Risultato della ricerca: Vanni Tola

Alla ricerca del bene comune

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Il bene comune e la politica
Perché chi vuole guidare il Paese deve pensare all’interesse collettivo

La Repubblica – 12 Settembre 2022

di Enzo Bianchi (dal suo blog).
Siamo in piena campagna elettorale e proprio in quanto monaco non posso esimermi dall’osservare e dall’ascoltare le voci – soprattutto urla – che si levano numerose da tutte le parti in causa. Non entro nell’agone politico, ma dopo aver ascoltato o letto i protagonisti costantemente mi pongo una domanda: “Dov’è finito, che fine ha fatto il concetto di bene comune? Come mai è così assente?”. La stessa domanda è stata posta da François Flahault, direttore del Centro di ricerca sulle arti e il linguaggio di Parigi, in un libro che significativamente è intitolato: Où est passé le bien commun?

Quello di “bene comune” è un concetto essenziale per la convivenza, per la qualità della vita nella pólis. L’espressione è composta da due parole: “bene” e “comune”. “Bene” è ciò che noi vorremmo per noi stessi e che auguriamo alle persone alle quali siamo legati, ciò che permette di vivere in pienezza. “Comune” deriva dal latino communis che indica un compito da svolgersi insieme e nello stesso tempo un dono condiviso. “Bene comune” non è dunque semplicemente un patrimonio che si ha in comune, qualcosa di materiale o immateriale posseduto e condiviso, ma l’insieme delle condizioni di vita che favoriscono il benessere, l’umanizzazione di tutti: anche la democrazia, la cultura, la bellezza sono bene comune. Come ha affermato Stefano Rodotà, “ci sono beni che esprimono i diritti inalienabili dei cittadini. Questi sono i ‘beni comuni’: dal diritto alla vita, al bene primario dell’acqua, fino alla conoscenza in rete”.

Naturale destinatario del bene comune non è più l’individuo ma la persona. “Bene comune”, va ricordato, è un concetto formulato nel xiii secolo, nell’ora dell’emergenza dell’occidente, quando sulla scia dell’eredità greca si è arrivati a comprendere che come la rete delle relazioni è antecedente all’individuo-persona così l’unità del corpo è antecedente alle membra che lo compongono. Sicché il bene di ciascuno implica una nozione di bene comune che lo preceda e nel quale possa definirsi.

Questo concetto di bene comune purtroppo è stato accantonato a favore di una concezione individualistica e utilitaristica della società e si è progressivamente imposta l’idea secondo la quale l’organizzazione politica si giustifica per il fatto che garantisce ai membri di una collettività i diritti individuali di cui sarebbero dotati anteriormente alla loro esistenza sociale.

Così il bene comune ha ceduto il posto all’interesse generale, concepito come la somma degli interessi individuali. Ha scritto Marcel Gauchet: “Nell’attuale società si afferma che all’inizio della storia c’erano solo individui, e per questo non si può immaginare una loro coesistenza solidale. È dunque urgente pensare invece a ciò che li unisce e a ciò che devono fare insieme!”.

La prima forma di bene comune che gli esseri umani hanno conosciuto è la relazione, lo stare insieme, il pensare insieme a ciò che è bene comune e non solo bene individuale. Senza ecosistema relazionale non c’è cammino di umanizzazione, e senza passare per il bene comune non c’è politica che sia un bene per tutta la pólis.
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UNIONE EUROPEA: LA TRAPPOLA CONFEDERALE. PRODI: RIPENSARE IL LAVORO

11 Settembre 2022 su C3dem
Gianfranco Ravasi, “La zattera” (Sole 24 ore). MONDO: Maurizio Molinari, “Xi disegna una Cina globale per isolare l’Occidente” (Repubblica). EUROPA: Sergio Fabbrini, “Le decisioni europee nella trappola confederale” (Sole 24 ore). Francesco Saraceno, “L’incomprensibile svolta rigorista della BCE di fronte all’inflazione” (Domani). UCRAINA: Lorenzo Cremonesi, “Quegli errori del Cremlino che credeva di vincere facile” (Corriere della sera). Gianluca De Feo, “Così Kiev ha ripreso la porta del Donbass” (Repubblica). Cliff Kupchan, “Putin ha pochi margini. Se penetrano in Donbass può succedere di tutto” (intervista al Corriere). Luca Kocci, “Papa Francesco: ‘guerra totale’, a rischio escalation atomica” (Manifesto). Mauro Magatti, “Se nemmeno si dice pace” (Avvenire). Mikhail Lobanov, oppositore russo: “Al Cremlino hanno paura di queste elezioni amministrative. Rischio brogli elettronici” (intervista a Repubblica). SANITA’: Silvio Garattini, “Tre domande a tutti i partiti” (Avvenire). LAVORO: Romano Prodi, “Ripensare il lavoro. Se la vita privata viene prima viene prima della carriera” (Messaggero). Rosaria Amato, “Lavoro, Vicenza. Le dimissioni in cerca di un lavoro migliore” (Repubblica). ELEZIONI 25 SETTEMBRE: Enzo Risso, “Perché in Italia cresce la disillusione verso le elezioni” (Domani). Ferruccio De Bortoli, “Politica e futuro. Chi spinge (davvero) il Paese” (Corriere della sera). Emanuele Felice, “Meglio parlare soltanto di diritti e disuguaglianze” (Domani). Anna Maria Furlan, “Questa destra mi fa tremare i polsi. Il Pd in campo contro la precarietà” (intervista ad Avvenire). Massimo Giannini, “Il draghismo in purezza della sorella d’Italia” (La Stampa). Giorgia Meloni, “Non faremo governi arcobaleno. La priorità del Paese è la denatalità” (intervista ad Avvenire). Giovanna Casadio, “Letta: ‘No a larghe intese con il Centrodestra, ma sulla crisi energetica non ci tireremo indietro” (Repubblica). Adolfo Urso, “Racconto agli Usa il programma di FdI. In politica estera continuità con Draghi” (intervista al Corriere della sera). Federico Capurso, “La vendetta di Conte” (La Stampa). Stefano De Martis, “Presidenzialismo? Niente fumo, prego” (Avvenire).
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L’IRONIA DEL VESCOVO. LA RIMONTA UCRAINA. LA POVERTA’ DEI GIOVANI IN ITALIA. IL RE PROGRESSISTA

10 Settembre 2022 su C3dem
Mario Delpini (arcivescovo di Milano), “Criticato per la mia ironia. Vogliono una chiesa noiosa” (intervista al Corriere). Francesco Piccolo, “Noi, il Paese e l’eterno ritorno dell’affaire Moro” (Repubblica). EUROPA/ENERGIA: Marco Bresolin, “Gas, Roma rilancia il tetto, ma la Commissione frena: ‘Un rischio per le forniture’” (La Stampa). Andrea Bonanni, “L’occasione mancata” (Repubblica). Ugo Magri, “L’affondo di Mattarella” (La Stampa). Raffaele Romanelli, “Il ricatto del gas di Putin e il complicato nesso fra energia e democrazia” (Domani). UCRAINA: Daniele Raineri, “Il doppio contrattacco ucraino. Russi in fuga nell’Est del paese” (Repubblica). Giampiero Massolo, “Le sanzioni mordono eccome. Il tempo non gioca a favore dello Zar” (intervista a Il Riformista). Giuseppe Spadafora, “A che punto è la guerra in Ucraina” (rivista il Mulino). Dmitrij Muratov, “Chiudendo ‘Notaya’ Putin ha ucciso anche la nostra libertà” (La Stampa). Raniero La Valle, “Per un’alternativa reale” (chiesa dei poveri). ELEZIONI: Roberto D’Alimonte, “La gente vuole votare per il cambiamento” (intervista a Qn). Valentina Conte, “Mai così tanti giovani a rischio povertà” (Repubblica). Linda Laura Sabbadini, “Diminuire la diseguaglianza per chiudere la porta alla rabbia sociale” (Repubblica). Goffredo Bettini, “Per rimontare il Pd deve stare vicino alla gente in difficoltà” (intervista al Manifesto). Ettore Maria Colombo, “Acque agitate nel Pd. Il congresso è iniziato. Bonaccini e Provenzano scaldano i motori” (Qn). Maurizio Tropeano, “La sfida a sinistra” (La Stampa). Giuliano Santoro, “Conte lancia l’allarme larghe intese. E alle urne tallona il Pd” (Manifesto). Massimo D’Antoni, “La svolta del Pd centrista sul Jobs Act non è credibile” (intervista a Il Fatto). Damiano Tommasi, “Il centrosinistra alla fine dovrà riunirsi” (intervista a Domani). Francesco Verderami, “L’assenza del campo largo preoccupa anche FdI. Così niente bipolarismo” (Corriere). CARLO III: Bill Emmott, “L’agenda politica di un re insolitamente progressista” (La Stampa). Carlo Petrini, “Carlo sarà un grande alleato dei giovani. Il suo impegno per il clima è sincero” (La Stampa).
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EQUITÀ UOMO-DONNA, L’ITALIA NON CE LA STA FACENDO. LA DISPUTA SUL PRESIDENZIALISMO
9 Settembre 2022 su C3dem.
Maurizio Ferrera e Barbara Stefanelli, “Il lavoro, le relazioni, perché l’equità uomo-donna conviene e perché l’Italia non ce la sta facendo” (Corriere della sera). Juan Luis Cebrian, “Venti di destra europei” (Repubblica). CAMPAGNA ELETTORALE: Ugo Magri, “Le spine di Mattarella” (La Stampa). Stefano Folli, “La disputa sul presidenzialismo” (Repubblica). Claudia Mancina, “Un errore respingere l’offerta della Bicamerale. Meloni apre al confronto” (intervista a Qn). Carlo Bastasin, “Perché il presidenzialismo in Italia sarebbe un problema” (Repubblica). Giovanni Guzzetta, “Presidenzialismo o parlamentarismo, interpelliamo i cittadini” (Il Riformista). Claudio Cerasa, “Perché passa dall’America il futuro di Meloni” (Foglio). Maurizio Molinari, “Tasse e presidenzialismo, così Meloni lancia la spallata finale” (Repubblica). Ilvo Diamanti, “FdI cresce ancora, il Pd insegue, M5S risale e stacca la Lega” (Repubblica). Federico Geremicca, “I Dem e la ricerca di un’identità a sinistra” (La Stampa). Valerio Valentini, “Letta nella morsa di Conte e Calenda. Il voto utile non basta” (Foglio). Stefano Cappellini, “Pd contro Pd, la campagna dei ripensamenti” (Repubblica). Andrea Fabozzi, “La paura di Letta, Terze forze in salita. I sondaggi non premiano il frontismo” (Manifesto). REGNO UNITO: Bill Emmott, “Il secolo lungo di Elisabetta II” (La Stampa). Giuseppe Lupo, “Con Elisabetta II si chiude il Novecento” (Sole 24 ore). IDEE: Salvatore Natoli intervistato da Ilario Bartoletti, “Oltre l’antropocene. Un nuovo modo di abitare la Terra” (sito della Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura CCdC).
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LETTA CREDE ALLA RIMONTA, MA TROPPI ITALIANI SONO INDIFFERENTI ALLA POLITICA
8 Settembre 2022 su C3dem.
Francesco Peloso, “Cl interviene sul voto. Altri segnali di vita nel mondo cattolico” (Domani). Noi Siamo Chiesa, “Elezioni difficili. I cattolici esprimano il meglio della loro cultura democratica” .Agnese Palmucci, “Lo spartito della società civile per tornare alla buona politica” (Avvenire). Vanesse Pallucchi, “Ecco le priorità per un paese che soffre” (Avvenire). Renato Mannheimer, “Cari politici, sapete che solo a 2 persone su 10 interessano le elezioni?” (Il Riformista). Luca Diotallevi, “La logica di comunità che divide il Paese” (Messaggero). PARTITO DEMOCRATICO: Gianfranco Pasquino, “Soltanto il Pd si oppone davvero alle destre” (Domani). Daniela Preziosi, “Il disperato appello di letta per salvare il Pd e la democrazia” (Domani). Carlo Bertini, “La strategia della rimonta” (La Stampa). Antonio Polito, “Il voto utile e la coperta corta del Pd” (Corriere). Paolo Pombeni, “La sfida al centrodestra come una lotta tra angeli e demoni. La rappresentazione di Letta fa male alla democrazia” (Il Quotidiano). Stefano Folli, “La posta in gioco tra Pd e 5 Stelle” (Repubblica). Arturo Parisi, “Il Pd deve correggere il tiro” (lettera al Foglio). Marcello Sorgi, “L’errore fatale sui collegi” (La Stampa). Mario Ricciardi (il Mulino), “Letta è di centro. Difficile che aprisse a sinistra e 5Stelle” (intervista a Il Fatto). Andrea Fabozzi, “Letta, il Rosatellum e il Pd. Storia di un suicidio perfetto” (Manifesto). GIORGIA MELONI: Virginia Piccolillo, “Meloni spinge per il presidenzialismo. ‘La Bicamerale è una soluzione’” (Corriere). Giovanni Orsina, “Giorgia e quel conservatorismo che fa presa sugli elettori disperati” (La Stampa). Frans Timmermans, “L’agenda sociale di questa destra mette paura” (interista a Repubblica). Claudio Cerasa, “Perché Meloni non fa così paura ai suoi nemici” (Foglio). GLI ALTRI: Elisa Calessi, “Salvini: ‘la nostra prima legge è l’autonomia per il Nord’” (Libero). Giuseppe Conte, “Il reddito, scelta epocale. Caccia ai poveri vergognosa” (intervista al Corriere). Maurizio Tropeano, “L’avvocato dei poveri” (La Stampa). Giampiero Calapà, “La scelta di Melénchon: ‘De Magistris unica speranza” (Il Fatto).
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GIORGIA MELONI E IL FRENO ALL’UNIONE EUROPEA
13 Settembre 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem

Umberto De Giovannangeli, “Strage di migranti: morti di sete altri tre bambini” (Il Riformista). PAPA E CONFINDUSTRIA: Domenico Agasso, “Il papa chiede lavoro per giovani e donne. Bonomi: è la politica che non ha fatto nulla” (La Stampa). Carlo Marroni, “Il papa: create lavoro, priorità ai giovani, fare figli è patriottico” (Sole 24 ore). SFIDA MELONI-LETTA: Stefano Folli, “FdI-Pd, finti duelli e veri obiettivi” (Repubblica). Marcello Sorgi, “Il vero scontro è dentro le coalizioni” (La Stampa). Lina Palmerini, “Letta-Meloni, il tabù del dialogo, ma non su gas e guerra” (Sole 24 ore). Stefano Feltri, “Perché il segretario Pd ha perso il confronto” (Domani). ELEZIONI: Filippo Andreatta, “Per fermare la Russia non basta essere atlantisti come Meloni. Oggi ci serve anche più Europa” (intervista a Domani). Francesco Olivo, “Giorgia a due facce sulla Ue” (La Stampa). Giovanna Casadio, “Letta serra i ranghi e dà la sveglia su Zoom” (Repubblica). Gianni Cuperlo, “La storia ci ha insegnato che i sondaggi all’ultimo possono essere smentiti” (Domani). Graziano Delrio, “Nessun destino è già scritto. Italia isolata se vince la destra” (intervista al Riformista). Piero Ignazi, “L’abitudine a governare ha reso impopolare il Pd” (Domani). Matteo Renzi, “Se vince Meloni saremo all’opposizione. Letta ha sbagliato tutto” (intervista a Repubblica). Ezio Mauro, “Il silenzio di Salvini” (Repubblica). QUESTIONI APERTE: Michele Ainis, “I problemi del presidenzialismo” (Repubblica). Matteo Calise, “Il silenzio sul voto giovanile” (Mattino). Marco Ruffolo, “Le promesse elettorali non sacrifichino la Sanità” (Repubblica). Luca Zaia, “I nostri alleati chiariscano la linea dell’autonomia prima del voto” (intervista al Corriere). Massimo Villone, “Amnesia del Pd. La Carta di Taranto tace sull’autonomia” (Manifesto). Paolo Ferratini, “Sull’obbligo scolastico” (rivista il Mulino).
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Verrà il tempo… ed è questo!

costituente-terra-logouna Terra
un popolo
una Costituzione
una scuola

Newsletter n. 89 dell’8 settembre 2022

PER UN’ALTERNATIVA REALE

Cari Amici,
mentre l’Italia sta rotolando verso le elezioni del 25 settembre i maggiori protagonisti della vita internazionale stanno prendendo le loro posizioni in vista del grande confronto planetario che stanno predisponendo per i prossimi decenni. E mentre Putin enuncia a Vladivostok la banale regola dell’economia di mercato secondo la quale senza pagarne il prezzo non si può acquistare un prodotto, e perciò se l’Occidente non vuole pagare il gas russo, di quel gas deve fare a meno, l’ineffabile Ursula Von Der Leyen Presidente della Commissione Europea grida al ricatto e dice che Putin ci ha abituato alle sue sfide e quindi non bisogna neanche starlo a sentire, come se Putin non fosse il capo di un Paese che si estende dalle frontiere occidentali a Vladivostok, ma un capitano reggente della repubblica di San Marino. Intanto la Russia perfeziona le sue alleanze con la Cina e le potenze asiatiche, gli Stati Uniti stringono i legami atlantici con l’Europa e il Giappone, e la Turchia rivendica un’improbabile funzione demiurgica di arbitro tra le due orripilanti fazioni.
Dovremo impiegare le migliori energie per capire il senso di tutto ciò, per estrarne la residua eventuale razionalità, per capire la logica rovesciata di chi programma una lunga guerra mondiale con l’idea insensata secondo cui le armi nucleari rimarranno chiuse nei loro arsenali e non verranno a inquinare le carneficine diversamente prodotte in tutto il mondo per dominare sulle superstiti rovine.
Sembrano anni luce da quando la guerra fredda finì, e dobbiamo perfino rimpiangerla guardando i geni da cui oggi il mondo è governato. Ha il sapore di una nemesi doverlo fare nel momento in cui muore Michail Gorbaciov, che fu l’ultimo Capo dell’Unione Sovietica, la grande antagonista di allora. Si temeva l’apocalisse nucleare che avrebbe concluso quel conflitto, e invece venne fuori la proposta da lui formulata insieme al premier indiano Rajiv Gandhi a Nuova Delhi, di “un mondo libero dalle armi nucleari e nonviolento”. Era il 27 novembre 1986 e i due leader rivendicando di rappresentare oltre un miliardo di uomini, donne e bambini dei loro due Paesi, “che insieme fanno un quinto dell’umanità intera”, scrissero che “la vita umana è il valore supremo”, che “il mondo è uno e la sua sicurezza indivisibile” e che “Est ed Ovest, Nord e Sud, indipendentemente dai sistemi sociali, dalle ideologie, dalle religioni e dalle razze” dovevano “essere uniti nella fedeltà al disarmo e allo sviluppo”, garantire giustizia economica e rinunciare agli stereotipi “di chi vede un nemico in altri Paesi e popoli”.: una proposta politica di una lungimiranza senza precedenti, che però non fu degnata nemmeno di una informazione dai grandi giornali d’Occidente (fu pubblicata invece dalla rivista “Bozze 87”).
Tre anni dopo, a conferma di questa dichiarazione, Gorbaciov fece aprire il muro di Berlino, che non cadde per nessuna insurrezione popolare ma per una decisione politica che il leader sovietico, interpellato dai dirigenti tedeschi, comunicò loro per telefono, mentre Andreotti salutava l’evento con la celebre battuta secondo cui amava tanto la Germania da preferire che ce ne fossero due invece di una sola felicemente riunificata.
Inutilmente Gorbaciov tentò di negoziare con l’Occidente una transizione pacifica a un mondo ricostruito sulle basi di un’altra etica e di un’opposta cultura politica. I grandi principi di democrazia, di libertà, di rispetto di tutti i Paesi, “grandi e piccoli” in nome dei quali si era giocata la grande partita ideologica della guerra fredda furono traditi, e Gorbaciov commise l’errore di fidarsi dell’Occidente che gli aveva anche assicurato che, sciolto il Patto di Varsavia, la NATO non si sarebbe allargata ad Est “neanche di un pollice” per tener conto degli interessi di sicurezza russi. Tutte le delegazioni occidentali reduci dai negoziati con Gorbaciov registrarono nei loro resoconti questo impegno di cui però si trascurò di dare atto per iscritto in un documento formale.
Gorbaciov pagò il suo errore con la sua sconfitta personale e con la dissoluzione dell’URSS, la quale non fu l’inizio di un mondo nuovo dove trionfasse il bene. Papa Giovanni Paolo II ne fu molto deluso, mentre l’Occidente (in Italia toccò al ministro degli esteri De Michelis) gridò ai quattro venti che la guerra fredda era finita e che l’Occidente l’aveva vinta.
Per questo siamo oggi qui a contemplare le rovine di questo mondo nuovo, e non possiamo che tornare alla lotta politica per un’alternativa reale. Perciò abbiamo lanciato l’iniziativa di un Protocollo da allegare ai trattati internazionali esistenti e allo Statuto dell’ONU perché il ripudio italiano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra siano fatti propri da tutti i Paesi, cominciando dal superamento delle alleanze militari e dalla riduzione delle spese per gli armamenti.
Siamo grati a tutti gli elettori, Associazioni e gruppi che hanno sottoscritto questo appello e ai candidati che si sono impegnati, se eletti, a promuovere questa iniziativa nel futuro Parlamento (se ne vedano a questo link le relative firme); siamo grati in particolare a Luigi de Magistris e ai maggiori esponenti della lista “Unione Popolare con De Magistris”, a partire da Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione Comunista e a molti candidati dell’Alleanza Sinistra-Verdi per avere tra i primi preso questo impegno, ed esortiamo tutti gli altri a farlo, in vista di ulteriori azioni popolari da compiere.
Nella sezione “Le Frontiere del Diritto” del sito pubblichiamo un articolo di Luigi Ferrajoli sul “futuro del costituzionalismo”.
Con i più cordiali saluti,

www.costituenteterra.it
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Elezioni difficili. I cattolici esprimano il meglio della loro cultura democratica

Pressenza 08.09.22 – Redazione Italia

Una brutta campagna elettorale

L’imprevista campagna elettorale ha creato vasto sconcerto in relazione alla situazione del Paese. Una pandemia ancora strisciante che lascia tutti col fiato sospeso, una riduzione del potere d’acquisto che non si verifica negli altri paesi d’Europa ed una occupazione più di prima precaria, è quanto abbiamo di fronte. A ciò si aggiunga la questione dei migranti che, per quanto riguarda il soccorso e un’accoglienza degna di questo nome non è per nulla soddisfacente anche se non così pesante come tre anni fa.

La questione ambientale, che sembrava essere oggetto di interventi concreti e di una nuova consapevolezza dell’opinione pubblica dopo le decisioni del circuito internazionale, sta tornando all’indietro mentre tutti vedono e molti patiscono le conseguenze dirette del riscaldamento climatico (uragani, frane, alluvioni, ondata generale di calore, ecc.). Permangono poi (e si aggravano) fatti negativi di lungo periodo come quello della violenza nei confronti delle donne, quello degli infortuni sul lavoro e quello della denatalità. La guerra in Ucraina ha messo in crisi molti rapporti internazionali ben aldilà dell’area direttamente interessata privando di risorse alimentari, soprattutto in Africa, molti paesi.

Poi c’è la scarsità di risorse energetiche in tanti paesi. Il multilateralismo viene fortemente messo in difficoltà. I tanti tentativi di mediazione e di proposte di pace cadono nel nulla. E una nuova frontiera si sta irrigidendo con un nuovo fronte occidentale sotto l’egemonia degli USA. La logica di armi più potenti e diffuse sullo scenario di guerra non trova freni ed è fallita in questi giorni la Conferenza degli Stati che, in base al Trattato di non Proliferazione (TNP), deve discutere (“in buona fede”, art. 6) ogni cinque anni di riarmo. Ugualmente si è conclusa senza passi avanti la Conferenza, tenutasi a Vienna, degli Stati firmatari del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), a cui il governo italiano non ha partecipato.

Di tutto ciò c’è silenzio completo nella campagna elettorale del nostro paese. In questa situazione Noi Siamo Chiesa, insieme a altre voci del movimento pacifista, ritiene che la vera prospettiva per la quale impegnarsi a fondo sia la costituzione di un potere sovranazionale che vada oltre l’ONU, una “Costituente Terra”, che rappresenti i popoli del mondo e che intervenga con autorità e potere sui mali dell’umanità e, in particolare, riesca ad eliminare il rischio della catastrofe nucleare. Questa proposta tanto appare utopica tanto è densa di realismo. Osservando più da vicino la situazione non vediamo come l’Europa possa e riesca ad essere protagonista del tentativo di una politica di escalation di dimensioni planetarie, assorbita com’è dalla situazione in Ucraina andando aldilà della condanna dell’intervento sovietico.

Un sistema politico in difficoltà

Nel nostro paese questo insieme di gravi questioni, in buona parte nuove, mettono a nudo – ci sembra – la mancanza di solidità del sistema politico nei cui confronti cresce, in generale, la disaffezione, il disimpegno anche elettorale, la scarsa convinzione su quanto pure si cerca di fare per affrontare i problemi più urgenti (pandemia e crisi energetica). Il c.d. sovranismo privo di comprensione generale di dove va il mondo, è chiuso nella sua logica identitaria ed è la conseguenza della chiusura nel proprio ego di milioni di italiani. La debolezza del consenso e della partecipazione alla vita dei partiti, necessari per una democrazia attiva vengono a ruota. La personalizzazione della politica portata all’eccesso, lo scarso e mediocre ricambio del personale politico sono tutti elementi compresenti che destano forti preoccupazioni in chi ha uno sguardo dall’alto sulla nostra convivenza e sulle nostre istituzioni.

Non c’è solo il buio

Ma non c’è solo il buio; tanti remano contro questa deriva e alimentano la nostra speranza. Anzitutto dalla cattedra di Pietro il nostro papa Francesco che dice quello che bisogna dire sulle disuguaglianze crescenti nel mondo, sulla corsa al riarmo, sulla crisi ambientale che egli ha così ben definito nella “Laudato Si’”. Nell’udienza del 23 agosto ha usato parole “violente”: “La guerra una follia, la guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione… coloro che guadagnano con il commercio delle armi sono delinquenti che ammazzano l’umanità”. E altro di altrettanto pesante. Giudizi che la grande stampa ha boicottato.

Nel nostro paese esiste una società civile con movimenti di solidarietà consolidati (spesso interni alle strutture della Chiesa), esiste un movimento pacifista (di cui Noi Siamo Chiesa fa pienamente parte) che in modo permanente denuncia la guerra e propone le politiche della pace, esiste la vita politica nelle amministrazioni locali, a volte con caratteristiche preziose di diversità o addirittura di controtendenza rispetto alla politica nazionale, esistono associazioni ambientaliste che contribuiscono a creare un’opinione pubblica attenta e attiva; esiste un movimento antimafia che cerca di contrastare i poteri criminali che non sparano più ma che sono facilitati nei momenti di crisi (nessuno parla della mafia in campagna elettorale). Nell’eccessivo conformismo dei media il quotidiano cattolico “Avvenire” ha ora un orientamento più positivo, che lo differenzia abbastanza dalle gestioni passate.

È questo il tessuto sano e attivo del nostro Paese insieme ai tanti che ovunque, senza essere attivi, partecipano con onestà e passione (e spesso con sofferenza) perché il Paese ce la faccia, non sentono alcuna necessità di modificare la nostra Costituzione repubblicana, contrastando, in particolare, ogni tentativo di superare le regole del governo parlamentare attraverso l’introduzione di forme di presidenzialismo e di minare l’unità del paese attraverso la c.d. autonomia differenziata.

Noi Siamo Chiesa ovviamente non dà indicazioni di voto, ma conferma la sua piena appartenenza al filone dei cattolici democratici che dopo essere stati emarginati pesantemente dall’antimodernismo dell’inizio del secolo scorso e dal fascismo, hanno poi saputo contribuire alla vita della nazione partecipando alla Resistenza, facendo tesoro della lezione del Concilio, tenendo una posizione critica anche nei confronti dei vescovi, deplorando i loro interventi a gamba tesa e a senso unico nella politica e le campagne a difesa dei “principi non negoziabili” rispetto a cui Noi Siamo Chiesa ha sempre preso posizioni molto nette.

Punti di Noi Siamo Chiesa

NSC ricorda infine questioni che, senza esser ora di attualità, fanno parte del proprio DNA e rispetto alle quali ha dato da tempo il proprio contribuito per una purificazione della credibilità del Vangelo. Esse interessano da vicino il ruolo e le posizioni dei vescovi. Esse sono:

– Libertà religiosa. Non esiste una legge che accetti e tuteli tutte le “nuove religioni” presenti nel nostro paese. Un testo stava per passare nel 2005 ma fu stoppato dalla CEI.

– Concordato. Lo si ritiene immutabile per i prossimi decenni, anche se stabilisce una oggettiva condizione di previlegio per la Chiesa Cattolica. Bisognerebbe almeno modificare l’art. 4 che prevede che il vescovo non sia obbligato a denunciare il prete pedofilo alla magistratura. Ciò ha facilitato enormemente la posizione della CEI di arroccamento a difesa dei membri della propria struttura colpevoli di questo reato.

– Insegnamento della religione cattolica nelle scuole. L’ipotesi di trasformarlo in un corso di storia delle religioni, sollecitato da tanto tempo da noi e da altri, non è mai stata presa in considerazione dalla Chiesa, non facilitando in tal modo il rispetto del pluralismo religioso.

– Fine vita. Il passaggio parlamentare che dia attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale dopo il caso dj Fabo è fortemente ostacolato in modo indiretto dalla CEI.

– Legge contro l’omofobia. La posizione dei vescovi è priva di qualsiasi giustificazione razionale ed è l’espressione di una posizione viscerale presente in alcune situazioni del mondo cattolico.

– 8 per mille. Noi Siamo Chiesa ha fatto presente che sarebbe opportuna una modifica, lenta nel tempo, di questa condizione di favore della Chiesa cattolica che parta da una riflessione sulla povertà della Chiesa e nella Chiesa e che si accompagni alla responsabilizzazione del popolo cristiano sul problema delle risorse unita alla trasparenza sulla loro gestione, che attualmente è ben scarsa.

Zuppi

Molto ci aspettiamo dal nuovo Presidente della CEI Card. Matteo Zuppi per il superamento della gestione opaca, immobilista ed autoritaria delle precedenti presidenze. Al Meeting di Rimini Zuppi ha parlato, in termini vicini al magistero di papa Francesco, delle “periferie”, contro l’individualismo (che poi sbocca nel nazionalismo, una specie di “io collettivo”). Ha parlato di “carità sociale”, di “amicizia sociale” e di altro sulla stessa lunghezza d’onda. Non si faccia Zuppi coinvolgere in troppe mediazioni ed attendismi. In occasione di questa campagna elettorale NSC si aspetta una svolta nell’orientamento generale dei vescovi, lontana da messaggi in una sola direzione come avveniva in passato ma proiettati a farsi portavoce delle difficoltà nuove e diffuse nel nostro paese, della volontà di pace e di consolidamento dei diritti.

Ufficio stampa Noi Siamo Chiesa
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I cardinali sardi, di nascita e non solo. Un po’ di storia. Mario Girau su La Nuova Sardegna.

Arrigo Miglio vescovo_piccolaSabato 27 agosto, alle 16 nella basilica di San Pietro in Vaticano, Papa Francesco presiederà il Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali. Tra loro anche l’arcivescovo emerito di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio. Nell’occasione ci fa piacere ripassare un po’ di storia dei cardinali sardi, di nascita e non, riportando uno scritto dell’amico giornalista Mario Girau, grande esperto di questioni di chiesa (e non solo) su La Nuova Sardegna.
6b00088e-085b-43d8-b9ac-4bf0048d5fc8[Mario Girau su La Nuova Sardegna del 25 agosto 2022].
SASSARI – Con due monsignori nati per caso in Sardegna – a Sassari e Iglesias – sono nove i sardi che in mille anni di storia della Chiesa hanno vestito la porpora cardinalizia. Si aggiungono a cinque alti prelati “continentali” che hanno fatto tappa nell’isola prima di portare la berretta cardinalizia e promettere al Papa di essere pastori pronti a dare la vita per «l’esaltazione della Santa Fede, per la pace e la quiete del popolo cristiano e per la diffusione e la stabilità della Santa Romana Chiesa». Ogni concistoro – il prossimo sarà 27 agosto con l’arcivescovo emerito di Cagliari, Arrigo Miglio, insignito della berretta cardinalizia – illumina l’opera e l’apporto speciale dato da sacerdoti e vescovi alla chiesa locale e universale.
[segue]

Che succede?

c3dem_banner_04UCRAINA E MIGRAZIONI, TEMI SCOMODI
21 Agosto 2022 su C3dem.
Franco Monaco prova a fare il punto: “Verso le elezioni: il quadro della situazione” (Settimana news). Paolo Gentiloni, “L’Italia acceleri sul Recovery. Diremo sì solo a lievi ritocchi” (intervista a La Stampa). Sergio Fabbrini formula una dura critica a tutti i partiti sul tema del sostegno all’Ucraina: “Le elezioni e la guerra dimenticata” (Sole 24 ore). Maurizio Ambrosini fa altrettanto sul tema delle migrazioni: “Stranieri, migranti e cittadinanza. Slalom fra accoglienza e chiusure nei programmi dei partiti” (Avvenire). Tito Boeri e Roberto Perotti, “Flat tax, gli errori delle destre” (Repubblica). Davide Tabarelli, “Inutile illudersi, sul gas serve il razionamento” (La Stampa). Gruppo di ricercatori “Energia per l’Italia”: “Elezioni. Un decalogo dal mondo della scienza” (Settimana news). Marcello Sorgi, “Il bivio del Pd fra stabilità e radicalismo” (La Stampa). Carlo Calenda, “Basta con il bipopulismo. Dopo il voto l’Italia nel caos” (intervista al Corriere). USA: Maurizio Molinari, “La doppia sfida dell’America” (Repubblica). UCRAINA: Vittorio Da Rold, “La guerra in Ucraina sta cambiando. Kiev colpisce anche la flotta russa” (Domani). Anna Zafesova, “Quei soldati che si ribellano stanchi di morire per Putin” (La Stampa). IDEE: Edgar Morin, “Questa è una crisi del pensiero” (intervista a La Lettura). Dacia Maraini, “Il passato è una terra da coltivare. Critica della cancel culture” (Corriere della sera). Mauro Magatti, “E’ il pluralismo l’eredità dell’Occidente” (Corriere).
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NICARAGUA, LA RIVOLUZIONE CHE FU
20 Agosto 2022 su C3dem
Com’è finito il Nicaragua della “rivoluzione sandinista”! Gianni Beretta, “Ora Ortega arresta anche i vescovi” (Manifesto). Matteo Zuppi, “La vicinanza della Cei alla Chiesa del Nicaragua” (e il papa?). UCRAINA: Anna Zafesova, “Così il Cremlino brucia il dissenso” (La Stampa). Sabato Angeri, “Zaporizhzhia mon amour” (Manifesto). Nello Scavo, “Le strane ‘purghe’ di Zelensky” (Avvenire). MEETING DI CL: Il messaggio di Sergio Mattarella: “Questa guerra d’invasione scuote l’intera umanità nei suoi valori fondanti e l’Europa nella sua stessa identità”. IL PD ROMANO: Fabio Martini, “La grande bruttezza” (La Stampa). Carlo Bonini, “La questione Capitale del Pd” (Repubblica). Simone Canettieri, “‘In ginocchio o vi sparo’ è la cosa meno grave” (Foglio). DIFESA DELLA DC: Marco Follini, “Altro che furbi i democristiani avevano idee e intelligenze” (Domani). Elena Loewnthal, “La memoria offesa nel giardino di Tina” (La Stampa). 25 SETTEMBRE / TEMI DI PROGRAMMA: Daniele Manca, “Conti pubblici. Paradossi e amnesie” (Corriere della sera). Il presidente dell’Autorità per l’energia Stefano Besseghini: “L’autunno sarà difficile per attività e famiglie. Sensato ridurre i consumi.” (intervista al Corriere). Fabrizio Onida, “Industria. Autonomia strategica e protezionismo miope” (Sole 24 ore). Filippo Belloc e Fabio Landini, “Democrazia industriale e rappresentanza” (Manifesto). Stefano Folli, “Meloni e l’Europa, le scelte da fare” (Repubblica). Valerio Valentini, “L’agenda Draghi di FdI secondo Adolfo Urso” (Foglio).
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QUESTIONE CATTOLICA. VERSO IL MEETING DI RIMINI. LO SCACCO MATTO DI MELONI. E ALTRO
19 Agosto 2022 su C3dem.
Andrea Riccardi, “Questione cattolica, una centralità da ritrovare” (Corriere della sera). Romolo Guasco (presidente Comunità di vita cristiana), “Nove punti per misurare le proposte politiche” (Avvenire). Bernhard Scholz, “Dopo la pandemia una nuova ricerca di senso” (intervista ad Avvenire). Domenico Agasso, “La crociata del capitano: ‘La mia è una fede laica per rilanciare il Paese’” (La Stampa). Edoardo Novelli, “Il ‘credo’ e la messa la bando degli infedeli: ecco la propaganda della santa inquisizione leghista” (Domani.it). PARTITO DEMOCRATICO: Goffredo Bettini, “Questo Pd ha mille difetti ma non chiamateci populisti” (La Stampa). Gianni Cuperlo, “Caro Enrico, solo così possiamo farcela” (The Post International). TERZO POLO: Stefano Folli, “Terzo polo in bilico, rischi e opportunità” (Repubblica). FRATELLI D’ITALIA: Claudio Cerasa, “Lo scacco matto di Meloni” (Foglio). Roberto Ciccarelli, “La destra sociale” (Manifesto). Stefano Lepri, “La ricetta della destra che ignora la concorrenza e rischia di costarci caro” (La Stampa). Renato Mannheimer, “Meloni e il ruolo reputazionale nelle urne” (Il Riformista). Francesco Merloni, “Perché autonomia, flat tax e presidenzialismo sono una miscela esplosiva” (Domani). LEGA: Dario Di Vico, “Con chi sta il Nord. Meloni avanza, Giorgetti e Zaia chiedono conto a Salvini” (Foglio). FORZA ITALIA: Silvio Berlusconi intervistato da Claudio Cerasa, “Ai sovranisti ghe pensi mi” (Foglio). M5S: Massimo Franchi, “Conte lancia le 36 ore a parità di salario” (Manifesto). A SINISTRA: Andrea Carugati, “Sinistra italiana e Verdi: patrimoniale per i super ricchi, stop al precariato, salario minimo a 10 euro” (Manifesto). Mario De Vito “Unione Popolare e le sue 129 proposte” (Manifesto). Marco Bascetta, “Se la destra-destra vince non tutto è perduto, ma c’è un rischio vero” (Manifesto).INOLTRE: Federico Rampini, “Lezioni da Kabul” (Corriere della sera).

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IL 25 SETTEMBRE E LE OMBRE DEL PASSATO
19 Agosto 2022 su C3dem
Gianluca De Feo, “Mosca punta sul 25 settembre” (Repubblica). Anna Zafesova, “Il ricatto: il gas o la democrazia” (La Stampa). 25 SETTEMBRE / FASCISMO E ANTIFASCISMO: Francesco Piccolo, “Più etica che politica, il paradosso del Pd, partito vittima del fuoco amico” (Repubblica). Giovanni Orsina, “Quei ripetuti allarmi contro le dittature che rischiano di uccidere l’antifascismo” (La Stampa). Ernesto Galli Della Loggia, “Le ombre del passato” (Corriere). Giovanni De Luna, “Il passato ritorna, l’antifascismo vive” (La Stampa). 25 SETTEMBRE / ALCUNI NODI POLITICI: Francesco Guerrera, “Energia, i nostri politici hanno scelto la politica dello struzzo” (Repubblica). Paolo Pombeni, “Il passaggio obbligato della riforma fiscale” (Messaggero). Due opinioni sulla flat tax raccolte da Repubblica: Arthur Laffer, “Una sola aliquota semplifica il fisco”; Vincenzo Visco, “Inaccettabile che i più ricchi paghino meno”. Gherardo Colombo, “La cannabis va depenalizzata, così miglioriamo il sistema carcerario” (Domani). Roberta De Monticelli, “Quel nichilismo politico che non vede l’agonia del pianeta” (Domani). 25 SETTEMBRE / FATTORE DONNA: Flavia Amabile, “Fattore D” (La Stampa). Mirella Serri, “La donna del ventennio” (Repubblica). Giorgia Serughetti, “Non basta che sia donna, le femministe contro Meloni” (Domani). Linda Laura Sabbadini, “Disoccupate, precarie, penalizzate, l’emergenza donne riguarda il Paese” (La Stampa). Marina Terragni, “Un manifesto per ogni donna” (Repubblica). MIGRANTI: Mattia Insolia intervista Caterina Bonvicini, “La scrittrice che si è imbarcata con le Ong per capire la vera umanità” (Domani). Daniela Fassini, “Migranti, arrivi e respingimenti” (Avvenire). UCRAINA: Oleksiy Bondarenko, “Ucraina: cancellare la memoria per cancellare la resistenza” (valigia blu).

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LISTE PD, I RIFORMISTI ALL’ANGOLO
17 Agosto 2022 su C3dem
Virginia Piccolillo, “Scontro sui candidati del Pd” (Corriere). Stefano Folli, “Pd, il sacrificio dei riformatori” (Repubblica). Marcello Sorgi, “La bussola anti-renziana dei dem” (La Stampa). Michele Salvati, “Come non affogare il riformismo nelle beghe delle candidature” (Foglio). Andrea Fabozzi, “Mistero napoletano” (Manifesto). Mauro Calise, “Limiti (e attese) di un partito che non cambia” (Mattino). Giuseppe Provenzano, “Non è stato un repulisti. Ribalteremo i pronostici” (intervista al Corriere). Luca Ricolfi, “Chi sono i massimalisti” (Repubblica). Massimo Recalcati, “La trappola fatale dei due populismi” (La Stampa). “CREDO”: Ieri Giuseppe Lorizio (teologo), “Si fa presto a dire ‘credo’, ma non senza conseguenze” (Avvenire); oggi Matteo Salvini, “E’ un ‘credo’ laico, anche se dirlo in Italia pesa” (Avvenire, e replica di M. Tarquinio). ELEZIONI E POLITICA: Sabino Cassese, “La transizione italiana” (Foglio). Roberto Napoletano, “Il peccato originale della politica italiana” (Il Quotidiano). Veronica De Romanis, “Le promesse scoperte che aumentano il disagio” (La Stampa). Agostino Giovagnoli, “Crisi della democrazia. La cura non è presidenzialista” (Avvenire). Francesco Carloni, “Il presidenzialismo è il Sacro Graal del populismo illiberale” (Domani). Roberto Esposito, “Il Sud è scomparso e vince il familismo” (Repubblica – Napoli). Giovanni Di Lorenzo, “Con la destra al governo in Italia è a rischio l’unità dell’Europa” (intervista a La Stampa). PROPOSTE DA DISCUTERE: il quotidiano Domani avvia la presentazione di proposte politiche da discutere: Edoardo Zanchini, “Case popolari e ‘verdi’ al posto del Superbonus”. Bruno Simili, “Cambiare la politica per cambiare il clima” (rivista il mulino). INOLTRE: Ilario Lombardo, “Da Ita al Meeting di Cl. Così l’agenda Draghi può influenzare il voto” (La Stampa). Giuseppe Conte, “Letta, Di Maio e Draghi hanno agito per farmi fuori” (intervista a La Stampa). Francesco Grillo, “Il mondo che cambia e il Pnrr da rivedere” (Messaggero). Giorgio Vittadini, “Meeting di Rimini. Le domande sociali alla politica” (Corriere).

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SULLA MATURITA’ DEMOCRATICA DEL PAESE ITALIA
14 Agosto 2022 su C3dem
Una riflessione di Matteo Zuppi a partire dalla festa dell’Assunzione di Maria: “Riaprire ora vita e speranza” (Avvenire). ELEZIONI. I CASI SERI DEI GIOVABNI E DELLE DONNE: Vincenzo Galasso, “Un fisco che sostenga i giovani” (Corriere della sera); Linda Laura Sabbadini, “Perché le donne non votano” (Repubblica). ELEZIONI. VERSO UNA DEMOCRAZIA ILLIBERALE? Sabino Cassese non è del tutto pessimista: “La prova di maturità della nostra democrazia” (Corriere), e anche “Non demonizziamo il presidenzialismo, ma il timore del tiranno in Italia è vivo” (intervista a La Stampa). Paolo Mastrolilli racconta come “L’internazionale dei sovranisti vuole un’Italia modello Orban” (Repubblica); e colpisce la lettera di Vittorio Sgarbi e il sovranista Francesco Giubilei sul Corriere: “La cultura non è del Pd. Il centrodestra ci punti“. Salvatore Bragantini, “I moderati non temono abbastanza la svolta autoritaria” (Domani). Andrea Orlando, “Da questa destra tentazione democratura” (intervista al Corriere). Yascha Mounk, “Il rischio è tornare indietro su immigrazione e diritti” (intervista a La Stampa). ELEZIONI. IL NODO DELL’EUROPA: Sergio Fabbrini, “La lezione di De Gasperi, l’Europa unita e il ritorno della guerra” (stralcio della lectio degasperiana- Sole 24 ore). Enrico Morando sottolinea che “Sull’ordinamento europeo FdI è ambigua e in cortocircuito” (Foglio). Salvatore Rossi, “L’Italia del post-pandemia non può fare a meno della ‘fortezza Europa’ (Gazzetta del Mezzogiorno). PARTITO DEMOCRATICO: Tre letture critiche (in crescendo): Arturo Parisi, “Pd, troppi errori” (intervista a Avvenire); Carlo Trigilia, “Così la sinistra e il Pd si sono illusi di poter attrarre il ceto medio” (Domani); Piergiorgio Ardeni, “La responsabilità storica del Pd” (Manifesto). Il programma elettorale: Emilia Patta, “Letta: priorità taglio cuneo, ambiente e tutela dei diritti” (Sole 24 ore). PREVISIONI DI VOTO: Roberto D’Alimonte: “Due terzi dei seggi al centrodestra? Ipotesi irrealistica” (Sole 24 ore).
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sinodouni-e1635243557682-1-664x37325 SETTEMBRE, LA CHIESA NEUTRALE? SINODO ITALIANO, LA PRIMA SINTESI
21 Agosto 2022 su C3dem
Giorni fa di Andrea Riccardi avevamo segnalato sul Corriere: “Questione cattolica, una centralità da ritrovare“, oggi Claudio Tito, su Repubblica, titola così il suo articolo: “Voto, il silenzio della Chiesa. Valori, non politica: quella neutralità della Chiesa voluta dal papa“. Mons. Vincenzo Paglia, “Schieramenti ripiegati su se stessi. Manca la visione del futuro del Paese” (intervista a Repubblica). Sulle elezioni interviene il presidente dell’Azione cattolica Giuseppe Notarstefano: “Aperti al futuro e alla speranza. Una nuova visione dalle comunità” (Avvenire). Il giornalista e regista Gilberto Squizzato scrive a proposito de “I cattolici non anti-fascisti” (facebook). Intanto ha preso il via il Meeting di Rimini di Cl: Conchita Sannino, “A Rimini la voce dei cattolici: ‘Offerta confusa e misera, nessun partito ci rispecchia” (Repubblica) e Paolo Viana, “Cristiani, cioè artigiani di pace” (Avvenire). Al Meeting è intervenuto Mattarella: Massimiliano Panarari, “Mattarella ecologista, ispirato da Francesco” (La Stampa). Sul Corriere fiorentino il deputato di IV Gabriele Toccafondi scrive: “Ai cattolici non serve un partito ma testimoni di impegno”. SINODO: Conferenza episcopale italiana: “Sinodo 2021-2023. La sintesi nazionale della fase diocesana”. Mimmo Muolo, “Richiesti più ascolto e accoglienza” (Avvenire). Giovanni Panettiere, “Sinodo, pressing della base cattolica italiana: più spazio per donne e gay” (quotidiano.net). Andrea Galli, “Sinodo sulla sinodalità: report anche da Germania, Svizzera e Irlanda” (Avvenire). Franco Ferrari, “Forse, verso una Chiesa a struttura sinodale” (Viandanti). INOLTRE: Antonio Greco, “L’obiezione alla guerra come ‘forza più potente’” (Manifesto 4 ottobre). Dea Santonico, “Ricordo di Giovanni Franzoni, a 5 anni dalla morte” (Manifesto 4 ottobre). Antonio Spadaro, “Porta stretta. Gesù: ‘Molti tenteranno di entrare, però non ci riusciranno…’” (Il Fatto). Andrea Riccardi, “Martini, l’unità con Wojtyla” (Corriere della sera
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SINODO: Conferenza episcopale italiana: “Sinodo 2021-2023. La sintesi nazionale della fase diocesana”
Su sito web dedicato: https://www.chiesacattolica.it/sinodo-2021-2023-la-sintesi-nazionale-della-fase-diocesana/

Che succede?

c3dem_banner_04E ORA IL PD?
9 Agosto 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
Lettera aperta degli scienziati del clima alla politica italiana: “Un voto per il clima” (change.org) e la lettera di “Noi sindaci delle città green pronti a guidare il cambiamento” (Repubblica). PROCESSO AL PD: Una appassionata intervista di Luigi Zanda a Il Dubbio in difesa del Pd: “Evviva, Calenda se ne è andato. Il Pd parli a chi non vota”. Su questa linea Gianni Cuperlo su Domani: “Senza più Calenda il Pd deve trovare la forza di rassicurare“. E scrive Piero Ignazi: “La nuova missione del Pd è diventare il primo partito” (Domani). Ma non mancano le analisi fortemente critiche: [segue]

Che succede nella Chiesa universale e in quella italiana?

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IL PAPA SCEGLIE ZUPPI. CRONACHE E PRIMI COMMENTI
25 Maggio 2022 su C3dem
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(segue)

FRATEL CHARLES: ICONA DEL DIALOGO

9ac4f2c2-42c3-4223-8612-c1ba29601ee9BRUNETTO SALVARANI, Fino a farsi fratello di tutti, Charles de Foucauld e papa Francesco, Cittadella, Assisi 2022, pp. 184, € 14,90, ISBN 9788830818354.
da Settimananews
FRATEL CHARLES: ICONA DEL DIALOGO
15 maggio 2022/
di: Lorenzo Prezzi (a cura)
[segue]

Ricordando Roberto Porrà

1c218a99-f695-4f32-9553-65a02786872c[Franco Meloni] L’amicizia con Roberto risale agli inizi degli anni 70, quando ci trovammo a militare insieme nelle formazioni della cd sinistra extraparlamentare: Pdup, Democrazia Proletaria. Entrambi approdati all’impegno politico direttamente dalla spinta dei valori della cultura cattolica di cui eravamo impregnati. [segue]

Pace in Ucraina e nel Mondo

Siate realisti: chiedete l’impossibile.
Albert Camus
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«Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile»
San Francesco d’Assisi
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482a39d6-8b28-4eb2-ae4e-12c4c75579b3È possibile una prospettiva di pace in Ucraina?
di Sandro Antoniazzi
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20 Aprile 2022 by c3dem_admin | su C3dem.
La pace non può venire dalla vittoria dell’uno o dell’altro. Può solo scaturire da una mediazione in cui ognuno rinuncia a qualcosa. Ed è l’Unione europea che è la più interessata a prendere un’iniziativa in questo senso. O almeno lo facciano i paesi trainanti, Germania, Francia, Italia, Spagna

La guerra in Ucraina continua con i suoi quotidiani annunci di bombardamenti, uccisioni di civili (quelle dei militari sono segrete oppure i dati hanno un carattere prevalentemente propagandistico), atrocità, esodi e sofferenze infinite.
Ascoltando i resoconti televisivi si parla di armi, di sanzioni, di truppe in movimento, di discorsi di condanna dell’aggressione: l’unica parola che si sente poco pronunciare è la parola pace.
I russi sembrano oggi decisi a continuare la guerra almeno sino alla conquista dell’intero Donbass, per annetterlo definitivamente. D’altra parte, Zelensky afferma che gli ucraini combattono per la vittoria e che non si può trattare con un aggressore criminale.
Anche l’America e la Nato sembrano sulla stessa linea, parlando anche loro di guerra per la vittoria e che la guerra sarà lunga; la recente decisione della Finlandia e della Svezia di chiedere l’adesione alla Nato ha l’ulteriore effetto di gettare benzina sul fuoco del conflitto ( e forse poteva essere evitata, almeno temporaneamente).
Nel caso dell’America è chiaro l’interesse e la volontà che la guerra si trasformi in una sconfitta della Russia, non tanto e non solo sul piano militare, quanto sul piano di un ridimensionamento in quanto potenza.
Da qui anche le ripetute posizioni di Zelensky che tendono a coinvolgere il più possibile il mondo occidentale in una guerra che, a suo parere, non riguarda solo l’Ucraina ma l’intero mondo democratico. Se l’Occidente non partecipasse decisamente e domani l’Ucraina fosse sconfitta, sarebbero enormi i problemi che si creerebbero per l’Europa e l’Occidente stesso. In base a queste convinzioni, Zelensky spinge i suoi discorsi al limite della provocazione chiedendo cose che lui stesso sa bene che sono impossibili e forse tendono a creare almeno un senso di colpa per avere di più e subito: così la non-fly zone, la richiesta di una rinuncia totale al gas russo, l’inutilità dell’ONU, la richiesta di tagliare ogni rapporto coi russi anche sul piano culturale e umano (impressionante a questo riguardo l’intervento relativo alla partecipazione di una donna ucraina e di una russa alla Via crucis di Roma: nemmeno la preghiera può essere fatta insieme).
Se le cose stanno così e ognuno combatte sino al raggiungimento della vittoria, ogni discorso di pace è chiaramente inutile.
E infatti al di là degli appelli inascoltati del Papa, solo il turco Erdogan ha preso un’iniziativa in proposito. Macron, senza poteri, aveva cercato di prendere un contatto, ma poi è stato assorbito dalle elezioni presidenziali.
Ora certamente la pace non può venire dalla vittoria dell’uno o dell’altro; può solo scaturire da una mediazione in cui ognuno rinuncia a qualcosa.
Sembra che sulla neutralità internazionale dell’Ucraina si siano fatti seri passi avanti (e mi si lasci dire che se si fosse dichiarata subito questa disponibilità, le cose avrebbero potuto andare diversamente), mentre le difficoltà maggiori provengono dalle questioni territoriali.
La Crimea è da tempo nelle mani dei russi (e infatti non è un territorio in cui sono in corso combattimenti) e forse questa situazione di fatto potrebbe essere accettata anche da parte ucraina. L’alternativa è che la Crimea rimanga ai russi senza un riconoscimento e quindi materia di contesa anche per il futuro. Ne vale la pena?
Per il Donbass, realtà molto complessa e problematica, si potrebbe individuare una soluzione provvisoria e rinviare quella definitiva a un referendum entro alcuni anni: sia la transizione che le elezioni potrebbero avvenire sotto la regia e la gestione dell’ONU, che in questo caso sarebbe chiamato a svolgere un ruolo effettivo determinante.
Naturalmente è solo un’opinione e non certo da esperto, ma che serve a sostenere che una soluzione può essere trovata.
Ciò che mi preme sostenere – nel confermare il nostro pieno appoggio all’Ucraina – è che si dovrebbe non solo e non tanto parlare di armi e sanzioni, ma decisamente di più di come sia possibile fermare la guerra e arrivare alla pace.
A riguardo sono necessari uno o più soggetti che si assumano questo obiettivo. Data per scontata l’impossibilità di un intervento dell’ONU, il cui Consiglio di Sicurezza è evidentemente bloccato, e data la posizione di neutralità della Cina, il soggetto più interessato è chiaramente l’Europa.
Se l’Unione Europea non ritenesse di assumere questo compito, potrebbero essere alcuni stati significativi (Francia, Germania, Italia, Spagna) a prendere l’iniziativa, con la chiara intenzione di realizzare una trattativa decisiva che porti alla soluzione.
E’ questo l’impegno più significativo e più urgente da affrontare oggi, anche per evitare uno squilibrio che va estendendosi a livello mondiale e non certo a favore dell’Occidente.

Sandro Antoniazzi
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Che succede?
LA PACE DEL PAPA. LA RESISTENZA UCRAINA. L’UCRAINA NELLA UE. CRISI GLOBALE
20 Aprile 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem
La proposta di Enrico Letta: “Una Confederazione europea, il percorso per l’adesione di Kiev” (Corriere della sera). La tesi di Romano Prodi: “Avanti con le sanzioni sul gas. Macron unico leader europeo” (intervista a Qn). I timori, però, per il voto francese in David Carretta, “Quanto rischia l’Ue con Le Pen” (Foglio) e Bernard Guetta, “Una destra da vergognarsi” (Repubblica). L’industriale Riccardo Illy spiega le difficoltà economiche per l’Italia: “Noi e la Germania siamo i più fragili, e la crisi durerà anche dopo la guerra” (intervista a La Stampa). I CRISTIANI, IL PAPA E LA GUERRA: Antonio Spadaro, “La pace del papa cuce e non taglia. Il sacro non è puntello del potere” (La Stampa). Riflettono su vangelo e guerra anche Fabrizio Mandreoli, Giorgio Marcello, “Rileggere oggi Pio Parisi. Note su guerra e cristiani” (Settimana news). Un articolo di Franco Monaco, “Che la guerra non prevalga dentro di noi” (Settimana news). Il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, dice la sua su Il Fatto: “Non si può parlare di pace senza essere tacciati di putinismo” (inviare armi, dice, è come mettere benzina sul fuoco). Sulla stessa linea Vannino Chiti su Il Riformista: “Non ampliare la Nato. Non è saggio buttare benzina sul fuoco”. La critica di Angelo Panebianco, “Antiamericanismo. Quando i tic ritornano” (Corriere della sera). L’ANPI E LA RESISTENZA UCRAINA: Salvatore Vassallo, “Senza i partigiani l’Anpi è il feudo di una sinistra senza voti” (Domani). Gianfranco Pasquino, “I partigiani non avrebbero avuto dubbi sull’Ucraina” (Domani). Albertina Soliani (cattolica, già parlamentare Pd e vicepresidente critica dell’Anpi): “Errori sull’Ucraina. L’Anpi cambi rotta” (intervista a Repubblica). Gian Antonio Stella, “Quegli ossequi tutti per Putin” (Corriere della sera). La voce anche di Noam Chomsky, “I resistenti ucraini, come i partigiani, sono eroici” (Corriere della sera). SULLA GLOBALIZZAZIONE: Carlo Bastasin, “La Russia non autosufficiente” (Repubblica). Sabino Cassese, “Ma il mondo ora non è meno globale” (Corriere della sera). Mauro Calise, “Le alleanze variabili nel disordine mondiale” (Mattino). Amedeo Lepore, “L’economia da mondiale a selettiva” (Mattino).
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PACE E DIRITTO ALLA DIFESA. SE I PAESI NEUTRALI TEMONO MOSCA
21 Aprile 2022 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
La rivista “Il Regno” dei dehoniani di Bologna pubblica alcuni interessanti contributi sulla Chiesa e la guerra: Gianfranco Brunelli, “La scelta” (“il male minore è aiutare gli ucraini a difendersi”); il cardinale Pietro Parolin, intervistato dal settimanale Vida Nueva e qui tradotto: ”C’è anche un diritto alla difesa”; Fabio Ruggiero, “Tra cielo e terra” (sul pensiero dei Padri della Chiesa sulla guerra); Daniele Menozzi, “Artigiani di pace” (un’analisi del pensiero dei papi sulla guerra); Maurizio Ambrosini, “Dal cuore alla mente” (sulla positiva svolta nelle politiche migratorie aperta con l’Ucraina, ma che non riguarda tutti gli altri rifugiati). Un bell’intervento di Luigi Manconi su La Stampa: “Perché il papa non deve andare a Kiev”. Don Luigi Ciotti, intervistato dal Manifesto: “Ci accusano di pacifismo? Bene. La vittoria in Ucraina è nelle mani dell’industria delle armi”. L’UCRAINA, L’EUROPA, IL MONDO: Vittorio E. Parsi spiega, sul Mattino, “Perché anche i Paesi neutrali hanno paura” di Putin e dell’allineamento sempre più marcato tra Pechino e Mosca, “nella loro crociata contro le liberaldemocrazie” (vista con favore da “gran parte dei Paesi del cosiddetto Sud del mondo”). Sulla stessa linea lo storico russo Andrey Zubov, intervistato da Repubblica: “Se Putin vince la guerra nessuno sarà più al sicuro”. Di segno opposto il pensiero di Raniero La Valle: “La Nato sogna un mondo senza Russia. E’ una follia” (Il Fatto). Andrea Bonanni mette in luce la posizione sempre più agguerrita dell’Unione europea: “Escalation in Europa” (Repubblica). Lo conferma Marco Bresolin: “La missione di Michel a Kiev: ‘Vi daremo più armi’” (La Stampa). Ma è anche vero che “Scholz frena anche sulle armi. Polemica sui tedeschi riluttanti” (Tonia Mastrobuoni, Repubblica). Quanto all’Italia, il ministro Roberto Cingolani dichiara: “A breve lo stop al metano russo. L’embargo è anche un dovere etico. Italia indipendente in diciotto mesi” (intervista a La Stampa). Stefano Ceccanti replica a Donatella Di Cesare: “Traditori per aver aiutato Kiev? Questa accusa è una medaglia” (intervista a Il Riformista). Gaetano Azzariti, “La Costituzione non legittima il nostro invio di armi all’Ucraina” (intervista ad Avvenire).

No alla guerra per costruire la Pace

c9d50000-8306-4766-96bd-b3effdfff6beLa nonviolenza per Francesco un metodo ispirato al Vangelo
di Giulio Albanese
in “Avvenire” del 14 aprile 2022.
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La pace per il Papa non è una teoria, ma un impegno quotidiano che si gioca nelle relazioni tra persone. Non solo un cessate il fuoco, oggi serve un negoziato multilaterale.
In questi giorni papa Francesco insiste nel chiedere la cessazione delle ostilità in Ucraina, invocando la pace. In effetti non è una novità avendo sempre condannato il ricorso alle armi per dirimere i conflitti tra i popoli. Ad esempio, il 23 gennaio 2020, intervenendo al Forum ecclesiale «Mediterraneo frontiera di Pace» a Bari, ha stigmatizzato il grande inganno citando Giovanni XXIII: «La guerra è una follia perché folle è distruggere case, fabbriche, ospedali, uccidere persone anziché costruire relazioni umane ed economiche», svelando, in una comunicazione a braccio, «il grave peccato, la grande ipocrisia: nelle convenzioni internazionali tanti Paesi parlano di pace e poi vendono le armi ai Paesi in guerra».
Il magistero di papa Francesco contro la guerra è incentrato sulla promozione della nonviolenza. Per comprendere però la portata di questo indirizzo, è fondamentale la lettura di due testi dai quali si evince il suo pensiero. Il primo è quello del messaggio per la Cinquantesima Giornata Mondiale della Pace (1° gennaio 2017) intitolato «La nonviolenza: stile di una politica per la pace». Ciò che colpisce, innanzitutto, è il fatto che venga utilizzato il vocabolo «nonviolenza», scritto volutamente senza trattino; una scelta lessicale, maturata già da alcuni anni nel contesto della società civile, per porre in risalto il carattere positivo e propositivo della nonviolenza. Non si tratta infatti del semplice rifiuto dell’aggressività e della prepotenza, ma innanzitutto della ricerca di una soluzione metodologica che rimanda inevitabilmente all’assunzione di uno stile di vita evangelico, una forza e una pratica positiva, che costruisce una nuova umanità.
Da rilevare che il messaggio papale del 1° gennaio 2017 era stato preceduto dalla Conferenza internazionale svoltasi in Vaticano dall’11 al 13 aprile del 2016 su «Nonviolenza e Pace giusta: un contributo alla comprensione della nonviolenza da parte dei cattolici». L’assise, promossa dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, da Pax Christi International e da molte altre organizzazioni cattoliche internazionali, aveva visto la partecipazione, oltre che di numerosi vescovi e teologi, di esponenti della nonviolenza, cattolici e non, provenienti da varie parti del mondo. Nel documento finale, riconoscendo che nella storia gli stessi cristiani hanno tradito la nonviolenza di Gesù molte volte, anche «partecipando a guerre, persecuzioni, oppressioni discriminazioni e sfruttamenti», è stato formulato l’auspicio che la Chiesa promuova pratiche e strategie nonviolente (per esempio: resistenza nonviolenta, giustizia riparativa, guarigione dai traumi, protezione non armata dei civili, trasformazione dei conflitti, strategie di costruzione della pace, la prevenzione dei conflitto); che dia avvio a una conversazione globale sulla nonviolenza a partire dalla Chiesa, con persone di altre fedi, e con il mondo più in generale, per dare risposta alle enormi crisi del nostro tempo. Cosa che francamente, molti politici di matrice cattolica in Europa non sembrano aver recepito.
Di questo documento finale, il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2017 riprese in particolare la conclusione: «Noi proponiamo che la Chiesa cattolica sviluppi e prenda in considerazione il passaggio a un approccio di Pace giusta basato sulla nonviolenza evangelica ». Una frase carica di significati che papa Francesco riformulò in questi termini: «La Chiesa si è impegnata per l’attuazione di strategie nonviolente di promozione della pace in molti Paesi, sollecitando persino gli attori più violenti in sforzi per costruire una pace giusta e duratura», precisando che questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma è proprio di molte tradizioni religiose, per le quali la compassione e la nonviolenza sono essenziali e indicano la via della vita. «Lo ribadisco con forza: nessuna religione è terrorista. La violenza è una profanazione del nome di Dio. Non stanchiamoci mai di ripeterlo: mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa. Solo la pace è santa, non la guerra!».
Papa Francesco è poi tornato a parlare di nonviolenza a Napoli il 21 giugno 2019 in occasione del convegno «La teologia dopo Veritatis Gaudium nel contesto del Mediterraneo» presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale (Napoli). E lo fece scandendo parole cariche di significati che andrebbero integrate nella pastorale ordinaria delle nostre diocesi. In questa circostanza non si è espresso in termini astratti sulla pace, non ha invocato semplicemente la tolleranza fra gli uomini o il rifiuto della violenza. Ha parlato invece di nonviolenza proprio a indicare che questo termine non è l’opposto della violenza, ma una forza e una pratica positiva, che serve a creare le condizioni per una fraternità universale. Papa Francesco anzitutto afferma: «[...] penso alla nonviolenza come orizzonte e sapere sul mondo, alla quale la teologia deve guardare come proprio elemento costitutivo». Questo significa che la nonviolenza deve essere vista come punto di partenza fondamentale per l’impianto teologico, avendo uno spettro estremamente ampio: è «orizzonte e sapere sul mondo». In altre parole essa non può essere intesa come obiettivo, traguardo o punto d’approdo, ma in quanto orizzonte di vita necessario per affermare ogni genere di relazione da cui deve scaturire una conoscenza aperta alla vita, originale «sapere sul mondo».
Il Papa non richiama testi o dogmi che fissano la nonviolenza. Con il suo orizzonte, Francesco guarda da un’altra parte. Pensa infatti, e lo dice espressamente, agli «artigiani di pace». Si tratta di un’espressione che manifesta la nonviolenza come prassi. La pace per il Papa non è dunque una teoria ma un impegno quotidiano che si gioca nelle relazioni tra persone. Per questo al centro della nonviolenza non ci sono grandi teorici, moralisti o dogmatici, ma, appunto, gli «artigiani». Sono artigiani coloro che, dal punto di vista cristiano, rendono intelligibili le beatitudini, reinterpretano, costruiscono e reinventano la nonviolenza quotidianamente in ogni campo della società, dall’economia all’educazione, dalla politica alla mondialità, dal lavoro alle migrazioni. Ecco che allora invece di continuare ad assistere all’inutile strage di civili in Ucraina, sarebbe più salutare promuovere non solo un cessate il fuoco, ma anche e soprattutto un negoziato multilaterale per giungere ad una pacifica soluzione della crisi in atto.
Questo ragionamento evidenzia i limiti imposti dal pregiudizio di coloro i quali ritengono che la nonviolenza sia classificabile come semplice pacifismo o alternativa alla teoria della guerra giusta. Al contrario è un programma costruttivo che si realizza con strumenti adeguati. La nonviolenza a pensarci bene è il modo di «essere cristiani». Soprattutto oggi che soffiano prepotentemente i venti di guerra dall’Europa Orientale.
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Dal “DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DAL CENTRO FEMMINILE ITALIANO

Sala Clementina
Giovedì, 24 marzo 2022
(…)
E ho voluto parlare di questo con voi per ricordare a me stesso e a tutti, a partire da noi cristiani, che questo cambiamento di mentalità riguarda tutti e dipende da ciascuno. È la scuola di Gesù, che ci ha insegnato come il Regno di Dio si sviluppi sempre a partire dal piccolo seme. È la scuola di Gandhi, che ha guidato un popolo alla libertà sulla via della nonviolenza. È la scuola dei santi e delle sante di ogni tempo, che fanno crescere l’umanità con la testimonianza di una vita spesa al servizio di Dio e del prossimo. Ma è anche – direi soprattutto – la scuola di innumerevoli donne che hanno coltivato e custodito la vita; di donne che hanno curato le fragilità, che hanno curato le ferite, che hanno curato le piaghe umane e sociali; di donne che hanno dedicato mente e cuore all’educazione delle nuove generazioni. (…)
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La foto in testa è tratta da Azione nonviolenta.
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No alla guerra, per la Pace. Auguri!

Pasqua di Resurrezione

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Antifona d’Ingresso

Resurréxi, et adhuc tecum sum, allelúia:
posuísti super me manum tuam, allelúia:
mirábilis facta est sciéntia tua, allelúia, allelúia
.

Sono risorto, sono sempre con te;
tu hai posto su di me la tua mano,
è stupenda per me la tua saggezza. Alleluia
.
(Cf Sal 138,18.5-6)
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Resurrezione (Piero della Francesca)
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Veglia Pasquale nella Notte Santa di Pasqua, 16.04.2022

[Sala stampa vaticana B0267]

Alle ore 19.30 di questa sera [sabato 16 aprile], nella Basilica Vaticana, ha avuto luogo la solenne Veglia Pasquale nella Notte Santa alla presenza del Santo Padre Francesco. La Celebrazione Liturgica è stata presieduta dall’Em.mo Card. Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio.

Il Rito ha avuto inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare, con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exultet, sono seguite la Liturgia della Parola e la Liturgia Battesimale, nel corso della quale sono stati amministrati i Sacramenti dell’iniziazione cristiana a 7 neofiti provenienti dall’Italia, dagli Stati Uniti d’America, dall’Albania e da Cuba.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Veglia, dopo la proclamazione del Vangelo:

Testo in lingua italiana

Molti scrittori hanno evocato la bellezza delle notti illuminate dalle stelle. Invece le notti di guerra sono solcate da scie luminose di morte. In questa notte, fratelli e sorelle, lasciamoci prendere per mano dalle donne del Vangelo, per scoprire con loro il sorgere della luce di Dio che brilla nelle tenebre del mondo. Quelle donne, mentre la notte si diradava e le prime luci dell’alba spuntavano senza clamori, si recarono al sepolcro per ungere il corpo di Gesù. E lì vivono un’esperienza sconvolgente: prima scoprono che la tomba è vuota; quindi vedono due figure in vesti sfolgoranti, le quali dicono loro che Gesù è risorto; e subito corrono ad annunciare la notizia agli altri discepoli (cfr Lc 24,1-10). Vedono, ascoltano, annunciano: con queste tre azioni entriamo anche noi nella Pasqua del Signore.

Le donne vedono. Il primo annuncio della Risurrezione non è affidato a una formula da capire, ma a un segno da contemplare. In un cimitero, presso una tomba, dove tutto dovrebbe essere ordinato e tranquillo, le donne «trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù» (vv. 2-3). La Pasqua, dunque, inizia ribaltando i nostri schemi. Giunge con il dono di una speranza sorprendente. Ma non è facile accoglierla. A volte – dobbiamo ammetterlo – nel nostro cuore questa speranza non trova spazio. Come le donne del Vangelo, anche in noi prevalgono domande e dubbi, e la prima reazione di fronte al segno imprevisto è la paura, «il volto chinato a terra» (cfr vv. 4-5).

Troppo spesso guardiamo la vita e la realtà con gli occhi rivolti verso il basso; fissiamo soltanto l’oggi che passa, siamo disillusi sul futuro, ci chiudiamo nei nostri bisogni, ci accomodiamo nel carcere dell’apatia, mentre continuiamo a lamentarci e a pensare che le cose non cambieranno mai. E così restiamo immobili davanti alla tomba della rassegnazione e del fatalismo, e seppelliamo la gioia di vivere. Eppure il Signore, in questa notte, vuole donarci occhi diversi, accesi dalla speranza che la paura, il dolore e la morte non avranno l’ultima parola su di noi. Grazie alla Pasqua di Gesù possiamo fare il salto dal nulla alla vita, «e la morte non potrà ormai più defraudarci della nostra esistenza» (K. Rahner, Cosa significa la Pasqua, Brescia 2021, 28): essa è stata tutta e per sempre abbracciata dall’amore sconfinato di Dio. È vero, può intimorirci e paralizzarci. Ma il Signore è risorto! Alziamo lo sguardo, togliamo il velo dell’amarezza e della tristezza dai nostri occhi, apriamoci alla speranza di Dio!

In secondo luogo, le donne ascoltano. Dopo che ebbero visto la tomba vuota, due uomini in abito sfolgorante dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (vv. 5-6). Ci fa bene ascoltare e ripetere queste parole: non è qui! Ogni volta che pretendiamo di aver compreso tutto di Dio, di poterlo incasellare nei nostri schemi, ripetiamo a noi stessi: non è qui! Ogni volta che lo cerchiamo solo nell’emozione, tante volte passeggera, o nel momento del bisogno, per poi accantonarlo e dimenticarci di Lui nelle situazioni e nelle scelte concrete di ogni giorno, ripetiamo: non è qui! E quando pensiamo di imprigionarlo nelle nostre parole, nelle nostre formule, nelle nostre abitudini, ma ci dimentichiamo di cercarlo negli angoli più oscuri della vita, dove c’è chi piange, chi lotta, soffre e spera, ripetiamo: non è qui!

Ascoltiamo anche noi la domanda rivolta alle donne: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Non possiamo fare Pasqua se continuiamo a rimanere nella morte; se restiamo prigionieri del passato; se nella vita non abbiamo il coraggio di lasciarci perdonare da Dio, che perdona tutto, il coraggio di cambiare, di rompere con le opere del male, di deciderci per Gesù e per il suo amore; se continuiamo a ridurre la fede a un amuleto, facendo di Dio un bel ricordo di tempi passati, invece che incontrarlo oggi come il Dio vivo che vuole trasformare noi e il mondo. Un cristianesimo che cerca il Signore tra i relitti del passato e lo rinchiude nel sepolcro dell’abitudine è un cristianesimo senza Pasqua. Ma il Signore è risorto! Non attardiamoci attorno ai sepolcri, ma andiamo a riscoprire Lui, il Vivente! E non abbiamo paura di cercarlo anche nel volto dei fratelli, nella storia di chi spera e di chi sogna, nel dolore di chi piange e soffre: Dio è lì!

Infine, le donne annunciano. Che cosa annunciano? La gioia della Risurrezione. La Pasqua non accade per consolare intimamente chi piange la morte di Gesù, ma per spalancare i cuori all’annuncio straordinario della vittoria di Dio sul male e sulla morte. La luce della Risurrezione, perciò, non vuole trattenere le donne nell’estasi di un godimento personale, non tollera atteggiamenti sedentari, ma genera discepoli missionari che “tornano dal sepolcro” (cfr v. 9) e portano a tutti il Vangelo del Risorto. Ecco perché, dopo aver visto e ascoltato, le donne corrono ad annunciare la gioia della Risurrezione ai discepoli. Sanno che potrebbero essere prese per pazze, tant’è che il Vangelo dice che le loro parole parvero «come un vaneggiamento» (v. 11), ma non sono preoccupate della loro reputazione, di difendere la loro immagine; non misurano i sentimenti, non calcolano le parole. Soltanto avevano il fuoco nel cuore per portare la notizia, l’annuncio: “Il Signore è risorto!”.

E com’è bella una Chiesa che corre in questo modo per le strade del mondo! Senza paure, senza tatticismi e opportunismi; solo col desiderio di portare a tutti la gioia del Vangelo. A questo siamo chiamati: a fare esperienza del Risorto e condividerla con gli altri; a rotolare quella pietra dal sepolcro, in cui spesso abbiamo sigillato il Signore, per diffondere la sua gioia nel mondo. Facciamo risuscitare Gesù, il Vivente, dai sepolcri in cui lo abbiamo rinchiuso; liberiamolo dalle formalità in cui spesso lo abbiamo imprigionato; risvegliamoci dal sonno del quieto vivere in cui a volte lo abbiamo adagiato, perché non disturbi e non scomodi più. Portiamolo nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra; con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno; con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità.

Fratelli e sorelle, la nostra speranza si chiama Gesù. Egli è entrato dentro il sepolcro del nostro peccato, è arrivato nel punto più lontano in cui ci eravamo perduti, ha percorso i grovigli delle nostre paure, ha portato il peso delle nostre oppressioni e, dagli abissi più oscuri della nostra morte, ci ha risvegliati alla vita e ha trasformato il nostro lutto in danza. Facciamo Pasqua con Cristo! Egli è vivo e ancora oggi passa, trasforma, libera. Con Lui il male non ha più potere, il fallimento non può impedirci di ricominciare, la morte diventa passaggio per l’inizio di una vita nuova. Perché con Gesù, il Risorto, nessuna notte è infinita; e anche nel buio più fitto, in quel buio brilla la stella del mattino.

In questo buio che voi vivete, Signor Sindaco, Signore Parlamentari e Signori Parlamentari, il buio oscuro della guerra, della crudeltà, tutti noi preghiamo, preghiamo con voi e per voi, questa notte. Preghiamo per tante sofferenze. Noi possiamo darvi soltanto la nostra compagnia, la nostra preghiera e dirvi: “Coraggio! Vi accompagniamo!”. E anche dirvi la cosa più grande che oggi si celebra: Christòs voskrés! [Cristo è risorto!

[00565-IT.02] [Testo originale: Italiano]

[B0267-XX.02]
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Giovedì santo

Ci vuole “spirito di servizio” a partire da chi sta più in alto.

di Franco Meloni, su Aladinews di giovedì santo del 4 aprile 2012.

Dal Vangelo secondo Giovanni 13, 4-54 si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. 5 Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto. 

La chiesa cattolica nella liturgia del giovedì santo, nella messa in coena Domini, rivive il gesto della lavanda dei piedi riportato nel testo dell’evangelista Giovanni. L’episodio è significativo di un atteggiamento di umiltà del Maestro nei confronti dei suoi discepoli e possiamo correttamente ricondurlo simbolicamente ad un atteggiamento “di servizio”, come si diceva un tempo. Ma il concetto è purtroppo in disuso, proprio nel momento in cui sarebbe salutare farvi ricorso. Riportando questo quadro nelle organizzazioni, il Maestro può correttamente simboleggiare il “superiore gerarchico” (il presidente, il rettore, il direttore, il dirigente, etc), mentre i discepoli possono rappresentare i suoi collaboratori o i cittadini-utenti tutti (qui però tralasciamo questa possibile ulteriore estensione). Perchè ci piace fare questa trasposizione, evidentemente apprezzando il gesto della lavanda dei piedi e di tutto quanto può rappresentare nel rapporto capo-collaboratori? Perchè crediamo che oggi vi sia necessità di recuperare un concetto fondamentale: chi per nomina, elezione o eredità si trovi ai vertici di un’organizzazione, sia essa un’impresa, una pubblica amministrazione, un’associazione, una famiglia o quant’altro, deve sentirsi e comportarsi non come un padrone al di sopra di tutto e di tutti, ma piuttosto come titolare di una funzione di servizio verso la stessa organizzazione e la società in generale. Al contrario, purtroppo, si verifica troppo spesso che chi si trova in posizioni di comando in un’organizzazione pensa di poterne disporre a suo piacimento, quasi come l’avesse “vinta al lotto” e si comporta nei confronti dei collaboratori adottando lo schema padrone-servo. (segue)

Costituente Terra per la Pace universale

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Newsletter n. 67 dell’11 marzo 2022

SOTTO I CIELI DELLA GUERRA

Carissimi,
siamo arrivati al sedicesimo giorno di guerra e ancora non sappiamo se e quando arriverà il cessate il fuoco. Quello che è certo è che il linguaggio della guerra si fa sempre più duro e coinvolge l’opinione pubblica, i media e la cultura ancor più che i governi che da questa e dall’altra sponda dell’Atlantico reagiscono agli eventi. La reazione prevalente non è quella della condanna della Russia per aver sollevato l’ascia di guerra che la Carta dell’ONU voleva definitivamente sepolta, ma quella della partecipazione al conflitto, sia pure con mezzi diversi dal ricorso alla violenza bellica.
I giornali e le TV hanno indossato l’elmetto e arruolano l’opinione pubblica in una guerra di parole contro il nemico, mentre i governi studiano sanzioni sempre più pesanti per affondare l’economia e isolare la Russia dal resto del mondo.
Il governo italiano, adeguandosi a decisioni prese altrove, ha (non solo simbolicamente) arruolato il nostro Paese nella guerra, decidendo la fornitura di armi letali (il cui elenco è stato rigorosamente secretato) all’Ucraina. L’invio di armi ad un Paese in guerra è una violazione della neutralità. In effetti sia gli USA, sia i principali Paesi dell’Unione Europea, fornendo le armi, stanno partecipando alla guerra contro la Russia, mostrandosi disponibili a combattere gli invasori fino all’ultimo uomo (ucraino). Il Presidente Zelensky, nei suoi continui collegamenti video con l’Occidente, l’ultimo con il Parlamento inglese, ricattandoci con le sofferenze del suo popolo ed esaltandone la volontà di resistenza sino all’estremo, cerca di coinvolgerci direttamente nello scontro armato chiedendo che la NATO istituisca una “no fly zone” sui cieli dell’Ucraina. Vale a dire che si impegni in una guerra aerea con l’aviazione della Russia. La via verso il disastro è aperta, se avessimo seguito i consigli di Zelensky la terza guerra mondiale sarebbe già scoppiata. Non è ancora successo, ma siamo ancora seduti sull’orlo dell’abisso.
Secondo Carl von Clausewitz, la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi. Questo è quello che ha inteso fare Putin, cercando di tagliare con la spada il nodo dei conflitti politici e d’interesse che lo dividono dall’Ucraina. Però questo assioma si può rovesciare nel suo contrario: la politica può essere la prosecuzione della guerra con altri mezzi. Nel suo articolato saggio pubblicato su Limes il generale Fabio Mini spiega con dovizia di particolari che la guerra non solo era prevedibile, ma era anche prevenibile. Non si è voluto fare niente per prevenirla, anzi fino all’ultimo non si è arretrato di un passo sul principio “non negoziabile” della libertà dell’Ucraina di scegliersi le alleanze che vuole, né si è fatto nulla per fermare le continue violazioni della tregua nel Donbass. Non dobbiamo stancarci di chiedere il cessate il fuoco, però è evidente che non si potrà mai ristabilire la pace se non si pone mano alla soluzione dei nodi politici che hanno innescato la guerra. Ci vuole una visione del futuro. Il 14 agosto del 1941, quando le armate naziste dilagavano dall’Atlantico agli Urali, il Presidente degli Stati Uniti, Roosevelt e il primo ministro inglese Churchill sentirono l’esigenza di tracciare un nuovo scenario prefigurando il mondo che sarebbe venuto fuori dopo la guerra. Per questo rilasciarono una dichiarazione comune, nota come Carta Atlantica, che preconizzava un nuovo ordine mondiale pacifico e divenne la base per la nascita dell’ONU.
Quale futuro ci prefigurano il riarmo della Germania e l’accanimento di USA e GB per l’irrogazione di sanzioni sempre più soffocanti nei confronti della Russia? In particolare continueranno le continue provocazioni allo scontro della Gran Bretagna, volte ad annullare il ruolo internazionale dell’Unione Europea e a destabilizzare l’Euro?
Si uscirà dalla guerra con una nuova Conferenza di Helsinki che rilanci la cooperazione e la sicurezza comune in Europa o si proseguirà la guerra contro la Russia con altri mezzi, cercando di metterla in ginocchio con le sanzioni, come si fece con l’Iraq, di sfiancarla con la corsa al riarmo e di rendere perpetua la nuova cortina di ferro?
Quale futuro dobbiamo aspettarci? Dipende anche da noi.
Nel sito pubblichiamo oltre un estratto dell’articolo del generale Mini (“La via verso il disastro”), un articolo sull’impatto delle sanzioni e un altro di Vincenzo Vita sulla censura di guerra.
Con i più cordiali saluti
www.costituenteterra.it (Domenico Gallo)
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Newsletter n. 252 dell’11 marzo 2022

APOLOGIA DELLA GUERRA

Carissimi,
Dopo sedici giorni di guerra si fanno rare le speranze (ma spes contra spem bisogna sempre sperare) di un’uscita non catastrofica dalla crisi per il futuro del mondo. Vince il più forte: ma il più forte non è la Russia, perché il suo Nemico non è l’Ucraina, ma sono gli Stati Uniti e il rapporto di potenza (secondo i dati del SIPRI) è di 66 miliardi e 838 milioni di dollari di spesa militare della Russia contro 766 miliardi degli Stati Uniti, 1.103 miliardi di tutta la NATO mentre alla Germania si consente di superare il vincolo del 2 per cento del PIL che le era stato imposto dopo Hitler. La vera guerra che si sta combattendo è infatti tra queste Potenze e a vincere è la vittima creata da loro, l’Ucraina, che si è sentita la più forte grazie alla solidarietà che le è stata offerta da tutti; ma questa, abilmente gestita dal complesso militare-mediatico dell’Occidente e dall’esperto regista e attore televisivo che dell’Ucraina è diventato il presidente, si è risolta in una unanimità violenta che ha eletto la Russia come unico Nemico. Il crimine di guerra (la guerra come crimine) commesso da Putin passando il Rubicone dei confini con l’Ucraina, anche se per impedirle di installarvi la NATO, si è ritorto contro di lui, che non ha capito come in tal modo avrebbe fatto scattare una facile identificazione con il più debole aggredito, da parte degli attori non protagonisti del dramma e di tutti gli spettatori che lo fanno a buon mercato. “Gli ucraini combattono anche per noi”, titola il Corriere della Sera riprendendo la teoria del domino che fu usata dagli Stati Uniti per esaltare la guerra del Vietnam che insieme al dittatore golpista di Saigon dicevano di combattere per evitare che, Stato dopo Stato, tutto il mondo diventasse comunista; l’identificazione sollecitata dal giornale milanese non è peraltro solo con le vittime, ma con i “coraggiosi combattenti” che al posto nostro riscattano “il pacifismo istintivo, puerile, miope, ipocrita, egoista” al quale si sarebbe ridotto l’Occidente europeo che ha “smarrito il senso della lotta” e se ne sta seduto a guardare la televisione. Un’apologia della guerra in piena regola.
Tutto ciò avviene nel quadro di una guerra mondiale virtuale (“a pezzi” come da tempo diagnosticata dal Papa) giunta sulla soglia di diventare reale e totale. Questo rischio è all’origine del panico e del coinvolgimento generale che, al di là delle propagande, questa guerra suscita nell’opinione pubblica, al contrario di quanto fanno o hanno fatto altre guerre trascurate o ignorate nelle quali altre vittime sono sacrificate, e piangono e soffrono, altri bambini si perdono, popoli negati combattono – ci voleva un generale, Mini, per ricordarcelo – e altre guerre provocano fuggiaschi e profughi poi discriminati e respinti non meno di questa.
Questo rischio è stato spregiudicatamente assunto come se si fosse giunti al giudizio finale nel conflitto apertosi dopo la guerra fredda per decidere l’assetto del potere nel futuro del mondo . L’Ucraina ha rivendicato la libertà di mettercisi in mezzo per prima, gli Stati Uniti hanno deciso di approfittarne e di correre questo rischio perché paradossalmente hanno fatto conto sul fatto che Putin, da loro definito “un killer” e dagli altri considerato pazzo, riesumatore dell’Unione Sovietica e uno zar aspirante al trono di Pietro il Grande, sarebbe stato tuttavia ancora umano e non avrebbe fatto ricorso all’arma nucleare. Speriamo che così sia. Ma il rischio è che l’uscita dalla guerra in corso sia comunque catastrofica, se non per l’uso della bomba, perché il dominio del vincitore estendendosi a tutto il mondo (chi non ricorda il progetto del “nuovo secolo americano”?) per lungo tempo impedirebbe la pace e la giustizia sulla terra, che è anche l’ultimo tempo utile per salvarla scongiurandone il collasso politico, climatico e ambientale.
Ma, appunto, “speriamo contro ogni speranza”, secondo il detto paolino ripreso da La Pira per auspicare da Firenze, dopo l’elezione di papa Giovanni, un futuro di pace e fraternità ecumenica per tutto il mondo.
Nel sito pubblichiamo il grido di dolore di papa Francesco all’”Angelus”, un articolo sull’impatto delle sanzioni sulle persone più deboli e un altro che illustra precedenti e conseguenze della guerra in Ucraina.
Con i più cordiali saluti

www.chiesadituttichiesadeipoveri.it
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Che succede?

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Newsletter n. 66 del 5 marzo 2022

TRATTARE, TRATTARE, TRATTARE

Care amiche ed amici,
«È un dovere della comunità internazionale fermare la guerra a qualunque costo. La sola cosa che conta è la cessazione del fuoco e della strage degli innocenti. È necessario trattare, trattare, trattare per giungere alla pace. Oggetto di questa trattativa non può non essere l’assicurazione che l’Ucraina non entrerà nella NATO, la cessazione delle sanzioni economiche, l’accettazione della Crimea russa e, nel rispetto del diritto dei popoli all’autodeterminazione, il riconoscimento, sulla base di un voto popolare, dell’autonomia delle piccole regioni secessioniste russofone o russofile.
Il dovere di trattare è in questo caso assolutamente urgente, anche perché la guerra può degenerare e allargarsi all’intera Europa. Non dimentichiamo che chi ha iniziato a sparare è un autocrate che dispone di armamenti nucleari, e che proprio l’insensatezza imprevedibile e imprevista della sua iniziativa, rende possibili gli scenari più spaventosi di una possibile terza guerra mondiale. I soggetti e la sede della trattativa devono essere anzitutto gli organi dell’ONU che hanno come compito istituzionale di garantire la pace e fronteggiare le minacce di guerra: dunque l’Assemblea generale e, soprattutto, il Consiglio di Sicurezza. Il dovere di questa iniziativa ricade su tutti gli Stati direttamente coinvolti nella crisi. L’Italia stessa potrebbe proporre l’avvio di questa trattativa.
Costituente Terra vede in questa guerra, dopo la pandemia, l’ennesima drammatica conferma della necessità che a sfide e a catastrofi globali vengano date risposte politiche globali alla loro altezza: la rifondazione del patto di convivenza pacifica che fu stipulato con la Carta dell’ONU, e poi con le tante Carte dei diritti umani, attraverso la stipulazione di una Costituzione della Terra che, oltre ad affrontare i problemi del riscaldamento globale e della crescita delle diseguaglianze, metta al bando le armi e gli eserciti. Naturalmente non ci illudiamo che la ragione prevalga fino a questo punto. Ci auguriamo tuttavia, considerato che il mondo si trova già sul baratro di una terza guerra mondiale, che venga quanto meno sottoscritto da tutti il Trattato sul disarmo nucleare del 7 luglio 2017, votato da ben 122 Paesi, cioè dai due terzi dei membri dell’ONU, il quale fa divieto di “sviluppare, testare, produrre, acquisire o possedere armi nucleari”, nonché di trasferirle a qualsiasi destinatario e perfino di “consentire qualsiasi dislocazione, istallazione o diffusione di armi nucleari sul proprio territorio”. Sarebbe un primo passo verso la convivenza pacifica e civile dell’umanità».
Questo è l’appello diffuso oggi da “Costituente Terra” alla manifestazione per la pace di Roma.
Nel sito pubblichiamo un articolo di Jonathan Ng Truthout sul tripudio delle industrie delle armi per le guerre in corso, un articolo di Domenico Gallo contro la partecipazione dell’Italia alla guerra mediante l’invio di armi, un articolo di Rafael Poch sui morti lasciati sul terreno da tutti gli Imperi in declino e la relazione “Guerra e Costituzione” tenuta giovedì 3 marzo al Comitato direttivo di “Costituente Terra” dal suo presidente Raniero La Valle.
Con i più cordiali saluti

www.costituenteterra.it
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Newsletter n. 251 del 5 marzo 2022

I “SE” ED I “MA” DELLA GUERRA

Carissimi,
l’invasione russa dell’Ucraina ha suscitato una condanna senza se e senza ma, cosa giustissima perché come aveva detto Giovanni XXIII nella “Pacem in Terris” è “fuori della ragione che in questa età, che si gloria della potenza atomica (vi atomica gloriatur), la guerra sia atta a risarcire i diritti violati”. E la Carta dell’ONU vieta l’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato.
Ma se non per la guerra stessa, i “se” possono essere invocati riguardo ai suoi precedenti e i “ma” riguardo ai modi con cui ad essa si è risposto.
Riguardo ai precedenti è chiaro che non ci sarebbe stata guerra se non si fosse negata qualsiasi alternativa all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. In effetti non erano in gioco gli interessi vitali di nessuno, perciò sarebbe bastato un accordo sulla sicurezza senza far entrare la NATO in Ucraina. Se poi questo era, come suonano le accuse, solo un pretesto colto da Putin per assecondare le sue pulsioni neoimperiali, sfogare la sua fobia antiamericana, ricostituire l’Unione Sovietica e restaurare addirittura il millenario impero di Pietro il grande e di san Pietroburgo, allora perché non metterlo alla prova togliendogli tale pretesto?
D’altra parte gli Stati Uniti prima hanno spinto l’Ucraina fino alla linea del fuoco, e poi dichiarato che nemmeno un soldato americano sarebbe andato sul suo suolo per difenderla nella guerra da loro provocata.
In tal modo l’Ucraina è stata presa dagli uni e dagli altri come vittima sacrificale, e come spesso accade con la vittima sacrificale, almeno secondo l’analisi di René Girard (fatta eccezione di Gesù che ne ha smascherato il meccanismo) l’Ucraina stessa ha provocato il suo sacrificio attraverso un’insensata e letale politica di intransigenza.
Riguardo alle risposte alla crisi, alla Russia sono state irrogate sanzioni capaci di provocare al suo popolo il massimo dolore, di metterla fuori del sistema monetario e del commercio mondiale, e in sintesi di precipitarla nella condizione di paria. Tutto ciò letteralmente annunciato da Biden, e poi fatto proprio dal corteggio dell’Europa e di tutto l’Occidente.
Ora, a parte l’efficacia e l’autolesionismo di queste sanzioni, sottrarre a qualcuno l’uso del denaro e del commercio può sembrare una misura non militare e moderna, ma è in realtà una misura apocalittica ed antica. Nell’apocalisse di Giovanni si descrive infatti la guerra finale nella quale la bestia che raffigura i poteri mondani mette sulle mani e sulla fronte di tutti, “piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi” un marchio che per così dire li accredita, in modo che nessuno che non abbia tale marchio possa “comprare e vendere”, cioè possa vivere. Dunque se la guerra è una realtà apocalittica, la messa al bando e l’esclusione dal circuito del denaro è l’altra faccia della violenza apocalittica. Il messaggio che in tal modo era mandato alla Russia, insieme alla cacciata dal Consiglio d’Europa, dalle competizione sportive e tutto il resto era che la Russia deve sparire dalla faccia della terra.
In tal modo si è fatto il tragico errore di non lasciare a Putin, preso per pazzo e come nemico assoluto, altra via d’uscita che la guerra.
È un miracolo che di azione in reazione non si sia arrivati alla guerra nucleare, ma tutto ciò dimostra la catastroficità della politica e dell’attuale ordine globale del mondo che ci hanno portato fin qui. È tutto questo che dobbiamo cambiare.
Nel sito pubblichiamo le parole del Papa all’Angelus, con la citazione dell’art.11 della Costituzione italiana, e un lungo articolo sul tripudio delle industrie delle armi per il dilagare delle guerre e la distruzione dei popoli in corso.
Con i più cordiali saluti
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L’ITALIA RIPUDIA LA GUERRA, L’ITALIA SPOSA LA TERRA
5 MARZO 2022 / COSTITUENTE TERRA / LA CONVERSIONE DEL PENSIERO /
RELAZIONE DEL PRESIDENTE
AL COMITATO DIRETTIVO DI “COSTITUENTE TERRA” SUL CONFLITTO IN UCRAINA

Pubblichiamo la relazione sul conflitto in Ucraina tenuta il 3 marzo 2022 da Raniero La Valle al Comitato Direttivo di “Costituente Terra” dal titolo “Guerra e Costituzioni”

NOI ABBIAMO SBAGLIATO quando prendendo posizione nelle newsletter e nei nostri siti non abbiamo creduto alla guerra che ogni giorno i dirigenti politici e la stampa di tutto il mondo davano per imminente o già iniziata. La domenica davano la guerra per martedì, come se avessero fretta di vedere confermate le proprie previsioni.
NOI ABBIAMO SBAGLIATO e ce ne scusiamo con coloro che abbiamo criticato e deplorato.
Abbiamo sbagliato perché ritenevamo inverosimile che la Russia, conoscendo la protervia dei propri antagonisti, avrebbe assunto il rischio di provocare una guerra che poteva degenerare in una guerra mondiale.
Abbiamo sbagliato nonostante che tutte le motivazioni della guerra fossero già note, e non perché questa notitia criminis fosse ossessivamente amplificata dai Servizi segreti, ma perché bastava leggere i giornali.
Né esiste per noi l’alibi che la politica internazionale sia di difficile interpretazione. Lo aveva detto proprio Putin nella lunga intervista del 2015 al regista americano Olivier Stone: “la logica che guida le dinamiche del mondo sono sotto gli occhi di tutti. Non è necessario accedere a documenti segreti. Se la gente seguisse regolarmente quanto succede nel mondo – aveva aggiunto – non sarebbe facile manipolarla e confonderla”.
E poiché i giornali, e non solo, hanno personalizzato questa guerra facendone la guerra di Putin, additandolo come il nuovo Hitler, sarebbe bastato tenere conto della psicologia di Putin per sapere come si sarebbe comportato. Lui stesso l’aveva rivelato in quell’intervista a Olivier Stone, quando aveva raccontato la storia del topo. Aveva detto che quando era ragazzo aveva attaccato un topo con un bastone, e quello aveva cercato di saltargli addosso. Allora lui era scappato, e benché fosse piccolo correva più veloce del topo. Allora scese la scale, il pianerottolo e ancora scale. E il topo cosa fece? Saltò dritto da una rampa di scale all’altra. L’aveva fatto proprio arrabbiare, commentò Stone. Ma la morale che lui ne ha tratto è che non bisogna mai intrappolare un topo in un angolo. Ed è esattamente – ha detto Putin – quello che avevo fatto io. Ed ha concluso: nessuno deve essere messo all’angolo. Nessuno deve essere portato fino al punto in cui non ha più vie d’uscita.
Ora, nella valutazione di Putin la NATO, estendendosi fino comprendere l’Ucraina, aveva messo la Russia nell’angolo. I missili nucleari schierati in Ucraina sarebbero a 30 secondi da Mosca, e da Mosca l’Ucraina è considerata la porta di casa della Russia, e anzi la Russia stessa, così come da Washington l’America Latina è considerata il cortile di casa degli Stati Uniti, se non gli Stati Uniti stessi.
Con la NATO in Ucraina si sarebbe chiuso l’accerchiamento della Russia perché a Ovest la NATO si era già allargata inglobando la Romania, la Bulgaria, la Polonia, la Repubblica ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, l’Albania, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, oltre naturalmente l’ex Germania dell’Est, Paesi tutti che erano stati membri del Patto di Varsavia; a Nord e ad Est incrociano poi le flotte nucleari, sottomarine e di superfice, dell’Oceano Artico e del Pacifico; solo a Sud il cerchio non si chiude. Lo ha fatto vedere nella trasmissione “Atlantide” Andrea Purgatori che aveva preso l’iniziativa di riproporre, sia pure con la precauzione di prenderne le dovute distanze, l’intervista di Putin a Stone, offrendo elementi di giudizio pur nel quadro dell’unanime condanna senza se e senza ma indirizzate alla Russia da tutta la classe politica e dalla stampa italiane.
Indubbiamente essa si merita questa condanna senza se e senza ma, condanna che non deve trovare eccezione per alcuna guerra, che in nessun modo può essere considerata giusta. Semplicemente la Russia di Putin non avrebbe dovuto ricorrere alla guerra per farsi giustizia da sé; è “fuori della ragione”, come aveva detto Giovanni XXIII nella “Pacem in Terris” (n. 67), che “in questa età, che si gloria della potenza atomica (vi atomica gloriatur), la guerra sia atta a risarcire i diritti violati”. Abbandonando il sistema di sicurezza collettiva e tornando al vecchio sistema della sicurezza degli uni al prezzo della rovina degli altri, la Russia è uscita dalla legalità internazionale. Come ha scritto subito Domenico Gallo “l’intervento militare della Russia contro l’Ucraina non costituisce un’azione legittima di difesa delle due Repubbliche del Donbass” (questa ne è stata solo la motivazione formale) “ma costituisce una violazione del divieto dell’uso della forza contro l’integrità territoriale e l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, interdetta dall’art. 2 comma 4 della Carta dell’ONU. Quali che siano le controversie tra gli Stati, e quali che siano le ragioni dell’uno o dell’altro, queste non possono essere risolte affidandosi al giudizio delle armi”.
Ma invadendo l’Ucraina Putin oltre che un crimine di diritto internazionale ha commesso un gravissimo errore, passando dalla parte del torto e cambiando nemico, non più identificato con la NATO ma divenuto l’Ucraina. Ma se la NATO era un nemico plausibile, non così l’Ucraina, ridotta dagli uni e dagli altri al rango di vittima.
La NATO non è una semplice entità politica, ma è una forza militare sovrana, Ferrajoli la chiamerebbe una persona artificiale, che ha infatti direttamente condotto la guerra contro la Jugoslavia a sostegno del Kossovo, riuscendo a disgregarla e distruggerla. È una cosa che ho vissuto personalmente quando, con una delegazione del “Ponte per” (l’antico “Ponte per Bagdad”) con cui mi ero recato a Belgrado per portarvi degli aiuti, siamo scampati per miracolo al bombardamento degli aerei della NATO la notte in cui distrussero la torre della televisione jugoslava (in tutte le guerre si distruggono le torri della TV) e investirono con i missili l’ambasciata cinese e l’albergo Jugoslavia che avevamo appena lasciato. Fu la povertà che allora ci salvò, perché avevamo trovato che l’albergo Jugoslavia era troppo caro per noi ed eravamo andati a dormire altrove. Ma la Russia non è la Jugoslavia e avrebbe meritato una diversa considerazione strategica, almeno nell’interesse dello stesso Occidente.
Ciò detto si deve però anche dire, contro l’opinione comune, che i “se” possono essere invocati riguardo ai precedenti e allo scoppio stesso della guerra, ed i “ma” riguardo a quanto ne è seguito e ai modi con cui ad essa si è dato risposta.
Quanto ai “se”, non ci sarebbe stata guerra se non si fosse negata qualsiasi alternativa all’ingresso dell’Ucraina nella NATO. In effetti non erano in gioco gli interessi vitali di nessuno, perciò sarebbe bastato un accordo sulla sicurezza senza far entrare la NATO in Ucraina. Se poi questo era, come suonano le accuse, solo un pretesto colto da Putin per assecondare le sue pulsioni neoimperiali, sfogare la sua fobia antiamericana, ricostituire l’Unione Sovietica e restaurare addirittura il millenario impero di Pietro il grande e di san Pietroburgo, allora perché non metterlo alla prova togliendogli tale pretesto?
Quanto ai “ma”, gli Stati Uniti prima hanno spinto l’Ucraina fino alla linea del fuoco, e poi dichiarato che nemmeno un soldato americano sarebbe andato sul suo suolo per difenderla nella guerra da loro provocata, come del resto era prevedibile già prima.
La decisione americana di non intervento è stata naturalmente giustissima sia per il rischio estremo di una guerra mondiale e addirittura nucleare che sarebbe stato provocato da uno scontro dei grandi eserciti nel cuore dell’Europa, sia per lo spettro delle precedenti guerre sbagliate e perdute.
Questo però ha fatto sì che l’Ucraina si sentisse tradita e abbandonata dal principale alleato e perciò in credito verso di esso, mentre nel contempo veniva attaccata dalla sua ex madrepatria da cui veniva usata come ultimo baluardo e messa alla prova della propria sicurezza.
In tal modo l’Ucraina è stata presa dagli uni e dagli altri come vittima sacrificale, e come spesso accade con la vittima sacrificale, almeno secondo l’analisi di René Girard (fatta eccezione di Gesù che ne ha smascherato il meccanismo) l’Ucraina stessa ha provocato il suo sacrificio attraverso l’insensata e letale politica della sua classe dirigente golpista.
Poi alla Russia sono state irrogate sanzioni capaci di provocare al suo popolo il massimo dolore, di metterla fuori del sistema monetario e del commercio mondiale, e in sintesi di precipitarla nella condizione di paria. Tutto ciò letteralmente annunciato da Biden, e poi fatto proprio dal corteggio dell’Europa e di tutto l’Occidente.
Ora, a parte l’efficacia e l’autolesionismo di queste sanzioni, sottrarre a qualcuno l’uso del denaro e del commercio può sembrare una misura non bellicosa e moderna, ma è in realtà una misura apocalittica ed antica. Nell’apocalisse di Giovanni si descrive infatti la guerra finale nella quale la bestia che raffigura i poteri mondani mette sulle mani e sulla fronte di tutti, “piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi” un marchio che per così dire li accredita, in modo che nessuno che non abbia tale marchio possa “comprare e vendere”, cioè possa vivere. Dunque se la guerra è una realtà apocalittica (si ricordi il film di Coppola sulla guerra del Vietnam, non a caso intitolato “Apocalypse now) la messa al bando e l’esclusione dal circuito del denaro è l’altra faccia della violenza apocalittica. Il messaggio che in tal modo era mandato alla Russia, insieme alla cacciata dal Consiglio d’Europa, dalle competizione sportive e tutto il resto era che la Russia deve sparire dalla faccia della terra, sicché non ci si può meravigliare che dalla Russia sia poi arrivato il messaggio uguale e contrario della messa in allerta dell’arma nucleare, monito però tanto poco plausibile che nessuno, a cominciare dal Pentagono, l’ha preso sul serio. [segue]

Vogliamo la Pace!

d3911d09-dd01-4454-a2d3-efb758c333af Campagna Ucraina, promossa da PeaceLink
Campagna di mobilitazione contro le minacce di guerra in Ucraina e per la costituzione di comitati per la pace a livello locale.

La crisi in Ucraina e le tensioni fra Russia e Nato rischiano di sfociare in una guerra dagli esiti imprevedibili, che potrebbe degenerare in un confronto nucleare.

Contro l’escalation militare è importante mobilitarsi perché l’Italia e l’ONU svolgano un ruolo di distensione in questo difficile momento.

Voglio sostenere le iniziative di pace che facciano sentire la voce di chi ripudia la guerra, così come recita l’articolo 11 della Costituzione Italiana.

Con questa adesione esprimo la volontà di collaborare alle attività contro la guerra e di partecipare alla costituzione di un comitato per la pace a livello locale.

Hanno già aderito: Punto Pace PaxChristi Pistoia , Comitato provinciale Anpi Catania , Presidio Libera Don Peppe Diana , Movimento per la Decrescita Felice – Circolo di Ca , WarFree – Liberu dae sa gherra , Coordinamento LIBERA a Siena , Circolo Legambiente Pistoia , Presidio di Libera Lucca , Coordinamento LIBERA Pistoia , Comitato per la Pace di Bari , Anpi Zavattarello , A.S.C.E. Associazione Sarda Contro l’Emarginazione , PPPT PARTIRE CON I PIEDI PER TERRA , Circolo ACLI S. Polo , Chiesa di S. Andrea Gruppo Brasile ONLUS , Donne in Nero Reggio Emilia , CasaDelleDonne Viareggio , Associazione Reggiana per la Costituzione , CREIS Centro Ricerca Europea per l’Innovazione Sos , Ecologia e diritti , Rete Radiè Resch Associazione di solidarietà inter , Legambiente Versilia , Rete Donne in Nero – Italia , COMITATO RICONVERSIONE RWM , Punto Pace Napoli Pax Christi , Pax Christi Salerno , Il femminile è politico: potere alle donne , Rifondazione Comunista – Sinistra Europea , Anpi 7 martiri di Venezia , Sezione Anpi Erminio Ferretto di Mestre , Esodo associazione , Il richiamo del Jobél odv , Comitato Pace e Cooprezione Internazionale Comune , Arcisolidarieta’ Siracusa , Stonewall , Pax Christi Venezia Mestre , Gruppo Educhiamoci alla Pace – ODV , Centro di Pastorale Sociale e del Lavoro diocesi M , Casa degli Italiani , Sindacato Europeo dei Lavoratori , Mir Palermo , Donne per la Solidarietà , Gruppo di Democrazia Partecipata , Stella Maris Apostolato del mare , Associazione Genitori tarantini , Costruttori di Pace odv , Mani Rosse antirazziste. , Amici Silvestro Montanaro , Comitato Fermiamo la Guerra firenze , Rete Radie’Resch gruppo di Salerno , Associazione kyrios , Ennio Cabiddu, Circolo Legambiente Amerino , Comitato Ass. per la Pace Diritti Umani Rovereto , Associazione per la Pace , ASSOCIAZIONE CULTURA DELLA PACE , Francesco Lo Cascio, Centro Gandhi , Libera Taranto , Agenzia per la pace , Casa per la pace Grottaglie , Associazione Umanista Culture in Movimento onlus , PeaceLink , Comitato Intercomunale per la Pace del magentino , Aladinpensiero, Adriana De Mitri, Alberto Cacopardo, Alessandra Mecozzi, alessandro capuzzo, Alessandro Marescotti, Angelo Baracca, Angelo Cifatte, Anna Ferruzzo , Annamaria Bonifazi, Annamaria Moschetti, Antonello Rustico, antonio bruno, Antonio Ghibellini, Antonio Mazzeo, Cinzia Zaninelli, Dale Zaccaria, Domenico Gallo, Domenico Palermo, don Antonio Panico, don Marco Tenderini, Elio Pagani, Emanuele De Gasperis, Enrico Peyretti, Francesco Iannuzzelli, Fulvia Gravame, Gaia Pedrolli, Gianni Alioti, Giovanni Matichecchia, Giovanni Pugliese, giovanni scotto, Giuliana Dettori, Giustino Melchionne, gregorio piccin, Jason Nardi, Laura Tussi, loredana Flore, Luisa Morgantini, Marco Dalbosco, Marco D’Auria, Marco Trotta, Mariaclaudia Salvaggio , Massimo Wertmuller , Massimo Castellana, Mauro Biani, Michele Boato, nanè giuseppina, paolo candelari, Paolo Crosignani , Paolo Moro, paxchristi_paronetto@yahoo.com , Pierangelo Monti, Raffaello Zordan, Riccardo Iacona, rossana de simone, Suor patrizia Pasini, tiziano cardosi, turi palidda, Vittorio Agnoletto, Franco Meloni

Aderisci:
Come persona
Come associazione

https://www.peacelink.it/campagne/index.php?id=104&id_topic=3

Adesioni dal 4 febbraio 2022: 1386 persone , 114 associazioni.
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Appello per la Pace:

https://www.aladinpensiero.it/?p=130700