggio, saranno le ottave elezioni per il Parlamento europeo che si tengono dal 1979 e le prime alle quali partecipa la Croazia insieme agli altri stati membri, le prime ad applicare la ripartizione dei seggi prevista dall’applicazione del Trattato di Lisbona. Si svolgono in un momento di grave crisi dell’eurozona che ha investito in modo particolare le economie dell’Europa meridionale, l’area mediterranea e, in modo particolare, la Grecia, Cipro, l’Italia, la Spagna e il Portogallo e l’Irlanda. Da ciò sono derivate dure misure di austerità imposte dalla Comunità a questi paesi che hanno contribuito non poco e generare forte malcontento popolare e sentimenti di risentimento verso l’Istituzione europea. A questo si aggiunga il rinascere in Europa di forze politiche nazionalitarie e antieuropee della destra e la diffusa tendenza a considerare l’introduzione della moneta comune europea come la causa principale della crisi economica che ha investito il continente. Tutti elementi, questi appena elencati, che potrebbero determinare considerevoli cambiamenti politici sia per gli effetti di un’eventuale affermazione delle destre antieuropeiste nazionaliste e fasciste, sia per il crollo di autorevolezza dell’Istituzione comunitaria che deriverebbe dal manifestarsi di un rilevante astensionismo degli elettori.
Il presidente della commissione europea, José Manuel Barroso, ha sostenuto che “stiamo assistendo a un aumento dell’estremismo dall’estrema destra e dall’estrema sinistra”. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha sostenuto che “La crisi economica potrebbe attivare le forze politiche centrifughe che potrebbero rivelarsi pericolose per l’Unione europea nel suo insieme”. Secondo una stima del The Economist del gennaio 2014 “le forze populiste anti-EU di destra e sinistra potrebbero prendere fra il 16% e il 25% dei seggi del parlamento, contro il 12% attuale”. Questi i maggiori schieramenti: il Partito del Socialismo Europeo (PES), il Partito Popolare Europeo (EPP), l’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa (ALDE), il Partito Verde Europeo (EGP), il Partito della Sinistra Europea (EL) e il Partito Democratico Europeo (PDE). I candidati sono: Martin Schulz (PSE), Guy Verhofstadt (ALDE-PDE), Ska Keller e José Bové (Verdi), Alexis Tsipras (EL). Ci occuperemo con maggiore attenzione dei programmi delle forze politiche che si confronteranno nelle elezioni del 25 Maggio con successivi articoli.
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Ecco i candidati a presidente della Commissione Europea
Il candidato del Gue: Alexis Tsipras
Tsipras
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Il candidato del Pse: Martin Schulz
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Il candidato dell’Alde: Guy Verhofstadt
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Il candidato del Ppe: Jean Claude Junker
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I candidati dei Verdi: José Bové e Ska Keller
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Félix Vallotton (Losanna 1865-1925), “il ratto d’Europa”
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Félix Vallotton (Losanna 1865-1925) il ratto d' Europa

Musica!

A Balai con la PFM e con Vanni
Musica PFM
- Pasquetta a Balai con la PFM (by Vanni Tola)
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INCURSIONI

sedia-van-gogh4Pubblicità, Pubblicità, Renzi vuole giocare nella “partita del cuore”, polemiche con la Rai per la ripresa della diretta dell’evento. Per par condicio scenderà in campo anche Silvio Berlusconi?

A maggio resi pubblici i documenti sulle stragi di stato …
Giusto il tempo di fare asciugare il bianchetto

la tavolozza di Licia su Sant’Antoni ‘e su fogu

S Antonio AbateS.Antonio Abate, amico e protettore degli animali. Visse nel deserto della Tebaide (Egitto) in compagnia di animali tra cui il suo inseparabile maialino. E’ il patrono di Posada a cui è dedicata la parrocchiale.
Ah, dimenticavo… era vegetariano
Commento di Roberto Campo: il maialino ci contava
Licia Lisei: Già lo credo…
S.Antonio Abate è il nemico del demonio per antonomasia e come tale è ricordato nei canti religiosi popolari (S.Antonio abate è venerato soprattutto in Sardegna e nel meridione…).

Pro memoria per l’assessore alla riforma della regione Giammario Demuro

lo smemorato di collegnogianmario-demuro
culto evitare schiamazziDall’intervista di Giuseppe Meloni de L’Unione Sarda all’assessore Gianmario Demuro
Anche nella maggioranza si riparla dell’Assemblea costituente per rifare lo Statuto. Cosa ne pensa?
«Forme di supporto al legislatore, con tutti i sistemi oggi disponibili, possono andar bene: ma non vedo motivi per delegittimare un Consiglio appena eletto. Lo Statuto si faccia lì».
lampadadialadmicromicro133Noi crediamo invece che la riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna debba essere fatta da un’Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi. Così come si sono espressi 487.060 elettori sardi rispondendo all’apposito quesito referendario il 6 maggio 2012.
I referendum regionali si sono svolti il 6 maggio 2012
Referendum n° 6 (consultivo):
« Siete voi favorevoli alla riscrittura dello Statuto della Regione Autonoma della Sardegna da parte di un’Assemblea Costituente eletta a suffragio universale da tutti i cittadini sardi? »
Ecco gli esiti
Elettori 1.479.925
Votanti 525.301 35,49% (su n. elettori) Quorum raggiunto
Schede bianche 5.623 1,07% (su n. votanti)
Voti nulli 1.842 0,35% (su n. votanti)
contestate e non assegnate 0 0,00% (su n. votanti)
RISPOSTA AFFERMATIVA Sì 487.060 94,42%
RISPOSTA NEGATIVA No 28.803 5,58%
Totale voti validi 515.863 100%
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Sarà Nicola Sanna il candidato sindaco del Partito Democratico

nicola sanna lanuovass bella dentrodi Vanni Tola
Sassari – Notte travagliata nella sede del Pd, si controllano i verbali dei seggi, si ricontano i voti. Ha vinto Nicola Sanna ma poiché il distacco con la candidata Angela Mameli non appariva molto elevato, gli sconfitti hanno giocano l’ultima carta, quella del nuovo conteggio dei voti, con la speranza di poter ribaltare il risultato. A notte fonda, quasi all’alba, la proclamazione ufficiale, Sanna è il candidato vincente con un vantaggio di cinquant’otto voti. L’interesse dei cittadini per le primarie del Partito è stato notevole, il numero dei partecipanti ha superato le più ottimistiche attese. Il ballottaggio poi ha fatto registrare un altro aumento con tredici mila partecipanti. Evidentemente il sistema di consultazione degli elettori raccoglie notevole apprezzamento. La settimana successiva alle primarie di domenica scorsa è stata caratterizzata da un’intensa ricerca di consensi a favore dei candidati al ballottaggio realizzata con tutti i mezzi possibili e immaginabili, dal passaparola al messaggino sul cellulare, dalla ricerca porta a porta di amici e compagni da convincere, ai comizi nelle piazze del centro. Chi esce sconfitto dalla consultazione? In primo luogo un gruppo dirigente vecchio, una concezione della gestione del partito ancora basata sulle componenti e i gruppi ispirati o creati da leader più o meno carismatici, una concezione dinastica del partito che ha visto il Sindaco uscente proporre il proprio successore, la candidata Mameli, quasi a voler garantire la continuità nel tempo del proprio operato. Ma soprattutto appare sconfitta l’idea che debbano essere gli apparati di partito a decidere e scegliere chi candidare. Vince un raggruppamento portatore di nuove proposte, che crede fino in fondo nell’opportunità di consultare gli iscritti al partito e gli elettori per scelte importanti quali l’individuazione del candidato all’incarico di Sindaco. Un gruppo che ha visto uniti, intorno alla candidatura di Nicola Sanna, anche i candidati alle primarie Monica Spanedda e Gianni Carbini che avevano ottenuto il terzo e quarto posto nella consultazione della settimana precedente. Un passo avanti? Una grande conquista? E’ presto per dirlo. Il partito democratico e la sua area politica di riferimento appaiono nettamente divisi in blocchi contrapposti e la vicenda del ballottaggio non ha certo attenuato le divisioni. E’ evidente quindi che, salvo radicali ripensamenti e clamorose autocritiche degli sconfitti, il candidato Sindaco dovrà fare i conti con una robusta parte del partito che probabilmente non sarà, diciamo cosi, particolarmente attiva nel sostenere la sua performance elettorale. E fin qui niente di nuovo, la sinistra vanta una lunga serie di comportamenti autolesionistici. Per contro, l’esigenza dei cittadini di Sassari di vedere realizzato un radicale cambiamento nella gestione della città e nel modo di fare politica e la partecipazione alle primarie e al ballottaggio, inducono a ipotizzare che al candidato Sindaco non mancherà un consistente sostegno elettorale che potrebbe estendersi perfino alla più vasta area della sinistra democratica e riformista e ai movimenti della società civile con i quali Nicola Sanna ha più volte dichiarato di volere avviare concreti momenti di confronto.

Sardegna, a ciascuno il suo silenzio

VIETATO PARLARE
(Pigliaru non spiega: almeno ascolterà?)
di Vito Biolchini *

E all’improvviso scese il silenzio. Se nei sette mesi che hanno preceduto il voto una febbre aveva colpito la Sardegna, scuotendola quotidianamente con migliaia di post riguardanti la campagna elettorale e i suoi principali candidati, parole rilanciate sui siti, sui blog e sui social network in maniera quasi compulsiva, dall’elezione di Francesco Pigliaru tutto questo si è arrestato.

La politica è tornata ad essere argomento di pochi e per pochi. Nessuna riflessione pubblica. Lo spettacolo è finito, i macchinisti hanno smontato le scenografie e al posto dei riflettori, ad illuminare là dove prima era la scena, ora c’è solo in lampione, con la sua luce tremolante, a levare dal buio ad intermittenza pezzi di realtà.

Forse ai cittadini-tifosi interessava solo la gara: si levano gli striscioni dalle curve, chi ha vinto si gode il trionfo, gli altri vanno a leccarsi le ferite in silenzio. Ma la politica è (ma a questo punto sarebbe giusto dire “dovrebbe essere”) un’altra cosa. Perché proprio adesso viene venire il bello, e adesso ci sarebbe bisogno di controllo, di stimolo, di idee, di dibattito e di confronto.

Le dichiarazioni programmatiche del presidente non hanno suscitato alcun tipo di commento nel due quotidiani isolani: niente di niente. Pigrizia, inadeguatezza, prudenza, accondiscendenza eccessiva nei confronti dei nuovi potenti? Chissà.

Tace la chiesa, parlano il meno possibile i sindacati, si defilano gli accademici: a ciascuno il suo silenzio. C’è quello dei sudditi e quello degli ignavi, quello degli interessati e quello degli impauriti (parlare di politica è facile, ragionare sulla politica è diverso e comporta dei rischi evidenti).

Per fortuna che altrove, nel mondo della rete (spesso vituperato: ma per fortuna che esiste) a chi si è permesso di far notare i limiti (evidenti) di un ragionamento scarno di spunti politici e colpevolmente omissivo su temi centrali quali l’agricoltura, l’energia, la cultura, la lingua sarda, le servitù militari, il rapporto con lo Stato e la riforma del Titolo V (e qui ci fermiamo), l’obiezione è arrivata secca: “L’avete votato? Adesso tenetevelo, e peggio per voi”. Come se il consenso dato col voto fosse per sempre e l’azione politica non fosse invece il frutto dialettico del confronto tra istituzioni, partiti, opinione pubblica e soggetti portatori di interessi.

Forse che anche in Sardegna il voto è inteso come un bagno purificatore che sana tutte le contraddizioni e le incongruenze della politica e dei suoi rappresentanti? Che sia morto quello che una volta si chiamava “controllo democratico”?

Sono tante le emergenze e i limiti dell’isola, ma fra i più gravi c’è questa afasia che ci prende quando bisogna seriamente parlare di politica, ovvero di cose serie.

Eppure pretendere che la Sardegna esca dalla sua crisi nel silenzio è come sperare che un bambino cresca sano senza che nessuno mai gli rivolga la parola, è come credere che una famiglia risolva i suoi problemi senza mai riunirsi per discuterne.

La solitudine della politica è amplificata dalla debolezza delle nostre strutture informative e da una opinione pubblica fragile. Servono più luoghi di confronto, più liberi e più aperti. Perché la politica cresce nella discussione, nel confronto anche aspro, nella dialettica (qui invece le categorie di “politico” e “personale” coincidono, e al critico impenitente alla fine il candidato toglie perfino il saluto)

In Sardegna non esiste una “società politica”, forse è presente non in maniera embrionale oppure ha un ruolo marginale, una vita sotterranea. Ci mancano tante cose in Sardegna, ma ci mancano soprattutto le parole: senza le quali i famosi “fatti” evidentemente non arriveranno mai.

È chiaro però che c’è anche chi parla: vox clamans in deserto, quasi sempre. Parole che cadono nel vuoto, che non si fanno azione per le difficoltà oggettive in cui versano le strutture del consenso organizzato.

Anche perché bisogna fare i conti con la nuova politica, quella del decisionismo fine a se stesso. In cui non ascoltare è sinonimo di “tenere la schiena dritta”, di non “farsi condizionare”. La turris eburnea come simbolo della virtù: per stare lontano dai partiti (sempre cattivi), lontano i sindacati (per carità), lontano dalla burocrazia (il diavolo). L’esecutore politico deve restare puro, incorrotto. Senza occhi e senza orecchie: solo cervello. Ragione pura che si diffonde nella società, salvandola.

Ecco allora che forse si spiega questo silenzio di una parte della Sardegna davanti a questa nuova stagione politica. E il silenzio di chi ha perso la voce, di ritiene che non sarà ascoltato. Perché troppo spesso così è stato, anche in un passato recente (brucia ancora l’esperienza Soru e si consuma a Cagliari il percorso del sindaco Zedda, insensibile ai richiami di chi lo avverte del burrone che gli sta sempre pericolosamente a lato).

Ma la politica ha comunque il compito di ascoltare. Pigliaru, chi ascolterà? Chi c’è, oltre al mondo dei partiti e dell’università delle professioni e delle banche (tutte abbondantemente ben rappresentate in giunta), che lui vorrà consultare? E come? E con quale spirito lo farà?

Le voci dei cittadini organizzati, della cultura non accademica, dei movimenti nel territorio, del volontariato, talvolta sono flebili, è vero: ma chi non è sordo le sente lo stesso. E se vuole può persino ascoltarle. Per decidere un percorso comune e aggiustare la rotta se e quando serve. Essere eletti non basta, far parte degli organi dirigenti di un partito neppure. Oggi la Sardegna sta anche altrove.

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Sardegna-bomeluzo22
* L’articolo di Vito Biolchini viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.

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Daniele da Volterra Arameocarta-Sardegna-1354
Le parole sono importanti, anche quelle che mancano. E che aspettiamo.
di Vanni Tola
Non è facile commentare con una sintesi le dichiarazioni programmatiche del Presidente Pigliaru che, naturalmente, analizzano un’articolata serie di problemi. E non lo faremo. Certo le dichiarazioni programmatiche, come le letterine a Gesù Bambino della nostra infanzia, non vanno al di la di una infinita serie di buoni proponimenti, tutti da verificare nella realtà quotidiana. Non è questo il caso. A dire il vero le dichiarazioni del Presidente evidenziano una ricerca concreta di cambiamento della politica regionale, un forte desiderio di semplificare le procedure legislative, di riformare profondamente l’apparato burocratico della regione, una certa determinazione nel voler liberare la nostra regione dalla crisi e dai ritardi nello sviluppo che stanno alla base dei principali problemi della comunità isolana. Ciò detto, si avverte pure una indeterminatezza generale, una non ben definita ipotesi complessiva, l’assenza di una scelta strategica principale per lo sviluppo dell’isola, che appare come elemento di continuità con le precedenti fallimentari Amministrazioni regionali. Si e portati a pensare che la nuova Giunta non finisca poi con l’operare rincorrendo i problemi e le questioni aperte piuttosto che con l’obiettivo di realizzare un progetto organico di trasformazione e sviluppo che ci piace definire “nuovo piano di rinascita”. Alcuni esempi per rendere maggiormente comprensibile il ragionamento. Si parla nelle dichiarazioni del Presidente di crisi delle produzioni industriali e dell’occupazione ma non emerge un’ipotesi ben definita di sviluppo industriale alternativa alle precedenti. La Sardegna crede ancora nell’industria o si considera il comparto industriale tradizionale una sorta di comparto “da liquidare” per concentrare risorse ed energie principalmente su agropastorale e industria turistica? Scommetterà la Regione sulla possibilità di costituire a Porto Torres un grande polo europeo per i prodotti di base della chimica verde e la realizzazione di un apparato industriale indotto, riconvertendo ciò che rimane dell’industria petrolchimica o si ritiene, come molti sardi pensano, che la possibilità di attivare nell’isola una moderna industria chimica e biochimica debba essere considerata definitivamente conclusa? L’idea che la Sardegna possa svilupparsi esclusivamente valorizzando l’agro-industria e l’industria turistica con una forte protezione dell’integrità ambientale e paesaggistica è molto più diffusa di quanto si pensi e non è certamente priva di un qualche fondamento. Resta però aperta la questione se la Sardegna debba o no disporre anche di un apparato industriale e tecnologico innovativo (ricerche su nuovi materiali, nanotecnologie, bioingegneria, genetica, attività aerospaziali) come in tante altre realtà. Un ulteriore aspetto che appare poco evidenziato nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente Pigliaru riguarda poi l’insieme di problemi, fra loro strettamente interconnessi, quali salute, inquinamento ambientale, aree di grave emergenza sanitaria, bonifiche di suoli, acque e aria. Porto Torres è uno dei siti ambientali d’interesse nazionale per un elevatissimo livello d’inquinamento che ha fatto rilevare dati molto preoccupanti (qualcuno dice perfino superiori a quelli di Taranto), un incremento di patologie tumorali e respiratorie da vera emergenza sanitaria. A Ottana un esponente di un Comitato di cittadini ha denunciato l’avvenuto decesso per tumore di oltre quaranta operai che hanno lavorato nel medesimo impianto industriale. Per non parlare poi delle aree con servitù militari e di tutte le altre realtà interessate da situazioni di gravissima emergenza sanitaria e ambientale. Ci saremmo aspettati dal Presidente l’annuncio un piano straordinario, prioritario e urgente, insomma, qualcosa di più di generici riferimenti alla difesa del diritto alla salute e all’integrità ambientale. E infine, per quanto riguarda i piani di settore dei principali comparti produttivi isolani, Pigliaru si limita a rimandare al programma generale della coalizione per esaminare nel merito i proponimenti della Giunta. Certamente lo faremo con attenzione e interesse ma resta forte la sensazione, lo ribadiamo ancora una volta in chiusura, che non si abbia la capacità, la volontà, la lungimiranza di lavorare intorno ad un’unica e ben definita ipotesi strategica di sviluppo alla quale rapportare e finalizzare le diverse azioni e gli interventi della nuova Giunta.
sedia-van-gogh

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Daniele-da-Volterra-Arameo IL BRAGHETTONE
Daniele da Volterra, detto il braghettone, Arameo.
[NdD] Il dipinto di Volterra non c’entra… o forse sì
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Guido Reni San Matteo e l'angelo
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Le parole sono importanti. Anche quelle che mancano. E che aspettiamo.
I due deficit politici del presidente

di Franco Meloni
Per Francesco Pigliaru le parole sono importanti. Ricordo una mattina di alcuni anni fa quando chiuse rapidamente una riunione all’Università (di cui era pro rettore alla Ricerca scientifica) perchè, ci disse, doveva terminare di scrivere, immagino rivedere attentamente, un articolo per La Nuova Sardegna del giorno dopo. Dunque occorreva essere precisi e dedicarvi tutto il tempo necessario. E’ sicuramente con lo stesso scrupolo che ha redatto il documento delle sue dichiarazioni programmatiche da presidente della regione, sicuramente soppesando ogni singola parola scritta. Pertanto prendiamo sul serio ogni parola e analizzeremo con attenzione e commenteremo il contenuto del documento, come già abbiamo cominciato a fare con l’editoriale di Vanni. Il documento, anche tenendo conto dell’analisi di Vanni, è totalmente condivisibile e anch’io lo sottoscrivo: per quanto dice, ma ci riserviamo di esprimere valutazioni e giudizi successi per quanto è allo stato troppo generico e indeterminato e di capire e dare le nostre valutazioni e giudizi su quanto ancora non detto e che è necessario dire quanto prima. Anche su questo versante Vanni è stato precisamente esigente! Voglio ora esprimere un mio parere di carattere generale: le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru hanno due “deficit politici”, di fondamentale importanza, che attengono uno alla sardità e l’altro all’europeismo. Tratto queste due questioni in maniera intrecciata, come è giusto che sia. Non è pensabile che il programma del presidente (e della sua coalizione), così come è attualmente formulato, prescinda da una esplicita visione del posizionamento istituzionale della Sardegna, oggi e in prospettiva, in Italia e in Europa. Al riguardo è vero che Pigliaru non poteva sollevare la bandiera dell’indipendentismo o del sovranismo che lo vuole praticare anticipatamente (gli indipendentisti e i sovranisti sono pur sempre una minoranza, seppure importante, della coalizione di centro sinistra), ma la visione che sottende il documento appare francamente riduttiva, niente altro di diverso da un “autonomismo sbiadito”, che non ci porta molto lontano. Pigliaru si guarda bene dal pronunciare parolacce quali indipendentismo e sovranismo e neppure federalismo, utilizza in un passaggio il termine “sovranità” nell’accezione di auto-responsabilità (cito testualmente: “…il principale esercizio di sovranità cui vogliamo dedicare tutta le nostre capacità ed energie, è un’essenziale assunzione di responsabilità verso cui orientiamo la nostra azione di governo”). Non basta certo! Specie nell’attuale momento storico, che ha necessità di una Sardegna rinnovata, anche nelle sue istituzioni, consapevole delle proprie risorse e potenzialità, capace quindi di un suo protagonismo, indispensabile per sopravvivere nel quadro degli attuali rapporti di forza tra entità territoriali (nel confine statuale e in quello europeo). E’ solo in questo quadro, che, come detto, richiede anche una nuova struttura istituzionale della regione, che credo possa iscriversi, citando Vanni: un auspicabile progetto organico di trasformazione e sviluppo che ci piace definire “nuovo piano di rinascita”. Per fare tutto questo non si può prescindere da una politica sulla lingua sarda, sull’identità sarda, sull’università della Sardegna… in definitiva su chi siamo noi sardi e chi vogliamo o vorremo/vorremmo essere. E, allora: è possibile che Pigliaru non parli della nuova costituente statutaria, a cui siamo tenuti anche in virtù degli esiti referendari sardi? E’ possibile che parli dell’Europa sostanzialmente come vincolo per la nostra economia, come purtroppo è, ma che non necessariamente deve continuare ad essere, o, ancora, come bancomat per prelevare tutte le risorse finanziarie possibili? Importante ma terribilmente riduttivo. E’ possibile che parli d’Europa senza fare cenno all’incredibiie situazione di discriminazione politica dei sardi, impossibilitati, per ottusa e incostituzionale legge italiana (modificabile domani se solo ci fosse la volontà politica dei grandi partiti italiani) ad avere propri rappresentanti nel parlamento europeo? Si chieda Pigliaru se, per fare un esempio, le stesse nostre difficoltà di utilizzare pienamente e con efficacia i fondi europei siano solo problemi organizzativi e di preparazione del personale tecnico, amministrativo e anche politico. Come pur è vero, ma non sono spiegazioni sufficienti a dare conto della situazione. Credo infatti che questo come tanti altri problemi non possano essere disgiunti da uno, più pesante di tutti: l’incapacità della Regione di esercitare un ruolo politico nel quadro europeo, sia nei confronti dell’Italia che s’interpone tra la regione e le istituzioni europee, sia nei confronti dell’istituzioni europee, direttamente, laddove ciò è possibile, anche attualmente, per esempio per incidere, modificandole o integrandole, sulle politiche europee. Ma di tutto quanto detto Pigliaru non si cura, destando il più che legittimo sospetto che per lui bastino l’onestà, la competenza, la tecnica e la razionalità per risolvere i problemi della Sardegna, minimizzando quello che in realtà è soprattutto un problema di Politica. Si dirà che la coalizione del centro sinistra potrà integrare il programma e precisare l’impostazione data dal presidente. Vedremo e vedremmo. Nel mentre parliamo, scriviamo e sottoponiamo i nostri argomenti al presidente, ai politici, ai cittadini sardi…
Per ora chiudo qui, con un’informazione/richiesta. Segnaliamo che dopo il dibattito, attualmente in corso in Consiglio regionale, vi saranno a breve due primi importanti appuntamenti laddove il presidente è chiamato ad esporre le sue idee, possibilmente “aggiornando” il programma: 1) l’inaugurazione della Fiera internazionale della Sardegna, prevista nella tarda mattinata del 25 aprile, dove in un passato non troppo recente il presidente della regione faceva il punto sulla situazione economica della regione e sulle prospettive future; 2) sa die de sa Sardinia, con specifico riferimento alla seduta aperta del Consiglio regionale, prevista la mattina del 28 aprile.

Sassari

municipio SassariSassari – Si vota oggi dalle 8 alle 21
Le Primarie del PD per la scelta del candidato sindaco.
di Vanni Tola
Grande fermento in città, incontri volanti, assemblee, telefonate, interventi e messaggi sui media. Si conclude col voto di questa domenica di Aprile una discussione approfondita tra i diversi candidati alla carica di sindaco. Cinque gli sfidanti in campo. Diversi i principali argomenti del confronto. Il Puc, i destini dell’area ZTL, il rilancio di Sassari città universitaria con la realizzazione di un Campus per gli studenti, i problemi del decoro urbano e della sicurezza, la ricerca e il rilancio dello sviluppo e dell’occupazione, la difesa della salute e dell’integrità ambientale. Un breve profilo dei candidati.
Angela Mameli: nata a Sorso, avvocato civilista, ha ricoperto l’incarico di presidente dell’Ersu e di assessore al bilancio e alla cultura nella giunta Ganau. E’ sostenuto principalmente dal gruppo Ganau-Spissu, dall’area Giagu e dai soriani di Salvatore Demontis. La candidatura “forte” dell’apparato del partito.
Nicola Sanna: Cinquant’anni, agronomo, è stato presidente dell’ordine provinciale e regionale degli agronomi e assessore al bilancio nella precedente Giunta. Rappresenta nel partito l’area Cuperlo ma dovrebbe avere il sostegno anche dei civatiani, di parte dei sostenitori di Renzi, e di alcuni esponenti di SEL.
Monica Spanedda: Avvocato, la più giovane candidata, è stata presidente del consiglio comunale nella prima giunta Ganau e assessore alle politiche ambientali nella giunta uscente. Il suo referente è l’area dell’ex Progetto Sardegna. Si rivolge principalmente all’area movimentista del partito.
Alessandra Giudici: Imprenditrice, è stata presidente della Provincia di Sassari per due mandati. Un’altra delle candidature “forti” con un consistente sostegno personale evidenziato anche dal fatto che ha raccolto ben 4500 firme per presentare la propria candidatura.
Gianni Carbini: Impiegato, è stato consigliere provinciale e assessore comunale alle attività produttive nella giunta uscente. Fa riferimento nel partito all’area Renzi ed è sostenuto da una forte componente che vede tra i propri esponenti Arturo Parisi e altri.
Inutile dirlo la città attende di conoscere il nome del candidato del Pd alla carica di Sindaco con un certo interesse. Importante sarà anche conoscere il numero di partecipanti alla consultazione importante indicatore l’interesse dei cittadini per questa tornata elettorale locale probabilmente passata in secondo piano per la concomitanza con le recenti elezioni e le operazioni in corso per la predisposizione delle liste per le imminenti elezioni europee. Come sempre si spera che vinca il migliore.
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Le primarie di coalizione per l’individuazione del candidato sindaco avranno luogo domenica 6 Aprile dalle ore 8 alle 21 nei 17 seggi allestiti in città e nell’agro. Sarà sufficiente esibire un documento di identità o la tessera elettorale. Potranno votare anche i giovani che hanno compiuto i 16 anni (nel seggio più vicino alla propria abitazione) e i cittadini stranieri residenti in città (esclusivamente nel seggio n° 1 in via delle Monache Cappuccine). Sarà vincitore delle primarie il candidato che supererà il 40 % dei voti, in caso contrario i primi due candidati si confronteranno in un successivo ballottaggio

Sulle dichiarazioni programmatiche di Francesco Pigliaru. Le parole sono importanti, anche quelle che mancano

Daniele da Volterra Arameocarta-Sardegna-1354
Le parole sono importanti, anche quelle che mancano. E che aspettiamo.
di Vanni Tola
Non è facile commentare con una sintesi le dichiarazioni programmatiche del Presidente Pigliaru che, naturalmente, analizzano un’articolata serie di problemi. E non lo faremo. Certo le dichiarazioni programmatiche, come le letterine a Gesù Bambino della nostra infanzia, non vanno al di la di una infinita serie di buoni proponimenti, tutti da verificare nella realtà quotidiana. Non è questo il caso. A dire il vero le dichiarazioni del Presidente evidenziano una ricerca concreta di cambiamento della politica regionale, un forte desiderio di semplificare le procedure legislative, di riformare profondamente l’apparato burocratico della regione, una certa determinazione nel voler liberare la nostra regione dalla crisi e dai ritardi nello sviluppo che stanno alla base dei principali problemi della comunità isolana. Ciò detto, si avverte pure una indeterminatezza generale, una non ben definita ipotesi complessiva, l’assenza di una scelta strategica principale per lo sviluppo dell’isola, che appare come elemento di continuità con le precedenti fallimentari Amministrazioni regionali. Si e portati a pensare che la nuova Giunta non finisca poi con l’operare rincorrendo i problemi e le questioni aperte piuttosto che con l’obiettivo di realizzare un progetto organico di trasformazione e sviluppo che ci piace definire “nuovo piano di rinascita”. Alcuni esempi per rendere maggiormente comprensibile il ragionamento. Si parla nelle dichiarazioni del Presidente di crisi delle produzioni industriali e dell’occupazione ma non emerge un’ipotesi ben definita di sviluppo industriale alternativa alle precedenti. La Sardegna crede ancora nell’industria o si considera il comparto industriale tradizionale una sorta di comparto “da liquidare” per concentrare risorse ed energie principalmente su agropastorale e industria turistica? Scommetterà la Regione sulla possibilità di costituire a Porto Torres un grande polo europeo per i prodotti di base della chimica verde e la realizzazione di un apparato industriale indotto, riconvertendo ciò che rimane dell’industria petrolchimica o si ritiene, come molti sardi pensano, che la possibilità di attivare nell’isola una moderna industria chimica e biochimica debba essere considerata definitivamente conclusa? L’idea che la Sardegna possa svilupparsi esclusivamente valorizzando l’agro-industria e l’industria turistica con una forte protezione dell’integrità ambientale e paesaggistica è molto più diffusa di quanto si pensi e non è certamente priva di un qualche fondamento. Resta però aperta la questione se la Sardegna debba o no disporre anche di un apparato industriale e tecnologico innovativo (ricerche su nuovi materiali, nanotecnologie, bioingegneria, genetica, attività aerospaziali) come in tante altre realtà. Un ulteriore aspetto che appare poco evidenziato nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente Pigliaru riguarda poi l’insieme di problemi, fra loro strettamente interconnessi, quali salute, inquinamento ambientale, aree di grave emergenza sanitaria, bonifiche di suoli, acque e aria. Porto Torres è uno dei siti ambientali d’interesse nazionale per un elevatissimo livello d’inquinamento che ha fatto rilevare dati molto preoccupanti (qualcuno dice perfino superiori a quelli di Taranto), un incremento di patologie tumorali e respiratorie da vera emergenza sanitaria. A Ottana un esponente di un Comitato di cittadini ha denunciato l’avvenuto decesso per tumore di oltre quaranta operai che hanno lavorato nel medesimo impianto industriale. Per non parlare poi delle aree con servitù militari e di tutte le altre realtà interessate da situazioni di gravissima emergenza sanitaria e ambientale. Ci saremmo aspettati dal Presidente l’annuncio un piano straordinario, prioritario e urgente, insomma, qualcosa di più di generici riferimenti alla difesa del diritto alla salute e all’integrità ambientale. E infine, per quanto riguarda i piani di settore dei principali comparti produttivi isolani, Pigliaru si limita a rimandare al programma generale della coalizione per esaminare nel merito i proponimenti della Giunta. Certamente lo faremo con attenzione e interesse ma resta forte la sensazione, lo ribadiamo ancora una volta in chiusura, che non si abbia la capacità, la volontà, la lungimiranza di lavorare intorno ad un’unica e ben definita ipotesi strategica di sviluppo alla quale rapportare e finalizzare le diverse azioni e gli interventi della nuova Giunta.
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Daniele-da-Volterra-Arameo IL BRAGHETTONE
Daniele da Volterra, detto il braghettone, Arameo.
[NdD] Il dipinto di Volterra non c’entra… o forse sì
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Guido Reni San Matteo e l'angelo
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Le parole sono importanti. Anche quelle che mancano. E che aspettiamo.
I due deficit politici del presidente

di Franco Meloni
Per Francesco Pigliaru le parole sono importanti. Ricordo una mattina di alcuni anni fa quando chiuse rapidamente una riunione all’Università (di cui era pro rettore alla Ricerca scientifica) perchè, ci disse, doveva terminare di scrivere, immagino rivedere attentamente, un articolo per La Nuova Sardegna del giorno dopo. Dunque occorreva essere precisi e dedicarvi tutto il tempo necessario. E’ sicuramente con lo stesso scrupolo che ha redatto il documento delle sue dichiarazioni programmatiche da presidente della regione, sicuramente soppesando ogni singola parola scritta. Pertanto prendiamo sul serio ogni parola e analizzeremo con attenzione e commenteremo il contenuto del documento, come già abbiamo cominciato a fare con l’editoriale di Vanni. Il documento, anche tenendo conto dell’analisi di Vanni, è totalmente condivisibile e anch’io lo sottoscrivo: per quanto dice, ma ci riserviamo di esprimere valutazioni e giudizi successi per quanto è allo stato troppo generico e indeterminato e di capire e dare le nostre valutazioni e giudizi su quanto ancora non detto e che è necessario dire quanto prima. Anche su questo versante Vanni è stato precisamente esigente! Voglio ora esprimere un mio parere di carattere generale: le dichiarazioni programmatiche del presidente Pigliaru hanno due “deficit politici”, di fondamentale importanza, che attengono uno alla sardità e l’altro all’europeismo. Tratto queste due questioni in maniera intrecciata, come è giusto che sia. Non è pensabile che il programma del presidente (e della sua coalizione), così come è attualmente formulato, prescinda da una esplicita visione del posizionamento istituzionale della Sardegna, oggi e in prospettiva, in Italia e in Europa. Al riguardo è vero che Pigliaru non poteva sollevare la bandiera dell’indipendentismo o del sovranismo che lo vuole praticare anticipatamente (gli indipendentisti e i sovranisti sono pur sempre una minoranza, seppure importante, della coalizione di centro sinistra), ma la visione che sottende il documento appare francamente riduttiva, niente altro di diverso da un “autonomismo sbiadito”, che non ci porta molto lontano. Pigliaru si guarda bene dal pronunciare parolacce quali indipendentismo e sovranismo e neppure federalismo, utilizza in un passaggio il termine “sovranità” nell’accezione di auto-responsabilità (cito testualmente: “…il principale esercizio di sovranità cui vogliamo dedicare tutta le nostre capacità ed energie, è un’essenziale assunzione di responsabilità verso cui orientiamo la nostra azione di governo”). Non basta certo! Specie nell’attuale momento storico, che ha necessità di una Sardegna rinnovata, anche nelle sue istituzioni, consapevole delle proprie risorse e potenzialità, capace quindi di un suo protagonismo, indispensabile per sopravvivere nel quadro degli attuali rapporti di forza tra entità territoriali (nel confine statuale e in quello europeo). E’ solo in questo quadro, che, come detto, richiede anche una nuova struttura istituzionale della regione, che credo possa iscriversi, citando Vanni: un auspicabile progetto organico di trasformazione e sviluppo che ci piace definire “nuovo piano di rinascita”. Per fare tutto questo non si può prescindere da una politica sulla lingua sarda, sull’identità sarda, sull’università della Sardegna… in definitiva su chi siamo noi sardi e chi vogliamo o vorremo/vorremmo essere. E, allora: è possibile che Pigliaru non parli della nuova costituente statutaria, a cui siamo tenuti anche in virtù degli esiti referendari sardi? E’ possibile che parli dell’Europa sostanzialmente come vincolo per la nostra economia, come purtroppo è, ma che non necessariamente deve continuare ad essere, o, ancora, come bancomat per prelevare tutte le risorse finanziarie possibili? Importante ma terribilmente riduttivo. E’ possibile che parli d’Europa senza fare cenno all’incredibiie situazione di discriminazione politica dei sardi, impossibilitati, per ottusa e incostituzionale legge italiana (modificabile domani se solo ci fosse la volontà politica dei grandi partiti italiani) ad avere propri rappresentanti nel parlamento europeo? Si chieda Pigliaru se, per fare un esempio, le stesse nostre difficoltà di utilizzare pienamente e con efficacia i fondi europei siano solo problemi organizzativi e di preparazione del personale tecnico, amministrativo e anche politico. Come pur è vero, ma non sono spiegazioni sufficienti a dare conto della situazione. Credo infatti che questo come tanti altri problemi non possano essere disgiunti da uno, più pesante di tutti: l’incapacità della Regione di esercitare un ruolo politico nel quadro europeo, sia nei confronti dell’Italia che s’interpone tra la regione e le istituzioni europee, sia nei confronti dell’istituzioni europee, direttamente, laddove ciò è possibile, anche attualmente, per esempio per incidere, modificandole o integrandole, sulle politiche europee. Ma di tutto quanto detto Pigliaru non si cura, destando il più che legittimo sospetto che per lui bastino l’onesta, la competenza, la tecnica e la razionalità per risolvere i problemi della Sardegna, minimizzando quello che in realtà è soprattutto un problema di Politica. Si dirà che la coalizione del centro sinistra potrà integrare il programma e precisare l’impostazione data dal presidente. Vedremo e vedremmo. Nel mentre parliamo, scriviamo e sottoponiamo i nostri argomenti al presidente, ai politici, ai cittadini sardi…
Per ora chiudo qui, con un’informazione/richiesta. Segnaliamo che dopo il dibattito, attualmente in corso in Consiglio regionale, vi saranno a breve due primi importanti appuntamenti laddove il presidente è chiamato ad esporre le sue idee, possibilmente “aggiornando” il programma: 1) l’inaugurazione della Fiera internazionale della Sardegna, prevista nella tarda mattinata del 25 aprile, dove in un passato non troppo recente il presidente della regione faceva il punto sulla situazione economica della regione e sulle prospettive future; 2) sa die de sa Sardinia, con specifico riferimento alla seduta aperta del Consiglio regionale, prevista la mattina del 28 aprile.

le sediate di Vanni

vecchio saggiosedia-van-goghLa regina Elisabetta e re Giorgio. Ma vi rendete conto che è arrivata in Italia la regina Elisabetta? Avrà certamente parlato col presidente di Nilla Pizzi e Claudio Villa (dei quali la regina dicono conservi una bella foto), di Natalino Otto e Gino Latilla mentre il principe consorte ammirava estasiato la bellezza e la sensualità dalla moglie del Presidente esclamando :” però, è ancora una bella donna”. Poi c’era un anziano sconvolto tra il pubblico che appena vista la regina si è messo a gridare “Mister Obama, Mister Obama”

Però,in fin dei conti, hai immaginato un attimo di piacevole senilità. Amici miei,atto III. Ciao e la Clio ancora che attrae… bellissimo! (Enza Chironi)

Stamattina alla radio: la regina e Napolitano si conoscono e si frequentano, si sono visti nel 2011 e in un’altra occasione nel 2006… Accidenti, un’assidua frequentazione! (Martina Cocco)

Stanno pensando alla possibilità di darsi del Tu (Vanni Tola)

E MORTA NILLA PIZZI OLYCOM
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Disperaz31Incontri bilaterali. Pensate che il Presidente dovrebbe incontrarsi con Totò Rijna per un confronto sul programma di riforme costituzionali? Pensateci bene. E’ da tempo il leader indiscusso di una grande forza economica e politica nazionale e con solide proiezioni internazionali. Rappresenta da tempo una consistente parte di opinione pubblica trasversale ai diversi strati sociali. Perchè no? Cosa ha di meno di Berlusconi?

“Sisters Goods”: musiche al femminile

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Un grave lutto familiare ha colpito uno dei musicisti; il concerto Sisters Goods, previsto per sabato 29 marzo presso Palazzo di Città, è annullato e sarà riproposto al Teatro Ferroviario il 26 aprile alle ore 21.00.
Sabato 29 Marzo Palazzo di Città (Teatro Civico).
Concerto “Sisters Goods”: musiche al femminile
di Vanni Tola
Vanni ft1 27 mar14Sassari – Particolarmente attivo in questi mesi il mondo musicale cittadino, nuovi concerti, formazioni originali con progetti d’avanguardia, sperimentazioni. Un grande avvenimento musicale, ritengo il più importante dell’anno, è stato il concerto “Danze dal mare” con musiche originali di Mauro Palmas, che ha suonato con un grande David Brutti al sassofono, e l’ottimo quartetto di chitarre Rigel Quartet. Sabato prossimo il Palazzo di Città, ospiterà una nuova formazione, i musicisti dell’Ensemble Laborintus. Il progetto che il gruppo propone ha per titolo “Sisters Goods” e comprende musiche di Janis Joplin, Amy Winehouse, Billie Holiday, Nina Simone, Chavela Vergas, Lhasa de Sela, Mercedes Sosa ed Etta James. Artisti molto noti, riuniti nel progetto “Sisters Goods” per rendere omaggio a figure di donne musiciste che hanno caratterizzato un lungo periodo della storia della musica contemporanea, grandi interpreti e grandi personaggi. L’Ensemble protagonista del concerto sarà costituita da Lorenzo Sabattini basso, Antonio Pitzoi chitarra, Sabina Sanna chitarra, Andrea Lubino percussioni, Simone Sassu pianoforte, Angelo Vargiu clarinetto, Gian Piero Carta sassofono. Le voci saranno quelle di Silvia Pilia, Claudia Crabuzza, Ester Formosa, Denise Fatma Gueye. - segue -

Nell’agenda del Presidente…

Nuovi orizzonti per le istituzioni della Sardegna
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di Salvatore Cubeddu

Mentre il nuovo governo sardo festeggiava con il Consiglio regionale l’entrata nei ruoli che cambierà in tanti sensi la vita dei loro componenti, le istituzioni italiane si sono fatte vive negando ancora una volta ai Sardi la presenza in Europa (i siciliani continueranno a gestirsi i nostri voti) e rifiutando una qualche convenienza alla presenza della Saras a Sarroch (le accise). Su entrambi i punti Pigliaru tace, mentre Paci concorda con Roma. Tra qualche giorno la relazione programmatica del Presidente comunicherà al Consiglio le proprie intenzioni per i prossimi cinque anni e, forse, ne sapremo di più.
Altre notizie da Terramanna (il Continente): al referendum per l’indipendenza del Veneto hanno votato più di un milione di elettori – evidentemente concordandovi – mentre Matteo Renzi annuncia per questo venerdì l’inizio del dibattito sulla trasformazione del senato della repubblica. Se tutto andasse bene, nelle sue intenzioni, tra due/tre mesi le riforme istituzionali sarebbero cosa (quasi) fatta. Va da sé che anche i Lumbard partiranno con il loro referendum, probabilmente seguiti da ulteriori imitatori.
Ovviamente… dai nostri . Il PSd’Az promuove anche per i Sardi il referendum per la loro indipendenza, proprio in contemporanea con un convegno del PD, a Cagliari, che spiega le riforme istituzionali… italiane.
Che ne sarà di tutte le proposte venute in campo a partire dall’inizio (1978) della lunga crisi delle istituzioni della prima autonomia?
Le risposte risultano evidentemente urgenti e toccherà a Pigliaru dirci se a questi tema intenda offrire un indirizzo di governo o, invece, voglia lasciare l’argomento del tutto in mano al Consiglio. La Sardegna riparte da zero, i problemi si accumulano. Cito Vito Biolchini, che esprimeva qualche giorno fa i seguenti interrogativi: “il Pps di Cappellacci verrà ritenuto nullo? E il piano per l’energia? Il progetto della chimica verde avrà il via libera? Quando verrà convocata l’assemblea costituente (a riguardo i sardi si sono espressi con un referendum)? Che rapporto avrà la Regione con il Qatar e il suo progetto? E le servitù militari? E il bilinguismo? E la difesa della specialità dall’attacco del governo Renzi?”.
Appunto: la risposta all’autonomia speciale della Sardegna si aggiunge, per Renzi, ad altrettante urgenze portate, con ben altra forza e decisione, in altre parti d’Italia.
Negli anni ’80, trent’anni fa, erano i sardisti ed i leghisti a porre quegli interrogativi cui la sinistra rispose rinnovando il titolo V della Costituzione, quello che l’accordo Renzi/Berlusconi vorrebbe mutare (presumibilmente) in chiave centralista. Al contrario, il senato delle regioni, a composizione paritetica come negli USA, veniva individuata allora come l’istituzione in grado di offrire un nuovo senso ad uno stato italiano coerentemente federale. Riuscirà, la fretta di Renzi, a bruciare questo possibile sbocco al ritorno delle ‘indipendenze regionali italiane’?
In Sardegna la situazione dovrebbe essere diversa, altrimenti motivata, più matura. Anche se l’esperienza e le prime timidezze starebbero lì a dirci che al governo della Regione è andata la classe dirigente più tiepida rispetto a questi temi e più disponibile a farsi carico delle compatibilità centralistiche romane. Pigliaru ha indicato in una nuova e immediata vertenza/entrate il terreno di confronto con il governo ‘amico’. Non gli sarà facile ottenere risultati. Ma, congiuntamente alla messa in discussione del patto di stabilità, tutti dobbiamo considerare nostra questa battaglia di cui il Presidente è il legittimo capo e stratega.
Il Consiglio regionale deve mettersi a lavorare con lena sul tema delle nuove istituzioni della Sardegna. Attraverso i propri organismi, coinvolgendo il Consiglio delle autonomie, investendo direttamente il Popolo sardo. Non c’è più tempo da perdere, occorre muoversi nella direzione del referendum per l’indipendenza della Sardegna e per l’elezione dell’Assemblea costituente del Popolo sardo.
Sa die de sa Sardigna del 2014 deve rappresentare l’occasione di riconoscimento e di mobilitazione del nostro Popolo.
Cagliari, 23 marzo 2014
Salvatore Cubeddu
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Sardegna-bomeluzo22
* L’articolo di Salvatore Cubeddu viene pubblicato anche sui siti di FondazioneSardinia, Vitobiolchini, Tramasdeamistade, Madrigopolis, Sportello Formaparis, Tottusinpari e sui blog EnricoLobina e RobertoSerra, SardegnaSoprattutto.

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chimica-verde-Maste-Unissape-su-limoni-IMG_4811-1024x575-150x150

Buon lavoro Presidente
di Vanni Tola
Il presidente Pigliaru prepara le dichiarazioni programmatiche della nuova Giunta. Grande attesa e curiosità perché le linee programmatiche certamente sveleranno gli orientamenti e gli indirizzi operativi della compagine di governo finora racchiusi nella sintesi dei programmi elettorali. Naturalmente la tentazione di domandare, proporre o suggerire questa o quella priorità al Presidente è molto forte, la eviteremo. Preferiamo attendere programmi e dichiarazioni prima di esprimere giudizi. Ci limitiamo soltanto a indicare una diffusa attesa di chiarezza riguardante un tema particolarmente importante, richiamato recentemente all’attenzione dell’opinione pubblica anche da un articolo del direttore del quotidiano l’Unione Sarda. La chimica verde. In estrema sintesi la questione si pone in questi termini. Una parte consistente del mondo politico regionale e i maggiori sindacati sostengono la necessità, l’opportunità e l’urgenza di avviare, realizzare o completare il progetto Matrìca per la realizzazione a Portotorres del più grande impianto europeo per la produzione della materia prima necessaria per avviare una diversificata serie di produzioni di materiali plastici e prodotti chimici ricavati da sostanze biologiche anziché da fossile (leggi petrolio e derivati). Naturalmente insieme al risanamento e alla bonifica delle aree industriali inquinate e prefigurando considerevoli ricadute occupazionali e lo sviluppo di un modo nuovo e moderno di “fare chimica”. Di tutt’altra opinione i numerosi Comitati di base che, insieme con un nutrito gruppo di intellettuali, di opinionisti e di esperti con rilevanti competenze tecnico-scientifiche si oppongono al progetto Matrìca per una infinita serie di motivi. La principale considerazione contraria può essere riassunta con l’inopportunità di realizzare una centrale a biomassa in un’area già fortemente e drammaticamente inquinata dall’attività dell’industria petrolchimica e in considerazione del fatto che non vi è alcuna certezza che le produzioni “ verdi” siano necessariamente anche pulite, cioè accettabilmente compatibili con una corretta gestione dell’ambiente e la tutela della salute delle popolazioni. Sembrerebbe il contrario. Esistono, infatti, una infinita serie di studi e ricerche che dimostrerebbero perfino una maggiore pericolosità per la salute e l’ambiente delle centrali a biomasse che produrrebbero una serie di sostanze particolarmente nocive per gli individui e l’ambiente e difficilmente controllabili da sistemi di filtraggio, in grado di superare le barriere naturali dell’individuo e di produrre gravissime patologie. Per necessità di sintesi non entreremo nel merito degli aspetti particolari della vicenda, ci riserviamo di farlo interpellando i protagonisti e gli esperti. Ci limitiamo a esprimere una considerazione conclusiva. E’ necessario comprendere prioritariamente e urgentemente se il progetto chimica verde di Matrìca – lungi dal rappresentare un ulteriore grave minaccia per la salute della popolazione e per l’ambiente – può e deve essere completato per avviare un capitolo nuovo della politica industriale dell’isola o se, come molti affermano, la nuova attività industriale in avanzata fase di realizzazione nell’area petrolchimica di Portotorres, non rappresenti una sorta di nuova “bomba” ecologica, per un’area territoriale con tassi di inquinamento ambientali elevatissimi. Siamo certi che il Presidente, con le dichiarazioni programmatiche, saprà fornire ai sardi ulteriori elementi di conoscenza e valutazione nel merito.
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Chimica verde su Aladinews
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Emilio Lussu ad Armungia

Quale domani è già cominciato con la “chimica verde”?

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Buon lavoro Presidente
di Vanni Tola
Il presidente Pigliaru prepara le dichiarazioni programmatiche della nuova Giunta. Grande attesa e curiosità perché le linee programmatiche certamente sveleranno gli orientamenti e gli indirizzi operativi della compagine di governo finora racchiusi nella sintesi dei programmi elettorali. Naturalmente la tentazione di domandare, proporre o suggerire questa o quella priorità al Presidente è molto forte, la eviteremo. Preferiamo attendere programmi e dichiarazioni prima di esprimere giudizi. Ci limitiamo soltanto a indicare una diffusa attesa di chiarezza riguardante un tema particolarmente importante, richiamato recentemente all’attenzione dell’opinione pubblica anche da un articolo del direttore del quotidiano l’Unione Sarda. La chimica verde. In estrema sintesi la questione si pone in questi termini. Una parte consistente del mondo politico regionale e i maggiori sindacati sostengono la necessità, l’opportunità e l’urgenza di avviare, realizzare o completare il progetto Matrìca per la realizzazione a Portotorres del più grande impianto europeo per la produzione della materia prima necessaria per avviare una diversificata serie di produzioni di materiali plastici e prodotti chimici ricavati da sostanze biologiche anziché da fossile (leggi petrolio e derivati). Naturalmente insieme al risanamento e alla bonifica delle aree industriali inquinate e prefigurando considerevoli ricadute occupazionali e lo sviluppo di un modo nuovo e moderno di “fare chimica”. Di tutt’altra opinione i numerosi Comitati di base che, insieme con un nutrito gruppo di intellettuali, di opinionisti e di esperti con rilevanti competenze tecnico-scientifiche si oppongono al progetto Matrìca per una infinita serie di motivi. La principale considerazione contraria può essere riassunta con l’inopportunità di realizzare una centrale a biomassa in un’area già fortemente e drammaticamente inquinata dall’attività dell’industria petrolchimica e in considerazione del fatto che non vi è alcuna certezza che le produzioni “ verdi” siano necessariamente anche pulite, cioè accettabilmente compatibili con una corretta gestione dell’ambiente e la tutela della salute delle popolazioni. Sembrerebbe il contrario. Esistono, infatti, una infinita serie di studi e ricerche che dimostrerebbero perfino una maggiore pericolosità per la salute e l’ambiente delle centrali a biomasse che produrrebbero una serie di sostanze particolarmente nocive per gli individui e l’ambiente e difficilmente controllabili da sistemi di filtraggio, in grado di superare le barriere naturali dell’individuo e di produrre gravissime patologie. Per necessità di sintesi non entreremo nel merito degli aspetti particolari della vicenda, ci riserviamo di farlo interpellando i protagonisti e gli esperti. Ci limitiamo a esprimere una considerazione conclusiva. E’ necessario comprendere prioritariamente e urgentemente se il progetto chimica verde di Matrìca – lungi dal rappresentare un ulteriore grave minaccia per la salute della popolazione e per l’ambiente – può e deve essere completato per avviare un capitolo nuovo della politica industriale dell’isola o se, come molti affermano, la nuova attività industriale in avanzata fase di realizzazione nell’area petrolchimica di Portotorres, non rappresenti una sorta di nuova “bomba” ecologica, per un’area territoriale con tassi di inquinamento ambientali elevatissimi. Siamo certi che il Presidente, con le dichiarazioni programmatiche, saprà fornire ai sardi ulteriori elementi di conoscenza e valutazione nel merito.
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Chimica verde su Aladinews
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Si raccolgono le firme per la presentazione della Lista l’altra Europa con Tsipras

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logoufficiale_laltraeuropa400Nata la lista l’Altra Europa con Tsipras, per le elezioni europee del 25 maggio. Ora si raccolgono le firme per la presentazione.Nel collegio delle isole, saranno presenti otto candidati, due rappresentano la Sardegna: si tratta della cantante Elena Ledda, già assessore comunale alla Cultura a Quartu Sant’Elena e della militante di Rifondazione comunista Simona Lobina, insegnante precaria di lingue e attiva in associazioni come Anpi e Amicizia Sardegna-Palestina. Le due esponenti sarde correranno per il movimento di Alexis Tsipras, leader del partito greco Syriza e candidato alla presidenza della Commissione europea. Gli altri candidati del collegio Sicilia-Sardegna sono: Alfio Foti, cofondatore insieme a Rita Borsellino del progetto politico Un’altra Storia, di cui attualmente è coordinatore nazionale; la giornalista Barbara Spinelli; l’ex sindaco di Castelbuono (Palermo) Mario Cicero; la coordinatrice in Sicilia del Forum per l’acqua pubblica Antonietta Leto; il giornalista Antonio Mazzeo e l’attivista siciliana di origine greca Olga Nassis.

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Consigli di Vanni Tola per quanti in Sardegna scelgono di votare la lista Tsipras. E’ possibile accordare tre preferenze. La mia proposta è quella di preferire le due candidate sarde Elena Ledda e Simona Lobina e Barbara Spinelli del Comitato Nazionale per la lista.

- Il sito centrale della Lista l’Altra Europa con Tsipras
– Il sito del comitato di Cagliari
- Il sito del comitato di Sassari

PD, il primato dell’economia sulla politica; di Gian Nicola Marras, su Il Manifesto sardo

La raccolta di firme per la lista “L’altra Europa con Tsipras” a Sassari

firmare per la lista L'Altra Europa con TsiprasInizia a Sassari la raccolta di firme per la lista “L’altra Europa con Tsipras.
Sabato 15 marzo, dalle 9,30 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 18,30 sarà possibile firmare a Sassari all’Emiciclo Garibaldi. La raccolta di firme è un passaggio fondamentale per consentire la presentazione della nostra lista alle elezioni europee. E’ possibile firmare anche negli uffici elettorali dei Comuni di Sassari, Ittiri e Ozieri, in orario d’ufficio. Informeremo al più presto sugli altri punti di raccolta e sulla possibilità di firmare negli altri Comuni – segue –

Ora basta!

Basta!“Ora Basta: la salute dei Sardi prima di tutto”
di Vanni Tola
Il titolo di giornale più efficace è stato quello dell’Unione Sarda: “Ora basta”. Ora basta deve essere lo slogan dei Sardi per rivendicare il proprio diritto alla difesa della salute ed al recupero dell’integrità ambientale. Il Sulcis, Ottana, Portotorres, Sarroch e altre zone ancora sono diventate delle vere e proprie “bombe ecologiche”. Crescono i tumori fra la gente, crescono oltre le medie numerose gravissime patologie, gli indicatori statistici dell’inquinamento raggiungono, per determinati prodotti, valori impressionanti. Le bonifiche sono soltanto uno slogan elettorale per partiti e politici incapaci. Chi inquina non paga e utilizza tutte le possibilità di leggi molto permissive per guadagnare assoluzioni formali che non cancellano le colpe reali. Proponiamo ai sardi di dare vita ad una mobilitazione straordinaria per la difesa della salute e dell’ambiente. “Ora Basta: la salute dei Sardi prima di tutto”. Deve essere questo l’obiettivo assolutamente prioritario nell’azione della nuova Giunta regionale e del Governo. Non è più tempo di parlarsi addosso, di finanziare nuovi studi e ricerche da confinare nei cassetti, è vera emergenza sanitaria per la Sardegna. “Ora basta”.
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DOVE SONO I SOLDI
di Gavinu Dettori
I soldi sono dappertutto: moltissimi non si vedono, quei pochi che si vedono vengono abilmente moltiplicati. I nostri governanti li maneggiano spostandone ogni giorno quattro o cinque miliardi, fino ad illudersi di farli aumentare parecchie volte, credendo di tappare ogni giorno un buco del bilancio. Dei soldi che si vedono, in parte ce li hanno in tasca loro stessi, e sono “immoralmente” dei privilegiati per svolgere l’incarico pubblico più onorevole; altri ce li hanno burocrati, super burocrati, funzionari, amministratori pubblici… Ed anche manager privati, a vario titolo, che indegnamente, sebbene privati, percepiscono somme non comparabili a compenso di improbabile lavoro umano. Queste alimentano le DISUGUAGLIANZE che si ingigantiscono con l’evasione e l’esportazione dei capitali nei paradisi fiscali.
La nostra povertà ed anche quella mondiale, è dovuta alle mastodontiche evasioni ed anche a questi indebiti compensi, che dovranno essere restituiti alla collettività, o perlomeno, da oggi, ridimensionati, riconducendoli e paragonandoli al costo della vita dell’uomo medio.
Ma i politici e governanti, sono i primi a non rinunciare ai loro privilegi, per cui non potranno chiedere un riequilibrio delle retribuzioni degli altri. Per i cittadini… vale il motto: CAMPA CAVALLO!