Risultato della ricerca: Vanni Tola

A Bonorva (e non solo) il Festival Letterario del Romanzo Storico

festival Bonorvasedia di van gogh 3La sedia
di Vanni Tola

Isperas – Associazione Culturale Intercomunale
StoricaMente – Seconda edizione del Festival Letterario del Romanzo Storico.

Il Festival Letterario del Romanzo Storico, in programma per i giorni 11 – 12 – 13 Settembre ha avuto inizio, in realtà, Sabato 5 settembre con una importante anteprima nel polo culturale “Peppe Sozu” di Bonorva. Protagonista della serata è stato il giornalista del quotidiano La Repubblica Sergio Frau, vincitore del Premio di frau giornalista bonorva VTGiornalismo “L’isola che c’è”, un importante riconoscimento assegnato a 10 giornalisti sardi della carta stampata e della Rai. Frau ha presentato la sintesi di un approfondito studio che conduce da oltre un decennio, relativo alla ricollocazione delle Colonne D’Ercole. Le documentate ed approfondite ricerche hanno rappresentato un momento di riflessione fra alcuni dei più importanti archeologi e studiosi della storia antica del Mediterraneo. Perfino l’Accademia dei Lincei se ne è occupata, riconoscendo cosi la validità e lo spessore storico-culturale della ricerca che Frau conduce. E la Sardegna, dentro questi studi, c’entra tutta perchè Frau riprende l’ipotesi, sempre più accreditata tra gli studiosi, che le mitiche colonne citate da Platone andrebbero identificate con l’attuale canale di Sicilia. Nella dettagliata esposizione delle proprie ricerche, Sergio Frau ipotizza che la leggendaria isola di Atlantide della quale scrive Platone nei suoi dialoghi Timeo e Crizia, potrebbe far pensare alla Sardegna. Tale ipotesi si accompagna a un’altra ipotesi, anch’essa abbastanza diffusa nell’Isola, secondo la quale il popolo che edificò i nuraghi coinciderebbe con il misterioso popolo dei Sardana o Sarden, citati tra i “popoli del mare” che, secondo le cronache degli antichi egizi, tentarono di invadere il Regno d’Egitto. Un racconto, quello di Frau, molto articolato e suggestivo che ha affascinato e incuriosito i numerosi partecipanti alla conferenza e che, naturalmente, può essere ulteriormente compreso nella sua interezza soltanto attraverso la lettura delle opere dell’autore.
storicamente loghettoUn’ottima anteprima del Festival Letterario fortemente voluta dall’Amministrazione comunale di Bonorva che, in tal modo, inserisce a pieno titolo anche il Comune di Bonorva tra le sedi del festival che l’Associazione Isperas ha individuato per le attività culturali nel territorio. Dopo l’anteprima bonorvese il festival, prevede, per venerdi 11, la presenza a Cossoine di Giulia Clarkson (La Sicilia del Settecento) e di Antonello Angioni (Le vicende della Sardegna all’epoca di Carlo V) . La giornata di sabato 12 sarà dedicata interamente al Novecento per ricordare i 100 anni dall’inizio della prima guerra mondiale e i settant’anni dalla fine della seconda. L’appuntamento è a Semestene al mattino, con Paolo Mastino che incontrerà Roberto Olla (Gli orrori della Shoah) e Daniela Satta ( Vicende storiche del casato dei Savoia). Nel pomeriggio invece il Festival si trasferirà a Padria. Qui i protagonisti saranno Rossana Copez e Giovanni Follesa (La Grande Guerra) e Giovanni De Luna, storico della Resistenza, che presenterà la sua opera dal titolo: ”La Resistenza Perfetta”. La giornata conclusiva del Festival Letterario si svolgerà, al mattino a Mara, nel Santuario di Nostra Signora di Bonuighinu ed avrà come protagonista Giuseppe Elia Monni (Cagliari nel XVIII secolo). Nel pomeriggio conclusione della manifestazione a Pozzomaggiore. Giulio Angioni parlerà del periodo giudicale e Carla Maria Russo descriverà gli intrighi rinascimentali sotto gli Sforza. Un programma molto ricco e articolato, impreziosito dall’idea di rendere il Festival Letterario del Romanzo Storico itinerante tra i diversi paesi aderenti al progetto dell’Associazione Culturale Intercomunale Isperas giunto alla seconda edizione. Un importante momento di conoscenza e approfondimento di tematiche storiche significative per la storia sarda ma anche l’occasione per conoscere meglio un’area della Sardegna particolarmente ricca di testimonianze storiche, archeologiche e culturali di grande valore.

Migranti. Accettiamoli in Sardegna per loro e per la Sardegna

migranti in piazza Carmine   8 9 15ape-innovativa Le migrazioni in Sardegna: da problema a opportunità. In argomento ci sembra utile e interessante ripubblicare l’editoriale di Vanni Tola, che fornisce una chiara sintesi delle posizioni della nostra news. Tra l’altro, è riportata l’analisi e la proposta del prof. Giuseppe Pulina sulle problematiche delle migrazioni e delle opportunità fornite alla Sardegna per contrastare i fenomeni di spopolamento (allora del tutto inedita e giudicata da molti perfino provocatoria, non certo da noi che l’abbiamo sempre considerata ragionevole e percorribile). L’occasione per tornare sulla proposta e contribuire a rilanciare il dibattito è proprio la recentissima intervista al prof. Pulina (apparsa su L’Unione Sarda del 7 settembre), che riportiamo integrale in altra parte della nostra news. Pertinente anche l’intervista che il professore rilasciò ad Aladin il 15 marzo 2013, riproposta in questo stesso spazio. Ora si passi quanto prima dalle analisi alle decisioni operative. Ovviamente i primi interlocutori siano il Consiglio e la Giunta regionale. Noi facciamo la nostra piccola parte.
———————————-
La Sardegna senza Sardi?
Demografia e sviluppo nel prossimo futuro

sedia di Vannitoladi Vanni Tola (editoriale di Aladinews del 26 dicembre 2013)
“La Sardegna senza Sardi?”. Era questo il titolo di un convegno svoltosi a Sassari nei giorni scorsi. Un importante momento di discussione che ha stimolato ulteriori riflessioni nel merito di un problema poco esaminato: l’evoluzione demografica della Sardegna. Da decenni nell’isola si registra un incremento demografico negativo. In altri termini, il numero dei nuovi nati e degli immigrati è notevolmente inferiore a quello degli emigrati e dei deceduti. Gli studiosi di fenomeni demografici, elaborando dati reali (censimenti Istat in particolare), hanno indagato sul fenomeno e formulato delle previsioni prefigurando scenari futuri e realizzando ipotesi di evoluzione dell’andamento demografico fondate e attendibili. La considerazione che deriva dalla sintesi di tali elaborazioni è che la Sardegna rischia nei prossimi decenni un’implosione demografica. Una situazione che potrebbe essere caratterizzata da una consistente riduzione del numero dei sardi (alcuni parlano di 300-400 mila unità in meno, ed è l’ipotesi meno pessimistica), dalla scomparsa di centinaia di comuni minori, da un costante invecchiamento della popolazione attiva e da un insufficiente inserimento di intelligenze giovanili nel sistema Sardegna. Ipotesi preoccupanti, difficili da accettare perché pongono in discussione certezze consolidate. La millenaria civiltà isolana messa in crisi dal fenomeno delle “culle vuote”? Eppure è cosi. L’indice di natalità dell’isola è notevolmente inferiore, circa la metà, di quello che sarebbe necessario per mantenere costante la popolazione. L’indice dell’incremento demografico è negativo ormai da decenni in quasi tutta la Sardegna con l’unica eccezione di alcune limitate aree costiere (della Gallura, del Cagliaritano e del Sassarese). Centinaia di paesi potrebbero scomparire per mancanza di abitanti già dai prossimi decenni. La programmazione economica della Sardegna, i programmi di sviluppo, le strategie delle forze politiche impegnate nell’ennesima tornata elettorale, non possono più ignorare il problema, devono anzi considerarlo il punto di riferimento per qualunque nuova ipotesi riguardante lo sviluppo dell’isola. Alcuni esempi. Non ha più senso oggi, per la maggior parte delle amministrazioni comunali, predisporre piani urbanistici di sviluppo considerato che si va incontro a importanti decrementi della popolazione. Allo stesso modo occorre rivedere la progettazione e il ridimensionamento di una serie di servizi pubblici (in primo luogo sanità, edifici scolastici e altri) con riferimento alle previsioni di spopolamento delle aree amministrate. Naturalmente le previsioni demografiche sono appunto delle previsioni, non sono realizzate con la speranza che si concretizzino ma soprattutto per consentire la possibilità di intervenire in modo adeguato per governare le dinamiche in atto. Già alcuni studiosi propongono una lettura meno pessimistica degli scenari di decremento della popolazione, qualcuno formula perfino l’ipotesi che il decremento della popolazione possa perfino rappresentare una opportunità per determinare migliori condizioni di vita per i Sardi “residui”. Altri propongono di esaminare la possibilità di invertire le tendenze demografiche registrate e prevedibili per il futuro prossimo. Una proposta molto interessante e innovativa e che farà certamente discutere è quella avanzata dal prof. Pulina direttore del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Partendo dalla considerazione che in Sardegna si registrano tassi di natalità che sono tra i più bassi al mondo e che i giovani continuano a emigrare, Pulina propone di attivare interventi concreti ed efficaci per invertire la tendenza ad un significativo spopolamento della Sardegna e delle zone interne in particolare. La principale attività dell’isola, l’agro-pastorizia, stante l’attuale andamento demografico tende a diventare nei prossimi decenni una attività praticata quasi esclusivamente da lavoratori anziani, e perfino a essere fortemente ridimensionata nel suo ruolo e nelle sue potenzialità economiche. La soluzione indicata è quella di programmare, per i prossimi dieci anni, l’accoglienza di quindicimila coppie di immigrati, un vero e proprio progetto di ripopolamento o se preferite di riantropizzazione di vaste aree dell’isola come è avvenuto in altre parti del mondo, per esempio in Argentina e Australia. Un progetto che non deve essere inteso esclusivamente in termini di trasferimento di forza lavoro bensì come progetto di inclusione di persone nella nostra realtà garantendo loro progetti di vita validi e accettabili a cominciare dal diritto di cittadinanza per i loro figli. La realizzabilità di tale progetto potrebbe essere favorita da finanziamenti europei già disponibili, ad esempio le risorse del programma Horizon 20.20 per le politiche di integrazione. Milioni di euro che potranno essere spesi dal 2014, se si avrà il coraggio, la capacità e la lungimiranza di predisporre adeguate programmazioni. La Sardegna potrebbe essere la prima realtà europea a realizzare un piano di questo tipo. L’isola si candiderebbe così a diventare un’area geografica di accoglienza e gestione programmata di flussi migratori che potrebbero, a loro volta, concorrere a rivitalizzare una società tendenzialmente minacciata di estinzione o comunque di un drastico ridimensionamento del proprio ruolo nel mondo. Ancora una volta la discussione, il confronto, lo studio di ipotesi di sviluppo valide e alternative alle logiche e alle scelte del passato ci pone drammaticamente di fronte alla necessità di compiere uno sforzo straordinario di elaborazione politica, di crescita culturale, di formulazione di strategie economiche alternative con le quali ci dovremo misurare. Saremo in grado di farlo?
——————–
G-Pulina-intervistato-da-Aladinews-300x168- L’intervista del 15 marzo 2013 .
——————–
Pulina-e-meigranti

Oggi, martedì 8 settembre, cabudanni, 2015

—————————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413.
—————————————-
Alghero porto Neddu Tola
Alghero, porto. Vela latina (Vanni Tola)

Oggi, lunedì 7 settembre 2015, cabudanni

—————————————————————————————————-
ape-innovativaLogo_Aladin_Pensieroaladin-lampada-di-aladinews312sardegnaeuropa-bomeluzo3-300x211Sardegna-bomeluzo22sedia-van-goghGLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413.
—————————————————————————– Bonorva (
Vanni Tola)
Bonorva di VanniTola

Migranti

Esiste anche l’Europa dei Popoli. Crollano i muri e le barriere, si aprono le frontiere.
imageimageimage
————-
di Vanni Tola
sedia di Vannitola
Esiste anche l’Europa dei Popoli. Crollano i muri e le barriere, si aprono le frontiere.

Oggi è una bella giornata, le rassegne stampa del mattino, che ci avevano abituato a bruschi e tristi risvegli, riportano notizie positive e per certi versi anche inattese. La coscienza popolare dell’Europa esiste, è presente e si manifesta nel merito di uno dei più gravi problemi della storia contemporanea, l’accoglienza dei migranti. Crollano barriere mentali e fisiche che una debole politica comunitaria aveva contribuito ad erigere e le popolazioni d’Europa, non tutte al momento, si schierano a favore dell’accoglienza, dando vita a manifestazioni di concreta solidarietà con i migranti. Striscioni di benvenuto negli stadi, applausi, musica e doni durante il transito nelle stazione ferroviarie che fino a pochi giorni fa erano state teatro di drammatiche azioni di respingimento. I leader dei principali paesi europei, con grande dignità, ammettono gli errori del recente passato e si attivano per realizzare una politica comune per l’accoglienza che dovrà ancora essere meglio definita ma che rappresenta comunque una svolta molto significativa. A fronte della politica fascista e razzista della Lega di Salvini e Maroni e dei grillini ai quali i media locali hanno dato fin troppa risonanza, si registrano episodi di solidarietà e di reale accoglienza in tutto il paese con cittadini comuni impegnati in interventi di solidarietà, anche a Milano e Torino, spesso considerate a torto solidi feudi dei nipotini di Bossi. E mentre Maroni minaccia di tagliare i fondi regionali ai comuni che accoglieranno migranti, in altri paesi d’Europa decine di comuni si candidano spontaneamente a dare asilo al popolo che viene dal mare. Sembra incredibile ma sta accadendo davvero. C’è ancora molto da fare. Continuano purtroppo le tragedie del mare, c’è ancora in molti una visione negativa e contraria del problema che si manifesta col rifiuto di qualunque forma di accoglienza e eventuale integrazione. Ma sicuramente in Europa si è avviato un cambiamento epocale, una presa di coscienza collettiva del problema. E non dimentico il ruolo di denuncia ed esortazione quotidiana, continua e martellante di Papa Francesco che, quasi in solitudine, non ha mai smesso di credere nella necessità che si potesse fare meglio e di più per gli uomini dell’altra sponda. Il prossimo passo, quello più urgente, dovrà essere la definizione di sicuri canali umanitari per il transito dei migranti. Linee ferroviarie e stradali aperte, assistite e sicure in terra, navi passeggeri europee che sostituiscano i barconi in mare per favorire arrivi in condizioni di massima sicurezza. Sul piano politico più generale naturalmente resta il grave problema della cessazione del conflitto in Siria, della pacificazione della Libia, dell’Eritrea e di tutti i paesi del nord Africa interessati da conflitti bellici, l’aiuto economico nelle aree di crisi per promuovere politiche di sviluppo economico e sociale, arginare l’esodo e creare le condizioni per un successivo ritorno alle terre di origine per quanti vorranno farlo. Ma oggi resta comunque una gran bella giornata ben rappresentata dalla stazione ferroviaria tedesca che accoglie i migranti con “l’inno alla gioia” di Beethoven.
———————-
- Le prime due foto, dall’alto in basso, sono tratte da Internet; la terza è di Macri Sanna.
———————————————
giglietti villasimius
MIGRANTI E MEMORIA CORTA: ANCHE NOI FUMMO PROFUGHI
di Paolo Matta, su Chiesasarda

Forse, parlando di migranti a Cagliari, la parola emergenza è la prima che dovremmo tutti cancellare dal nostro vocabolario.

Perché, oggi e per un futuro imprecisato, saremo interpellati e coinvolti, in arrivo dal Sahel al Corno d’Africa, dalla Cina al Golfo Persico, da carovane di donne, uomini e bambini (molti e spesso non accompagnati) a caccia di una speranza che si chiama Europa.

Questa è (e sarà) la quotidianità, la ferialità. Piaccia o no.
Con molta probabilità, quello che più ci disturba è proprio questa ineluttabilità, l’essere costretti a far di conto con questa realtà. In una parola: il dovere di accogliere.
E allora scalciamo.

Sopportiamo i filippini, che cucinano e ci puliscono le case, o le ucraine e le rumene, che cambiano pannoloni e lavano il sedere ai nostri anziani. I cinesi per ora li ignoriamo perché cuciono e rammendano, fanno ristorazione e commercio a buon mercato ma, soprattutto, non si vedono e non si sentono.
Ma questi eritrei, somali, sudanesi proprio no. Questa è la verità che si annida nelle nostre menti, bianche e ipocrite, come nelle nostre coscienze, nere come la razza che vorremmo esorcizzare, ma senza riuscirci.

Perché lo sappiamo che scappano da una guerra combattuta con le armi che noi abbiamo prima creato e poi venduto.
Scappano dalla fame che è figlia della nostra opulenza, dei nostri sprechi e stravizi che lascia loro briciole e scarti.
Scappano da quel Terzo o Quarto Mondo che abbiamo inventato noi, terrestri del nord, che stritoliamo senza pietà il sud del pianeta.

Perché Cagliari non chiede ai suoi anziani cosa è stato su sfollamentu e lo racconta a giovani e bambini, a quella “generazione di mezzo” cresciuta nella cultura del superfluo e dell’effimero?
Quando a decine di migliaia i cagliaritani scappavano dalla guerra, dalle bombe, dalle sirene degli allarmi, spesso tardive, dagli spezzoni che mutilavano senza pietà, dalla fame e dai pidocchi. I loro barconi erano sporche e puzzolenti tradotte, carri a bestiame, mezzi di fortuna.
La loro Lampedusa i paesi del centro e nord Sardegna dove hanno trovato accoglienza e condivisione con il poco che c’era e che bastava per tutti.
Troppo pochi conoscono questa realtà, rimasta fra i ricordi segreti in mezzo alle camicie e alle maglie nel fondo dei cassetti dei nostri comò.

Sul tavolo della storia, oggi, le carte si sono rovesciate. Questo dramma turberà per sempre le nostre notti e i nostri sogni tranquilli.
Alla fine, non potremo più sfuggire al dovere di accogliere.
Un’Europa che conta mezzo miliardo di anime è scandaloso che non riesca ad attrezzarsi per dare rifugio e ospitalità a due, fossero anche tre, milioni di profughi, distribuendo equamente questo carico fra tutti i paesi dell’Unione in proporzione alle loro risorse.
Ne ha diritto, ma soprattutto il dovere.
Se non vuole correre il rischio di finire nel vortice di questa marea che oggi vuole respingere.

Paolo Matta, su Chiesasarda

Accogliamoli*

Claudia Crabuzza foto blogsedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola
IN SARDEGNA C’E’ POSTO, C’E’ TANTO POSTO PER TANTI
Claudia Crabuzza Alghero VT
di Claudia Crabuzza, cantautrice e voce dei Chichimeca.

In Sardegna c’è posto per tante cose. C’è tanto posto, c’è posto per tanti. La Sardegna è un posto accogliente e largo, grande, con pochi abitanti e tanta terra e tante case abbandonate e interi paesi che muoiono di solitudine. Campi di cui prendersi cura, stanza da affittare, persone a cui fare compagnia. La Sardegna è una terra accogliente con chiunque, non sono la prima a dirlo, ci sarebbe ben più spazio di questo due virgola qualcosa per cento assegnato dalla conferenza Stato-Regioni, che è il numero di migranti che dobbiamo ospitare. Oltre a quelli che dobbiamo ospitare ce ne starebbero tanti in più che possiamo ospitare, e pure che vogliamo ospitare. La Sardegna non è solo Villasimius o Alghero o i tanti posti turistici in cui le case valgono molto, per la maggior parte in Sardegna le case non valgono nulla, le famiglie hanno costruito interi palazzi per figli che non ci andranno ad abitare mai (devastando la bellezza di interi paesi che sarebbero stati meglio com’erano prima). Ormai quelle case ce le abbiamo e non valgono niente e tanti sindaci sarebbero felici di ridare vita ai loro paesi con uomini e donne e bambini di passaggio, in cerca di pace, di serenità, o solo di un punto di appoggio per un momento, sino a che le incivili istituzioni europee non si accorgono che bisogna prendere misure urgenti per lasciar passare questo flusso, per smettere di vedere corpi nel mare, per non dover rimanere nella storia come i responsabili di un ulteriore genocidio contro i nostri vicini africani e mediorientali e contro chiunque pretenda una vita giusta e degna. Libera dai disastri che i nostri stessi governi provocano da secoli.
La Sardegna, come tante altre regioni italiane e europee, ha bisogno di questa onda umana, ha bisogno di figli, e ha bisogno anche di godersi la sua ricchezza, il suo benessere, il suo lusso quotidiano di avere da mangiare, da dormire, libri, telefoni, vestiti, vacanze, giochi per i bambini, mare, sole, risate estive, stufe invernali, piccole cose che tutti noi abbiamo, forse non proprio tutti ma una grandissima parte, senza sentirsi ogni giorno complice di questo schifo che è vedere chi chiede aiuto rinchiuso in un lager, o torturato o picchiato o annegato o soffocato in un camion sull’autostrada. Che cosa ci manca ancora, se un camion carico di persone viene abbandonato su un’autostrada e lì dentro finisce l’ossigeno e quelli urlano e urlano e si schiacciano per provare ad aprire portelloni che non si aprono, e le macchine, le nostre macchine, sfrecciano a pochi metri con la radio accesa e non sentono le grida di terrore e non si accorgono che ci sono umani che muoiono uno dopo l’altro sino ad arrivare a settantuno, tutti soffocati, o morti di tristezza, di abbandono e di solitudine? Dobbiamo pretendere che la nostra isola si apra, usi i suoi sempre vaghi statuti speciali e si apra, che ognuno possa decidere di accogliere in casa sua una persona o una famiglia, che ogni casa abbandonata venga affidata a una famiglia che ne ha molto bisogno, che ogni campo incolto venga lavorato dalla stessa famiglia che è sicuramente in grado di farci crescere due lattughe e due galline per non doversi sentire sempre un peso e sempre ‘senza terra’. Dobbiamo pretendere di non finire con la coscienza imbrattata ogni giorno da questo senso di colpa di corresponsabilità di silenzio indifferente, litigando se vanno pubblicate o meno le foto dei bambini annegati. Dobbiamo pretendere che le uniche foto di bambini in mare siano quelle in cui i bambini giocano.
——————————————————–
Accogliamoli*
* Sinonimi di “accogliere”:
accettare acconsentire adottare albergare alloggiare ammettere contenere esaudire gradire includere iniziare iscrivere ospitare prendere recepire ricevere salutare

Contrari di “accogliere”:
bocciare discriminare eliminare emarginare escludere radiare respingere ricacciare ricusare rifiutare rimettere scartare sdegnare squalificare

TTIP: una micidiale operazione contro la democrazia a favore dei potentati economici planetari

stop TTIP mano loghettoTTIP-aladin-piovrasedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Mobilitarsi per fermare il trattato transatlantico di paternariato USA – UE. Petizione on line.

Ci siamo occupati recentemente del trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico finalizzato all’abbattimento di dazi e barriere non tariffarie tra Europa e Stati Uniti (TTIP) per la gran parte dei settori economici, rendendo il commercio più fluido tra le due sponde dell’oceano. (v. art. VTola in Aladinpensiero del 24 aprile 2015). Il TTIP sta per diventare realtà nella pressoché totale indifferenza di forze politiche e mezzi di comunicazione. La quasi totalità dei cittadini ignora completamente i contenuti di questo mega accordo commerciale anche se tra poco dovrà subire le conseguenze dirette ed indirette nella vita di tutti i giorno. Esiste in Europa ed in America una forte opposizione che tenta di imporre il totale rifiuto o la radicale trasformazione del piano TTIP ma tutto porta a pensare che tra poche settimane il progetto sarà definitivamente approvato. Ottobre potrebbe essere il mese cruciale che vedrà chiudersi le trattative in corso per la definizione del Trattato. In TTIP è un trattato molto particolare e delicato che è stato finora negoziato tra il Governo americano e la Commissione UE praticamente in segreto, almeno fino a qualche tempo fa, quando la mobilitazione di diversi gruppi di opposizione ha preteso che venissero rese pubbliche le finalità e gli obiettivi della trattativa. E’ difficile sintetizzare in poche righe gli scopi e le finalità del TTIP, diciamo che si tratta del tentativo di costruire, tra UE e USA un mercato unico le cui regole, caratteristiche e priorità saranno fortemente condizionate da organismi tecnici sovranazionali che potranno essere, a loro volta, orientati da gruppi transnazionali esautorando, di fatto , il potere decisionale dei Governi in una materia cosi delicata quale quella dei commerci intercontinentali.
 Per quanto filtra tra le maglie della riservatezza dei negoziatori il Trattato TTIP prevederebbe l’introduzione di organismi tecnici potenzialmente molto potenti e scarsamente controllabili dagli Stati e dai cittadini. Si parla di un meccanismo di protezione degli investimenti (ISDS , Investor- State Dispute Settlement ) che consentirebbe alle imprese europee e americane di chiedere compensazioni economiche agli opposti governi nel caso questi ultimi introducessero normative importanti per i cittadini che possano ledere i loro interessi passati, presenti e futuri. In pratica una evidente limitazione della sovranità di ciascuno Stato. In aggiunta a questo si predisporrebbe una definizione degli standard per il commercio meno vincolante di quella attuale. L’idea è quella di rendere centrale il ruolo di organismi quali il Codex Alimentarius, l’organismo che stabilisce gli standard di qualità alimentare, dei residui di pesticidi nei piatti, dell’impiego degli OGM. Naturalmente a tutto discapito delle scelte dei Governi dei singoli Stati che da sempre applicano criteri di prudenzialità alle loro decisioni (vedi vicenda OGM e altre analoghe). E’ noto che i criteri finora adottati dal Codes Alimentarius sono stati finora molto più permissivi di quelli dei paesi europei, più propensi a significative limitazioni in questo campo. Tale scelta degli Stati (finora più che legittima) in futuro potrebbe essere considerata “ distorsiva del mercato” e, in quanto tale essere perfino oggetto di sanzione da parte della nuova autorità che il TTIP determinerebbe.
Un’altra novità del Trattato è il Regulatory Cooperation Council, un organismo all’interno del quale gli esperti nominati dalla Commissione UE e dai corrispondenti ministeri Usa dovranno valutare l’impatto commerciale di regolamentazione nazionale, federale o comunitaria dopo aver consultato le imprese, i sindacati e la società civile. Tale organismo stabilirebbe, in pratica e a sua totale discrezione, il rapporto costi/benefici di ciascuna misura adottata dagli Stati contraenti il patto, il livello di conciliazione e uniformità tra Usa e Ue da raggiungere e quindi la effettiva introduzione o il mantenimento delle misure adottate dagli Stati. Una assurda limitazione della sovranità e democrazia dei diversi paesi in nome del “Dio mercato”.
 Quelli indicati sono soltanto alcuni aspetti del nascente trattato TTIP, una formidabile operazione contro la democrazia in nome di una concezione del mercato tutta sbilanciata a favore dei potentati economici che lo animano (pensiamo soltanto alla questione degli OGM, alla presenza di sostanze potenzialmente nocive negli alimenti, alla questione energetica, alle tecnologie per la comunicazione). L’interesse delle multinazionali del commercio contro la prudente tutela degli interessi e della salute dei cittadini. Chi pensate che possa esercitare maggiore pressione e, alla lunga, vincere la battaglia?
stop TTIP logoChe fare quindi? Occorre mobilitarsi con urgenza per ribadire ai governanti dei singoli Stati e agli europarlamentari la necessità di bloccare tale Trattato o, quantomeno, quella di rimettere in discussione proposte ed obiettivi in maniera democratica e senza trattative riservate o segrete. Ma è altrettanto necessario e urgente dare massima diffusione alle analisi ed alle proposte dei gruppi contrari al TTIP per informare i cittadini. Dal 10 al 16 Ottobre si svolgerà in tutta Europa e negli Stati Uniti una mobilitazione internazionale con centinaia di manifestazioni in molte città. Ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi nel proprio territorio per concorrere alla riuscita della mobilitazione. E’ in corso anche una petizione contro l’approvazione del Trattato. E’ possibile firmare online nel sito https://stop-ttip.org/it/firma/ dal quale è pure possibile scaricare il modello cartaceo di raccolta firme da stampare e utilizzare.
—————————————
stop a TTIP PER CORRELAZIONE
- Documentazione su iniziative sull’TTIP (Comune di Cagliari e Regione) sul sito di Enrico Lobina.
- Iniziative di Sardegna Sostenibile e Sovrana.

Una mattina al museo… Non solo Soprintendenze, le responsabilità in capo anche ad altri soggetti pubblici: la Regione, il Comune, l’Università

museo cagliari 30 8 15Museo archeologico 30 8 15
———————————————
Il museo sotto tiro

ape-innovativa2 di Franco Meloni

Ha cominciato Vito Biolchini sul suo blog, poi seguito da un caustico intervento-denuncia di Maria Antonietta Mongiu su L’Unione Sarda (ripubblicato in versione integrale su SardegnaSoprattutto) e, ancora, da una lettera allo stesso blog (di Vito) di Antonello Gregorini. Il pretesto è stato il servizio apparso su L’Espresso su “gli orrori dei musei italiani”, individuati anche nel Museo archeologico di Cagliari. Il discorso, come era prevedibile, si è allargato e sotto accusa è finita la politica culturale della Giunta comunale di Cagliari e, ovviamente, di quella regionale. Tale “allargamento” caratterizza tutti gli interventi, soprattutto quello di Vito, che inserisce le specifiche problematiche nella sua consueta (lodevole) fustigazione dei comportamenti (e delle politiche) dei nostri amministratori regionali e comunali. Il soprintendente archeologo Marco Minoja ha replicato per la parte in cui è stato chiamato in causa (il Museo) sia a Maria Antonietta (su L’Unione Sarda di oggi 30 agosto), sia alle testate nazionali. Di tutto questo diamo informazione e documentazione, ripubblicando gli interventi sulla nostra news e/o linkandoli nei siti in cui sono apparsi. Al di la delle asperità polemiche, che comunque ci stanno bene, non possiamo che gioire di questo dibattito, perché segnalare quanto va male non fa che contribuire a migliorare le situazioni. E anche per quanto riguarda la cultura ne abbiamo veramente bisogno. Ovviamente questa funzione positiva della critica e del dibattito funziona quando gli interlocutori che hanno potere di intervenire, ascoltano e lo fanno per correggere e superare le criticità. Non sempre questo accade, anzi.
Restando sullo specifico della situazione del nostro Museo archeologico, con uno sguardo fuggente all’adiacente Pinacoteca e agli altri spazi della “Cittadella Giovanni Lilliu” (sì, perché al nostro Sardus Pater è stata opportunamente intitolata, ma pochi lo sanno), ho voluto dedicare la mattinata domenicale a una gratis ai musei 30 8 2015visita, quasi un’ispezione, breve ma sufficiente per consentirmi alcune considerazioni che riporto più avanti. Devo dire che il fatto di essere giornalista mi ha consentito di non preoccuparmi del costo dei biglietti rispetto al tempo breve delle visite, in quanto per i giornalisti l’ingresso è gratuito. E questo è bene solo se commisurato ad un’effettiva prestazione professionale, che è giusto rendere anche quando a carattere volontario.
La mia visita-lampo è cominciata con una delusione: constatare che la mostra “La memoria ritrovata” (Van Gogh, Raffaello, … ) la domenica è aperta solo dalle 14 alle 19 e che negli altri giorni chiude comunque alle 19. Assurdo! Ne ha parlato di recente Giorgio Pisano sulla sua rubrica “Non ci sto” nell’Unione Sarda. Condivido quanto ha scritto… e vado oltre. Vado fisicamente al punto più alto della Cittadella dove ti riconcili con la tua città anche per quanto ne avresti di che lamentarti.
ca
retablo sanBernardinoQuindi, così rinfrancato entro a visitare la Pinacoteca. Da sempre mi incantano i retabli, che sostengo siano pochissimo conosciuti (ai cagliaritani perfino). La funzionaria di turno mi segnala tre dipinti in prestito temporaneo da parte di un Museo di Firenze e pubblicizza la pagina fb della Pinacoteca (di cui volentieri riporto il link).
E ora l’ispezione al Museo.
Non la faccio lunga. Complessivamente dico che non siamo mica messi male, almeno non quanto sembra emergere dalle note polemiche. Altri che hanno titolo più di me hanno mosso osservazioni pertinenti, per esempio sulla distribuzione delle opere rispetto alle datazioni, concordando con le critiche di Maria Antonietta. A mia volta non posso che concordare. Per tutti mi piace condividere un commento – cortese ma senza sconti – del signor Nicola Minasi, riportato oggi nella pagina fb del Museo: “Caro Soprintendente, congratulazioni per la bellissima collezione del Museo Nazionale di Cagliari, che ho appena visitato. Capisco la sua risposta e apprezzo il suo impegno, come pure quello del personale, ma oggettivamente alcune cose sono urgenti e non posso che ripetere quanto appena scritto sul libro dei visitatori: a parte ripensare il percorso espositivo, che mescola siti ed epoche (senza indicazioni lungo la visita), dovrebbero sparire subito le didascalie corrette a mano, quelle attaccate col nastro adesivo e riposizionate quelle che ora stanno in posizioni illeggibili. Servono traduzioni in inglese per tutte le indicazioni (oltre che una revisione di quelle attuali, non sempre corrette e impreziosite da varie perle). Molti reperti sono senza didascalia e i pezzi più importanti (come la prima iscrizione che cita la Sardegna) non sono per nulla valorizzati. La sala fenicio-romana grida vendetta. Il prezzo del biglietto è irrisorio e avrei pagato volentieri di più per un’esposizione migliore. I commenti degli stranieri sono giustamente entusiasti, ma si può e si deve fare di più. Non ci sarebbe bisogno di direttori stranieri per i musei italiani, se cominciassimo a fare almeno quello che risulta evidente. Con i più sinceri auguri di buon lavoro”. Ecco, non aggiungo altro, salvo lamentarmi per i vetusti servizi igienici (ma il Soprintendente ci ha detto che a breve inizieranno i lavori di rifacimento, già finanziati dalla Regione) e per l’assoluta mancanza di centri di ristoro (credo che in questo caso la responsabilità sia in buona parte attribuibile all’Università che ha la proprietà dei locali da adibire allo scopo, come peraltro lo erano in tempi recenti, seppure con standard da aggiornare rispetto al passato). Quest’ultimo problema ci porta a evidenziarne un altro tra i più importanti: quello del coordinamento MuseumShop Cagliari logotra i diversi soggetti pubblici che operano nella Cittadella: lo Stato, la Regione, il Comune e l’Università. E’ necessaria una migliore intesa e l’esercizio di capacità gestionali comuni, di cui si sente la necessità, per ragioni di economicità, efficienza ed efficacia della stessa gestione. Un’ultima considerazione riguarda lo shop del museo. Quantunque relegato in uno spazio angusto, mi è parso dignitoso e senza dubbio utile, apprezzato dai turisti che ho visto personalmente utilizzarlo. Giacomo, socio della cooperativa che gestisce il servizio, si è lamentato del fatto che Maria Antonietta Mongiu non abbia sentito il parere della sua organizzazione prima di scrivere l’articolo su L’Unione. In parte rimediamo noi di Aldinews con il presente richiamo. Chiudo auspicando che il dibattito prosegua e che i sardi (i cagliaritani in primis) si preoccupino dei loro Musei, sollecitando con puntigliosità alle Istituzioni interessate il miglioramento dei servizi relativi. Al riguardo sarebbe bene disporre di una ricerca (scientifica) che ci mostrasse, dati alla mano, quel’è la conoscenza dei loro musei dei cittadini sardi (i cagliaritani in primis) e non solo, quanto li frequentano… e così via. Anche da lì si possono trarre informazioni per migliorare il servizio culturale indispensabile rappresentato dai musei. Attenzione: questa è una proposta alla nostra Università.
————————————–
- Di seguito la documentazione citata.

La frontera

173730918migranti macedoinia-46d04595-05c8-460c-8046-6211f234584csedia di Vannitola
di Vanni Tola
Lhasa la fronteraLe frontiere non esistono per gli animali, per gli uccelli, per le spore delle piante, per la sabbia dei deserti, per i pesci. Sono una convenzione tra gli stati che si materializzano sotto forma di muri, fili spinati, posti di controllo con guardie armate, ma restano pur sempre una stupida convenzione che l’egoismo di una parte dell’umanità tiene in piedi. Chi nasce sul pianeta terra è cittadino del mondo, ha diritto naturale di vivere dove desidera ma soprattutto dove le condizioni di vita sono migliori e più favorevoli per le proprie necessità. Nel mondo civile invece c’è ancora chi pensa che ciascuno deve starsene obbligatoriamente a casa propria. Può abbandonare il suo pezzo di pianeta eccezionalmente, in presenza di guerre e persecuzioni. Ma se ha “soltanto” fame, se scappa da miseria e carestie è, per alcuni, un clandestino, un individuo che non ha alcun diritto di vivere in un luogo differente dall’inferno dal quale scappa e, se ci prova, deve essere rimandato con navi e aerei nel luogo dal quale proviene. La follia dell’uomo sapiens. Lhasa De Sela ha descritto con grande sensibilità artistica il mondo della frontiera, il migrante che si muove per attraversarla perché è il vento che lo manda trasformandolo in un punto nero che avanza “A las orillas de la suerte”.

Lhasa 2Paroles La Frontera

Artiste : Lhasa De Sela

———————————

Hoy vuelvo a la frontera
Otra vez he de atravesar
Es el viento que me manda
Que me empuja a la frontera
Y que borra el camino
Que detras desaparece
Me arrastro bajo el cielo
Y las nubes del invierno
Es el viento que las manda
Y no hay nadie que las pare
A veces combater despiadado
A veces baile
Y a veces…nada
Hoy cruzo la frontera
Bajo el cielo
Bajo el cielo
Es el viento que me manda
Bajo el cielo de acero
Soy el punto negro que anda
A las orillas de la suerte

—————
La frontera

L’Europa alla ricerca di una nuova politica dell’immigrazione

VanniTola ft2 26ago15Vanni Tola 1 26ago15sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Merkel e Hollande, nell’incontro di Berlino, riflettono sul più grande movimento di profughi dal dopoguerra ad oggi.

I maggiori leader Europei, Merkel e Hollande, nel recente vertice bilaterale di Berlino, hanno avviato una seria riflessione sulla necessità di rivedere la politica di accoglienza dei migranti in ambito europeo. Un fenomeno vasto e diffuso che “attacca” il continente da più parti e si rivela sempre più come fenomeno eccezionale e duraturo, non può essere arginato con le barriere di filo spinato. Occorrono soluzioni differenti. Una prima proposta emersa nel vertice berlinese riguarda la necessità di accelerare la creazione di centri di registrazione degli arrivi, principalmente in Italia e Grecia, ma anche in tutte le altre aree di frontiera dell’Europa. Molto più esplicitamente, Merkel e Hollande, si aspettano che tutti gli Stati membri dell’Unione europea applichino totalmente il diritto di asilo e chiedono alla Commissione europea impegni precisi e rapidi in tal senso. In proposito i due leader hanno annunciato, per il prossimo mese di novembre un vertice straordinario a Malta per parlare degli accordi di rimpatrio con i paesi d’origine e dei necessari maggiori sforzi per dare una vita più dignitosa ai profughi. L’auspicio è che dal vertice di Malta possa scaturire una riflessione sulla possibilità di realizzare una nuova politica migratoria europea. Restano molte perplessità sull’idea che il rimpatrio, organizzato ed efficiente, possa rappresentare una seria e valida risposta alle esigenze di vita che i migranti esprimono. Perché è comunque importante che si sia svolto il vertice bilaterale Germania-Francia? Soprattutto perché è ormai evidente che i principali leader politici europei manifestino una maggiore attenzione al problema immigrazione. Il ministro degli Interni tedesco, per esempio, ha dichiarato che in materia di immigrazione è inaccettabile che le istituzioni europee lavorino con ritmi cosi poco sostenuti. Il vice cancelliere tedesco Gabriel ha dichiarato che la vicenda dei migranti rappresenta per la Germania la più grande sfida dopo la Riunificazione del paese. La Merkel annuncia di attendersi un afflusso record di rifugiati in Germania di almeno 800mila persone entro la fine dell’anno in corso. Preoccupa ancora la tendenza a volere scindere il problema immigrazione facendo distinzione tra chi scappa da paesi in guerra o governati dai tagliatori di teste e chi invece sceglie l’ Europa “soltanto” per sfuggire alla miseria, alla fame, alle sofferenza che i media quotidianamente documentano. Ci vuole una notevole dose di cinismo per sposare tale visione del problema. Nel contesto esaminato appare molto più equilibrata una recente dichiarazione pubblica del presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, pubblicata su Repubblica. Il Presidente afferma che: “L’Europa fallisce se la paura prende il sopravvento. L’Europa fallisce quando gli egoismi hanno più voce della solidarietà presente in ampie porzioni della nostra società. L’Europa ha successo quando superiamo in maniera pragmatica e non burocratica le sfide del nostro tempo. Spero che assieme – gli stati membri, le istituzioni e le agenzie Ue, le organizzazioni internazionali e i nostri vicini riusciamo a dimostrare che siamo all’altezza delle sfide. Sono convinto che possiamo farcela”. La questione dell’immigrazione ha reso evidente, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la debolezza strutturale dell’Unione europea, un’unione fondata quasi esclusivamente sulla moneta unica a cambio fisso, che poco o nulla ha fatto per unificare il mercato del lavoro, i sistemi educativi e la fiscalità, la necessità di generalizzazione e omogeneizzazione dei diritti per i cittadini europei. Certamente è necessario porsi nell’immediato il problema di rallentare il flusso dei migranti sui barconi studiando altre possibilità di ingresso “legale” in Europa, per esempio attivando canali di transito umanitari. Ma è altrettanto evidente che occorrono anche scelte di più ampio respiro che partano dalla riconsiderazione dei rapporti tra paesi sviluppati e sottosviluppati, rivedendo le politiche commerciali internazionali che hanno perpetuato, se non aggravato, lo “scambio ineguale” tristemente famoso fin dagli albori della politica coloniale delle potenze occidentali. Un nuovo sviluppo dei paesi del nord Africa e dell’area mediterranea, la risoluzione dei conflitti perenni in quelle regioni, la sconfitta dei regimi totalitari e del fanatismo delle organizzazioni terroristiche dei tagliatori di teste, sono tutti problemi di un’unica questione che origina il movimento dei migranti nel mondo. L’Europa ha la possibilità di evolvere e riqualificare l’attuale Unione e porsi al centro di una rivoluzione politica, economica e culturale sempre più indispensabile per sconfiggere la miseria, le guerre, l’ingiustizia. Un compito non da poco, quasi una utopia. Servirà la pazienza e l’impegno di molti uomini di buona volontà.

ALADINEWS SARDEGNA FOR EUROPA & MEDITERRANEO. UNA NUOVA POLITICA DI ACCOGLIENZA PER CONTRASTARE LO SPOPOLAMENTO

imagelampadadialadmicromicroALADINEWS SARDEGNA FOR EUROPA & MEDITERRANEO.
UNA NUOVA POLITICA DI ACCOGLIENZA PER CONTRASTARE LO SPOPOLAMENTO
. ———————————
- Spopolamento e accoglienza su Aladinews.
————–
MIGRANTI. Vito Biolchini: La Regione non abbia paura di osare. Faccia un investimento sui migranti: altrimenti si troverà a governare sempre e solo polemiche.
Sono d’accordo con Vito Biolchini per quanto ha scritto oggi (25 agosto) nel suo blog e pertanto mi unisco a quanti sollecitano una adeguata risposta politica delle nostre Istituzioni regionali e non solo. La questione delle migrazioni è complessa, ma non ci trova del tutto impreparati sia per affrontare l’emergenza (come finora è stato, tutto sommato, dimostrato) sia soprattutto per costruire prospettive nuove accettabili e sostenibili per andare oltre l’emergenza e per fronteggiare l’accresciuta richiesta di accoglienza. Sulla questione richiamando l’impostazione di fondo di ALADINEWS ben delineata da Vanni Tola, riportiamo alcuni altri interventi ripresi e commentati sempre su Aladinews.
IL DIBATTITO…
ape-innovativa(Franco Meloni) Concordo con l’impostazione e con le proposte di Antonietta Mazzette, coerenti con quanto da noi sostenuto nelle pagine di Aladin. Occorre passare subito all’operatività, posto che si chiarisca quanti e chi tra gli immigrati decidano di fermarsi in Sardegna. Sappiamo che la gran parte vuole solo transitarvi e pertanto evita di farsi “riconoscere”, per non essere costretta a rimanervi contro la propria volontà. Ci sono molte altre questioni da chiarire, in capo al Governo italiano e all’Unione europea (la quale purtroppo colpevolmente non si è fatta pienamente carico del “problema” rispetto alle sue dimensioni straordinarie e drammatiche). – segue –

Si fa strada una risposta politica europea e mondiale al dramma delle migrazioni? Qualche segnale… ma occorre far presto per non contare nuovi morti

imagesedia di Vannitoladi Vanni Tola
Aprire le frontiere alla disperazione e alla miseria dei popoli dell’altra sponda.
Dopo diversi tentativi di impedire il transito dei migranti con la forza, la Macedonia è stata costretta ad aprire le frontiera al passaggio dei profughi. Secondo fonti della Croce Rossa locale da 6000 a 8000 disperati hanno potuto attraversare la frontiera in un solo giorno. In questo caso si tratta principalmente di individui provenienti dal Medio Oriente, prevalentemente siriani, che stanno raggiungendo in grande quantità la Serbia. La prima tappo serba dei disperati che fuggono da guerra e miseria è la cittadina frontaliera di Miratovac dove i migranti ricevono cibo e ricovero temporaneo. Da Miratovac i migranti sono trasferiti in pullman nella vicina città di Presevo. In questa città la polizia locale fornisce loro documenti di viaggio e li indirizza con autobus verso il confine con l’Ungheria. La prossima frontiera da superare, nuove barriere da abbattere. Intanto proseguono gli sbarchi nel porto ateniese del Pireo (2.500 migranti) nelle isole greche dell’Egeo meridionale . L’agenzia greca Amna ha affermato che sono stati predisposti autobus per trasferire subito gli immigrati nelle più vicine stazioni della metropolitana, da dove potranno raggiungere la Macedonia.

Nella giornata di ieri, in un’altra area del Mediterraneo, sono stati salvati circa 4.400 migranti in 22 diverse operazioni di salvataggio. Lo afferma la Guardia Costiera che ha gestito le numerose richieste di soccorso pervenute alla sua Centrale operativa del ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Roma. Gran parte di questi profughi raggiungerà la Sardegna, almeno mille parte dei quali, dovrebbe lasciare l’isola per altre destinazioni nei prossimi giorni. Che dire? Si rimane senza parole di fronte alla drammaticità della situazione, alla vastità del fenomeno migratorio che assume sempre più dimensioni maggiori interessando sempre più vaste aree del continente europeo. Le risposte messe in atto dalle autorità di alcuni paesi europei sono per ora orientate al contenimento dell’invasione utilizzando la forza, riesumando le barriere e il filo spinato che ci fanno fare un salto indietro in un tristissimo passato. Tuttavia, al di la delle posizioni estreme di alcuni paesi e forze politiche decisamente ostili a qualunque logica di accoglienza, pare farsi strada una ricerca di soluzioni più razionali e politicamente più corrette in termini di politica dell’accoglienza. L’apertura della frontiera in Macedonia, la richiesta di organismi internazionali per l’attivazione di corridoi umanitari nel continente europeo per fronteggiare l’emergenza e gettare le basi per una nuova politica comunitaria della accoglienza, aprono spiragli di cauto ottimismo. Naturalmente restano insoluti o grandi problemi internazionali che solo uno impegno straordinario dell’Onu e dei paesi dell’Unione Europea può contribuire a risolvere. La questione della Libia, la risoluzione dei conflitti in Africa, la lotta contro i fomentatori di odio e di guerre nell’area medio-orientale e nel bacino mediterraneo restano i grandi problemi irrisolti. Certo è triste pensare che il Mediterraneo, da sempre luogo di incontro e confronto fra culture e civiltà differenti, sia diventato un grande cimitero di uomini, donne e bambini. Spezza il cuore ricordare che i duemila cinquecento morti annegati sarebbero potuti arrivare in Europa vivi con un solo viaggio delle nostre capienti navi passeggeri.

con gli occhiali di Piero e con la sedia di Vanni…

lev trotsky2GLI-OCCHIALI-DI-PIERO1-150x1501413 – Su aladinpensiero di un 21 agosto. Dove si ricorda Leone Trotsky e altre cose: https://www.aladinpensiero.it/
https://www.aladinpensiero.it/?p=14188
—————————————–

sedia di Vannitola Democrazia
In Grecia il capo del Governo, Tsipras, eletto dal popolo in una consultazione elettorale, dopo una travagliata fase storica e l’avvio di importanti processi per il salvataggio dell’economia del suo paese, sente la necessità di restituire la parola agli elettori per avere una riconferma del proprio mandato politico che rafforzi il suo operato e conferisca reale rappresentatività alla sua persona. In Italia, il capo del Governo, Renzi, è l’unico a credere ed affermare di avere già messo in atto grandi ed epocali riforme (es la scuola e sappiamo che è ancora tutto in alto mare) e si ripropone per le prossime settimane di realizzarne altre ancora e perfino di modificare ulteriormente la Costituzione. Renzi non è stato eletto in una competizione elettorale ma non è neppure sfiorato dal pensiero di sottoporre il proprio operato al giudizio degli elettori indicendo elezioni anticipate. O meglio, si riserva di farlo tra qualche anno quando la sua azione “riformatrice” sarà completata. Conclusione? Vedete un po’ voi.
—————-
disperazioneMafia
Come tanti altri individui indignati vorrei commentare la vicenda dei funerali del Sig. Vittorio Casamonica nella città di Roma.
Ho scelto di farlo riportando integralmente una dichiarazione di don Luigi Ciotti.
«Le scene viste fuori dalla chiesa dove – con uno sfarzo e un dispiegamento di mezzi, banda musicale, elicottero che lanciava petali di rose, che immaginiamo autorizzato – si sono svolti i funerali di Vittorio Casamonica, non possono lasciarci indifferenti.

Non è qui ovviamente in discussione il diritto di una famiglia di celebrare i funerali di un suo membro e la partecipazione di amici e conoscenti.

Grave è l’evidente strumentalizzazione di un rito religioso per rafforzare prestigio e posizioni di potere. Sappiamo che le mafie non hanno mai mancato di ostentare una religiosità di facciata, “foglia di fico” delle loro imprese criminali.

Una volta di più, e a maggior ragione dopo la scomunica di Papa Francesco dei mafiosi e dei loro complici, è compito della Chiesa denunciarla e ribadire che non può esserci compatibilità fra la violenza mafiosa e il Vangelo».
don Luigi Ciotti, presidente nazionale Libera

Time in Jazz

imagesedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Conclusa a Sassari la nona rassegna di Time in Jazz.
BELLISSIMO CONCERTO DEL DUO BASSI ALATI CON PAOLO FRESU

La nona edizione della prestigiosa rassegna Time in Jazz si è conclusa a Sassari con un eccezionale concerto in Piazza del Comune. Nonostante il gran caldo del mattino, alle dodici in punto, una grande folla ha accolto l’ideatore e direttore artistico di Time in Jazz, Paolo Fresu e i due contrabbassisti protagonisti del concerto. Salvatore Mattana e Paolino Della Porta, il duo Bassi Alati ha fatto dimenticare per un attimo i tamburi dei Candelieri ed è stato subito Jazz di grande qualità, impreziosito dalle magiche sonorità di Paolo Fresu.
imageimage Foto VTola

Monica Maggioni Presidente della RAI, la “grande sorella” ?

sedia di VannitolaLa sedia
di Vanni Tola

Monica Maggioni Presidente della RAI, la “grande sorella” ?
Monica Maggioni ftmicroDue temi campeggeranno da oggi sui Media. L’elezione di Monica Maggioni alla presidenza RAI con un accordo politico tra Renzi e Berlusconi e il Club Bilderberg. La Maggioni è una nota giornalista con un notevole curriculum professionale fino a ieri direttore dei notiziari di Rainews, è il Club Bilderberg? Interroghiamo Wikipedia: “Il Gruppo Bilderberg (detto anche conferenza Bilderberg, club Bilderberg o clan Aisna Masne) è un incontro annuale per inviti, non ufficiale, di circa 140 partecipanti, la maggior parte dei quali sono personalità nel campo economico, politico e bancario. I partecipanti trattano una grande varietà di temi globali, economici e politici. Il gruppo si riunisce annualmente in hotel o resort di lusso in varie parti del mondo, normalmente in Europa, e una volta ogni quattro anni negli Stati Uniti o in Canada. Ha un ufficio a Leida nei Paesi Bassi. I nomi dei partecipanti sono resi pubblici attraverso la stampa ma la conferenza è chiusa al pubblico e ai media Dato che le discussioni durante questa conferenza non sono mai registrate o riportate all’esterno, questi incontri sono stati oggetto di critiche e di varie teorie del complotto. Gli organizzatori della conferenza, tuttavia, spiegano questa loro scelta con l’esigenza di garantire ai partecipanti maggior libertà di esprimere la propria opinione senza la preoccupazione che le loro parole possano essere travisate dai media”.
Credo poco alle teorie dei complotti tipo “Grande Fratello” intanto perché penso sia scontato che i potenti della terra si consultino tra loro (anche segretamente) per curare i loro interessi e affinare le loro strategie. Verosimilmente lo hanno sempre fatto e sempre lo faranno. Sorprende invece la assoluta segretezza sui lavori e sulle decisioni che, all’interno del Club, i potenti della terra adottano di volta in volta. Nell’era della comunicazione globale e diffusa getta una inquietante ombra di sospetto la assoluta segretezza sui lavori e il fatto che i media siano esclusi da comunicazioni e notizie nel merito dei lavori. Che c’entra la Maggioni? C’entra perché, pur essendo giornalista, ha fatto parte del ristretto gruppo di individui che hanno partecipato all’ultima riunione del misterioso Club. Ai suoi colleghi giornalisti che, legittimamente le chiedevano che cosa ci fosse andata a fare nel Club Bilderberg, la Maggioni ha risposto che c’era andata a “fare la giornalista”. Quando l’intervistatore le ha fatto notare che non ha scritto un solo rigo di notizia sull’argomento la Maggioni non ha risposto. Fatti suoi e della sua deontologia professionale se non fosse che questa signora è stata eletta Presidente della RAI. Pensiamo sia legittimo domandarsi se si tratta di persona, oltre che competente, anche oggettivamente indipendente da centri di potere di qualsiasi genere o se la sua obiettività nel ricoprire un ruolo strategico nella gestione della comunicazione in Italia non possa essere, direttamente o indirettamente influenzata dal rapporto con associazioni quali il Club Bilderberg. Da cronista, Lei per prima si sarebbe posta queste domande. Da neo Presidente RAI dovremmo augurarci che possa fornire chiare ed esaustive spiegazioni a tale proposito. Ai comuni cittadini non resta altro da fare che rifugiarsi nel mondo dei sogni. Ci pensate che il presidente della RAI avrebbe potuto essere Santoro o Milena Gabanelli o Concita De Gregorio? Sarebbe stata un’altra RAI e in un altro paese.