Risultato della ricerca: TTIP
Trans Pacific partnership (Tpp): il peggio che avanza pericolosamente
———————————– È stato raggiunto l’accordo sul trattato di libero scambio nel Pacifico (Tpp). Gli Stati Uniti, il Giappone e altri dieci paesi che si affacciano sull’oceano hanno trovato un’intesa sulla Trans Pacific partnership per abbassare le barriere tariffarie su beni e servizi, rendendo omogenee regole che riguarderanno una quantità di scambi pari al 40 per cento dell’economia mondiale. Un’informazione attendibile su INTERNAZIONALE. – segue – Correlazioni e approfondimenti: TTIP e l’Europa su Aladinews.
TTIP: una micidiale operazione contro la democrazia a favore dei potentati economici planetari
Mobilitarsi per fermare il trattato transatlantico di paternariato USA – UE. Petizione on line.
Ci siamo occupati recentemente del trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico finalizzato all’abbattimento di dazi e barriere non tariffarie tra Europa e Stati Uniti (TTIP) per la gran parte dei settori economici, rendendo il commercio più fluido tra le due sponde dell’oceano. (v. art. VTola in Aladinpensiero del 24 aprile 2015). Il TTIP sta per diventare realtà nella pressoché totale indifferenza di forze politiche e mezzi di comunicazione. La quasi totalità dei cittadini ignora completamente i contenuti di questo mega accordo commerciale anche se tra poco dovrà subire le conseguenze dirette ed indirette nella vita di tutti i giorno. Esiste in Europa ed in America una forte opposizione che tenta di imporre il totale rifiuto o la radicale trasformazione del piano TTIP ma tutto porta a pensare che tra poche settimane il progetto sarà definitivamente approvato. Ottobre potrebbe essere il mese cruciale che vedrà chiudersi le trattative in corso per la definizione del Trattato. In TTIP è un trattato molto particolare e delicato che è stato finora negoziato tra il Governo americano e la Commissione UE praticamente in segreto, almeno fino a qualche tempo fa, quando la mobilitazione di diversi gruppi di opposizione ha preteso che venissero rese pubbliche le finalità e gli obiettivi della trattativa. E’ difficile sintetizzare in poche righe gli scopi e le finalità del TTIP, diciamo che si tratta del tentativo di costruire, tra UE e USA un mercato unico le cui regole, caratteristiche e priorità saranno fortemente condizionate da organismi tecnici sovranazionali che potranno essere, a loro volta, orientati da gruppi transnazionali esautorando, di fatto , il potere decisionale dei Governi in una materia cosi delicata quale quella dei commerci intercontinentali.
Per quanto filtra tra le maglie della riservatezza dei negoziatori il Trattato TTIP prevederebbe l’introduzione di organismi tecnici potenzialmente molto potenti e scarsamente controllabili dagli Stati e dai cittadini. Si parla di un meccanismo di protezione degli investimenti (ISDS , Investor- State Dispute Settlement ) che consentirebbe alle imprese europee e americane di chiedere compensazioni economiche agli opposti governi nel caso questi ultimi introducessero normative importanti per i cittadini che possano ledere i loro interessi passati, presenti e futuri. In pratica una evidente limitazione della sovranità di ciascuno Stato. In aggiunta a questo si predisporrebbe una definizione degli standard per il commercio meno vincolante di quella attuale. L’idea è quella di rendere centrale il ruolo di organismi quali il Codex Alimentarius, l’organismo che stabilisce gli standard di qualità alimentare, dei residui di pesticidi nei piatti, dell’impiego degli OGM. Naturalmente a tutto discapito delle scelte dei Governi dei singoli Stati che da sempre applicano criteri di prudenzialità alle loro decisioni (vedi vicenda OGM e altre analoghe). E’ noto che i criteri finora adottati dal Codes Alimentarius sono stati finora molto più permissivi di quelli dei paesi europei, più propensi a significative limitazioni in questo campo. Tale scelta degli Stati (finora più che legittima) in futuro potrebbe essere considerata “ distorsiva del mercato” e, in quanto tale essere perfino oggetto di sanzione da parte della nuova autorità che il TTIP determinerebbe.
Un’altra novità del Trattato è il Regulatory Cooperation Council, un organismo all’interno del quale gli esperti nominati dalla Commissione UE e dai corrispondenti ministeri Usa dovranno valutare l’impatto commerciale di regolamentazione nazionale, federale o comunitaria dopo aver consultato le imprese, i sindacati e la società civile. Tale organismo stabilirebbe, in pratica e a sua totale discrezione, il rapporto costi/benefici di ciascuna misura adottata dagli Stati contraenti il patto, il livello di conciliazione e uniformità tra Usa e Ue da raggiungere e quindi la effettiva introduzione o il mantenimento delle misure adottate dagli Stati. Una assurda limitazione della sovranità e democrazia dei diversi paesi in nome del “Dio mercato”.
Quelli indicati sono soltanto alcuni aspetti del nascente trattato TTIP, una formidabile operazione contro la democrazia in nome di una concezione del mercato tutta sbilanciata a favore dei potentati economici che lo animano (pensiamo soltanto alla questione degli OGM, alla presenza di sostanze potenzialmente nocive negli alimenti, alla questione energetica, alle tecnologie per la comunicazione). L’interesse delle multinazionali del commercio contro la prudente tutela degli interessi e della salute dei cittadini. Chi pensate che possa esercitare maggiore pressione e, alla lunga, vincere la battaglia?
Che fare quindi? Occorre mobilitarsi con urgenza per ribadire ai governanti dei singoli Stati e agli europarlamentari la necessità di bloccare tale Trattato o, quantomeno, quella di rimettere in discussione proposte ed obiettivi in maniera democratica e senza trattative riservate o segrete. Ma è altrettanto necessario e urgente dare massima diffusione alle analisi ed alle proposte dei gruppi contrari al TTIP per informare i cittadini. Dal 10 al 16 Ottobre si svolgerà in tutta Europa e negli Stati Uniti una mobilitazione internazionale con centinaia di manifestazioni in molte città. Ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi nel proprio territorio per concorrere alla riuscita della mobilitazione. E’ in corso anche una petizione contro l’approvazione del Trattato. E’ possibile firmare online nel sito https://stop-ttip.org/it/firma/ dal quale è pure possibile scaricare il modello cartaceo di raccolta firme da stampare e utilizzare.
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PER CORRELAZIONE
- Documentazione su iniziative sull’TTIP (Comune di Cagliari e Regione) sul sito di Enrico Lobina.
- Iniziative di Sardegna Sostenibile e Sovrana.
PROGRAMMA PER LA CITTA’. Cosa fare per le periferie urbane? Ce lo dice l’Unione Europea attraverso la Regione.
Ma il Comune di Cagliari e la stessa Regione recepiscono le linee programmatiche in un progetto riduttivo, scritto senza ascoltare la gente e rispondere alle sue esigenze
(a cura dell’Unione Europea)*
L’azione che si intende sostenere è incardinata nell’ambito della Strategia per le Aree urbane ed è finalizzata a sperimentare, in stretta sinergia con le altre azioni (…) un approccio multidisciplinare alle problematiche della legalità orientato alla vita della comunità promuovendo la sperimentazione di progetti innovativi improntati su politiche di prevenzione.
Si intende, quindi, favorire il recupero funzionale e il riuso di vecchi immobili pubblici da destinare a spazi di relazione per il quartiere e l’intera comunità locale, nella piena convinzione che la rifunzionalizzazione di spazi pubblici dismessi o sottoutilizzati in stretto collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione attiva, possa rispondere a una duplice finalità: da un lato evitare l’ulteriore degrado dell’area, dall’altro rappresentare una leva di coesione sociale.
Gli interventi infrastrutturali saranno funzionali alle attività di animazione sociale che sul territorio si intenderà promuovere, per diventare dei luoghi fisici di partecipazione attiva dei cittadini, degli spazi in cui sviluppare un lavoro di prossimità. Tali iniziative dovranno fungere da catalizzatore per la costruzione di nuove reti di relazione e rappresentare dei luoghi in cui si potranno intercettare i problemi sociali della famiglia, degli anziani, delle persone inoccupate e disoccupate in cerca di lavoro, e diventare delle vere e proprie “case di quartiere”, in grado di offrire servizi alla collettività (supporto alla genitorialità, sostegno alla legalità, prevenzione di fenomeni di devianza giovanile e/o abbandono scolastico).
Particolare attenzione verrà data alla sostenibilità di gestione nel medio-lungo periodo dei servizi realizzati, garantendo adeguate analisi di fattibilità ex ante, l’individuazione di risorse per lo start-up e l’avvio immediato delle procedure di selezione degli eventuali soggetti gestori, anche contestuale alla progettazione, così da incorporare l’effettivo fabbisogno del gestore.
Infine, le azioni afferenti le aree urbane saranno realizzate, secondo quanto previsto nell’ambito della strategia regionale su Agenda Urbana, attraverso il ricorso allo strumento degli Investimenti Territoriali Integrati nelle tre maggiori aree urbane (Cagliari, Sassari e Olbia), con l’affidamento della responsabilità di attuazione alle Autorità Urbane. Con riferimento all’area di Cagliari e agli interventi previsti nell’ambito del PON Metro, la demarcazione avverrà su base territoriale, con l’individuazione di un quartiere target per il POR e il sostegno a iniziative anche di scala metropolitana nei diversi settori di intervento del PON METRO.
Contributo atteso al perseguimento dell’obiettivo specifico
Si ritiene che attraverso tali azioni si possa migliorare la legalità di aree degradate delle principali città attraverso il recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione attiva della comunità locale.
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*Por FESR Sardegna 2014-2020 Parte ITI Investimenti Territoriali Integrati
Azione 9.6.6. Interventi di recupero funzionale e riuso di vecchi immobili in collegamento con attività di animazione sociale e partecipazione collettiva, inclusi interventi per il riuso e la rifunzionalizzazione dei beni confiscati alle mafie
Descrizione della tipologia e degli esempi di azioni da sostenere.
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- La foto è di Gabriele Mura. Si riferisce al quartiere di Is Mirrionis negli anni Settanta (ai tempi della Scuola Popolare)
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TTIP: una micidiale operazione contro la democrazia a favore dei potentati economici planetari.
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Cagliari città capitale. DIBATTITO
Il Laboratorio “Cagliari Città Capitale” e la fase politica
di Enrico Lobina
La crisi economica e sociale, in Sardegna ed in Italia, non diminuisce. Nonostante le rassicurazioni del primo ministro Renzi, ed i comunicati stampa di Pigliaru. Chi vive del proprio lavoro, chi non evade le tasse e non vive in una campana di vetro, come spesso sono i politici, è ogni giorno più povero e vede intorno a sé persone sempre più povere.
Le politiche di austerità europee, nonostante i lodevoli tentativi di Tsipras, non cambiano. Anzi: alla Grecia hanno messo un cappio al collo, e potrà liberarsi solamente con l’aiuto dei popoli europei.
Ci sono i responsabili: il PD ed i suoi alleati. Il PD fa parte della famiglia politica europea che sostiene le politiche recessive europee, che sostiene il TTIP e la guerra.
Le elezioni amministrative italiane hanno punito Renzi. Le elezioni amministrative sarde hanno punito il PD sardo come nessuno poteva immaginare. Su quattro grandi città, il PD ne ha perso tre. La quarta è stata vinta grazie all’appoggio di una forza politica, i Riformatori, che in questi anni hanno sempre governato ed hanno riformato ben poco.
Noi abbiamo un’altra idea di società. - segue -
Verso un golpe economico mondiale?
A leggere il giornale spagnolo Público si è colpiti da inquietudine. Riferisce di essere a conoscenza, tramite Wikileaks, di un negoziato segreto fra 50 paesi per realizzare un accordo commerciale mondiale, al di sopra di regolamenti e normative dei singoli Stati, ad esclusivo beneficio delle società multinazionali.
Se perplessità e opposizioni desta il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), viste le richieste di aumentarne la trasparenza, di coinvolgere tutti i portatori di interesse, di inserire clausole vincolanti sul rispetto dei diritti umani, oltre a clausole di salvaguardia per la loro tutela, il realizzando TiSA (Trade in Services Agreement) costituirebbe un accordo ancora più antidemocratico di interscambi di servizi tra 50 paesi, che condiziona il 68,2% del commercio mondiale dei servizi. Anzi, sostiene Público, il TTIP è una sorta di cortina di fumo per celare la vera alleanza neoliberista planetaria costituita dal TiSA.
Riguarda le telecomunicazioni, il commercio elettronico, i servizi finanziari, assicurativi, di trasporto, postali, movimenti di persone fisiche, regolamenti nazionali interni, etc. I suoi contenuti sono ancora più segreti di quelli dell’accordo Trans-Pacific Partnership (TPPA) tra Washington e i suoi partner asiatici. Si andrebbe verso la creazione di una rete complessa di norme e di regole pensate per eludere i regolamenti dei singoli stati e aggirare i controlli parlamentari sul mercato globale.
I governi coinvolti nel negoziato segreto del TiSA sarebbero: Australia, Canada, Cile, Colombia, Corea del Sud, Costa Rica, Stati Uniti, Hong Kong, Islanda, Israele, Giappone, Liechtenstein, Messico, Nuova Zelanda, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perú, Svizzera, Taiwan, Turchia e la Commissione Europea, in rappresentanza dei 28 paesi membri della UE, pur essendo un organismo non eletto a suffragio universale. Tre di questi paesi (Svizzera, Taiwan e Panama) sono, fra l’altro, “paradisi fiscali”.
Inquieta l’intenzione di mantenere il trattato segreto per anni, così da impedire ai governi che lo applicano di rendere conto ai loro parlamenti e ai cittadini, in violazione della Convenzione di Vienna sulla Legge dei Trattati, che richiede lavori preparatori e confronti propedeutici fra esperti e accademici, Agenzie non governative, partiti politici e altri attori. E’ fondato il sospetto che si vogliano rimuovere gli ostacoli alla liberalizzazione mondiale dei servizi finanziari e le restrizioni sui prodotti come i derivati o CDS (credit default swap). Gli stessi che hanno generato la bolla del mercato azionario globale nel 2007-2008, che ha distrutto le basi economiche delle potenze occidentali. Col conseguente salvataggio delle banche coinvolte attraverso l’immissione di centinaia di miliardi di fondi pubblici.
Vi è un aspetto preoccupante, sostiene Público. Chi partecipa al negoziato non solo lo fa in segreto, ma pretende che gli accordi raggiunti lo restino, negando agli organi della sovranità popolare persino la conoscenza delle regole che applicano i governi nelle loro relazioni internazionali. Ciò al fine di soddisfare le esigenze dell’industria finanziaria di Wall Street e della City londinense, oltre quelle delle corporazioni multinazionali.
Il settimanale italiano L’Espresso, insieme a Publico, a The Age (Australia), Süddeutsche Zeitung(Germania), Kathimerini (Grecia), Kjarninn (Islanda), La Jornada (Messico), Punto24 (Turchia), OWINFS (Stati Uniti) e Brecha (Uruguay), in associazione con Wikileaks stanno sul “pezzo” del negoziato TiSA. Sarà per la loro capacità di informazione se il TiSA non avrà la forza di obbligare i governi firmatari a sostenere e ad ampliare la deregolamentazione finanziaria, ad accettare la circolazione di derivati tossici in virtù di accordi segreti. Sarà grazie alla mobilitazione dei cittadini se i loro rappresentanti istituzionali impediranno ciò che si preannuncia come un golpe economico mondiale.
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By sardegnasoprattutto / giugno 2015/ Società & Politica/
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- Per correlazione TTIP su Aladinews
“Transatlantic Trade and Investment Partnership”. Cos’è il “TTIP” e perché dobbiamo occuparcene
Cos’è il “Transatlantic Trade and Investment Partnership” e perché dobbiamo occuparcene (seconda parte).
di Vanni Tola
Completiamo la presentazione della trattativa in corso per la realizzazione dell’accordo commerciale internazionale tra gli Stati Uniti e i Paesi Europei meglio noto come TTIP. Nei giorni scorsi in alcune delle principali città europee e negli Stati Uniti si sono svolte diverse manifestazioni per chiedere il blocco o la soppressione “tout court” del trattato TTIP. Al momento ci interessa principalmente completare il quadro d’insieme relativo alla trattativa in corso introdotto col precedente articolo pubblicato su Aladinpensiero (https://www.aladinpensiero.it/?p=40855). Robuste argomentazioni sostengono l’importanza e le potenzialità del Trattato. Una di quelle maggiormente diffuse preannuncia un prevedibile incremento del volume degli scambi e in particolare delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, stimato intorno al 28%, circa 187 miliardi di euro. Altro argomento a favore del Trattato è rappresentato dalla riduzione e, in prospettiva, dalla eliminazione dei dazi nei commerci tra Stati Uniti ed Europa che, benché notevolmente più bassi di quelli applicati nei commerci con altre aree del mondo, rappresentano comunque un notevole “freno” all’ulteriore sviluppo degli scambi commerciali. L’applicazione del Trattato TTIP dovrebbe far registrare un aumento del PIL mondiale tra lo 0,5 e l’1%, qualcosa come 120 miliardi di euro e, naturalmente, aumenterebbe anche quello degli stati contraenti il patto, stimato in 550 euro/anno per ciascuna famiglia europea. Altri vantaggi descritti dai sostenitori del TTIP deriverebbero poi dal fatto che si attiverebbe nell’area oggetto del Trattato una maggiore concorrenza e generali benefici sull’innovazione e il miglioramento tecnologico delle diverse produzioni. Un ultimo e importante elemento positivo dell’applicazione del Trattato sarebbe poi rappresentato dalla semplificazione burocratica e dalle nuove regolamentazioni riguardanti gli scambi commerciali. All’accordo prospettato con la trattativa per la realizzazione del TTIP, si oppongono numerose organizzazioni internazionali e una nutrita rete di associazioni (compresa Slow Food) con le loro delegazioni presenti in diversi paesi e una consistente schiera di esperti ed economisti. Una delle maggiori critiche alle trattative il corso è rivolta al fatto che le stesse si svolgano in forma segreta e i contenuti oggetto degli incontri restino confinati nei ristretti gruppi di negoziatori rappresentanti le parti contraenti. La poca trasparenza relativa al confronto è, di per sé, fonte di preoccupazione e sospetto. Altra fonte di preoccupazione è rappresentata dal fatto che uno dei più importanti studi a favore del TTIP sia stato realizzato da un Centro Studi di Londra finanziato da grandi banche internazionali (Center for Economic Policy Research). Gli aspetti positivi del Trattato descritti in tale studio non rappresenterebbero, a parere degli oppositori, una stima dei risultati affidabile perché riferiti a tempi abbastanza lunghi e anche per il fatto che una infinità di variabili potrebbero, in tempi cosi dilatati, vanificare, o quantomeno modificare, le stime di previsione. Altre possibili conseguenze negative riguarderebbero la circolazione di farmaci meno affidabile, l’aumento della dipendenza dal petrolio, la perdita di posti di lavoro per la scomparsa delle norme sulla preferenza nazionale in materia di forniture pubbliche, l’assoggettamento degli stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali. - segue -
“Transatlantic Trade and Investment Partnership”
Cos’è il “Transatlantic Trade and Investment Partnership” e perché dobbiamo occuparcene.
di Vanni Tola
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A parere di Greenpeace, il TTIP rappresenta una grave minaccia per la nostra democrazia e l’ambiente ed è necessario mobilitarsi per fermarne l’approvazione sulla base della convinzione che i diritti, la natura e i beni comuni non sono delle merci e non sono in vendita. Il Parlamento Eu si sta occupando in questi mesi della stipula di un accordo internazionale di primaria importanza e dovrà assumere delle decisioni nel merito. Greenpace lancia una campagna a sostegno di una petizione da inviare ai Parlamentari europei per invitarli a chiedere di bloccare il negoziato relativo al TTIP (questo il link per sottoscrivere la petizione http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/stop-ttip/?utm_source=GPita&utm_medium=TTIP&utm_campaign=share_FB). Per comprendere meglio l’importanza e la portata del negoziato in corso realizzeremo alcuni articoli di approfondimento ricostruendo, nel miglior modo possibile l’intera vicenda. Stati Uniti e Unione Europea stanno negoziando un gigantesco accordo commerciale indicato con l’acronimo TTIP, trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti. In pratica un nuovo accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra Stati Uniti ed Europa che andrà a sostituire accordi simili stabiliti in passato (es. TAFTA, NAFTA ecc). Il confronto in atto sull’argomento vede sostanzialmente contrapposte due differenti valutazioni sul progetto di accordo internazionale. Per alcuni il trattato prevederebbe che le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi. Per altri invece, l’intera operazione sarebbe destinata a facilitare i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti portando opportunità economiche, sviluppo, un aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione. Tra gli elementi che richiamano l’attenzione sul negoziato in corso, il principale è rappresentato dalla vastità dell’area che la realizzazione del trattato coinvolgerebbe. Si parla di 50 stati degli Stati Uniti e 28 nazioni dell’Unione Europea, un’area sulla quale gravitano 820 milioni di abitanti che concorrono a produrre il 45 % del PIL mondiale. Come si sta procedendo? Nel 2013 Obama e l’allora presidente della Commissione europea Barroso hanno avviato ufficialmente i negoziati che dovrebbero concludersi entro il 2015. Una particolarità di non poco conto è rappresentata dal fatto che le diverse fasi della negoziazione sono segrete, soltanto i tecnici delle parti a confronto hanno conoscenza diretta dei contenuti oggetto della negoziazione. Questo della segretezza delle trattative è uno di punti che maggiormente preoccupa i gruppi di opinione e le organizzazioni che, in America e in Europa, si oppongono alla realizzazione dell’accordo. Naturalmente si tratta di segretezza relativa, alcuni dei temi in discussione sono noti e sono stati pubblicati, per grandi linee, dalla stampa internazionale. Si riferiscono a settori commerciali di grande importanza quali il settore dei servizi e dell’e-commerce, l’energia e il settore chimico. Proviamo dunque a ricostruire, sulla base delle pubblicazioni disponibili, i temi fondamentali della trattativa intercontinentale per comprendere meglio la portata del TTIP. Il proponimento principale del TTIP sarebbe quello di realizzare un accordo commerciale e per gli investimenti per aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli Stati Uniti esaltando le potenzialità di un mercato molto vasto e generando nuove opportunità economiche per creare posti di lavoro e migliori opportunità di crescita come conseguenza di un migliore accesso al mercato e di una omogeneizzazione delle normative dei diversi paesi. In pratica si tratterebbe di aprire una zona di libero scambio tra Europa e Stati Uniti, di uniformare e semplificare le normative tra i due continenti abbattendo le differenze relative ai dazi, migliorare le normative vigenti. Per quanto concerne l’accesso al mercato, le trattative in corso si concentrano sostanzialmente su quattro settori: merci, servizi, investimenti e appalti pubblici. Si pensa all’eliminazione dei dazi sugli scambi bilaterali di merci per raggiungere una sostanziale eliminazione degli stessi al momento dell’entrata in vigore del trattato. Si prevede una azione antidumping per evitare la vendita di un prodotto sul mercato estero a un prezzo inferiore rispetto a quello di vendita dello stesso prodotto sul mercato d’origine e alcune misure di salvaguardia che consentirebbero a un paese di rimuovere, totalmente o in parte, quelle importazioni di prodotti il cui arrivo comporti una minaccia o un danno alla propria economia nazionale. Liberalizzazione che riguarda anche i servizi assicurando un trattamento e agevolazioni paritarie tra le imprese locali e quelle provenienti dagli altri paesi dell’area oggetto dell’accordo. Per quanto concerne gli appalti pubblici invece l’obiettivo sarebbe quello di rafforzare l’accesso reciproco ai mercati degli appalti pubblici a ogni livello amministrativo (nazionale, regionale e locale) e quello dei servizi pubblici, in modo da applicarsi alle attività pertinenti delle imprese operanti in tale campo e garantire un trattamento non meno favorevole di quello riconosciuto ai fornitori stabiliti in loco. In pratica significa che aziende europee potranno partecipare a gare d’appalto statunitensi e viceversa. Un’ultima, ma non meno importante, questione riguarda il capitolo degli investimenti e la loro tutela. Il negoziato analizza la possibilità che sia assicurato lo strumento dell’arbitrato internazionale Stato-imprese (il cosiddetto ISDS, Investor-to-State Dispute Settlement) che prevederebbe, in caso di controversie, la possibilità per gli investitori di citare in giudizio i governi presso corti arbitrali internazionali. Si insiste molto nelle trattative in corso sulla necessità di «rimuovere gli inutili ostacoli agli scambi e agli investimenti compresi gli ostacoli non tariffari esistenti, mediante meccanismi efficaci ed efficienti, raggiungendo un livello ambizioso di compatibilità normativa in materia di beni e servizi, anche mediante il riconoscimento reciproco, l’armonizzazione e il miglioramento della cooperazione tra autorità di regolamentazione». Non sembrano essere in discussione, al momento i dazi che ciascun paese applica nei confronti delle merci provenienti da latri paesi quanto di eliminare limiti di altro tipo: limiti quantitativi, per esempio, come i contingentamenti (che consistono nel fissare quantitativi massimi di determinati beni che possono essere importati) o barriere tecniche e di standard (cioè di regolamento). Un esempio tra quelli più citati dai critici: negli Stati Uniti è permesso somministrare ai bovini sostanze ormonali, nell’UE è vietato e, infatti, la carne agli ormoni non ha accesso a causa di una barriera non tariffaria al mercato europeo. Terminerei questa prima parte, volutamente limitata alla presentazione degli argomenti principali oggetto della trattativa riguardante il TTIP, con il riferimento alle questioni normative. A tale proposito l’obiettivo dichiarato fra le parti a confronto è quello di migliorare la compatibilità normativa tra i singoli stati per creare le basi per nuove regole globali. Non si sa molto di più su questo capitolo della trattativa se non il fatto che il confronto comprenderebbe anche i diritti di proprietà intellettuale, l’esigenza di favorire gli scambi «di merci rispettose dell’ambiente e a basse emissioni di carbonio» con «controlli efficaci, misure antifrode», «disposizioni su antitrust, fusioni e aiuti di Stato». L’accordo dovrebbe occuparsi anche della questione «dei monopoli di stato, delle imprese di proprietà dello stato e delle imprese cui sono stati concessi diritti speciali o esclusivi», e le questioni «dell’energia e delle materie prime connesse al commercio». Si prevede pure l’inclusione di «disposizioni sugli aspetti connessi al commercio che interessano le piccole e medie imprese» e la presentazione di disposizioni sulla liberalizzazione totale dei pagamenti correnti e dei movimenti di capitali.
Fin qui gli aspetti caratterizzanti la trattativa in corso per la realizzazione del TTIP. Esamineremo in un successivo articolo le posizioni favorevoli e quelle contrarie alla realizzazione del trattato. (segue)
Oggi, sabato, sabudu, 18 aprile 2015
Gli eventi di oggi segnalati da Aladinpensiero sul blog Aladinews agorà. PUNT ‘E BILLETTU: Convegno a Cagliari su riforme e regioni
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18 APRILE: GIORNATA DI MOBILITAZIONE GLOBALE CONTRO IL TTIP
E GLI ALTRI TRATTATI DI LIBERO SCAMBIO
CENTINAIA DI INIZIATIVE NEL MONDO E IN ITALIA PER FERMARE IL TRATTATO TRANSATLANTICO.
- Approfondimenti su Aladinews.
con gli occhiali di Piero…
MONTESQUIEU
Il 18 gennaio 1689, giusto un secolo prima della rivoluzione francese, nasce a La Brède, Charles Louis de Secondat barone di Montesquieu.
Sarà lui a teorizzare la separazione dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, alla base di tutte le costituzioni moderne.
I tiranni di ogni tempo, anche del nostro, vorrebbero i tre poteri nelle loro uniche mani: così, ottenuta l’investitura dal popolo (quella divina non si usa più), ritengono di fare da sè le leggi (il parlamento di devoti approverà), di metterle in pratica come governo (nominato a prescindere dagli elettori), e di violarle impunemente in quanto giudici di sè stessi, basta solennemente dichiarare di non aver commesso il fatto o di averlo commesso per bontà.
La Costituzione che non prevedesse questi percorsi è dichiarata vecchia.
Che bellezza comandare tutto da soli…
Montesquieu la pensa diversamente. Dotato di grande ironia, oltre all’opera teorica Lo spirito delle leggi, si ricordano di lui le Lettere Persiane, modo per esercitare con umorismo una critica severa alla società del tempo.
Morì a Parigi il 10 febbraio 1755.
UGO PIRRO
Campano, vero nome Ugo Mattone, nato a Battipaglia il 26 aprile 1920, grande sceneggiatore (due nomination all’Oscar).
Intellettuale di grande impegno civile e politico, ho avuto la fortuna di conoscerlo a Roma negli anni ’70. Gran parlatore, una testa tutta bianca nonostante avesse da poco passato i cinquanta, amico di Luigi Pintor di cui parlava con ammirazione, molto meno di altri pure noti nomi di sinistra.
Per me, per noi giovani di allora, era un mito del triumvirato di cinema Petri-Pirro-Volontè, ma trattava con semplicità, come i veri grandi.
E’ morto 6 anni fa, il 18 gennaio 2008, a Roma dove viveva.
RINO SUDANO
In questo giorno del 2005 moriva Rino Sudano, attore e regista di teatro, con Tino Petilli e tanti altri amici lo accompagnammo per l’ultima volta dalla sua casa in via S.Benedetto al cimitero di Quartu.
Nato in Sicilia, formatosi a Roma, ha dato molto a Cagliari per il teatro (vedi in Aladinpensiero 19 maggio 2013).
SCACCHISTI (John Wisker, Al Horowitz) e, ancora Ponzi, il maestro della truffa -segue -