Risultato della ricerca: povertà

Incontri

‘La possibilità di avere un proprio futuro’:la nuova emigrazione in Italia e l’attualità sociopolitica nell’incontro con Luigi Manconi
4/08/2020 Pubblicato in: la riflessione politica.blog/incontri.
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di Daniele Madau

Non potrebbe esistere interlocutore migliore per la rubrica ‘Incontri’, per parlare della stretta attualità sociopolitica in termini di diritti umani, che, così lontana dalle innocenti evasioni estive, ci interpella quotidianamente, del professor Luigi Manconi. Per inverare quanto appena affermato, ecco una sintesi delle sue recenti attività, soprattutto come parlamentare: da senatore, nell’ottobre e dicembre 2017 lancia l’iniziativa di uno sciopero della fame per l’approvazione della legge dello ‘ius soli’. Nel 2018 il presidente del Consiglio dei ministri Gentiloni lo nomina coordinatore dell’UNAR, l’Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni, istituito all’interno del Dipartimento per le pari opportunità. Ha promosso l’associazione “Italia-razzismo” ed è presidente di “A buon diritto Onlus”,dedicati ai luoghi e alle procedure di privazione della libertà e al rapporto tra immigrazione straniera e società italiana. Alla sue spalle ha, poi, una lunga carriera di studioso dei fenomeni politici e sociologici.
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Che succede?

c3dem_banner_04ITALIA PIÙ PRECARIA E DISEGUALE, E LE DIFFICOLTÀ A CAMBIARE ROTTA
3 Agosto 2020 by Giampiero Forcesi | su C3dem.
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Costituente Terra

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LA MEMORIA E IL FUTURO

La Lettera n.20 del 30 luglio 2020.
Care Amiche ed Amici,
La richiesta di Costituente Terra di convocare una Conferenza Mondiale sulla Sanità sull’esempio di quello che fecero nel 1945 le Nazioni Unite a San Francisco dopo la prova devastante della seconda guerra mondiale, comincia a fare il suo cammino. La novità della proposta, avanzata nell’ultima Newsletter di Costituente Terra e ora pubblicata sul nostro sito, sta nell’avvio di un costituzionalismo che porti intanto alla creazione della prima istituzione globale di garanzia, volta alla tutela del diritto umano universale alla salute.
Al di là di questa iniziativa è andata avanti in questi mesi da parte nostra nonostante la difficoltà della situazione, la messa in opera del sito www.costituenteterra.it, costruito con grande maestria e genialità da Edmondo Crestini, che ne curerà anche la gestione e l’arricchimento informatico e tecnico. A tale sito abbiamo affiancato anche, come avevamo promesso, un sito chiamato “labibliotecadialessandria.costituenteterra.it” a cui si può accedere direttamente dal primo, cliccando sulla relativa icona sul fondo della home page (accanto alle categorie), o anche direttamente dal web. La Biblioteca è infatti aperta a tutti e crescerà con l’apporto di tutti, in modo che il processo costituente sia sorretto dalla memoria e proteso al pensiero del futuro.
La Biblioteca attraverso le sue varie “Sale” offrirà libri e testi durevoli che possano servire all’avanzamento delle nuove frontiere del diritto e alla costruzione del nuovo pensiero dell’unità umana e della continuazione della storia.
Quasi a offrirvi una sommaria mappa dei siti e dei lavori in corso vi segnaliamo che in Costituente Terra nella sezione “Il processo costituente” abbiamo pubblicato una video-lezione del prof. Ferrajoli all’Università di Roma Tor Vergata dal titolo “Una sfera pubblica globale e una Costituzione della Terra”; nella sezione “Si salvano insieme” un grido d’allarme del domenicano brasiliano Frei Betto sul presidente Bolsonaro come di “Un assassino al governo”; nella sezione “Disimparare l’arte della guerra” la notizia di una sentenza della Corte europea dei diritti umani che afferma la legittimità del boicottaggio politico di Israele per la sua intenzione di annettersi gran parte dei territori occupati della Palestina; nella sezione “L’unità umana” abbiamo pubblicato uno scritto di Raniero La Valle, “L’unigenita”, che allude alla comune origine e destino della famiglia umana, e un altro su “Unità ed eguaglianza umana”, oltre a un appello che viene dall’Etiopia per la salute come bene umano universale, cui pure fa riferimento, nella sezione “I due sovrani”, un articolo del prof. Francesco Domenico Capizzi sulla situazione catastrofica negli Stati Uniti; nella sezione “Il principio femminile” abbiamo messo una sintesi da un testo di Italo Mancini su una alternativa alla cultura patriarcale nel diritto. Questa sezione è introdotta da una foto di Marianella Garcia Villas, la martire salvadoregna trentatreenne, avvocata dei poveri, uccisa dal regime militare, mentre la Sala corrispondente della Biblioteca è contrassegnata da un’immagine dell’indiano Taj Mahal, il più bell’edificio mai costruito in onore di una donna.
Altre sezioni del sito che via via saranno curate sono “La conversione del pensiero”, “Le frontiere del diritto”, “L’ecologia integrale e la Laudato Sì’” (l’enciclica di papa Francesco si trova nella Biblioteca di Alessandria), “Il lavoro e il Sabato”, “Dimenticare Teodosio” (ovvero l’uscita dall’età costantiniana), “La resistibile ascesa dei Führer artificiali”.
Nel sito “La Biblioteca di Alessandria”, che nelle sue diverse Sale riecheggia analoghe tematiche, abbiamo raccolto finora due testi fondativi di Luigi Ferrajoli, il Manifesto per l’eguaglianza e Il costituzionalismo oltre lo Stato, e poi un libro che esprime l’eredità politica ed umana di Claudio Napoleoni, “Cercate ancora”, due conversazioni di impronta antropologica di Raniero La Valle, ” Non c’è più né Giudeo né Greco” e “Chi è dunque l’uomo?”, con una “Nota lunga e bigia” di Giovanni Benzoni.

Vi è poi la Costituzione italiana (altre ve ne saranno), la Convenzione contro il genocidio, e, tra i precedenti del nuovo costituzionalismo, “da Ur ad Abu Dhabi”, c’è la Dichiarazione di Nuova Delhi di Mikhail Gorbaciov e Rajiv Gandhi del 27 dicembre 1986, nonché (in varie lingue) il katékon, l’Appello a resistere per un mondo non genocida patria di tutti, patria dei poveri.

Ne avete da leggere! D’altronde non si può mai smettere di farlo.
Con i più cordiali saluti

www.costituenteterra.it
Newsletter n.20 del 30 luglio 2020

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COSTITUENTE TERRA CHIEDE UNA CONFERENZA MONDIALE DELIBERATIVA SULLA SANITÀ
26 LUGLIO 2020 / COSTITUENTE TERRA / IL PROCESSO COSTITUENTE /
Costituente Terra ha avanzato ai leaders mondiali la proposta della convocazione di una Conferenza mondiale della Sanità. Il modello è quello delle delle Nazioni che nel 1945 si riunirono a San Franciisco dopo la grande prova della guerra mondiale. La Conferenza dovrebbe istituire la prima grande istituzione mondiale di garanzia per l’attuazione del diritto umano universale alla salute. Secondo il filosofo del diritto prof. Ferrajoli che è tra i maggiori ispiratori di questa iniziativa con ciò si verrebbe a realizzare il primo sprazzo di un vero costituzionalismo mondiale.

Questo l’appello di Costituente Terra:

L’epidemia del Coronavirus con il suo carico quotidiano di morti e di contagiati, ha svelato l’insensatezza delle politiche dei tagli alla spesa sanitaria e di privatizzazione della sanità pubblica. Dopo anni di svalutazione liberista, essa ha mostrato il valore inestimabile della sanità pubblica e del suo carattere universalistico e gratuito, in attuazione del diritto costituzionale alla salute. Non solo. Il coronavirus ha colto tutti i governi impreparati, svelandone la totale imprevidenza. Benché il pericolo di una pandemia fosse stato previsto fin dal settembre 2019 da un rapporto della Banca Mondiale e fosse comunque prevedibile per l’intensificarsi delle epidemie in questi ultimi anni (Ebola, Hiv1, Hendra, Sars, Mers, influenza aviaria), nulla è stato fatto per fronteggiarlo. In vista delle guerre si fanno esercitazioni militari, si costruiscono bunker, si mettono in atto simulazioni di attacchi e tecniche di difesa. Contro il pericolo annunciato di una pandemia non è stato fatto assolutamente nulla. Giacché la prevenzione costa e per la Sanità privata non è immediatamente redditizia.

Il paradosso è stato raggiunto con le attrezzature sanitarie. In previsione delle guerre si accumulano armi, carri armati e missili nucleari. Il coronavirus ci ha fatto scoprire l’incredibile mancanza delle misure più elementari per fronteggiare il contagio: dalla scarsità dei posti letto e dei reparti di terapia intensiva a quella di respiratori, tamponi e mascherine, fino all’assurda insufficienza di medici e infermieri e all’assenza di un’adeguata organizzazione per l’assistenza territoriale e domiciliare. Naturalmente questa imprevidenza si è rivelata nella maniera più drammatica nei Paesi, come gli Stati Uniti, che difettano di una Sanità pubblica. In questi Paesi chi non ha un’assicurazione adeguata non può curarsi e decine di milioni di poveri sono abbandonati a se stessi. Impreparazione e imprevidenza sono inevitabili nei Paesi poveri. Ma sono solo il segno di un’incredibile follia quando riguardano le grandi Potenze, debolissime quanto alla difesa della vita e della salute dei loro cittadini. Negli Stati Uniti il presidente Trump ha in gran parte smantellato la modesta riforma sanitaria di Obama, lasciando milioni di poveri senza la possibilità di curarsi. La più grande potenza del mondo continua a produrre armi sempre più micidiali contro nemici inesistenti, ma si è trovata sprovvista di respiratori e tamponi e ha così provocato centinaia di migliaia di morti tra i suoi cittadini.

Di qui la sollecitazione sul nostro futuro sollecitata da questa assurda imprevidenza. Le pandemie sono fenomeni globali, peraltro sempre più frequenti nei nostri tempi a causa del nostro rapporto malsano con l’ambiente. Quella del coronavirus si è rivelata un effetto collaterale delle tante catastrofi ecologiche – delle deforestazioni, dell’inquinamento dell’aria, del riscaldamento climatico, della perdita della biodiversità – ed ha perciò svelato i nessi che legano la salute delle persone alla salute del pianeta. Ha inoltre mostrato la nostra profonda interdipendenza, in forza della quale la salute di ciascuno dipende dalla salute degli altri e comporta perciò la responsabilità di tutti nel far fonte al virus.

Se ne può trarre un insegnamento: il carattere globale del contagio richiede una risposta a sua volta globale, e non soltanto locale. La pandemia sarebbe stata fronteggiata con maggior successo se fossero state adottate misure decise sulla base di strategie unitarie e coordinate, quali solo possono provenire da un’istituzione globale di garanzia. E’ infatti accaduto che ciascuno Stato ha adottato contro il virus, in tempi diversi, misure diverse ed eterogenee da regione a regione, talora del tutto insufficienti perché condizionate dalle pressioni dei mercati e, in tutti i casi, fonti di incertezze, confusioni e conflitti tra i diversi livelli decisionali, provocando il dilagare dei contagi. Il nostro ordinamento internazionale dispone già di un’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ma questa istituzione non è neppure lontanamente all’altezza delle funzioni di garanzia affidatele, a causa degli scarsissimi mezzi – 4 miliardi e 800 milioni ogni 2 anni, in gran parte provenienti da privati – e della mancanza di effettivi poteri. Per di più ha dato prova, in questa occasione, di una vistosa inefficienza. Occorrerebbe perciò riformarla e rafforzarla, quanto ai finanziamenti e quanto ai poteri, per porla in grado in primo luogo di prevenire le pandemie e di bloccarne sul nascere il contagio; in secondo luogo, di rispondere ad esse con misure affidate ai diversi livelli dell’ordinamento sulla base di un principio di sussidiarietà che assegni ai livelli normativi superiori l’adozione di principi guida di portata generale e ai diversi livelli inferiori il loro adattamento alle diverse situazioni territoriali; in terzo luogo di portare i necessari soccorsi medici ai Paesi più poveri e più sforniti di servizi sanitari. Se ci fosse stata una simile gestione unitaria e tempestiva multi-livello, coordinata da una vera istituzione globale di garanzia indipendente, oggi non piangeremmo centinaia di migliaia di morti.

Per queste ragioni chiediamo che sia promossa una Conferenza mondiale sulla sanità in grado di affrontare i problemi drammatici dei milioni di morti ogni anno per malattie non curate e di riformare l’Organizzazione Mondiale della Sanità per trasformarla in una vera istituzione globale di garanzia della salute. Si pensi che l’OMS non è oggi in grado, per la scarsità dei mezzi, neppure di distribuire i “farmaci essenziali” che essa stessa stabilì, 40 anni fa, che “soddisfano i bisogni sanitari della maggior parte della popolazione e devono quindi essere disponibili in ogni momento in quantità sufficiente e nella forma farmaceutica appropriata”.

Siamo perciò in presenza di una gigantesca omissione di soccorso, in violazione del diritto alla salute proclamato in tante Carte internazionali. L’insensatezza di questa vistosa assenza di garanzie è resa evidente dalla facilità con cui questa lacuna di garanzie e la povertà estrema di masse sterminate di esseri umani potrebbero essere superate con vantaggio di tutti, inclusi i Paesi ricchi. La maggior parte dei farmaci essenziali o salvavita, come i vaccini contro la poliomelite, il morbillo e la difterite, che provocano ogni anno più di un milione di morti, non costano quasi nulla.

La garanzia dei diritti alla salute e all’istruzione sarebbe d’altro canto un sicuro fattore di sviluppo dei Paesi poveri, con conseguente beneficio – la pace, la stabilità politica, la riduzione e la sdrammatizzazione delle migrazioni, una crescita economica equilibrata – anche per i Paesi ricchi. Nei Paesi avanzati la salute e l’istruzione di massa sono stati il grande motore dello straordinario sviluppo, senza precedenti nella storia, non solo della scienza e del progresso tecnologico, ma anche della produzione economica e del miglioramento delle condizioni di vita delle persone. Per questo la proposta di sviluppare questo frammento di costituzionalismo globale che è la garanzia mondiale del diritto alla vita e alla salute ci sembra il primo in direzione della realizzazione di una Costituzione della Terra e delle sue garanzie.

COSTITUENTE TERRA

Il Comitato Riconversione Rwm ha lanciato la petizione “Riconvertire la Rwm per fermare lo scempio e generare futuro”

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La fabbrica della Rwm a Domusnovas-Iglesias ha annunciato il fermo produttivo a causa del divieto di esportare armamenti verso paesi in guerra e chiede al governo di aiutarla a superare la crisi. [segue]

Oggi sabato 25 luglio 2020

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—————————Opinioni, Commenti e Riflessioni, Appuntamenti————–——–
L’Italia di sotto e l’urgenza di un vero New Deal
25 Luglio 2020
Marco Revelli dal Il Manifesto
Pubblichiamo questo intervento di Marco Revelli apparso su Il Manifesto qualche settimana fa, perché ci indica la direzione in cui dovrebbe andare l’utilizzo dei cospicui fondi europei dopo l’accordo di Bruxelles.
Lavoro. C’è una parte di Paese che ha pagato in modo feroce il proprio prezzo al virus, e che […]
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23 Luglio 2020 by Giampiero Forcesi | Su C3dem.

America, America

3fa4a51e-e665-46fb-8031-6afdfed6bc69 LAW AND ORDER AD OGNI COSTO
di Marino de Medici*

Ormai non c’è più dubbio. La disperata campagna per la rielezione del presidente Trump poggia sempre più su una strategia del passato, quella del “law and order”, e su messaggi volti ad incutere paura nell’elettorato. Il messaggio dominante è che i democratici permetteranno un’ondata di crimini nelle grandi città e con essa un conflitto razziale. “Il valore della vostra casa crollerà e gli indici dei crimini aumenteranno rapidamente”, ha affermato il presidente in un recente messaggio.
Ed ha aggiunto: “La gente ha lavorato per tutta una vita per entrare a far parte di una comunità ed ora teme che tutto andrà in rovina. Ma non succederà, finchè io sono qui (alla Casa Bianca)”.

Quel che Donald Trump non riesce ad afferrare è che l’America non vive più negli Anni Sessanta. Da allora è intervenuto un gigantesco ribaltamento delle problematiche razziali e della volontà di reazione da parte dei diversi strati sociali ed economici. Il tentativo di aizzare le animosità razziali fino allo scontro tra bianchi e americani di colore, afro-americani, asiatici ed hispanici, non può che fallire dinanzi alla crescente prospettiva di una nazione più diversa. Lo proverà a Novembre la contesa elettorale in quel settore socio-economico che fa capo alle grandi zone suburbane, sulle quali Trump fa conto in quanto contengono una massa di bianchi associata al partito repubblicano e al “culto” di Donald Trump, la cosiddetta base che nel disegno trumpiano dovrebbe garantirgli la rielezione. Le elezioni congressuali del 2018 hanno già dimostrato quanto un tale calcolo sia sballato.

I democratici hanno riconquistato la Camera dei Rappresentanti proprio in forza del voto delle aree suburbane ed in particolare dell’apporto femminile. I rilevamenti demoscopici presentano uno squarcio che è fortemente caratterizzato dall’opposizione anti-Trump delle donne suburbane. Il 66 per cento di esse ha condannato la presidenza Trump, con una percentuale in aumento a seguito della rescrudescenza dell’incontrollabile flagello del Covid-19. Il punto centrale, come segnalano gli analisti di sondaggi, è che le aree suburbane cambiano molto rapidamente con l’afflusso multirazziale e di elementi con maggiore educazione e crescenti redditi.

Altra storia invece è quella delle aree metropolitane dove grosse sacche sono afflitte dalla povertà, dai deficit educativi e da gravi deficienze della salute pubblica. Le inequità economiche segnano un profondo vallo tra la popolazione bianca e quella di colore. E’ innegabile che le proteste che sconvolgono un gran numero di centri urbani hanno radici non soltanto nella discriminazione razziale ma nella difficoltà di elevare le condizioni economiche, sociali e sanitarie delle classi più povere. Uno studio appena pubblicato dal National Equity Atlas, un compendio di dati relativi a centri metropolitani, mette l’accento su un riconoscimento fondamentale, che la crescita economica, da sola, non può eliminare le disparità razziali. Uno degli autori del compendio, il prof. Manuel Pastor della USC, insiste sulla necessità di promuovere l’equità razziale nelle politiche economiche nazionali. La trasformazione dell’economia nazionale riflette la crescita della diseguaglianza con l’ascesa dei redditi dei ricchi e il ristagno dei bassi salari che definiscono il settore dei servizi dove sono concentrati i lavoratori di colore. Le tensioni nelle grandi città sono fatalmente il risultato della nuova fase di recessione che vanifica gli sforzi volti a produrre una ripresa inclusiva. A farne le spese purtroppo sono prevalentemente gli afro-americani e i latinos. Le disparità che hanno alimentato le proteste in atto sono destinate ad ampliarsi anzichè a ridursi nei prossimi mesi.

I disordini in varie città, prima fra tutte Portland sulla costa dell’est, alimentano le continue minacce del presidente di “combattere i crescenti crimini” che egli attribuisce alla “sinistra radicale”. Da otto settimane, a Portland si registrano scontri tra dimostranti e un nucleo di agenti federali che secondo i portavoce dell’amministrazione sono incaricati di proteggere gli edifici federali. A Portland c’è soltanto un edificio federale al centro della città che non è stato preso di mira dai dimostranti. E c’e anche da tener conto che i dimostranti sono in gran parte bianchi. Il sindaco Ted Wheeler ha protestato contro la presenza di personale para-militare che ha arrestato parecchi giovani che chiedevano riforme per le forze di polizia. Wheeler è intervenuto in una dimostrazione di protesta ed è stato preso di mira da un fitto lancio di gas lacrimogeni dinanzi all’edificio della corte municipale.

Il presidente lo ha accusato insieme ad altri sindaci di aver “abdicato al suo dovere” di mantenere l’ordine in città. Trump ha continuato a gettare olio sul fuoco annunciando l’intenzione di schierare le forze dell’ordine in altre città, tra cui Chicago. Per tutta risposta, il sindaco di Chicago, la democratica Lori Lightfoot, ha dichiarato: “Il presidente cerca di sviare l’attenzione dalla sua disastrosa leadership per il Covid-19”. Wheeler e la Lightfoot non sono soli nel condannare lo spiegamento di agenti federali senza il coordinamento e l’autorizzazione dei dirigenti preposti all’ordine pubblico. La lettera inviata alla Casa Bianca da quindici sindaci di grandi città chiede che le unità federali vengano immediatamente ritirate. Gli agenti in questione appartengono al dipartimento di Homeland Security, un enorme apparato di sicurezza costituito dopo il 9/11. Da notare che negli Stati Uniti non esiste una forza di polizia federale ed è molto raro che agenti federali intervengano a dispetto delle autorità locali.

Tutto lascia pensare che il presidente continuerà a giocare la carta dell’emergenza come risposta al caos dovuto, a suo dire, alla debolezza dei sindaci democratici e peggio ancora alla presunta collusione con gli estremisti di sinistra. La prospettiva di scontri ancor più violenti va associata alla fermezza di sindaci come Lori Lightfoot che ha dichiarato: “In nessuna circostanza permetterò alle truppe di Trump di venire a Chicago per terrorizzare i nostri residenti”. La strategia presidenziale di incitare divisioni su basi razziali è parte integrante del pericoloso appello alla “law and order” e risponde anche, secondo vari osservatori, al disegno di seminare confusione attorno al risultato elettorale, in specie se Biden dovesse prevalere per pochi voti nel Collegio Elettorale. Occorre aggiungere che le città nel mirino delle misure anti-sommossa di Trump sono quelle con una forte presenza di afro-americani e quindi maggiormente predisposte a duri scontri. L’escalation che incombe sulla presente situazione di instabilità politica ed economica innescata dalla pandemia continuerà ad essere sospinta da un presidente che ha deciso di instaurare un precedente in materia di difesa federale dell’ordine pubblico, una mossa completamente in contrasto con la costituzione. In ultima analisi, l’imperativo che si pone all’America sana è di impedire ad un presidente spregiudicato ed autoritario di piegare la costituzione al suo volere, in questo ed altri casi.
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marino-de-medici-f*Marino de Medici

Newsletter Costituente Terra

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Newsletter n.19 del 21 luglio 2020

COSTITUENTE TERRA chiede una Conferenza mondiale deliberativa sulla Sanità

Cari Amici, [segue]

In Brasile è genocidio.

ebe14da3-5047-4387-bd35-72fb05ecdff8Lettera di Frei Betto agli amici

Cari amici e amiche

In Brasile sta avvenendo un genocidio!
In questo momento che sto scrivendo, 16 luglio, il Covid, presente da febbraio, ha già ucciso 76 mila persone. Vi sono quasi 2 milioni di contagiati. Questa domenica 19/07 arriveremo a 80.0000 vittime. Ed è possibile che quando leggerai questo appello si arrivi a 100.000 mila vittime.
Quando ricordo che nella guerra del Vietnam, nel corso di 20 anni di storia, 58.000 militari americani furono scarificati, ho la consapevolezza della gravità della situazione nel mio Paese. E questo orrore causa indignazione e rivolta. E noi sappiamo che le misure di precauzione e restrizione, adottate in tanti altri Paesi, avrebbe potuto evitare un numero così alto di morti. Questo genocidio è figlio dell’indifferenza del governo Bolsonaro. Si tratta di un genocidio intenzionale. Bolsonaro si compiace dell’altrui morte. Quando era un deputato federale in un’intervista del 1999 aveva dichiarato: “Tramite il voto non vai cambiare questo Paese, assolutamente in niente! Cambierà il Paese se ci sarà una guerra civile e se faremo ciò che la dittatura militare non ha fatto: uccidere 30 milioni di persone!” Votando per l’impeachment della Presidente Dilma, Bolsonaro offrì il suo voto in memoria del più noto torturatore dell’Esercito, il Colonnello Brilhante Ustra.
[segue]

Oggi domenica 12 luglio 2020

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democraziaoggi-loghettoCarbonia. Massicce fin da subito le adesioni al Sindacato
12 Luglio 2020
Gianna Lai su Democraziaoggi.
Nuovo post domenicale sulla storia di Carbonia. L’inizio il 1° settembre 2019.
Massicce fin da subito le adesioni al sindacato a Carbonia, ricreare il sindacato libero significa abituare, rieducare i lavoratori ‘alla partecipazione democratica, dopo il sonno forzato imposto dal fascismo, e cominciare a costruire nell’attività quotidiana quadri e dirigenti in grado di rispondere […]
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c3dem_banner_04Un umanesimo sociale integrale, a prova di virus
8 Luglio 2020 by Ettore Bucci | Su C3dem.
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sbilanciamoci-20
“Per l’Europa ora si deve guardare a Sud”
Rachele Gonnelli
Sbilanciamoci, 8 Luglio 2020 | Sezione: Politica, primo piano
“Quanto più il Nord abbandona il Sud, tanto più l’Italia si smarrisce”. Secondo Adriano Giannola, presidente di Svimez, il Sud va anzitutto ricostruito, con un progetto che consenta all’Italia di recuperare nel Mediterraneo il ruolo di cervello logistico del Sud Europa.
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avvenire-loghettoCovid & povertà. Alla (ri)conquista del lavoro: sfida decisiva,
come le alleanze

Leonardo Becchetti su Avvenire.
sabato 11 luglio 2020
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L’alleanza tra la Laudato sì’ e l’Agenda Onu 2030 per affrontare i problemi del Pianeta dopo la pandemia

papa-francesco-laudato-siagenda2030 di Franco Meloni*

“Niente sarà come prima”: è quanto sentiamo sempre più spesso a commento del “dopo la pandemia del coronavirus”. Già, ma intanto non siamo ancora al “dopo” e poi non è detto che tutto andrà meglio. Anzi, constatiamo come purtroppo molto sta andando peggio e che “tutto andrà meglio” è sopratutto un auspicio. Siamo ancora in prevalenza sconcertati e disorientati, anche se dobbiamo dare atto che tanti segnali positivi inducono a non abbandonarci al pessimismo. Abbiamo comunque bisogno di riferimenti solidi e affidabili. Tra questi provvidenzialmente ci soccorre la Laudato sì’, l’enciclica di Papa Francesco, che proprio lo scorso 24 maggio ha compiuto 5 anni.
L’enciclica non è un “manifesto politico”, bensì un messaggio pastorale che impegna in primo luogo i cattolici affinchè perseguano un percorso di riconversione ecologica, nella sua accezione di “ecologia integrale”: interdipendenza tra ambiente e società, natura e persone. Tuttavia, così come avevano fatto suoi predecessori, a partire da Giovanni XXIII con l’Enciclica Pacem in terris, Papa Francesco si rivolge non solo al “mondo cattolico” ma “a tutti gli uomini di buona volontà”: a “ogni persona che abita questo pianeta”, per “entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune”.
Bisogna dire che questa impostazione ha avuto notevole successo dal momento in cui anche grandi settori del mondo laico hanno risposto entusiasticamente alle sollecitazione dell’enciclica, accettandone le raccomandazioni e impostando comuni azioni di sensibilizzazione e d’intervento concreto a salvaguardia del pianeta e di chi lo abita. Alcuni mesi dopo l’uscita dell’enciclica – precisamente il 25 settembre 2015 – l’Onu ha approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che propone il raggiungimento di 17 Obbiettivi di Sviluppo Sostenibile entro l’anno 2030, che vanno dalla tutela dell’ambiente, alla lotta contro le povertà, ai diritti dell’umana convivenza (lavoro, salute, istruzione, uguaglianza). Si afferma pertanto una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo, proprio come prevede la Laudato sì’!
Occorre evidenziare il carattere fortemente innovativo dell’Agenda, che si basa su un chiaro giudizio dell’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo capitalista neo liberista, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Tutti i Paesi – senza distinzioni, anche se evidentemente le problematiche sono diverse a seconda del posizionamento socio-economico – devono impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che consenta di raggiungere gli Obbiettivi entro il 2030. Ciascun Paese viene valutato periodicamente sui risultati conseguiti all’interno di un processo coordinato dall’Onu e dagli Stati nazionali, auspicabilmente sostenuto dalle opinioni pubbliche nazionali e internazionali. L’attuazione dell’Agenda richiede pertanto un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese alle pubbliche amministrazioni, dalla società civile, al volontariato e alle entità del terzo settore, dalle università e centri di ricerca agli operatori dell’informazione e della cultura. Vero è che l’Agenda non può obbligare nessuno Stato a comportamenti virtuosi, ed è questo il suo maggiore limite, ma intanto tutti possono distinguere i buoni dai cattivi. E si potrà constatare – come già accade – che gli Stati che si attengono alle indicazioni dell’Agenda Onu rispondono più efficacemente ai problemi delle loro popolazioni, aggravati dalla pandemia. Ma la risposta evidentemente deve essere di dimensioni mondiali.
Al riguardo appare coerente l’appello formulato dal Premio Nobel per la Pace (1980) Adolfo Perez Esquivel per “l’unità umana da costruire e dell’obiettivo politico primario, difficile ma non impossibile, di giungere a una Costituzione della Terra, da cui i diritti fondamentali di tutti gli abitanti del pianeta siano salvaguardati”. E denuncia come “l’attuale pandemia non sia solo quella del virus, ma quella della fame, della paura, delle diseguaglianze, della povertà, del dissesto ambientale”. Lancia pertanto un allarme sulla urgenza di politiche di radicale alternativa se non si vuole portare l’umanità intera al disastro. “Il giorno dopo della Pandemia è oggi, non domani: domani può essere troppo tardi”.
Infine, dobbiamo constatare che tuttora permane una insufficiente conoscenza sia della Laudato sì che dell’Agenda Onu 2030, e che è necessario incrementare delle stesse iniziative di sensibilizzazione a tutti i livelli e in ogni possibile circostanza, sollecitandone l’applicazione concreta nelle politiche di sviluppo. Ciò vale soprattutto in questa fase storica che ci tocca vivere, avendo bene a mente l’avvertimento di papa Francesco nel giorno di Pentecoste (31 maggio 2020): “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”.
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costituente-terra-logo
*Franco Meloni: articolo pubblicato sul quindicinale della Diocesi di Ales-Terralba Nuovo-Cammino. Ripreso anche da Giornalia.
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ASviS: aggiornamento delle analisi regionali al 2018. Il dato sardo.

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asvis-regioni-2020L’ASviS pubblica l’aggiornamento delle analisi regionali al 2018, che evidenziano una forte divisione territoriale per i Goal riguardanti la povertà, i servizi igienico-sanitari, il lavoro, le diseguaglianze, l’ambiente. Meglio innovazione e cultura, ma ancora lontani dalla media europea (23/06/2020).
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La Sardegna migliora sensibilmente per il Goal 7 e, in misura minore, per gli Obiettivi 4 e 12. L’indicatore sintetico del Goal 7 mostra una variazione positiva grazie alla forte crescita dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, che aumenta complessivamente di 18 punti percentuali, attestandosi al 34% nel 2018. L’Obiettivo 4, relativo all’istruzione, deve la sua performance positiva all’incremento della quota di persone di 25-64 anni che hanno ottenuto un diploma di scuola media superiore e all’aumento della quota di laureati nella fascia di età 30-34 anni. La variazione peggiore è relativa al Goal 1, a causa dalla crescita dell’incidenza della povertà relativa e degli individui in famiglie a bassa intensità lavorativa.
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A proposito di Agenda Onu 2030 e Sardegna, un commento.
Mi ha meravigliato che nei rapporti Crenos e Banca d’Italia sull’economia della Sardegna 2020 non si faccia neppure cenno all’Agenda Onu 2030. Mi sarei aspettato un ragionamento sull’utilizzo dei 17 Obbiettivi per lo sviluppo sostenibile perlomeno nelle conclusioni, soprattutto in quelle del Crenos. A mio avviso una grave lacuna. Anche in considerazione dell’adesione dell’Italia all’Agenda, che peraltro il Governo è impegnato a declinare nei piani di sviluppo a livello nazionale, così come le Regioni al livello decentrato.
A onor del vero dell’Agenda Onu 2030 ha parlato Maria Del Zompo, Rettore dell’Università di Cagliari, nel suo saluto iniziale all’evento della Banca d’Italia (martedì 22 giugno 2020). Rendiamo merito. (f.m.).
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I cattolici della Diocesi di Cagliari rilanciano l’impegno sociale nel territorio. Oggi festa di san Tommaso Moro, primo incontro con l’arcivescovo Giuseppe Baturi.

pastorale-lavoro-ca-loghettoUna nota del direttore Ignazio Boi su fb. [segue]

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Care Amiche ed Amici,
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TERZO SETTORE, questo (tuttora) sconosciuto.

caritas-cagliaricaritas-cagliari TERZO SETTORE che cosa è cambiato, dentro e fuori.
Fiorella Farinelli, su Rocca.

Li abbiamo visti in azione negli ultimi mesi, gli uomini e le donne del volontariato. Sulle ambulanze in corsa verso gli ospedali nelle strade deserte delle città assediate dalla pandemia, nelle case e negli alberghi trasformati in lazzaretti, nelle mille iniziative a supporto dei rinchiusi nei tanti ghetti esposti al contagio della nostra modernità crudele. Gli edifici occupati dai senza tetto, le baraccopoli degli ultimi degli ultimi, i campi Rom, i marciapedi e i lungofiume desolati dei più disgraziati. E poi i luoghi apparentemente più facili del conforto agli anziani rimasti soli, dell’aiuto alle famiglie con disabili abbandonati dai servizi pubblici, dei pasti da preparare per le file sempre più numerose delle mense dei poveri. [segue]